insultarsi in rete

27 modi per insultarsi con efficacia e sabotare le discussioni in rete

insultarsi in rete

Insultarsi in rete sembra, per alcuni, una tentazione irresistibile. Eppure la rete potrebbe essere davvero un luogo in cui dal confronto di più posizioni nascono prospettive nuove e visioni creative, e tutti si impara qualcosa. A patto che l’obiettivo sia quello lì, però.
Invece a volte sembra che si tratti solo di aver ragione a qualsiasi costo, a prescindere da qualsiasi cosa (e perfino non dico dalla comprensione, ma perfino dalla lettura del testo che sta all’origine dello scambio di insulti). Con ciò, mandando a ramengo, insieme agli avversari, le logiche di base di un decente contraddittorio, proprio come accade nei talk show più beceri.
Dunque, ho pensato di preparare questo breve elenco di istruzioni per insultarsi efficacemente in rete, azzerare gli avversari e mandare in vacca qualsiasi discussione. La speranza è che tutti diventino così bravi da far sì che il fenomeno si estingua da solo, per eccesso di successo.

1) ZITTO, TESTA DI RAPA! –  è solo  il 38° degli stratagemmi elencati da Schopenhauer nel pamphlet L’arte di ottenere ragione, ma è tra i più diffusi sul web. Consiste nell’insultare l’avversario (più fantasioso e gratuito è il modo, meglio è) senza entrare nel merito di quanto sostiene. Interessanti le variazioni:
1.1) Testa di rapa, so chi sei e ti aspetto sotto casa – insulto con minaccia.
1.2) Sei sempre stato una testa di rapa – insulto con extension.
1.3) Se non fossi una testa di rapa non diresti quel che dici – insulto autoevidente.
1.4) Tutti quelli come te (assimilabili per genere, anagrafe, posizione politica, fede calcistica, abitudini alimentari, gusti letterari, professione ecc.) sono teste di rapa – insulto con generalizzazione.

2) TI HO BECCATO, FIGLIO DI PUTTANA! – l’applicazione di uno fra i più noti – il nome è proprio questo – giochi di relazione teorizzati da Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale. Consiste nello scovare o nell’inventare qualche colpa o tara dell’avversario, meglio se remota, imbarazzante e del tutto incongruente con l’argomento della discussione, e nello spostare l’attenzione dei partecipanti su quella, gridando allo scandalo e alzando un polverone così fitto da cancellare del tutto l’argomento del contendere. Lo scopo è paralizzare o annichilire l’avversario azzerandone la reputazione. Un modo di insultarsi facile, comodo, efficace, permanente.

3) MA CHE C’ENTRA? – Basta ripetere all’infinito e con ogni possibile variazione che quanto afferma l’avversario è infondato, irrilevante, risibile, stupido, patetico o falso, oppure che è off topic (insomma: non c’entra), senza neanche provare a spiegare perché lo è.
3.1) Il problema è un altro – variante molto praticata, non solo sul web, tanto da meritarsi un nome (benaltrismo) tutto per lei. Indispensabile non spiegare perché il problema è un altro.

4) MA CHE CAVOLO TI SEI FUMATO? – Si tratta di riformulare l’affermazione dell’avversario deformandola: esagerandola, o riducendola, o fraintendendola (sono i primi stratagemmi dell’elenco di Schopenhauer) in modo che risulti del tutto sgangherata. Alternative:
4.1) Ma che cavolo mi sono fumato? – Si  tratta di astenersi rigorosamente dal leggere il tema della discussione e i commenti precedenti, per poi intervenire assolutamente a capocchia.
4.2) Ma che cavolo…? – Variante sublime: occorre leggere solo il titolo della discussione, tralasciare tutto il resto e ripetere esattamente le tesi di base come se fossero proprie, nuove e originali, sostenendo che nessun altro ha capito niente.

5) TU NON SAI CHI SONO IO – consiste nel supportare le proprie affermazioni non con evidenze o argomentazioni fondate ma vantando il peso delle proprie credenziali di esperto, i propri titoli, il proprio ruolo o status professionale, così, a prescindere. Possibile variazione per ribaltamento:
5.1) Tu non sai chi (non) sono io – consiste nel liquidare l’avversario trasformando in disvalore ogni sua credenziale e in valore la propria incompetenza o ingenuità.

6) CHI TI CREDI DI ESSERE? – è sufficiente dichiarare che l’avversario non è in ogni caso titolato a dire la sua perché troppo vecchio, troppo giovane, troppo maschio, troppo femmina, troppo coinvolto o troppo estraneo all’argomento. E così via.

7) SARÒ LA TUA NEMESI – Consiste nell’attaccarsi a qualsiasi imprecisione o errore di dettaglio, e perfino a un singolo evidente refuso, per dichiarare tout court errate tutte le posizioni dell’avversario, e stupido o ignorante lui medesimo. Opportuno replicare l’intervento più volte.

8) HO RAGIONE: L’HA DETTO LUI – Basta citare, a supporto delle proprie affermazioni, un qualsiasi personaggio autorevole, meglio straniero o del passato, e magari una sua opera astrusa o poco nota. Importante avere cura che la fonte sia difficile da trovare in rete. Se possibile, riportare la citazione nella lingua originale: francese e inglese vanno bene, ma il tedesco o il greco antico fanno un effettone.

9) MO’ TI SPIEGO – Consiste nel prodursi in lunghissime, dettagliatissime e noiosissime controdeduzioni, impiegando ogni artificio (compreso il copiaeincolla di brani altrimenti disponibili in rete, e del tutto irrilevanti rispetto al tema) al puro scopo di occupare spazio e scoraggiare chiunque, sia a leggere sia a entrare nel merito. Indispensabile l’impiego di un linguaggio complesso e artificioso e di un tono algido e sprezzante. Se possibile: postare il medesimo commento due volte di seguito, e commentare una terza volta chiedendo venia per il (sic) errore. Tocco di classe: dare del “lei” all’avversario.

10) NON MI BASTA (IL TRAPANO) – Consiste nel riproporre a oltranza la medesima obiezione, il medesimo appello o la medesima domanda, che nel corso della discussione ha già ottenuto molte risposte argomentate e esaurienti, ignorando tutto quando è stato detto e ricominciando ogni volta da capo.

11) TU NON MI FAI PARLARE!  – Riguarda il parlare, il più a lungo possibile, ripetutamente e senza mai entrare nel merito dell’argomento, del proprio non poter parlare perché “qualcuno” lo impedisce. E anche una semplice obiezione è un impedimento, no? Diverse le varianti, semplici e complesse:
11.1) Tu non mi fai parlare, maledetto! – la versione aggressiva semplice
11.2) Tu non mi fai parlare, cattivone! – la versione piagnucolosa semplice
11.3) Lui mi censura, maledetto! – La versione aggressiva complessa chiede una certa preparazione: si tratta di essere così costantemente molesti e inopportuni da riuscire a farsi bannare. Ottenuto il risultato anche una sola volta, il gioco è fatto. Si potrà accusare l’avversario di quello, all’infinito, qualsiasi sia il tema e in qualsiasi sede.
11.4) Lui mi maltratta, cattivone – Anche per la versione piagnucolosa complessa occorrono costanza e preparazione: si tratta di essere molesti e inopportuni abbastanza da farsi mandare (anche amabilmente) al diavolo. Sarà un gioco da ragazzi, a questo punto, lamentarsi del maltrattamento con amici, parenti e conoscenti mettendo in piedi una campagna in piena regola contro l’avversario.

12) È TUTTO UNO SCHIFO – Consiste nel dichiararsi, qualsiasi sia l’argomento, smarriti, orripilati, scandalizzati, disgustati, disperati e, al limite, tentati di menar le mani. Più il tono è acceso e il discorso è generico, meglio è. Ma attenzione: poiché di fatti genuinamente scandalosi o disgustosi è purtroppo pieno il mondo, e anche la rete, il metodo, per essere bene applicato, chiede:
12.1) Schifosa tempesta in un bicchier d’acqua – di disgustarsi di qualcosa di irrilevante, o di facilmente rimediabile
12.2) Fate tutti schifo – Di proiettare il proprio disgusto su un malcapitato scelto a caso (se si vuol essere davvero fini, su un malcapitato già sottoposto al trattamento 2). O, in alternativa, di schifare gruppi il più possibile ampi (i vecchi, i giovani, le donne, gli uomini, gli italiani…) .
12.3) Mi chiamo Ponzio e sono schifato – Di limitarsi a strillare tutto il proprio orrore e, poi, lavarsene serenamente le mani astenendosi dal proporre o (peggio ancora) dal mettere in atto rimedi positivi. Meglio chiudere la connessione e andarsene al cinema.

P.S. A parte gli scherzi: chi è senza peccato, eccetera. Nel corso di una discussione può capitare di assumere alcune (non tutte: molte sono improponibili) di queste posizioni. E di farlo perfino in buona fede, o per distrazione o per  rabbia. Il problema nasce quando una discussione è fatta in gran parte per, o attorno a, questa roba. Varrebbe la pena di farci attenzione, eh.

17 risposte

  1. Al momento la modalità che mi piace di più è quella di Cruciani alla Zanzara. Si prende la telefonata dell’ascoltatore, si attendono 5 secondi, se non dice nulla (caso prevalente) si incalza con un triplo “E allora?” e si fa apparire inetto, se dice qualcosa lo si riassume svilendo e si conclude comunque con “E allora?” per farlo apparire irrilevante. Si insiste (fino a 1 minuto e mezzo) finchè l’interlocutore si intimidisce o si confonde (inetto) oppure si arrabbia (cafone antisociale). Tutto ciò si ripete 10 volte a puntata da mesi, ma mi piace sempre. Deve essere lo stesso meccanismo primordiale delle barzellette escatologiche. Non capisco come ci sia ancora gente che chiama.

    1. @Luca e vogliamo aggiungere il “ma di che stiamo parlando?” che serve solo a destabilizzare e disorientare l’incauto ascoltatore che poverino avrebbe voluto articolare un pensiero…

  2. Ciao Luca. Cruciani applica alla grande lo stratagemma 3). Qualche volta lo stratagemma 4). Qualche volta il 7). E qualche volta l’1.3). Insomma, è proprio bravo (una volta, in auto con mio figlio, ho usato la sua trasmissione come base per una dettagliata spiega dei trucchi del contraddittorio. Peccato che a un certo punto la creatura mi si sia addormentata come un angelo, nonostante le urla. Si vede che la spiega era davvero noiosa). Ma tornando a Cruciani: ci sono, anche per lui, aree di miglioramento soprattutto in termini di varietà. Però resto convinta che proprio in rete di possano toccare vertici di eccelsa ingegnosità. Basta applicarsi, eh.

    1. Credo che Cruciani sia sublime – nella stronzaggine – quando intuisce che l’interlocutore sta per dire “qualcosa di sinistra” e inizia a dare segni di noia e insofferenza con prolungati silenzi e respiri sofferenti per poi rifugiarsi nel rassicurante “ma di che stiamo parlando?”

  3. @ Anonimo: certo. Ma quello non è un insulto né un sabotaggio, direi. E c’è anche “forse mi sono spiegato male. Provo a dirlo in altre parole”. C’è “non sono d’accordo e vi dico come mai”. C’è “sei sicuro di quel che dici?”. E ci sono mille altri modi che fanno andare avanti la conversazione senza tramortirla.

  4. Non l’avevo letto per esteso l’arte di ottenere ragione e nemmeno L’arte di insultare, di Schopenhauer. Visto che tramite il primo link su issuu è disponibile pure il secondo, mi ci dedicherò con rinnovato interesse. Sia chiaro, mi ci dedico per far capire a tutte quelle teste di rapa (chissà cosa si fumano credendosi chissà chi) che lo spazio è sacro. Non si pretende di aver ragione senza preoccuparsi d’essere inopportuni e fuori luogo. Se sto spiegando conviene ascoltare invece di atteggiarsi, interrompere e limitare la parola, maledetti sarcofagi vuoti! Magari impareranno qualcosa di nuovo e utile che finalmente c’entri con i loro discorsi imbastiti a caso. È proprio tutto uno schifo, occorre questo e altro! Utente anonimo3, come ti permetti di scrivere che stiamo dicendo la stessa cosa? So chi sei, occhio che ti vengo a prendere! 😀

  5. Mi stavo crogiolando sul mio primo successo comunicativo in tema con il post ed ecco spuntare dal nulla un anonimo6 🙂 Caspita! Impegnativo più del previsto! Un saluto

  6. Anonimo6 mette in atto con mano sicura il comportamento 12.2) – malcapitato scelto a caso. In questo contesto, non è tanto rilevante il fatto che Cruciani non sia esattamente un malcapitato. Ma dargli del coglione così, senza argomentare, aggiunge inutile rumore alla discussione, e non ci fa né imparare né pensare niente di nuovo (e mi spiace dirlo con questo tono pedante da zia, ma tant’è). Insomma, a dare del coglione a qualcuno (specie se è legittimo sospettare che il “coglione” un po’ se la vada cercando) sono bravi tutti… anche un qualsiasi anonimo6.

  7. Questo è il post più visto di sempre? Non l’avrei mai immaginato. Però sono d’accordo con te, Annamaria, alla sua maniera aiuta. E soprattutto COME lo fa ha la sua bella importanza. Sottolineo bella.

  8. Esattamente è proprio il COME dello stile di nuovoeutile che rapisce, anche se le idee fanno la loro grande parte. Comunque , quando iniziai l’uso della rete , in piattaforme , forum , oltre ai buon sensi vari si cercò aiuto addirittura una netiquette. SEnza cercare sempre le istruzioni per l’uso è la mancanza di garbo che ci circonda che si impianta negli schermi e la vecchia faccenda di essere consapevoli che le …parole fanno cose. Se il post + letto ha a che fare con gli insulti mi auguro che sia per difendersi , combatterli, scovarli e sterminarli. Che ne dite del tema dell’assertività o del saper dire no o contro come si deve? Proprio ieri ho avuto a che fare con una eccessiva burocrate della scuola su queste faccende (più o meno mascherate dal face to face) mircaB

  9. L’aspetto interessante (e preoccupante) del fenomeno è la contestazione fine a se stessa.
    La sensazione che a prescindere dai topic, ci siano oppositori professionali del pensiero.
    Nego ergo sum.

Lascia un commento

MENU
I post di NeU Risorse sulla creatività
Clicca per leggere le prime pagine 
TUTTO NEU
Creative Commons LicenseI materiali di NeU sono sotto licenza Creative Commons: puoi condividerli a scopi non commerciali, senza modificarli e riconoscendo la paternità dell'autore.
RICONOSCIMENTI
Donna è web 2012
Primo premio nella categoria "Buone prassi"
Primo premio nella categoria "Web"
Articoli di NeU sono stati scelti per le prove del 2009 e del 2019
creatività delle donne_CHIMICA

Creatività delle donne e patriarcato

Non possiamo smettere di parlarne. Dunque provo a raccontarvi come pregiudizi e stereotipi, sostenuti da oltre tre millenni di patriarcato, hanno impedito e tuttora ostacolano

Che succede con l’intelligenza artificiale?

“Non perfetta ma straordinariamente impressionante”.Così McKinsey, società internazionale di consulenza strategica, descrive in un recente articolo la prestazione di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale

Ops. Hai esaurito l'archivio di NEU.