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Creatività e humour. Due medaglie, la stessa faccia – Idee 7

Creatività e humour sono intimamente collegati: Arthur Koestler, Silvano Arieti e perfino Edward De Bono dicono che la creatività spesso è associata a un non comune sense of humour. Come mai? Di fatto, sia lo humour sia la creatività chiedono intelligenza e buoni strumenti linguistici, attivano processi cognitivi simili e piuttosto sofisticati, si fondano sul vedere (e sul far vedere) il lato strano delle cose e, dice Koestler, sulla bisociazione: in pratica, il combinare due cose diverse che hanno un punto di somiglianza.

CHE COS’È LO HUMOUR? Riconoscere lo humour è facile: di solito ci viene da ridere. Definirlo (ci prova quest’ottimo articolo della Treccani) è più complicato: non tutti ridiamo delle stesse cose, e non sempre. Se Aristotele descrive il comico come ciò che è fuori tempo e fuori luogo, Pirandello parla di umorismo come senso del contrario.

HUMOUR, METAFORE E ALTRE STRUTTURE RETORICHE. Ma che cosa serve allo humour? Vi invito a scoprirlo scoprirlo grazie a una carrellata di video vecchi e nuovi, tutti  ricchi di humour e costruiti impiegando la metafora, (guardatevi anche tutta questa serie, se per caso non la conoscete) ma anche, per esempio, il paradosso e l’analogia e la citazione (la fonte, qui, è un poema di Goethe)…

ANCHE LA SCIENZA RIDE.  La scienza è un universo creativo e molti scienziati sono dotati di un curioso sense of humour: date un’occhiata agli Ig-nobel, e soprattutto leggetevi  gli argomenti di ricerca. Si va dal perché gli spaghetti non si spezzano mai esattamente a metà, al progetto di una sveglia che scappa via perché i dormiglioni non possano spegnerla, dalla soluzione giapponese per estrarre aroma di vaniglia dallo sterco di vacca all’indagine sul modo in cui una bottiglia di birra piena o vuota si fracassa sulla testa di qualcuno (università di Berna), alla scoperta che la presenza di esseri umani tende a eccitare sessualmente gli struzzi, allo studio comparativo sulla capacità di saltare propria delle pulci di cani e gatti (per inciso: quelle dei cani saltano di più). Insomma: una festa di creatività e humour, ma su rigorose (e severe) basi scientifiche.

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8 risposte

  1. Ho fatto un giro sul sito degli Ig-nobel e mi sono davvero divertito. Pensare che qualcuno abbia davvero investito tempo ed energie, magari con un finanziamento pubblico o privato, per dimostrare che la zanzara Anopheles gambiae è attratta allo stesso modo dall’odore dei piedi umani e del formaggio tipo lindberger, trovo sia una cosa eccezionale. Cito questa ricerca giusto perché mi ha fatto particolarmente ridere, ma ce ne sono molte altre da applausi… Tanto che mi è venuta voglia di farne una anch’io, vorrei arrivare ad una spegazione scientifica del perché, all’interno di una coppia stabile, la donna tende sempre a dormire al centro del letto costringendo il partner sul bordo. Qualcuno è interessato a finanziare lo studio?

  2. DONNE AL LAVORO E HUMOR Secondo la ricerca della Bocconi lo humor migliora la qualita\’ del lavoro, e ci credo. Penso pero’ che l’umorismo, per una donna che lavora, vada dosato con il contagocce perche’ il rischio di essere giudicata inaffidabile e’ elevato, a meno che non si occupi una posizione lavorativa piu’ che consolidata. Detto questo, una breve riflessione sulla lato triste dei comici. Chi sviluppa uno spiccato senso dell’umorismo, di solito lo ha coltivato sul terreno di un’ infanzia non troppo felice. Ecco, si potrebbe dire che l’umorismo nasce talvolta come una sorta di cerotto su un dispiacere. Ma questa naturalmente e’ soltanto un’opinione personale e non si puo’ generalizzare. Anzi, vado a leggermi tutti i collegamenti proposti nel bel post di oggi per approfondire l’argomento. Per dirla con Toto’, curiosi si nasce, e io lo nacqui! Puffa Uffa

  3. Scusa, non capisco perché metti lo spot Kill the gun in un discorso sullo humour. Mi sembra un argomento serio. Mara

  4. @mara: hai ragione. L’ho linkato perché è un esempio eccellente di uso dell’analogia, e non ne ho trovato un altro così nitido. Mi rendo conto ora che, poiché tutti gli altri esempi pubblicati sono, a loro volta e anche se in modo diverso, divertenti, il contesto può risultare fuorviante. Ma confido nell’acutezza dei lettori di NeU. @puffa uffa: tesi interessante. Del resto, un sacco di psicoanalisti e Freud per primo dicono che non solo lo humour, ma qualsiasi completamento creativo si sviluppa per risolvere un trauma. E credo che un po’ di verità, in questo, ci sia. @ alba: sì, che palle. @ anonimo: che succede nelle coppie instabili, invece?

  5. Credo che la capacità di umorismo e di ironia, priva di cattiveria, sia sempre una grande risorsa. Io la vedo come la possibilità di cogliere istantaneamente un punto di vista insolito capace di non appesantire le situazioni. O di appesantirle, se è il caso, ma in modo garbato, di esaminarle come accettabili, affrontabili. Credo che questa capacità possa essere coltivata e che un ambiente che usa questi meccanismi possa generare l’abitudine e la tendenza alla “leggerezza” come strumento positivo utile anche e soprattutto in situazioni molto serie. La”Palestra della scrittura” sta portando avanti una ricerca sull’umorismo “che rende più sopportabile il disagio della malattia” e invita tutti a provare a scrivere le proprie esperienze. Può essere una verifica interessante. Elisabetta

  6. @ annamaria: nelle coppie instabili la donna lascia credere all’uomo che il centro del letto sia una sorta di stato cuscinetto, inviolabile, capace di garantire la giusta distanza e una pacifica convivenza. Poi arriva la stabilità… 🙂 @ altri: l’ironia e, più in generale, il sense of humor sono uno strumento chiave per una convivenza civile, per l’elasticità necessaria alla tolleranza. Dovrebbe essere sempre presente, accompagnare soprattutto ciò che tendiamo a definire serio, poichè qualunque cosa si faccia con una dose di ironia viene fatto meglio. Purtroppo ci sono molte persone che non capiscono la differenza tra serio e serioso.

  7. Tutto molto interessante ma dovrò rimettermi a studiare inglese perché vedo che le fonti citate, ahimè, sono in lingua anglofona.

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