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Creatività: di che cosa siamo capaci?

Ogni anno comincio la prima lezione del mio corso dicendo che parlerò di comunicazione e di creatività intese come metacompetenze: capacità che servono (anche) a esprimere un’amplissima gamma di altre capacità. A questo punto qualche studente mi chiede: quando e come una persona capisce di che cosa può essere capace?
Bella domanda. Bella e impossibile, però.
Certo, può contare quello che si ha l’occasione di imparare, come dice James Hillman nella Lettera agli insegnanti italiani. O importa (ancora Hillman) il saper far crescere una vocazione. Per Aimee Mullins, invece, è perdere le gambe da piccolissima. E riuscire a ridefinire, da adulta, il concetto di corpo e di bellezza.
John Grisham non ha la minima idea di poter diventare scrittore (e infatti fa tutt’altro) fino a quando non ci prova. Agli inizi del secolo scorso un giovanissimo Max Wertheimer (il fondatore della Psicologia della Gestalt) è in treno. Sta andando in vacanza. Lo colpiscono delle luci intermittenti. Scende dal treno e si compra uno zoetrope: uno strumento per animare le immagini. Abbandona il progetto della vacanza e comincia a studiare le dinamiche della percezione, e da quegli studi nasce la teoria della Gestalt.
Forse, salvo pochi casi, è difficile capire prima di che cosa si può essere capaci, e dove ci può portare la creatività, intesa come atteggiamento mentale fatto di curiosità, apertura al nuovo, motivazione a superare se stessi, insoddisfazione. L’importante è capirlo almeno durante. Crederci, magari.

14 risposte

  1. Ciao Annamaria, ti seguo da tanto tempo. Ho letto i tuoi libri ed ogni lunedì girello fra i tuoi link. Ogni anno anch’io inizio il mio anno scolastico (economia aziendale in un istituto superiore di Prato) parlando di comunicazione e dell’importanza di abbattere le barriere che relegano le singole materie nello spazio strutturato dell’orario. Quest’anno ho due classi nuove e, per conoscere i ragazzi, ho chiesto una presentazione personale da chiudere con un aggettivo. Diversi si sono definiti “pessimisti”, molti “ansiosi”, altri “insoddisfatti” o “introversi”. Pochissimi hanno avuto il coraggio di esaltare un tratto positivo. Domani li rivedo e penso di usare i tuoi materiali per stimolare una sana discussione. Grazie………………………………………………. Sandra Cocchi ISIS Gramsci/Keynes – Prato (PO)

  2. @ Sandra. E brave, le ragazze. Potresti incoraggiarle a fare una piccola video-inchiesta sul nostro tema, usando la stessa tecnica: serie di foto, intervallate in questo caso da cartelli con affermazioni sintetiche degli intervistati. Felice (e orgogliosa) che NeU ti serva sotto il profilo didattico. Purtroppo pessimismo, ansia, introversione e insoddisfazione sono diffusi tra i ragazzi. Se solo riuscissimo a spiegargli che ansia e insoddisfazione e introversione possono essere “anche” tratti caratteriali connessi con la creatività, se tutto quanto riesce poi a indirizzarsi in un fare consapevole, tenace, sapiente, esperto, orientato a un obiettivo.

  3. Sono talmente d’accordo con Hillman che non occorre il mio commento. Insegnare è cosa diversa da educare, e la migliore educazione per me è accendere quella luce: per quanto educato uno possa essere, che vita è se la luce non è stata accesa? Osservavo sulla spiaggia i bambini ” interrotti”: profondamente interessati alla balance del pattino e improvvisamente strappati via, tra i pianti, dal genitore che li educa agli orari degli adulti. Bellissimo lo scambio tra i primi commenti. Cara Annamaria, ce ne fossero.

  4. Meravigliosa la fiducia in se stessi. Ma vi prego, un minimo dubbio nel bagaglio male non ci sta. In questi giorni ho a che fare con un gruppo di adulti che di sicurezza ne hanno anche troppa, tanta da non chiedersi neppure quali siano i parametri a cui far riferimento in quella precisa circostanza per definirsi competenti e capaci. Un abbraccio a tutti coloro che coltivano un po’ di incertezza e sanno utilizzare questa meravigliosa caratteristica. E a tutti coloro che invece di imporre al bimbo il senso del tempo degli adulti si incantano anche loro davanti al pattino e perdono loro stessi il senso del tempo. elisabetta

  5. Grazie per il tema della settimana Annamaria. Ora sono di passaggio ma prometto (in primis a me stesso) di approfondire la cosa leggendo gli articoli e le risposte di tutti. Magari imparerò a credere in me stesso lasciandomi alle spalle quello che gli altri vorrebbero io fossi e che da troppo tempo sono convinto di essere. Chissà. Grazie ancora di vero cuore ed a presto. N.

  6. La Ted conference della Mullins è come minimo toccante, e molto molto audace: trasformare una disabilità in una opportunità è un salto concettuale straordinario. E’ proprio vero che la realtà è tutta nella nostra testa, e che se cambiamo il nostro pensiero, cambiamo la realtà… Serberò la conference come fonte di ispirazione per questo inizio di autunno (l’equinozio è stanotte alle 3:09). Valeria

  7. PISTONI, BAMBINI DURI D’ORECCHIO E PROGETTI SOGNATI Sono sempre stato attratto da utensili e cacciaviti, così un giorno, piccolo moccioso impertinente, entrato in possesso da pochi mesi di una vespa 50 usata, ho provato ad aprirla, smontando le sue componenti principali pezzo per pezzo, carter, serbatoio, carburatore, testa, cilindro, pistone, ecc. Naturalmente i guai sono iniziati i giorni successivi, dove, nel riassemblaggio, ho dovuto ripercorrere a ritroso (e scavare nella memoria) i gesti e la posizione dei pezzi che avevo smontato. Ma alla fine, dopo aver constatato con stupore che non mi avanzava neanche una vite, ho provato a spingere la leva dell’accensione, un gratificante rumore sordo e scoppiettante è uscito dalla marmitta. Ancora matricola all’università di architettura, mi fu chiesto da un istituto per bambini sordi, di tenere loro lezioni di educazione artistica. Panico totale nell’essere diventato di colpo, del tutto impreparato, uno studente/professore. Graffiti, tempere, collage, plastilina, creta, cartapesta e altro ancora mi hanno permesso di scambiare esperienze e imparare un mondo nuovo davanti ai loro occhietti vispi e curiosi. Anni dopo ho ritrovato tale profondità in un manifesto inglese, dove tra due orecchia giganti, veniva scritto ” Just because we’re deaf, it doesn’t mean we’ve nothing between our ears” A tre quarti della ricerca per la tesi di industrial design, decisi di mandare una decina di lettere per chiedere a varie aziende una collaborazione nello sviluppo e nella realizzazione dei prototipi. Scrissi una lettera schietta, diretta, che spiegava chi ero, cosa avevo fatto e cosa mi sarebbe servito da loro. Mi risposero in due, e concordai un incontro con il titolare dell’azienda più prestigiosa. Ero molto inesperto e mi sentivo estremamente inadeguato, con i vestiti buoni e la valigette in pelle piena di disegni e modelli in legno. Fu un incontro cordiale e intenso, e il mio cuore ebbe un sussulto quando alla fine, fui presentato ad un direttore di produzione per definire i dettagli della collaborazione. Discussa la tesi, mi fu chiesto di rielaborare il progetto per la produzione industriale, e lì il mio cuore scoppiò. Desiderio, sogno, volontà, persistenza, riscatto, fortuna e chissà cosa altro ancora, certo, non sempre mi è andata così, quella vespa mi ha lasciato decine di volte a piedi, con i miei figli a volte e duro fargli tenere un lapis in mano e con i progetti, tanti altri sono naufragati Ma oggi parlavamo di capacitò, e cosi… walter

  8. Ottimo messaggio! Esseri sicuri di sé, soprattutto da “piccoli”, può essere un percorso lungo e sofferto. Ovvio, senza sconfinare nell’arroganza, che in fondo “sicurezza di sé” non è affatto. Complimenti per il sito 😉 Euforilla http://euforilla.blogspot.com/

  9. Capaci di tutto. Anche di scrivere un importante con l’apostrofo. Per non dire nulla sul resto (Pupo, i movimentisti, il rimborso spese…). Lettera mandata da michela brambilla, ministra autoreggente e capezzoluta, ai promotori della libertà, (tutto minuscolo, per la carità…) … Caro Amico, caro Promotore della Libertà, domenica 26 settembre, alle ore 21.00, interverrò al confronto pubblico sul tema “il Governo Berlusconi mantiene gli impegni”, nell’ambito della Festa Nazionale della Libertà, che si terrà al Castello Sforzesco di Milano (Piazza Castello). Questo appuntamento, oltre ad essere un’importante momento di incontro e di festa per tutti noi, offrirà l’occasione per ricordare i valori di libertà e democrazia che stanno alla base del nostro partito, per ripercorrere i tanti importanti successi che il Governo Berlusconi ha finora realizzato e per ribadire l’impegno che ci aspetta nei prossimi mesi. Siamo, poi, alla vigilia di un passaggio parlamentare che renderà ancora più incisiva la nostra azione riformatrice, nell’ottica di portare a termine il programma concordato con gli elettori. Conto perciò sulla tua partecipazione e ti prego di estendere l’invito anche ai tuoi amici. La nostra presenza è il modo più semplice e più diretto per dimostrare al presidente Berlusconi che l’Organizzazione Movimentista del Pdl è sempre al suo fianco, pronta a sostenerlo. Cogliendo questa occasione, mi farebbe piacere poterti incontrare alle ore 19.30 per confrontarci sulle iniziative e sulla strutturazione dei Promotori della Libertà sul territorio. Ti ricordo che per l’occasione l’intero Castello Sforzesco è stato trasformato in un luogo di festa con mostre fotografiche e video sulla storia del nostro partito, con ristoranti e punti ristoro che offriranno una inedita vetrina delle specialità enogastronomiche del territorio. Sono poi previsti momenti di intrattenimento con ospiti di eccezione. In particolare, al temine del mio intervento di domenica 26 settembre, il presentatore Pupo condurrà la serata “Grandi artisti in festival”. Sono certa che vorrai accogliere il mio invito e ti ricordo che lo staff dei Promotori della Libertà (staff@promotoridellaliberta.it) è a tua disposizione per qualsiasi supporto dovesse ritenersi necessario in fase di organizzazione della trasferta del tuo gruppo. Proprio per agevolare la partecipazione all’evento, è stato previsto un rimborso delle spese di noleggio dei pullman. Rimango in attesa di ricevere conferma della tua presenza e ti saluto con affetto. Michela Vittoria Brambilla

  10. Eccomi, sono tornato. Ammetto di essere un potenziale estraneo fra gli abituali del… blog? Forum? Insomma di questa splendida cosa che è neu. Non nascondo neanche il mio senso di nervosismo (mi sudano le mani giuro) ogni volta che vorrei postare o che posto… complice di un pranzetto pesante (mi sono preparato pasta e lenticchie) e vino scadente, sono quì in piedi davanti ad un frigorifero alto poco più di un metro sul quale ho appoggiato il portatile perché è l’unico punto della casina in campagna dove è concesso stare alla tecnologia. Sarebbe fantastico avere una sfera di cristallo che ti dicesse in cosa si è più portati, sarebbe anche fantastico avere un pò più di fiducia in se stessi. Io ho azzerato la mia vita, se così si può dire, tante di quelle volte che credo di aver esaurito le scorte a mia disposizione. Sempre senza far del male (affettivo o materiale) a terzi. E’ ovvio. Mi ritrovo a 36 anni a chiederemi chi sono è in quale diavolo di direzione sta andando la mia vita. Da bambino sognavo di diventare un disegnatore di fumetti, finito l’istituto d’arte e diplomatomi in grafica per la pubblicità e la fotografia, subito capisco che il solo stipendio di mio padre non sarebbe bastato a mantenermi alla scuola internazionale di comix, e portare avanti una famiglia di cinque persone. Come un pò tutti dopo il diploma a quei tempi, aspettavo la famigerata cartolina azzurra della chiamata al militare. Ah, io ho optato per l’obiezione di coscienza. Tornato da quella splendida esperienza (che mi sento di consigliare, sicuramente dura ma esperienza), non ho più scuse. Devo trovarmi un lavoro. Trovare un lavoro a Napoli è un pò come vincere il totocalcio. Decido di seguire un gruppo di ragzzi che partivano per Modena, con la speranza negli occhi e tanta paura nel cuore. Faccio lo scaffalista, allestitore, commesso, operaio generico… fino a quando il senso di irrealizzazione non mi porta ad abbandonare tutto e tirare il freno a mano. Avevo bisogno di pensare. Tornato a Napoli, vado a perdere il mio tempo (con rispetto parlando per chi fa questo lavoro) a decorare bomboniere. Autentici falsi delle Porcellane di Capodimonte. Mi pagavano a cottimo e se riuscivo a portarmi a casa 50 mila lire, wow era la mia settimana migliore! Finalmente arriva un lavoro impiegatizio… erano i primi tempi e stavano nascendo i primi CALL CENTER! O meglio, quelli out sorcing. Contratto da metalmeccanico (anche se non assemblavo nulla) e tanta pazienza… ed eccola lì, di nuovo. E’ tornata a trovarmi… l’insoddisfazione. Eppure (finalmente) avevo un lavoro a TEMPO INDETERMINATO… a 700 mila lire al mese… Conosco Claudia (la mia attuale convivente) di San Marino. Altro giro altra corsa. Abbandono tutto, posto fisso compreso, con relativo disaccordo di mio padre e nel giro di due anni mi trasferisco a San Marino, dove vivo in pseudo clandestinità, toccando (finalmente con mano) il lavoro in agenzia pubblicitaria. E’ ovviamente tutto diverso da quello che mi aspettavo. I clienti, i tempi, le esigenze e le arrabbiature. Comincio a girare come una trottola per diverse realtà del territorio. Piccole, grandi e medie… Attualmente sono disoccupato (o come piace definirmi un “disoccupato organizzato” ossia bene o male, raccimulo qualche lavoretto qua e là, che mi permetta di comprare qualche fumetto alla fine del mese). Convivo ancora con Claudia fra alti e bassi e … e… e?… E chissà il futuro cosa mi riserverà.

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