Animali creativi

Animali creativi: sì, ma quali, e quanto diversi da noi?

Esistono animali creativi, e in che modo si manifesta la loro creatività?
Certo: la creatività è un’attitudine specificamente umana. Ma non esclusivamente umana. Anche gli animali possono produrre comportamenti creativi. Ma attenzione: non possono essere considerate creative le attività animali che, pur dotate di un alto grado di complessità (costruire un termitaio o un alveare, per esempio. O cacciare in branco) appartengono alle tradizione – cioè al comportamento comune e tipico delle diverse specie.

QUALCOSA DI MAI FATTO PRIMA. Parliamo di animali creativi quando singoli esemplari fanno qualcosa che, nel loro gruppo, nessuno aveva mai fatto prima. Quando lo fanno per uno scopo preciso – di solito si tratta di procurarsi del cibo – e quando il comportamento (il pattern, dicono gli etologi) viene ripetuto (dunque non è casuale) e, magari, viene trasmesso all’interno del gruppo perché più funzionale al raggiungimento di un obiettivo. Ma vediamo in dettaglio  quali differenze esistono tra animali creativi ed esseri umani creativi.

Animali creativi

L’ILLUMINAZIONE DI SULTANO. Agli inizi del 900, nella stazione zoologica di Tenerife, lo psicologo della Gestalt  Wolfgang Köhler svolge sugli scimpanzé uno studio che diventerà un classico.
Sultano, il più sveglio degli scimpanzé di Köhler, si trova nella sua gabbia. Sul pavimento, fuori, c’è un frutto, dentro c’è un bastone corto, all’esterno ce n’è uno più lungo. Sultano prova ad afferrare il frutto, poi a prenderlo usando il bastone corto. Non ce la fa, si arrabbia. Si calma. Infine, veloce come un lampo usa il bastone corto per avvicinare a sé quello lungo e, finalmente, per prendere il frutto.
Questo risultato, secondo Köhler, dipende dalla capacità dello scimpanzé di ristrutturare gli elementi cognitivi in una nuova totalità dotata di significato. Köhler aggiunge che, quando lo scimpanzé afferra la soluzione, questo fatto è immediato e irreversibile, e che quando si impara qualcosa grazie a un’illuminazione istantanea, invece che a forza di esercizio, sono minori le probabilità di dimenticare, poi, la soluzione.
A questo indirizzo trovate video e immagini originali degli esperimenti di Köhler. E notate che lui conia il termine “illuminazione” (insight), in seguito adottato per identificare l’istante in cui si accende la scintilla creativa negli esseri umani, proprio osservando… il più sveglio dei suoi scimpanzé.


PATATE CREATIVE. Una delle storie più divertenti di animali creativi riguarda una scimmietta golosa e ingegnosa.
Per aver capito che le patate dolci sono più buone se, prima di mangiarle, vengono lavate nell’acqua di un ruscello è diventata famosa Imo, la piccola scimmia (anzi, per essere più precisi, la macaca) dell’isola giapponese di Koshima descritta da Frans de Waal.
Imo non solo ha imparato, tutta da sola, a lavare le patate, ma poco a poco ha insegnato a farlo ai suoi compagni di gioco, alla madre e, nel giro di cinque anni, a tutta la comunità tranne che ai vecchi maschi.
 In seguito, Imo ha anche scoperto che il grano misto a sabbia si può comodamente ripulire facendolo galleggiare sull’acqua, e ha insegnato anche questo trucco ai membri della propria comunità.

Animali creativi

STORIE AFFASCINANTI. I racconti degli etologi sono pieni di storie affascinanti di animali creativi: ci sono le delfine australiane che scoprono come proteggersi il sensibilissimo muso dai tagli dei coralli quando cercano cibo lungo il reef: basta infilarsi una spugna sopra il naso. C’è Betty, il corvus moneduloides che inventa un gancio per recuperare del cibo difficile da raggiungere altrimenti.
I corvi sono in generale ingegnosi: in Giappone, per esempio, hanno imparato a mettere noci davanti alle ruote delle auto perché il guscio venga rotto: così possono mangiarsi senza fatica il contenuto. E, per non rischiare di essere travolti, la fanno collocandosi vicino ai semafori.
E ci sono i polpi, che riescono a svitare barattoli e a fare molte altre cose in modo assai ingegnoso: dunque, non solo i mammiferi sono animali creativi. Per inciso: tre quinti dei neuroni di un polpo si trovano nei tentacoli, non nel cervello, e questo fa pensare che ciascun tentacolo abbia una sua “mente”.

PROVE ED ERRORI. Comunque, la creatività animale procede non per progetto ma per prove ed errori, con un’alta dose di casualità, è sempre mossa da bisogni connessi con la sopravvivenza o l’esplorazione e produce comportamenti (pattern) innovativi. Quella umana, invece, è progettuale e finalizzata – ma il progetto e la finalità sono diversi dalla pura sopravvivenza – ed è mossa da un’urgenza interiore, un’insoddisfazione che spesso ha connotazioni di  disagio, di curiosità o di irrequietezza più che di necessità materiale.
Gli animali sviluppano più facilmente comportamenti creativi quando c’è abbastanza cibo, ma non troppo e non troppo facilmente disponibile. Insomma, quando per procurarsi qualcosa di buono da mangiare bisogna ingegnarsi ma, comunque, qualcosa di buono da mangiare lì intorno c’è.

COMPETIZIONE E COLLABORAZIONE. Gli esseri umani, invece, sembrano sviluppare una maggior dose di creatività quando c’è abbondanza di risorse e l’ambiente è confortevole, ma la pressione sui singoli individui e la competizione per ottenere buoni risultati sono decisamente alte, come sono alte la possibilità di fare network, la libertà di scegliersi un tema di ricerca, l’opportunità di incontri informali tra persone appartenenti a discipline diverse.
Molte buone idee si sviluppano nei laboratori delle università, ma nascono da due chiacchiere alla caffetteria, superando le barriere di ruolo e di disciplina. Gli esseri umani, insomma, sono creativi nel confronto con gli altri, e all’interno di contesti sociali altamente strutturati.

Animali creativi

SOPRAVVIVENZA ED ESPLORAZIONE. Poiché nel regno animale la creatività è legata alla sopravvivenza e all’esplorazione, animali creativi d’elezione sono soprattutto gli individui giovani e le femmine, che sono sfavoriti nei turni alimentari rispetto ai maschi adulti, e le madri che devono trovare il modo di nutrire i piccoli.
Tra gli esseri umani, invece, la creatività è intrinsecamente connessa con il possesso di adeguati strumenti cognitivi (cultura di base, competenze specifiche) più che con il genere o con l’età. Certo, alcuni ritengono che in specifiche discipline sia più facile conseguire risultati importanti da giovani. La medaglia Fiels, il Nobel della matematica attribuito dalla International Mathematical Union, è riservata ai minori di quarant’anni. E infatti Wiles, che ha dimostrato il teorema di Fermat a quarant’anni compiuti, non l’ha vinta (i matematici over 40 possono, però, sperare nel premio Wolf. O magari, come John Nash, in un premio Nobel).
Ma basta pensare a Pablo Picasso, o a Giuseppe Verdi che lascia il melodramma per tornare a cimentarsi nel teatro comico a ottant’anni, con il Falstaff, per rendersi conto che la tensione creativa può superare i limiti anagrafici.

FIORITURE CREATIVE. Mentre, per quanto riguarda gli animali creativi, basta un individuo sveglio come la macaca Imo per diffondere un pattern creativo all’interno di una comunità, nella storia degli esseri umani assistiamo piuttosto, in tempi e luoghi diversi, a fioriture creative che coinvolgono molti individui e, di riflesso, l’intera comunità.
Il motivo per cui questo accade è semplice: al contrario di quanto avviene tra gli animali creativi, la creatività umana ha una fortissima componente culturale, e si esprime solo in situazioni favorevoli dal punto di vista sociale ed economico. In certi luoghi, in determinati periodi storici, queste condizioni si sono verificate. In altri, no.
Questa pagina è illustrata da dettagli di foto scattate da Flora Borsi.

5 risposte

  1. A dispetto della mia pressoché nulla preparazione zoologica ed etologica ho riletto con grande interesse l’articolo, convincendomi sempre di più della “missione epocale” di uno strumento come NeU, che, nell’era della pur indispensabile ultra-specializzazione delle scienze, ci invita a ritrovare in tutti i modi possibili l’unità del sapere, e a riscoprirci attenti ammiratori, e appassionati divulgatori, dei risultati delle più suggestive ricerche negli ambiti solo in apparenza più diversi. Resta il “miracoloso mistero” della nostra specie, che sola può permettersi il lusso di proclamarsi sapiens e di studiare “dal di fuori” la creatività del suo stretto parente Pan troglodytes disquisendo, fin dai tempi di Linneo, per arrivare al Third Chimpanzee di Jared Diamond, se la classificazione binaria non debba parlare piuttosto di Homo troglodytes e ridefinire Homo paniscus i bonobo che offrono al buon Frans de Waal, nel suo The Bonobo and the Atheist, lo spunto per riflettere addirittura sull’origine dell’etica. Come spiegano con dovizia di particolari Mark Denny e Alan McFadzean in Engineering Animals buona parte degli animali sono superiori a noi per la capacità del loro fisico, e persino i nostri supporti tecnici si ispirano notoriamente in larga misura all’osservazione di ciò che gli animali posseggono per natura Sarà vero il paradosso che rintraccia proprio nella nostra inferiorità biologica le radici della tecnica, e quindi della creatività? Come non ammirare lo stupefacente superorganismo costruito…nel loro piccolo… dalle formiche e descritto così bene da Bert Hölldobler e Edward Wilson?. Ma Scimpanzé, animali ingegneri e formiche non possono ricambiare la nostra ammirazione o i nostri sensi di colpa. O forse sì?

      1. “Parliamo di animali creativi quando singoli esemplari fanno qualcosa che, nel loro gruppo, nessuno aveva mai fatto prima. Quando lo fanno per uno scopo preciso – di solito si tratta di procurarsi del cibo – e quando il comportamento (il pattern, dicono gli etologi) viene ripetuto (dunque non è casuale) e, magari, viene trasmesso all’interno del gruppo perché più funzionale al raggiungimento di un obiettivo”.

        e la fonte di questa definizione di creatività animale?

        1. Ciao Federica. Guarda l’intervento di Elisabetta Visalberghi ne La creatività a Più voci, Laterza.

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