concludere bene lavoro creativo

Concludere (bene) un lavoro creativo – Metodo 89

Se cominciare un lavoro creativo riesce difficile – ne parlavamo la scorsa settimana – smettere è la seconda cosa più difficile da fare.
Ed è doppiamente difficile.
In primo luogo, può risultare quasi doloroso interrompersi se, dopo che finalmente si è riusciti a cominciare, ci si trova finalmente nel pieno del flusso (flow): è la condizione di grazia in cui si è totalmente immersi in ciò che si sta facendo e azione e pensiero procedono veloci e sincronizzati.
Ecco le altre caratteristiche del flow, così come Nakamura e Csikszentmihályi le elencano in un citatissimo articolo intitolato The concept of flow: estrema focalizzazione sul momento presente e perdita del senso del tempo, che sembra scorrere più in fretta del normale. Assoluta identificazione con quanto si sta facendo, fino a scordarsi di se stessi. Senso di gratificazione, di controllo e di pienezza.
E chi mai ha voglia di abbandonare una condizione tanto appagante, fragile e aleatoria, rara da sperimentare e difficile da conseguire, per fare cose banali come dormire, mangiare o rispondere al telefono?

In secondo luogo, è difficile concludere un lavoro considerandolo finito: c’è sempre quella virgola da aggiungere o da togliere, quel tratto da modificare, quella piega che non cade come dovrebbe, quella nota, quel tono, quel dettaglio che, di qualsiasi cosa si tratti, potrebbe essere migliorato. E dunque chiede (imperiosamente!) di essere migliorato, ora, subito!
Ma non appena si è ripreso in mano il lavoro che in teoria sarebbe già concluso per aggiustare quell’ultimo particolare, ecco che tutti i sottili equilibri interni di quanto si è fatto risultano modificati, e dunque vien fuori un ulteriore dettaglio da sistemare, e poi ce n’è un altro, e un altro ancora.
La sindrome è ben nota a a chiunque faccia un lavoro creativo.
Ed è ugualmente nota a chi gestisce gruppi creativi: il difficile non è tanto far lavorare le persone, quanto convincerle a concludere il lavoro..

Bene. Qui di seguito trovate alcuni accorgimenti utili sia a riprendere un lavoro creativo interrotto a causa di un qualsiasi fattore esterno, sia a concludere davvero senza troppi traumi, e al meglio.

concludere bene lavoro creativo

CERCATE IL VOSTRO TEMPO E IL VOSTRO RITMO. Il matematico Henri Poincaré nella vita quotidiana è abitudinario: lavora due ore la mattina, due al pomeriggio e legge i giornali di sera. Ma nell’attività di studio è l’esatto contrario: comincia seguendo un’intuizione, lascia che a guidarlo sia quanto sta facendo, non si accorge di tutto ciò che gli accade intorno e fatica a smettere. Per questo non comincia mai un nuovo studio di sera: sa che non andrebbe più a dormire.
Se potete, quando sentite che state per immergervi in un lavoro creativo fate in modo di avere alcune ore di tranquillità davanti a voi e riducete al minimo le interferenze. E se (come me) siete fra quelli che riescono a lavorare bene soprattutto di notte proprio perché non ci sono interferenze, beh, godetevi l’ebbrezza notturna senza sentirvi in colpa. Però, mi raccomado, fate poi in modo di recuperare le ore di sonno perdute.

concludere bene lavoro creativo

TENETE TRACCIA DI QUANTO FATE O PENSATE. È lo psicologo Wolfgang Köhler, uno dei fondatori della teoria della Gestalt, a raccontarlo: il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge prende un paio di grani d’oppio (sì, ai tempi era considerato un farmaco) per contrastare una fastidiosa dissenteria, si assopisce e nel dormiveglia compone a mente alcune centinaia di versi. Dopo essersi risvegliato comincia a scriverli, ma viene interrotto da un seccatore. Quando riprende, si accorge di essersi dimenticato tutto quanto. Il poema viene pubblicato incompiuto, quasi vent’anni dopo.
Le intuizioni sono volatili: prendete appunti. Segnatevi parole-chiave. Spedite a voi stessi un’e-mail. Anche un appunto vocale lasciato sul telefonino può funzionare.
Mentre state lavorando, non buttate via nulla di quanto avete immaginato, anche se al momento vi sembra poco rilevante. Se scrivete e state apportando una grossa variazione a un testo, conservatevi anche l’edizione precedente: magari dentro c’è un singolo elemento che vi può tornar buono.
Se proprio dovete interrompervi, per esempio per mangiare qualcosa, fatelo dopo aver lasciato qualche traccia del passo successivo: adesso ce l’avete chiaro in testa, ma non è detto che vi sarà restato in mente tra un’ora.

concludere bene lavoro creativo

CONSIDERATE LA REVISIONE COME UNA PARTE DEL LAVORO. Non è vero che, quando siete arrivatia concludere un lavoro, questo possa essere considerato davvero “finito”. Anzi: non è quasi mai così. È normale che, ora che avete una visione d’insieme, vi venga voglia di aggiustare una serie di piccoli dettagli che in corso d’opera avevate trascurato. Dunque, anche quando programmate i tempi, considerate la revisione come parte integrante e necessaria del lavoro.
Qui c’è un articolo che può darvi alcuni criteri per fare una buona revisione, in tempi ragionevoli.
Rivedere tutto quanto, fra l’altro, vi aiuta anche ad abbandonare con maggiore serenità ciò che avete fatto, a consegnarlo al suo destino e a concludere in bellezza.

concludere bene lavoro creativo

SIATE PERFEZIONISTI, NON TROPPO. Esiste un perfezionismo disadattativo (maladaptative) che vi impedisce di concludere, e alcune volte addirittura di cominciare un lavoro creativo: ne parlo in quest’altro articolo, completo di test per capire se siete “troppo” perfezionisti.
Il perfezionismo disadattativo è fatto di ansia, narcisismo, attese irrealistiche. Lo scrittore David Foster Wallace lo conosce bene, ne soffre, e arriva ad affermare “se la tua fedeltà al perfezionismo è alta, non farai mai nulla”.
Poiché, credo, nessuno di noi è David Foster Wallace, possiamo darci mete più realistiche: corteggiare il flow, organizzarci secondo i nostri ritmi, non perdere le nostre intuizioni, fare revisioni severe e oneste e proporci di realizzare nel miglior modo possibile quanto di meglio noi siamo in grado di fare, e di concludere nei tempi stabiliti. E già questa è una bella sfida.
Una versione più breve di questo articolo esce anche su Internazionale. Le immagini sono di Erik Johansson.

4 risposte

  1. Idee interessanti mi vengono quando non riesco a dormire, ma non ho mai la forza di accendere la luce per cercare carta e penna, e so che comunque, anche solo questo le farebbe volar via. Altre volte invece, grazie a qualcosa che assomiglia a parole chiave, ricordo ancora tutto il giorno dopo: succede quando l’argomento non è del tutto nuovo o quando lo collego strettamente alle immagini (ad esempio se si tratta di un racconto). Ora vado a leggere Come rifinire un lavoro creativo, grazie ancora.

  2. Personalmente ho avuto grandi idee nel dormiveglia, specialmente in treno da pendolare. Rendo quasi di più – quando si tratta di idee totalmente nuove, non di affinamento delle vecchie – da appisolato di prima mattina che da lucido in seguito. Con alcune di quelle idee poi mi sono anche tolto belle soddisfazioni.
    Complimenti per il pezzo. Non ne perderò uno da oggi in poi.

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