Nuovo e utile

Di mamma ce n’è più d’una (in pillole)

Oggi, insieme a Lorella Zanardo, presento il bel libro di Loredana Lipperini Di mamma ce n’è più d’una. Libro importante, in cui si intrecciano una marea di questiti riguardanti identità, ruoli, stereotipi, ideologie, sensi di colpa, vocazioni, rapporto tra i generi, lavoro, prospettive, consumi, modelli di vita, desideri. E la ricerca di un equilibrio nuovo: o, meglio, di infiniti nuovi equilibri possibili. Una bella sfida creativa, da vincere anche, credo, grazie a massicce dosi del vecchio, sano, santo, salvifico buonsenso. Questi sono i miei appunti. Poi leggetevi tutte le 307 pagine, però.

Gender backlash significa che si torna indietro sulle questioni di genere
– Nel 2008 una ricerca di mercato di Procter&Gamble annuncia il ritorno della sense girl, donna fra i 25 e i 40 anni che si inquadra in un ritornante modello di famiglia tradizionale e conservatrice, sogna una vita tranquilla, ama passare il tempo libero a casa e prendersene cura. A margine, nel 2010 l’indagine It-Silc dell’Istat rileva che il 34% delle donne tra i 30 e i 39 anni non lavora e, soprattutto, non è in cerca di occupazione.
– Gennaio 2011, ricerca sorElle d’Italia (istituto Piepoli): le donne sono il 60% della popolazione universitaria, ma il 22% decide di non iniziare un percorso professionale.
– La gente si sposa poco (meno 30.000 matrimoni nel 2010) ma il matrimonio, inteso come cerimonia prima ancora che come istituzione, è di moda. Internet pullula di giochi per bambini sull’argomento: Vesti la sposa, Crea il tuo abito nuziale, Abiti da sposa, Gioco di spose, Wedding shopper, Wedding troubles, Wedding date… il matrimonio entra nei giochi di ruolo, da Final Fantasy a World of Warcraft.
– 2007: uno studio della Cornell University dice che il 70% delle donne intervistate vuol perdere intorno ai dieci chili prima delle nozze. Motivo: la cerimonia passa, il matrimonio può finire, ma le foto restano.
– Costo medio di un matrimonio in Italia: 30.000 euro (fonti: Adoc e Federconsumatori). Le famiglie si indebitano per una media di 16.000 euro, con una punta di 19.000 euro in Calabria (dato Confedercenti Eurispes). È un giro d’affari di quasi 6 miliardi, con quasi 150 fiere dedicate alle nozze. In Puglia 158 imprese producono il 40% degli abiti da sposa italiani. Su Sky c’è un canale dedicato, Wedding TV. Diverse trasmissioni dedicate su Real Time, da Abito da sposa cercasi a Matrimonio all’italiana. Alternativa low cost: sposarsi con lo sponsor, ospitando un po’ di pubblicità.
– Figli: negli USA, il potere d’acquisto dei bambini, sommato all’influenza sugli acquisti dei genitori, oggi vale 1000 miliardi di dollari/anno. Erano 50 miliardi vent’anni fa, 5 miliardi quarant’anni fa.
Avere figli sembra ormai un’ossessione, scrive Michela Marzano, come se il fatto di non averne fosse una menomazione. Piaccia o no, i figli sono diventati “anche” un oggetto di consumo. In una società schiacciata dal presente sono l’unica rappresentazione del futuro. Ma (Lori Gottlieb, scrittrice) l’investimento eccessivo sui figli sta contribuendo al fiorire di un narcisismo generazionale che li danneggia.
– Elisabeth Bandinter (scrittrice e filosofa): c’è una fortissima contraddizione tra la retorica sulla gioia suprema della maternità e il fatto che la società tratti le madri come paria. Non solo sono malviste sul lavoro, ma socialmente diventano invisibili.  All’antico ”voglio tutto” delle donne va a sostituirsi un “gli devo tutto”: a lui, il figlio. Non pochi sostenitori italiani della decrescita e del nuovo corso ambientalista vanno in questa direzione.
– … le donne che aspettano un figlio chiedono consiglio non alla generazione precedente, che viene vista come ostile, ma alle proprie coetanee e si affidano a migliaia di forum dove si sostiene tutto e il contrario di tutto, e dove ci si affronta, con il coltello tra i denti, tra naturaliste ed egualitariste… possibile che la scelta proposta includa soltanto i due estremi? Non dovrebbe, invece della lotta “natura versus cultura”, primeggiare quella per i diritti, per entrambe?
– A che cosa corrisponde, nel nostro paese, la crescente mistica della maternità? Abbiamo uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa (1.4%figli per donna) e un’avvilente percentuale di occupazione femminile (47%circa), che decresce esponenzialmente all’aumentare dei figli. Meno di 12 bambini su 100 negli asili nido. Intanto crescono le famiglie flessibili, e le madri single (700.000). Nel 2009 l’Italia destina l’1.4% del Pil alla famiglia (la media dell’Europa a 15 è 3.7%).
– E poi: legge sull’educazione sessuale a scuola ferma in Parlamento dal 1975. Frequentissima obiezione di coscienza, anche dei farmacisti, sulla pillola del giorno dopo. Per quanto riguarda la legge 194: il 70% dei ginecologi è obiettore. D’altro canto, la pessima legge 40 sulla fecondazione assistita è stata sì emendata, ma continua a vietare la fecondazione eterologa.
– Che fare? Una via di fuga è coltivare il mito onnicomprensivo della mamma acrobata, capace di gestire il multitasking figli, mariti/sesso, lavoro e amici con un pizzico di ironia, seduzione quando ci vuole e creatività. E mescolarlo con il sogno di un regno fiabesco dove si partorisce in una piscina tra gli ulivi, e senza epidurale perché il corpo materno ha naturalmente bisogno del dolore per guidare la nascita.
– La blogger psicologa Zauberei: donne che fanno pochi figli, e che non hanno alternative di realizzazione, e che sovrainvestono nelle uniche creature che hanno, portano allo stremo il ruolo materno. La pressione sulle madri è esagerata e disorientante: fallo piangere. No, prendilo in braccio. Non insistere a dargli il biberon. Insiti perché deve abituarsi. Fai attenzione alle correnti. L’aria fa bene… i guru fondamentalisti sono tanti. Ciascuno sostiene la sua tesi in modo radicale, colpevolizzando chi si orienta diversamente. Insomma: l’unica costante è la colpa. Ancora Zauberei: questo stato di angoscia si trasforma nell’aberrazione winnicottiana della madre troppo buona, e cioè probabilmente cattiva.
– E che ci mostra la maggior parte degli spot pubblicitari? Neomamme e future mamme bionde e bellissime. Mamme che cucinano per i figli brune, magre sorridenti. Sembra che abitino tutte nella stessa casa e nella stessa cucina… non vediamo mamme basse. Alte. Con gli occhiali. Over trenta. Stanche. Che lavorano. Che sono in ritardo. Che ridono o sbuffano. Spettinate. In tuta… (da una presentazione a cura della sottoscritta)
– Negli USA le madri controllano l’80% delle spese familiari e l’88% consulta internet prima di fare acquisti: ovvio che le mamme blogger siano anche un target privilegiato per il web marketing. In Italia (fonte: Centro studi di etnografia digitale) le mamme in rete si presentano come vere e proprie esperte di maternità e si scambiano consigli alla pari… sembra che tutte le privazioni e sofferenze personali delle mamme 2.0 trovino sublimazione negli acquisti di prodotti per l’infanzia. Quando la ricerca viene presentata, le mamme blogger insorgono: non è vero! Mummy blog italiani iscritti a Mommit (uno dei punti di riferimento per il rapporto tra autrici e aziende) che a fine 2012 dichiarano di accettare sponsorizzazioni: 74. Che non le accettano: 27.
– Francesca Sanzo: sempre più professionisti del marketing pensano di aver trovato nella Blogomammosfera la Mecca, la San Marino dell’economia digitale… la blogosfera produce più mommy-blogger di quanti bambini nascano in Italia. Ulteriore avvitamento: quando le nostre nonne sfornavano figli come conigli, essere mamme faceva parte della vita. Ora sembra che ti abbia unto il Signore! (Panzallaria)
– Eppure… un figlio non deve essere speciale, deve essere se stesso. E le madri, e i padri, e i figli sbagliano, come tutte le imperfette creature che camminano nel mondo. Devono essere liberi di staccarsi dall’immagine che di loro viene consegnata.

 

3 risposte

  1. “sogna una vita tranquilla, ama passare il tempo libero a casa e prendersene cura”

    c’è anche il sense boy? Perchè non mi sento affatto un conservatore (donne e uomini per me sono moralmente e intellettualmente alla pari nel bene come nel male) ma la vita tranquilla e passare il tempo libero a casa prendendomene cura ma sopratutto prendermi cura della persona che sta con me è qualcosa che mi attira

  2. Sono incinta e stravolta dall’esproprio di personalità che subisce una donna in gravidanza. Man mano che il pancione cresce si perdono titoli e competenze professionali. Un cliente si è permesso di chiamarmi “mammina”, un altro di dire che non gli sembravo contenta della mia gravidanza, e chissà quante altre al mio posto sarebbero state raggianti. Stavo compilando un preventivo. Di solito che espressione fate, voi, mentre compilate un preventivo?

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