Creatività: un fondamento del benessere psicologico

Creatività: un fondamento del benessere psicologico

Benessere psicologico, che cos’è? Il medico e psichiatra Danilo di Diodoro dice, nelle poche righe di un articolo sul Corriere della Sera, quali elementi sono fondamentali : è un testo interessante per diversi motivi e vi consiglio di dedicargli qualche minuto.
In primo luogo c’è una distinzione utile tra due strategie di approccio positivo alla vita: edonismo (la ricerca del piacere immediato, inteso o come godimento o come assenza di dolore) e eudemonismo. Il termine, nel greco di Socrate e, poi, di Aristotele, rimanda all’essere posseduti da un buon (eu-) genio (daimon), e indica la ricerca dell’appagamento attraverso la piena espressione di sé e dei propri talenti.

Per inciso, se andate a riguardarvi la Piramide dei bisogni di Maslow, impiegata ahimé in modo piuttosto riduttivo e strumentale nel marketing (Maslow è il fondatore della psicologia umanistica, e il marketing non è certo una delle sue preoccupazioni) vedrete che il desiderio di realizzare se stessi sta in cima a tutto. Una volta soddisfatti i prepotenti bisogni elementari connessi con la sopravvivenza (cibo, sonno, sesso, sentirsi al sicuro…), altri bisogni, più evoluti, si affacciano, e motivano a crescere e a cercare soddisfazione nella bellezza, nella creatività, nella spontaneità, nel pensiero che libera se stesso. Le idee di Maslow vengono riprese anche da Eric Fromm in Avere o essere? (Qui un’intervista a Fromm, in inglese).

Torniamo al testo di Danilo di Diodoro sul benessere psicologico. L’altra cosa interessante è un bel ribaltamento di prospettiva: se da sempre sappiamo che una mens sana sta in un corpore sano, oggi ci stiamo accorgendo che è proprio vero anche il contrario. Del resto (ne abbiamo già parlato su NeU) la creatività che porta alla piena espressione di sé è anche una potente medicina.
Accanto all’articolo, un’infografica (purtroppo senza indicazione della fonte: e quindi ci tocca prenderla con le molle) dice inoltre che esiste una correlazione positiva tra indicatori biologici di benessere (per esempio, il livello dell’emoglobina nel sangue, correlato con il rischio di disturbi cardiocircolatori) e benessere psicologico.

Di Diodoro fa riferimento a Carol Ryff, autrice di un consistente studio che confronta e mette a sistema le attuali conoscenze sul tema, pubblicato sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics.  Se volete, dategli un’occhiata. Intanto, traduco e riassumo qui sotto la tabella che dice quali sono e in che cosa consistono (o non consistono) le  sei dimensioni del benessere psicologico, ed è costruita sulla scala del benessere che la stessa Ryff, uno dei maggiori esponenti della psicologia positiva, ha messo a punto.

Creatività: un fondamento del benessere psicologico

AUTONOMIA
Alta: sei autodeterminato, indipendente, capace di resistere alle pressioni sociali, valuti te stesso in base ai tuoi paradigmi personali.
Bassa: ti preoccupi delle aspettative e delle valutazioni degli altri, ti affidi al loro giudizio per le decisioni importanti e subisci le pressioni sociali.

PADRONANZA DELL’AMBIENTE
Alta: ti senti capace di padroneggiare le situazioni. Controlli sistemi complessi di attività, sai cogliere le opportunità, e sai scegliere o creare contesti favorevoli ai tuoi bisogni e valori.
Bassa: fai fatica a gestire la quotidianità. Ti senti incapace di migliorare o cambiare i contesti, non sei consapevole delle opportunità e hai la sensazione che il mondo esterno sfugga al tuo controllo.

CRESCITA PERSONALE
Alta: hai la sensazione di continuare a crescere. Sei aperto a nuove esperienze e ti sembra di migliorare te stesso e i tuoi comportamenti nel tempo.
Bassa: ti senti in una palude. Sei annoiato e privo di interesse per la vita, e ti senti incapace di sviluppare attitudini e comportamenti nuovi.

RELAZIONI POSITIVE CON GLI ALTRI
Consistenti: hai relazioni di fiducia calde e soddisfacenti con gli altri, ti preoccupi del loro benessere, sai provare empatia e intimità. Capisci il dare e l’avere su cui si fondano le relazioni umane.
Inconsistenti: hai poche relazioni strette di cui ti fidi. Fai fatica a essere caldo e aperto con gli altri. Ti senti isolato e frustrato nelle relazioni interpersonali. Non sei disposto ad accettare compromessi per tutelare i legami più importanti.

OBIETTIVI NELLA VITA
Consistenti: hai obiettivi e senso di direzione. Dai un senso al tuo presente e al tuo passato. Le cose in cui credi ti danno uno scopo.
Inconsistenti: ti sfugge il senso della vita. Hai pochi scopi o obiettivi e non sai dove andare. Non hai aspettative e non vedi un senso nel tuo passato.

AUTOACCETTAZIONE
Alta: hai un atteggiamento positivo verso te stesso. Accetti i tuoi molti aspetti, compresi quelli buoni e quelli meno buoni.
Bassa: sei insoddisfatto di te. Il tuo passato ti rattrista e alcuni dei tuoi tratti personali ti preoccupano. Vorresti essere diverso da come sei.

Creatività: un fondamento del benessere psicologico

Non vi sto certo proponendo di sottoporvi a un test e di misurare il vostro benessere psicologico con la scala di Ryff, ma credo che già dare un’occhiata alle distinzioni qui sopra possa aiutare a farsi un paio di domande e, magari, a trovare qualche risposta utile, o qualche buona conferma.

Segnalo un ulteriore punto di attenzione che riguarda lo specifico anagrafico: «I risultati degli studi indicano che un più alto livello di benessere può essere predetto dal sentirsi più giovani, ma non dal voler essere più giovani – dice Carol Ryf -… gli adulti che si percepiscono più giovani di quanto realmente sono, tendono ad avere un benessere maggiore… a tutte le età un maggior realismo e minori illusioni predicono un funzionamento migliore, compreso un più alto livello di benessere».
Se volete approfondire, qui c’è un’intervista con Carol Ryff.

Le immagini sono tratte da The night life of trees. Se vi è piaciuto questo articolo potreste leggere anche:
Che cos’è la resilienza e a che cosa serve
Creatività straordinaria e creatività quotidiana

11 risposte

    1. Grazie, Annamaria, per questa tua costante attenzione e cura a un tema che appassiona anche me, sia per il mio di coach che per la mia vita privata. Complimenti per aver colmato un grande vuoto che c’era nel web 😉

  1. Buongiorno!

    faccio ancora i complimenti per il blog più interessante della rete (mio modesto parere).

    Ho due considerazioni per il post di oggi:
    la prima è sulla pertinenza del titolo.
    Ammetto di fare fatica a collegare gli studi sul benessere psicologico e la realizzazione personale alla creatività.
    Manca il collegamento tra la creatività e la realizzazione personale – non nella mia realtà personale del mondo, ma nell’articolo.
    Posso immaginarmi molte persone felici di posizioni e soluzioni statiche, che hanno poco di creativo

    La seconda considerazione riguarda Fromm, a cui ho ripensato proprio in questi giorni: il suo “avere o essere” mi ha formato nell’adolescenza, e ha dato forma alla mia ricerca etica e spirituale.
    A distanza di anni vedo solo danni e difetti di una visione orribilmente moralizzante (diciamocelo, il libro è una caccia alle streghe dell’avere, in favore dei serafini dell’essere. Ma chi l’ha detto!?!?) e forse anche concettualmente sbagliata: cominciamo a entrare nell’ottica che avere È essere. I greci assimilavano alle qualità di una persona le sue proprietà: avrei vissuto molto meglio se non mi fossi fatto abbindolare dalle teorie (infondate, per quanto ci riguarda) di Fromm
    Scusi per questo secondo sfogo, ma siccome si gravita nel mondo della serendipity e delle coincidenze fortuite mi sono sentito autorizzato a condividere un sassolino della mia scarpa.

    grazie ancora!

    1. Ciao Magari.
      Grazie per i complimenti 🙂

      Creatività e benessere: i sei punti di Ryff parlano, da diverse prospettive (relazioni, ambiente e opportunità, apprendimento…), dell’espressione di sé e delle proprie potenzialità. Se ti leggi il post “creatività straordinaria e creatività quotidiana” linkato in fondo all’articolo il legame tra tutto questo e un atteggiamento creativo dovrebbe risultare ancora più esplicito.

      Per quanto riguarda Fromm: c’è un modo, per così dire, “laico”, e uno dottrinale di accostarsi agli autori. Fromm ha fornito, credo, importanti chiavi di lettura. Che possono essere fertili se non ci dimentichiamo di applicare, a questa come a ogni altra teoria, una buona dose di pensiero critico. Il quale, peraltro, è esso stesso espressione di un atteggiamento creativo, autonomo, indipendente e non eterodiretto.

  2. Mi mancava il collegamento tra la creatività e gli indici di benessere psicologico.

    e poi: sì, il suo commento sull’interpretazione dogmatica degli autori è… sacrosanto.

    Oggi mettere in dubbio quello che leggo mi riesce spontaneo e naturale (“think for yourself, question authority” diceva Timothy Leary, in un vertiginoso paradosso di autorialità), ma a 14 anni non avevo ancora gli strumenti per farmi carico dei difetti del pensiero di Fromm.
    In retrospettiva sarebbero stati più fertili gli spunti di un autore più consapevole dei limiti delle proprie teorie – o almeno di un autore con delle teorie più sostenibili.

    Grazie ancora per questo blog!

  3. E nel caso in cui uno si trovi nella “fascia bassa” di molti degli indici della scala di Ryff, cosa deve fare? 🙁

  4. Grazie veramente Annamaria, un post fantastico,la spiegazione a tanti miei comportamenti, sicuramente approfondirò gli argoamenti correlati.
    Sto finendo di leggere il tuo “farsi capire”, sappi che per me dovrebbe essere riconosciuto patrimonio dell’umanità.

    1. Ciao Simone.
      Felice che Farsi capire ti sia piaciuto. Se ti capita, prova a buttare l’occhio anche su La trama lucente: se sei interessato ai comportamenti creativi, potresti trovarci altre prospettive interessanti.

  5. Grazie Annamaria,leggo sempre con molta attenzione i suoi post.concordo pienamente e vorrei aggiungere che nella ricerca della eudaimonia,la creatività é un atteggiamento mentale prima che una prassi.

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