creatività quotidiana e creatività straordinaria

Creatività quotidiana e creatività straordinaria – Metodo 52

Molte persone sono convinte che la creatività sia una faccenda che riguarda solo gli individui geniali. Che sia una dote innata, misteriosa e magica. Che si esprima solo attraverso scoperte e invenzioni rivoluzionarie: tutti buoni motivi per prenderne le distanze.
Bene: i buoni motivi, oltre a non essere così buoni, sono falsi. La creatività riguarda tutti noi.
È difficile da definire perché è un fenomeno intricato: coinvolge gli ambiti più svariati (arti, scienze, tecnologia, impresa…) e riguarda le idee che si accendono nel nostro cervello, la singola struttura più complessa dell’universo. Forse, più che di magia sarebbe appropriato parlare di meraviglia.

NIENTE DI MAGICO. Nella creatività non c’è niente di propriamente magico. Quando lo psichiatra Silvano Arieti scrive Creatività, la sintesi magica, intende segnalare che il processo creativo si svolge sotto traccia, e accedendo a materiali inconsci (processo primario), che solo in seguito vengono selezionati e adattati  applicando (processo secondario) il pensiero logico.
Dunque, possiamo definire “magica” la creatività solo se accettiamo di definire “magiche” la nostra mente e la nostra capacità di entrare in contatto con la sua dimensione pre-logica, o analogica, o inconscia. E di farlo – ricorda lo stesso Arieti – portandoci a casa una soluzione, senza restare intrappolati nell’inconscio come succede allo schizofrenico, o senza poi dimenticarci le suggestioni che nell’inconscio abbiamo trovato, come succede al sognatore.
E ancora: la creatività può sì avere una componente di vocazione e di talento, ma il talento senza tenacia, applicazione e pratica costante non vale una cicca e svapora in una nuvola di velleità.

LA CREATIVITÀ È UN CONTINUUM. Mentre fino al termine degli anni Ottanta la maggior parte degli studiosi si focalizza sulla creatività delle persone eminenti, a partire da quel periodo molti ricercatori (Richards, Bennet, Runco, Sternberg, Amabile) cominciano a interessarsi alla creatività che ciascuno di noi può esprimere ogni giorno: è la creatività quotidiana.
In quest’ottica il fenomeno della creatività appare come un continuum, a un estremo del quale si trova la “Big C”, la creatività geniale, e all’altro estremo del quale sta la “small c”: proprio la creatività quotidiana delle persone comuni che, però, sanno assumersi dei rischi, sono autodisciplinate, si lasciano guidare dalla passione per quel che fanno e ottengono (Plucker, 2004) un prodotto definito nuovo e utile all’interno di un contesto sociale.

Ormai, c’è perfino chi si lamenta (per esempio Samuel McNerney, su Scientific American) che nel ventunesimo secolo la maggior parte degli studi sia rivolta a indagare la piccola c, la creatività quotidiana, e che questa – persa ogni dimensione di sfida epica e faustiana e di sacrificio –  sia ulteriormente  ridotta a “una faccenda di docce calde e stanze azzurre”  per “pseudo-intellettuali e pseudo-imprenditori che si autoassegnano l’etichetta di creativi”.
McNerney se la prende soprattutto con la moda degli elenchi di trucchi per diventare creativi che sì, diciamolo, sono piuttosto discutibili. E ci scrive sopra un buon articolo documentato, vibrante e infuriato, che merita di essere letto.

creatività quotidiana e creatività straordinaria

SOLUZIONI PICCOLE MA BRILLANTI. Ma l’esperienza della creatività quotidiana ha poco a che fare con i trucchi, e molto a che fare con l’inventare una quantità di minuscole, reali soluzioni brillanti. È l’attitudine che, come scrive Simonton, spesso viene usata anche come indicatore di salute mentale, include la capacità di risolvere i problemi di ogni giorno e l’abilità necessaria per adattarsi al cambiamento.
E la psichiatra Ruth Richards specifica che la creatività quotidiana può riguardare il collega di lavoro empatico che trova il modo per salvare un’amica da un esaurimento nervoso, la madre di famiglia che si inventa un fiorente lavoro a domicilio, il docente che riesce a coinvolgere i suoi studenti in una nuova prospettiva…  è creatività quotidiana inventare una favola par un bambino o scovare qualsiasi soluzione aiuti a migliorare le cose, e perfino trovare una maniera per non far rotolare le bottiglie in frigo, o per non pestarsi le dita col martello.
In questa prospettiva, l’idea di creatività quotidiana implica un’opportunità e una responsabilità che riguardano tutti noi: “se c’è un modo migliore per farlo, trovalo”.
A dirlo è stato Thomas Alva Edison, 1093 brevetti registrati nel corso di un’intera, lunghissima vita produttiva: insomma, uno che di creatività – e non solo di creatività quotidiana – se ne intendeva.

Le immagini che illustrano questo articolo sono di Joel Robinson. Se vi è piaciuto potreste leggere anche:
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8 risposte

  1. A proposito di frigoriferi: Sbryna, la sentinella del tuo congelatore … http://alesatoredivirgole.wordpress.com/tag/sbryna/

    … e per compensare il freddo del frigorifero, ecco un “caldo” biglietto da visita: http://alesatoredivirgole.files.wordpress.com/2010/10/biglietto-visita-cashmere.jpg

    e per finire piccole Storie brevettate … http://www.storietetacoda.it

    Semplici e forse banali idee, “small c” di una persona comune, una persona senza etichetta … 🙂

  2. Qualche mese fa ho chiesto ad Anna Maria Testa – dai miei 79 anni – qulche consiglio per migliorare la mia creatività.
    Anna Maria mi ha generosamente dato una magnifica risposta. Io ho cercato di seguire i suoi preziosi consigli. Inoltre leggo sempre le sue straordinarie newsletter.
    Non spetta a me valutare i risultati, da me ottenuti – sul fronte della creatività. Ho riscontrato – di ciò ne sono certo – risultati significativi, sul piano della mia salute e su quello della mia vitalità.
    Grazie Anna Maria.
    Un caro saluto da UGO (Una Grande Opportunità)

  3. per me la ceatività, che in effetti deve essere quotidiana e non stocastici colpi di fortuna,gioca bene se la necessità di trovare, scoprire, meravigliarsi, sperimentare ,sentire e sentirsi , ci abita indipendentemente da un qualche fine e/o connvenienza.credo che i processi mentali che permettono e/o chiedono il salto creativo siano le inferenzr induttive, ma soprattutto l’abduzione chece non è eccelsa nella efficacia delle procedure di calcolo è comunque la più potente ricerca di associazioni con grande possibilità di moltiplicare nuovi possibili contesti . una srta di attenzione flutttuante che permette anche di toccare contesti primari e sintassi arcaiche.

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