congo animali creativi

Animali inventori, pittori, fotografi: una creatività bestiale – Idee 153

Un animale viene definito “creativo” quando arriva a risolvere un problema in modo inedito e ingegnoso, di solito allo scopo di procurarsi cibo. E magari quando, per riuscirci, usa anche un attrezzo: per esempio una pietra per rompere le noci, o un lungo bastone per verificare la solidità del terreno in un’area paludosa.
Ci sono perfino gli Orangutan del Borneo che costruiscono fischietti per tenere lontani i predatori. Se volete conoscere storie di macachi buongustai, di corvi furbacchioni che “guidano” gli automobilisti a rompere noci per loro, di delfini ingegnosi e di altri animali creativi, potreste dare un’occhiata a questo articolo.
Che cosa succede, però, quando l’obiettivo non è esattamente procurarsi cibo, o sopravvivere?

DECORAZIONE. C’è l’uccellino giardiniere, che vive in Nuova Guinea. È bruttino (e infatti il suo nome latino è Amblyornis inornata, cioè “senza ornamenti”) ma sono meravigliosi i nidi (guardate questo video) che prepara per attirare le femmine, decorandoli con fiori, foglie, bacche e frutti colorati, ali di farfalla.
Ne parlo perché quei nidi sono stati definiti su PNAS, la testata dell’accademia americana delle scienze, “le strutture più elaborate in termini di decorazione” costruite da qualcuno che non sia un essere umano.
E perché ciascun singolo uccellino ha il suo stile personale. Perché si sviluppano mode nella decorazione dei nidi. E perché sembra che le femmine preferiscano i nidi più “originali. Tutto questo senza che nessun uccellino giardiniere abbia mai sfogliato una rivista di decorazione d’interni.

PITTURA. Quando gli animali interagiscono con esseri umani, le cose diventano più complesse.
Di pittura delle scimmie (qui trovate una rassegna di opere) si interessa, alla fine degli anni ’50, lo scrittore ed etologo Desmond Morris, che cataloga centinaia di dipinti.
Alcuni artisti, come lo scimpanzé Congo (lo vedete nella foto sopra. Ha prodotto oltre 400 opere censite, una delle quali acquistata da Picasso) e la gorilla Sophie (guardate il video) diventano famosi per i loro lavori, che vengono esposti e messi all’asta.
Nei decenni successivi l’interesse attorno al fenomeno cala. Più di recente vien fuori un gruppo di elefanti tailandesi pittori, non astratti come le grandi scimmie ma figurativi. È però lo stesso Morris a scoprire il trucco: non si tratta d’altro che di uno spettacolino per i visitatori e gli elefanti in realtà vengono pilotati dai mahut, i loro guardiani, attraverso un complesso sistema di tirate d’orecchie.

C’è un’ulteriore evoluzione, però. Oggi alcune grandi scimmie hanno imparato a usare una versione modificata del linguaggio dei segni, e quindi è possibile, per gli esseri umani, dialogare con loro, e chiedergli che cosa stanno dipingendo.
Sorpresa! I primati manifestano idee piuttosto chiare sia sui colori, sia sui soggetti dei loro dipinti, sia sul fatto che dipingere li soddisfi, anche se ogni tanto gli vien voglia di mangiarsi il pennello: leggetevi qualche frammento di dialogo sul grazioso articolo pubblicato dal New York Times.

Animali_creativi_selfie del macaco

FOTOGRAFIA. Le cose si complicano ancora di più quando si passa dai pennelli alle macchine fotografiche contemporanee. Succede che il fotografo inglese David Slater vada in Indonesia a scattare foto ai macachi. Monta la macchina su un treppiede e le lascia il comando a distanza accessibile ai suoi soggetti animali. Una femmina lo afferra si fa alcuni (deliziosi) autoscatti, che poi Slater distribuisce come “selfie del macaco”.
Ma i diritti d’autore della foto, che viene ripresa da tutti i media, sono del fotografo o della scimmia? Parte un contenzioso che coinvolge Wikipedia, le associazioni per i diritti degli animali, l’ufficio americano dei brevetti e la Corte di San Francisco. Intanto, anche un paio di elefanti si sono fatti degli autoscatti. Anzi, degli “elfie”: ce lo racconta la BBC.
In diversi zoo ormai si offrono agli animali strumenti “per fare arte” in modo da introdurre diversivi nella vita in cattività. Gli animali sembrano gradire (e spesso le opere vengono vendute per sostenere lo zoo).
La prossima frontiera potrebbe essere quella della collaborazione tra artisti umani e animali: non so bene se su un piano di parità, visto che per ora sono stati coinvolti soprattutto insetti. Leggete questo articolo per approfondire.

Una versione più breve di questo articolo esce su internazionale.it. Se vi è piaciuto, potreste leggere anche:
Perché siamo più creativi degli animali?
Animali creativi: quali, e quanto diversi da noi?

4 risposte

  1. La volta scorsa il tema era l’intelligenza del mondo vegetale, adesso la creatività del mondo animale. In realtà credo che l’umanizzazione del nostro intorno ci conduca in vicoli ciechi. E credo che il tema reale sia trovare “le parole per dirlo”: assimilare al nostro linguaggio un linguaggio che non è il nostro ci consentirà di costruire a volte divertenti e a volte inquietanti analogie, ma non credo ci porterà a una reale comprensione dei fenomeni.

    1. Ciao Giacomo.
      Mi è sembrato grazioso pubblicare a poca distanza di tempo un articolo sull’intelligenza delle piante e uno sulla creatività degli animali perché entrambi offrono prospettive abbastanza inedite. E offrire nuovi punti di vista è uno dei lavori che NeU, da quando è in rete, si propone, nel suo piccolo, di fare.

      Essendo esseri umani, è ovvio che non possiamo che osservare il mondo con i nostri occhi, conoscerlo a partire dai nostri sensi e dalle nostre esperienze, capirlo riconducendolo alle nostre cognizioni e alla nostra misura.
      In altre parole: non riusciremo mai a “ragionare” come una pianta, anche se possiamo intuire che abbia qualcosa che possiamo chiamare, per analogia, “intelligenza”. E non riusciremo mai a capire com’è volare essendo un’aquila o un calabrone, anche se siamo in grado di ricostruire le dinamiche di quel volo.
      Dobbiamo, credo, limitarci a osservare e a studiare come le forme di vita che ci sono vicinissime e tuttavia aliene si esprimono, provando meraviglia e, magari, un po’ più di rispetto.

  2. Ciao Annamaria.
    Certo: siamo umani e compendiamo le cose urilizzando categorie umane. Il fatto è che a volte ci si dimentica che si parla per analogia: piante intelligenti per analogia, animali creativi per analogia. I problemi sorgono quando la parola analogia viene messa tra parentesi. Tutto qui. Grazie comunque per la risposta che mi sembra, per altro, “analoga” al mio intervento di prima e a questo.

  3. Lo scambio tra Annamaria e Giacomo mi ha fatto riflettere su come lo stupore nel caso soprattutto degli animali, aumenti quando i prodotti sono simili a quello che potrebbe fare un umano, e comunque verosimili, naturalistici.
    E’ questo forse che ci colpisce di più e ci allontana dal cogliere una prospettiva o punto di vista alieno, diverso, non umano.
    Annamaria, troppo bello il neologismo “elfie” per l’autoscatto dell’elefante …

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