Nuovo e utile

Donne e uomini nuovi: dove sono?

“I progetti delle donne superano quelli degli uomini”.
A fare questa affermazione è GFK Eurisko, la maggior società italiana di ricerche di mercato, in apertura della newsletter di luglio.
Non è sorprendente che i ricercatori prestino attenzione ai cambiamenti dell’universo femminile: da una parte le scelte di consumo riflettono stili di vita e sistemi di valori e cambiano insieme a questi. Dall’altra, già nel 2012 la ricerca Cermes Bocconi conferma che le donne sono responsabili o influenzatrici del 94% degli acquisti di alimentari, prodotti per la casa e cosmetici, e per il 64% degli acquisti di beni e servizi durevoli (banche, assicurazioni, utenze): dunque, conviene osservarne gli umori e le propensioni con un’attenzione speciale.
Non è nemmeno sorprendente il fatto che in una situazione di crisi, le donne si dimostrino più resilienti. Reagiscono meglio le imprenditrici anche se ottengono meno finanziamenti degli uomini,  e reagiscono meglio le madri di famiglia.
È invece sorprendente che, come segnala Eurisko, le italiane – che non vivono certo in un ambiente favorevole – siano sopra media rispetto alle donne europee su tutti gli indicatori che riguardano il perseguimento del  benessere sociale e personale.
Dovrebbe risultare sorprendente (ma, purtroppo, non lo è per niente) il fatto che le imprese, i mass media, le amministrazioni territoriali fatichino così tanto a intercettare il nuovo protagonismo femminile (che, non dimentichiamolo, deriva anche dal recente, massiccio accesso delle donne all’istruzione) e a usarlo, in senso buono, come leva per lo sviluppo: stentano a offrire rappresentazioni, ruoli, servizi, prodotti, contesti adeguati alle donne di oggi.
Risultato per le donne (e sì, anche per gli uomini, costretti in una crisi d’identità per uscire dalla quale esistono pochi modelli consolidati): un di più di fatica, peso, frustrazione, solitudine e spaesamento. Oggi alcune donne hanno conquistato posizioni di rilievo, ma si tratta solo di un primo cambiamento, importante sì, ma di superficie. Qui, a questo proposito, il Corriere della Sera. Qui, la Repubblica.
La possibilità di operare un importante ribaltamento creativo della situazione è lì, facile da intuire: sta in una nuova alleanza tra universo maschile e femminile (e tra donne e uomini nuovi) e nel reinventare ruoli e relazioni al di fuori degli schemi, degli stereotipi e dei luoghi comuni. Se i ragazzini delle scuole superiori, almeno i più avveduti, ci sono già arrivati e non stentano ad avere rapporti del tutto paritari e solidali, a molti adulti intrappolati nelle consuetudini farlo sembra più difficile.
I ragazzini cresceranno, e le cose cambieranno di sicuro. Ma sarebbe bello e sommamente appagante per tutti che cambiassero prima.
Ho chiesto a Eurisko di potervi proporre il testo dell’articolo. Eccolo, qui sotto, con le tabelle che lo corredano.

______________

Sono più attente al benessere, più impegnate nella famiglia e nelle relazioni personali e affettive, più responsabilizzate e con più senso del dovere di fronte alla crisi, più sensibili al sociale e all’ambiente, più coinvolte nella cultura e nella crescita personale. Mentre gli uomini appaiono più centrati sul successo personale e la ricerca del piacere.
In particolare, le donne italiane, ancor più di quelle europee, risultano più esplorative, più solidali, e più orientate all’autorealizzazione (tavola 1). Appare evidente che le donne, quantomeno in Europa, sono la metà del cielo più decisa ad impegnarsi nel benessere sociale e personale.

Tav_1Nel progetto di vita femminile è presente una carica innovativa e trasformativa in una prospettiva di uscita sostenibile dalla crisi e di ripartenza culturale, oltre che economica. Se poi poniamo l’attenzione sulle scelte quotidiane, scopriamo che le donne sono decisamente più orientate ad un’idea di benessere da intendersi come sintesi di corpo-mente. Meno orientate al salutismo efficientistico, più propense verso un progetto armonico per sè e da condividere con gli altri. Tutto questo richiede impegno e pre-occupazione.
Risulta pertanto che le donne sono più pre-occupate degli uomini, in quanto i loro progetti sono più ampi e la loro visione tende ad includere, non ad escludere e a delimitare come fanno gli uomini. I quali si sentono sempre più spiazzati, in difficoltà per la loro perdita di protagonismo. In particolare gli uomini trovano difficile reinventarsi in un proprio progetto di vita, e si mostrano in difficoltà nella ricerca di nuovi ancoraggi etici, psicologici, culturali e di ruolo.
La perdita di ruolo e di centralità sociale degli uomini è ben rappresentata dalla tavola 2, che evidenzia l’evoluzione degli uomini verso la dimensione individualistica e del disimpegno, considerando il periodo, in Italia, che va dal 2000 al 2013.

Tav_2Quale futuro per gli uomini? Si intravede un percorso di reinvenzione che passa da nuovi modi di vita e di consumo: la teatralizzazione del corpo, la regressione ludica, l’etica delle emozioni, la passione della craftmanship. Soprattutto si intravede la ricerca di nuovi equilibri di genere, dalla relazione asimmetrica ad una più equilibrata, in una prospettiva dove si crei empatia ed anche reciprocità e interscambio di ruolo, di progetto, evitando la competizione degli interessi.
In sintesi, stiamo evolvendo verso valori (femminili) sempre più inclusivi, con gli uomini in difficoltà di ruolo, ma anche alla ricerca di nuovi percorsi di interazione e scambio di genere. Stiamo andando verso il migliore dei mondi possibili? Forse.
Ma le donne, sempre più impegnate e pre-occupate, viene da chiedersi, non staranno riducendo troppo il loro progetto di madri, e quindi non staranno troppo favorendo un sistema che sta velocemente invecchiando, quindi una popolazione meno attiva, soprattutto pensando all’Europa che rischia di regredire nel confronto con altre realtà geopolitiche, come l’Asia e in futuro l’Africa? Appare evidente che il nuovo modello femminile, con i suoi progetti onnicomprensivi, richiede condizioni esterne che lo rendano praticabile: da una diversa organizzazione dei tempi di lavoro al wellfare aziendale che aiuti la gestione dei figli, ai prodotti e servizi che intercettino con intelligenza i nuovi bisogni (delle donne e degli uomini nuovi).

4 risposte

  1. Era una domanda latente da tempo: ci sono state donne imprenditrici che si sono suicidate a causa della crisi? La risposta è sì, ma in numero significativamente molto inferiore, anche tenendo conto delle proporzioni di genere fra gli imprenditori. Ciò indica che le donne hanno maggiore resilienza, capacità di resistere e trovare soluzioni adattative.
    Ma l’affermazione di Altan: “Il futuro è delle donne. Se arriva.” non può essere lasciata alla sola tragica ironia.
    Le due tavole di Eurisko (ah! Gian Paolo Fabris e le prime ricerche sugli stili di vita degli italiani!) ci offrono una notevole sintesi a favore dell’affermazione di Altan, ma parte del testo (e i link a Corriere e la Repubblica) descrivono l’attuale situazione di crisi –le stesse cose ce le ripetono gli economisti ortodossi, i politici e i media ogni giorno– come una specie di incidente di percorso. Sì, è vero, la crisi c’è, ma la ripresa dei consumi e quindi della crescita è dietro l’angolo, prossima a venire, e non c’è ragione di preoccuparsi. Questa a me pare una specie di barzelletta, che non chiarisce il come ciò sia potuto accadere e perché non stiamo quindi rapidamente rientrando in carreggiata.
    Ritengo che la crisi sia sistemica e che ne verremo fuori solo se saremo capaci di farlo arrivare, il futuro. In questo le donne –acci– hanno maggiori probabilità di riuscita, d’immaginazione e di concretezza, è del tutto evidente.
    La teoria dei rendimenti decrescenti, illustrata da Mauro Bonaiuti ne “La grande transizione” era già in qualche misura presente nel libro di Giarini e Loubergé, che avevo letto al tempo della sua pubblicazione, nel 1978: “La delusione tecnologica. I rendimenti decrescenti della tecnologia e la crisi della crescita economica”. Preveggenti. Mi permetto di citarli –aggiungendo anche il testo dello psicologo analitico Luigi Zoja “Storia dell’arroganza”– conoscendo la poliedria del tuo eccellente lavoro e la capacità di superamento dei luoghi comuni e di certe false aspettative come quelle fondate sul Furby Rottamatore oggi in auge al 42%.

  2. Rodolfo, scusa, Giampaolo Fabris non c’entra nulla con Eurisko forse confondi GSK con GPF& Associati oggi solo GPF. Eurisko è una multinazionale della ricerca di marketing nata in Germania. Francamente la ricerca non mi convince, come altre del resto che cercano risposte sui mutevoli atteggiamenti delle persone nella società. Preferisco l’ironia di Altan. Io queste donne non le vedo né nelle case né nelle aziende, e non vedo nemmeno gli uomini nuovi, né sul piano dell’efficienza né su quello culturale. Il ? di Annamaria nel titolo mi sembra appropriato.

    1. Vedi l’Alzheimer cosa ti combina? Hai ragione, sono stati i due acronimi a confondermi. Ho rovistato nello studio alla ricerca delle “otto Italie” di Fabris a cui mi riferivo: nascoste in qualche angolo recondito, allo stesso modo delle informazioni corrette nella mia memoria. 🙂
      La ricerca -secondo i suoi autori– sostiene che le donne sono in qualche misura più funzionali al sistema, più acritiche e quindi più consumatrici, e questo. per loro e per l’economia di mercato, è un bene. Convinto come sono che la crisi è sistemica, credo che il futuro –inteso quale superamento del passato, come progresso e non come barbarie– possa al contrario generasi più nelle menti delle ragazze che dei ragazzi, almeno a giudicare dagli atteggiamenti e dagli interessi che mi capita di osservare nei miei quasi occasionali rapporti con gli studenti universitari nell’area del design.

  3. Ho la sensazione che si parli della donna SINGLE. La donna MADRE ha un ruolo più importante della realizzazione personale (professionale, intendo). E’ probabile che la donna italiana senta maggiormente il suo nobile e insostituibile compito. Meriterebbe un applauso, non un rimprovero.

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