ESPERIENZE
anno in Cina

Un anno in Cina, guardandola da molto vicino

Giovanni Montefoschi, studente bolognese, ha trascorso un intero anno (il quarto anno di liceo) in Cina, nella provincia dell’Hebei, nella parte più settentrionale della Repubblica Popolare.
Si tratta, come si può bene immaginare, di un’esperienza davvero intensa per un ragazzo sedicenne.
In modo del tutto casuale mi sono imbattuta nel diario che Montefoschi ha scritto in quell’occasione. Sono rimasta colpita dalla freschezza, dallo humor e dall’acutezza delle sue note. Così, pensando che anche i lettori di NeU potessero trovarle interessanti, gli ho chiesto di poterne pubblicare un estratto. Eccolo.

FINE AGOSTO – Primi giorni in Cina
Comincio solo adesso a rendermi conto che sono qui, che sarò qui in Cina. Solo da quando ho visto le schiere di cinesi a cavallo di minuscoli motorini elettrici, i venditori di frutta con le bancarelle improvvisate, i bambini che giocano e fanno i loro bisogni sul marciapiede, le baracche di lamiera. Sarà un anno lungo e impegnativo.

La scuola numero 42 aprirà lunedì prossimo. Per ora resterò in dormitorio con il mio compagno di stanza, per rimettere in ordine cose e pensieri. La scuola è un cantiere. Niente sembra pronto, in giro si vedono solo pochissimi studenti con addosso le orride divise color lavanda (in realtà si tratta di tute). E qualche operaio dall’aria provata che si è addormentato durante la pausa pranzo sul primo gradino ombreggiato.

Restare in silenzio
Questo fine settimana ho conosciuto la mia famiglia cinese. Devo dire che non posso assolutamente lamentarmi. Sembrano molto felici di avermi con loro e il mio “fratellino” parla discretamente l’inglese, il che rende più facili le comunicazioni con il resto della famiglia. 

Ciò nonostante, durante questo fine settimana sono stato a lungo in silenzio, un po’ perché non sapevo cosa raccontare a dei quasi totali sconosciuti, un po’ perché a causa della lingua i discorsi sono rimasti all’essenziale. Non è stato però un silenzio nervoso per me, ho avuto modo di riflettere, leggere, osservare. Ho pensato alla mia casa, ai muri e le strade di tutti i giorni. Mi mancheranno da morire i portici, l’attraversare le due torri come se non ci fossero, le scale fatte di corsa del liceo. Ho pensato che sono partito con l’idea di essere forte, ma solo il ricordo della mia stanza me ne fa dubitare.

SETTEMBRE – L’imbarazzo dei soldi
C’è una cosa che mi turba, mi causa disagio in questi giorni: i soldi. Mi spiegherò meglio, qui tutto costa veramente poco se si converte il prezzo dalla valuta locale all’euro. Conseguentemente i miei 2500 yuan, che corrispondono a oggi a poco più di 300 euro, qui sono più dello stipendio mensile di molte persone. Inoltre quasi tutti i miei soldi sono rossicci biglietti da 100 yuan, una rarità. Ad esempio, per la proprietaria di un ristorante dove mi sono recato due sere fa, che vedendo il biglietto ha spalancato gli occhi come se fosse il primo che vedeva, controllandone poi l’autenticità.
Da un po’ di tempo ho in mente di scrivere sullo stare a tavola del glorioso popolo. Ma ho voluto aspettare per avere conferma delle mie impressioni iniziali.

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