coraggio e cambiamento

Carattere, coraggio e cambiamento. In 6 storie.

coraggio e cambiamento

Ho raccolto per voi sei storie meravigliose, diversissime e straordinarie di coraggio e cambiamento. Da ciascuna c’è da imparare, e ciascuna è emozionante e ispiratrice.

IL CHIRURGO. C’è la storia di Leonid Rogozov, il chirurgo russo che, isolato in una base antartica e colpito da appendicite, inventa il modo di operarsi da solo, con l’aiuto di un meteorologo e di un meccanico. Rogozov ce la fa: salva la propria vita ed entra, a ventisette anni appena, nella storia della medicina.

IL CALCIATORE. C’è quella di Lionel Messi, soprannominato la pulce, campione d’Europa 2009, diventato una stella del calcio trasformando in vantaggio un problema di crescita.

IL RAGAZZO DI KABUL. Ne La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi Mario Calabresi ricorda che ciascuno è padrone del proprio destino raccontando diverse vicende esemplari. Una di queste è la storia di Jawad, ragazzo analfabeta e poliomielitico di Kabul che, in dieci anni, cambia la propria vita fino a diventare consigliere di Obama.

L’IMPRESA. Ma il discorso vale anche per il business: per esempio, l’Electrolux di Scandicci supera la crisi riconvertendosi alla green economy.

AFFAMATI E FOLLI. E Steve Jobs spiega ai laureandi di Stanford che le difficoltà sono il motore che lo spinge ad andare oltre (dedicate qualche minuto della vostra vita a guardare entrambi i video, uno e due: sono illuminanti, e l’appello di Jobs stay hungry, stay foolish (siate affamati, siate folli) si è innestato nell’immaginario collettivo fino a diventare una specie di mantra dell’energia innovatrice.

IL CARCERE. Ma coraggio e cambiamento  si trovano anche nella storia delle donne del carcere Cutugno di Torino. Alle quali, volendo, si può dare una mano: il cambiamento può cominciare anche con un gesto, con una piccola deviazione dalla norma, e perfino, perché no?, con un post intercettato per caso sul web.

12 risposte

  1. Mattoni in testa e nuova vita La storia di Steve è toccante e profondamente vera, l’illusione di avere sempre il tempo di fare tutto, di rimandare le cose a cui tieni per altri momenti, o il fare le cose senza passione in una ripetizione senza fine ne significato. L’esperienza di essere ad un passo dalla morte, e se sei fortunato, di riuscire in qualche modo ad evitarla, ti sbatte in faccia i limiti materiali del tuo essere, e se non sei stolto, ti indica le cose a cui tenere e le gioie e i dolori a cui dedicare il resto della tua splendida e unica vita. Progetti inviati via email la mattina presto prima dell’arrivo dei muratori, manovalanza di cantiere nuda e bruta durante il giorno, per la ristrutturazione della casa appena comprata e nel pomeriggio radio-chemioterapia prima dell’intervento per un tumore al colon hanno fatto parte anche della mia vita. Devo aggiungere come sempre anche un pò di fortuna non guasta, per Steve il fatto di aver fatto la biospia e aver capito che era un tumore curabile, per me l’intervento di un anziano primario in pensione, che mi ha fatto rioperare per la terza volta in un mese per aggiustare qualche pasticcio dall’esito infausto che gli altri non riuscivano a vedere, nonostante i miei sforzi di comunicazione. walter

  2. POSSO DIRE…? @walter: posso dire che sai condividere sempre piccole-grandi storie importanti e autentiche? E che sono felice che tu sia qui con noi?

  3. Grazie Mille Grazie a te Annamaria, che hai costruito questo spazio aperto e illuminato, dove tutti possono passare per prendere o lasciare qualcosa. Un ambiente denso di significato e libero da condizionamenti ideologici e preconcetti. Per me questo sito è un’isola felice dove è bello navigare, ascoltare gli altri e quando posso o credo, contribuire con quello che so o che ho vissuto, come tra l’altro fate benissimo anche tutti voi. walter

  4. MATTONI IN TESTA, SCHIAFFI IN FACCIA E ABBRACCI STRETTI. Tre gesti un po’ creativi e un po’ magici, a modo loro (creativo + magico = divino?) I mattoni in testa capitano a tutti e aprono uno squarcio su una dimensione temporale: com’era la nostra vita prima e come sarà dopo. Il dopo dipende molto dalla voglia, dalla forza e dalla consapevolezzza che, essendo mattoni, alla fin fine ci si può perfino costruire qualcosa di meraviglioso. Le storie esemplari qui raccolte e la testimonianza di Walter sono gli schiaffi in faccia: non come punizione corporale o gesto di sdegno. Piuttosto, per riprendere i sensi e il senso di ciò che accade. Anche nel caso in cui non ci sia ancora caduto niente in testa. Gli abbracci stretti, come espressione del piacere assoluto e della gratitudine che derivano dalla condivisione e dalla libertà. Eleonora

  5. Condivido in pieno l’affermazione di Walter che NU sia un’isola felice, un posto che emana un profumo di buono, di intelligenza, di liberta e di rispetto. La scelta lungimirante di Annamaria di farne un luogo comodo (scelta che immagino anche faticosa per mantenerlo tale) dove passare spesso per sentire l’aria che tira, per ascoltare chi scrive e leggere di cosa scrive spendendo un minuto in più del tempo necessario. Emerge sempre una felice passione per i contenuti e le idee, proposte con un garbo lieve ma inflessibile, e per le persone. Tutto questo, può sembrare paradossale, è una merce rara nella mitica rete della conversazione di massa, un po urlata e un po superficiale. NU è un’isola dove c’è anche silenzio. Il silenzio necessario per ascoltare. Antonio

  6. Ho sempre adorato mia nonna e apprezzato la forza, la caparbietà con cui ha affrontato tutte le sventure della vita. Tutte le persone della sua generazione, nelle campagne e nelle città, sono più volte cadute e più volte si sono risollevate con volontà fatica e ingegno. Mi piace raccontare la prima volta in cui mia nonna ha preso in mano le redini della propria vita ribellandosi alle regole. La sua famiglia era emigrata in Brasile. Due genitori e sedici figli. Vivevano ai margini della foresta. Per i maschi era stata organizzata una ‘scuola’ sotto gli alberi, le femmine erano destinate a rimanere analfabete. Lei, quattro o cinque anni, sfuggiva al controllo, si arrampicava sugli alberi e seguiva le lezioni. E così, a più di novant’anni, leggeva ancora il giornale. Da piccolina mi sono fatta raccontare migliaia di volte questa storia che ogni volta si arricchiva di particolari, tante volte l’ho raccontata io come mamma ed ora, come nonna, so che ancora tante volte la racconterò. elisabetta

  7. Mi è stato comunicato il licenziamento oggi. Ho 45 anni, e secondo ricerche recenti lo 0% di probabilità di trovare lavoro nei prossimi 12 mesi. Dopo, ne avrò 46. Grazie, Annamaria, per le sei storie di caduta e resurrezione; mi procurerò anche il libro di Calabresi. Perché in certi momenti la carica che ti viene da esempi così forti è proprio necessaria, per ritrovare l’energia interiore grazie alla quale riuscire a rialzarsi. Valeria

  8. LE ECCEZIONI E LE REGOLE. @ Valeria. Mi dispiace. Un altro bel libro, che dice da dove viene l’energia interiore di cui parli, è La forza d’animo di Anna Oliverio Ferraris. Parla di ragazzini ma, implicitamente, anche del ragazzino che è in tutti noi. Le ricerche… sì, danno conto del clima e della difficoltà oggettiva. Registrano la regola. E sono sconfortanti. Ma forse, dentro gli interstizi della regola, ogni tanto c’è posto anche per qualche eccezione. Posso solo dire che, dentro le statistiche, tutte le persone sono uguali. Ma, quando poi vengono messe alla prova, tutte le persone sono diverse. E che una persona dotata di energia, passione, voglia di fare e di spendersi è rara e preziosa. Così, l’energia e la passione costruiscono storie che vanno contro le regole, le attese e il buonsenso. Ci ricordano che, qualche volta (o sempre?) esiste più di una strada. Raccontaci come ti va, quando vuoi.

  9. Cara Valeria, coraggio. In casi così questo mezzo mostra il suo limite, perché avremmo voglia di starti più vicine e mostrarti la nostra solidarietà. Solidarietà, che bella calorosa parola, ormai quasi dimenticata. Vorrei salutare anche Martina di Alessandria, che scrisse con lo stesso problema, la perdita del lavoro. Cara Annamaria, che le donne ti scrivano il loro problema è una cosa buona. Un abbraccio e tanti auguri a tutte.

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