Incidente petrolifero Golfo del Messico

Golfo del Messico: eh, no, dire bene e fare male, non vale

Dopo lo spaventoso disastro ecologico nel Golfo del Messico, il gruppo BP (British Petroleum) mette in homepage nel sito istituzionale immagini e aggiornamenti, tentando di arginare un’ulteriore, devastante marea nera comunicativa. Ma anche questo sforzo è tardivo e inadeguato: i fatti contraddicono drammaticamente un decennio di campagne (per favore, guardatevi bene i video) volte a stabilire un’equivalenza tra BP e il concept Beyond Petroleum, “oltre il petrolio”, un’efficace operazione di greenwashing estesa a carburanti e rete di distribuzione.
In anni precedenti, d’altra parte, le retoriche aziendali comprendevano, oltre a una dose di trionfalismo tecnologico, anche la (oggi imbarazzante) affermazione che BP “dà vita”.
Insomma: succede che il contrasto tra dichiarazioni e realtà faccia apparire quest’ultima, se possibile, ancora più grave e offensiva. E sottolinei, come segnala l’autorevole Huffington Post, l’ambiguità dell’impresa e il suo cinismo: BP è stata coinvolta per negligenza in alcuni tra i maggiori disastri degli ultimi cinque anni riguardanti gas e petrolio, e questo del Golfo del Messico è solo l’ultimo della serie.

4 risposte

  1. In effetti la comunicazione stride fortemente con la realtà. Gli esiti sono disastrosi, nonostante il tentativo di “recuperare” con la trasparenza delle informazioni veicolate sul sito. Il concept, in effetti, ha posizionato l’azienda sulle nuove “energie verdi” anche sapendo che il core è ancora strettamente legato al petrolio. Una scelta azzardata e rischiosa. Il disastro è totale, anche se, bisogna ammetterlo, questa “crisi” mette a durissima prova chi si occupa della comunicazione di BP, un compito a questo punto davvero ingrato, ma bisogna dire che un payoff più rischioso, menzognero e tragicamente paradossale era difficile scovarlo. Mi sembra la stessa emergenza che si trova a fronteggiare chi “dopa” la comunicazione utilizzando un testimonial sportivo fortissimo e amatissimo poi beccato in flagranza per l’uso di sostanze proibite. L’esito anche in quel caso è disastroso soprattutto se la prestazione dell’atleta è “metafora” della performance aziendale…

  2. L’ORO NERO E’ PREZIOSO Comunicazione mascherata per utilizzatori finali avidi e insaziabili. Un disastro immane per un consumo scriteriato di una materia prima che oggi fa girare il mondo. Tutte le compagnie petrolifere investono in ricerca di fonti di energia alternative, perché i loro enormi introiti avranno un calo in futuro con la riduzione della disponibilità di petrolio, e per questo le loro comunicazioni insistono nel trasmettere un aspetto pulito e mostrano il loro impegno nello sviluppo delle energie da fonti rinnovabili, mascherando la sempre più aggressiva caccia agli ultimi giacimenti sfruttabili. A mio avviso il petrolio andrebbe tutelato con la cura che si dedica agli animali in via di estinzione: protetto, censito, studiato e utilizzato gradualmente sempre più solo per attività essenziali e vitali. Pensate ai materiali plastici, da esso derivati, che condividono la nostra vita da più di mezzo secolo, che potrebbero sparire di colpo dal nostro quotidiano: Le sedie, i cestini per la carta, i giocattoli, le cannule ospedaliere, le lampade, le palette per i gelati, i biberon, i cellulari, i contenitori per il latte, gli aggeggi tecnologici che abbiamo sotto mano, gli occhiali, gli orologi, il bancomat, i tappi per le orecchie, le maschere da sub, le guarnizioni … walter

  3. Quando la pubblicità si avvicina alla propaganda, siamo nei pasticci. Lippman e Bernays (tra l’altro nipote di Freud), che per primi codificarono e applicarono le tecniche di propaganda, ci hanno messo in un bel guaio. Come ci si difende da questa “guerra psicologica” che cerca di cambiare il modo in cui la gente comprende una questione? Basta il lavoro lungo e paziente di educare allo spirito critico?

  4. APCOM, 28 min. fa’. La cupola non funziona. “I problemi tecnici per il funzionamento della cupola sono enormi e richiedono soluzioni mai sperimentate in precedenza”. Linguaggio da fine-di-mondo. Si (ci) stanno spingendo agli estremi. E noi ,qui, inermi.

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