Nuovo e utile

Energia: che c’è di nuovo, che c’è da fare

In una Ted Conference 2011 lo statistico Hans Rosling ricorda con dati semplici e inequivocabili che il maggior problema del mondo prossimo venturo è la mancanza di energia: macchine “magiche” e irrinunciabili come la lavatrice migliorano la vita degli individui. Ma consumano. Oggi metà dell’energia viene usata da un settimo della popolazione mondiale. Se le risorse diminuiscono, se il nucleare non è una soluzione e se il cambiamento climatico ci preoccupa, dobbiamo inventarci qualcos’altro.
È stata definita il Santo Graal della scienza la foglia artificiale inventata da Daniel Nocera del MIT e dieci volte più efficiente di quelle vere. È economica, basta metterla in un recipiente d’acqua ed esporla al sole, ed è capace di «fornire energia a una abitazione di un paese in via di sviluppo per un anno». Tra meno di 10 anni la tecnologia potrebbe essere disponibile. Alla creatività del MIT dobbiamo anche le cellule fotovoltaiche capaci di ripararsi da sole, come fanno le foglie vere (qui l’articolo tecnico uscito su MITnews).
Forse il cambio di paradigma passa anche dalla ridefinizione creativa di concetti come “gas di scarico”: recuperandone il calore, li si trasforma in una fonte di energia. O come “macchina” (qualcosa di meccanico) e “deserto” (luogo abbandonato): basta guardare il progetto norvegese che prova a trasformare i deserti in fabbriche verdi.
Ma la storia più bella sull’energia si trova in Africa, ed è quella del ragazzo che guarda le figure e intrappola il vento.
Se volete divertirvi con l’energia, potete provare a costruirvi una cella solare con tè e ciambelle. Se volete fare qualcosa di serio, ricordatevi che il 12 e il 13 giugno c’è il referendum sul nucleare. E ditelo in giro.

32 risposte

  1. Non c\\\’è cosa peggiore, cara signora Testa, di un\\\’umanista che non parla con i numeri su questioni che possono essere descritte solo con i numeri. Fatalmente finirà per trarre un\\\’idea errata del mondo fisico e delle sue leggi, innamorandosi delle favole e gabellandole per realtà. Lei è una grande professionista nel suo campo e la seguo da tempo nel suo brillante blog. Non dia però spettacolo di fatuità linkando emerite idiozie, riprese da giornalisti scientificamente analfabeti. La creatività nella scienza non è parola in libertà e invito al sogno. Anche la fantascienza, quando è riuscita, è difficile da maneggiare da un narratore che non sia un matematico. A giugno c\\\’è il referendum sul nucleare. Un\\\’occasione per capire i limiti di tutti coloro che ritengono di poter parlare su cose che non capiscono. Tutti coloro che stanno delegando a altri l\\\’interpretazione di quelle equazioni che non hanno mai capito. Che ripetono le parole dei tanti sedicenti esperti di turno come i Kyrie eleison dei fedeli che non conoscevano il latino, quindi ripetevono formule senza capirle. Puro flatus vocis. Ma imparare a capire da soli, calcolatrice in mano, mai? Andare a studiare fisica invece di parlare a caso solo perché si ha la facoltà di favella, mai? Mi dispiace scrivere un così duro commento ma fino a che una persona dimostrerà di avere abbandonato la fisica alla prima liceo sarà condannata all\\\’inconsistenza delle sue valutazioni scientifiche. Mi dispiace perché la sua sensibilità è sincera. Ma il ragazzo africano non si salverà con una girandola. Hommequirit

  2. Pessima tecnica di argomentazione, quella di Hommequirit: attaccare non il contenuto, ma chi parla. Pessima, ma molto diffusa oggigiorno. E soprattutto inutile, perché non aiuta a capire. NeU ha citato uno statistico e Daniel Nocera del MIT, cioé scienziati che parlano di scienza in modo comprensibile anche per chi non ne è esperto. Perché Hommequirit non ha fatto altrettanto? Valeria

  3. Gentile Hommequirit, prima di tutto grazie per il suo commento. Il dissenso è benvenuto. E dal confronto tra prospettive e argomentazioni diverse chi legge potrà meglio trarre le sue conclusioni. Poiché sono, come dice lei, un’umanista, le mostro la struttura argomentativa del post che tanto l’ha innervosita. E, con Valeria, le segnalo che il post è interamente costruito elencando non opinioni della sottoscritta, ma fatti reali come le scoperte del MIT o l’impegno norvegese nelle fabbriche verdi. 1) Le statistiche (Rosling) ci dicono che il bisogno di energia è crescente. 2) Le soluzioni che abbiamo non sono del tutto soddisfacenti (se lei pensa che oggi abbiamo a disposizione qualche soluzione economica, non rischiosa, a scarso o nullo o impatto ambientale e che non comporti anche nel lungo periodo un esaurimento delle risorse, la prego caldamente di dircela. Immagino che molti saranno interessati). 3) Oggi si stanno sperimentando soluzioni nuove. 4) Un cambio di paradigma, secondo la definizione che Kuhn ne dà, avviene quando le credenze esistenti vengono sfidate da fatti nuovi, e per uscire dalla crisi si adottano nuove prospettive. 5) Un ulteriore fatto nuovo sarà il referendum sul nucleare che si terrà nel nostro paese. Al referendum non voteranno solo i laureati in fisica. E la fisica (nemmeno la chimica, se è per questo) non ha gli strumenti per spiegare come si formano le opinioni nella mente delle persone. Da umanista, andrò a dare il mio voto. Da umanista, mi sono presa la briga di spiegare in base a quali elementi mi sto formando un’opinione. Lei ha tutto il diritto di mettere in crisi le mie convinzioni con evidenze oggettive. Se sono convincenti, sarò felice di cambiare idea. Ma non può negarmi il diritto di avere un’opinione e di esprimerla. Infine, sulla creatività nella scienza (fenomeno che continua a riempirmi di rispettosa meraviglia) mi permetto di citarle i detti di alcuni grandi scienziati. Presi dalla collezione di citazioni ospitate in NeU. Non sembrano così diffidenti nei confronti del sogno… E non dimentichiamo che il sogno – le ricordo solo il notissimo caso di Kekulé e dell’anello benzenico – spesso è portatore di soluzioni efficaci e inattese. Adoro gli esperimenti folli. Li faccio in continuazione. Charles Darwin (naturalista) Non tutte le prigioni hanno le sbarre: molte sono meno evidenti ed è difficile evadere perché non sappiamo di esserne prigionieri. Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali che castrano l’immaginazione, fonte di creatività. Henry Laborit (biologo e filosofo) Ci vuole una mente eccezionale per affrontare l’analisi dell’ovvio. Alfred North Whitehead (matematico) Il mistero è l’emozione fondamentale che sta alle sorgenti della vera arte e della vera scienza. Albert Einstein (fisico) Se avessimo saputo che cosa stavamo facendo non l’avremmo chiamata ricerca, giusto? Albert Einstein (fisico) Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti. Leonardo da Vinci (inventore) Se tutti noi facessimo le cose che siamo realmente capaci di fare, stupiremmo completamente noi stessi. Thomas Edison (inventore) La vera cosa importante nella scienza non è tanto scoprire nuovi fatti, ma piuttosto nuovi modi di pensarli. William Bragg (fisico) Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa. Albert Einstein (fisico) La logica resta sterile finché non è fecondata dall’intuizione. Jules Poincaré (matematico e filosofo) La creatività coinvolge la profondità di una mente e molti, molti livelli inconsci. Oliver Sacks (scrittore e neurologo) Quando uno scienziato anziano e stimato dice che una certa cosa è possibile, con quasi assoluta certezza ha ragione; quando dice che è impossibile, il più delle volte si sbaglia. Arthur C. Clarke (scienziato e scrittore) Questa, se permette, gliela dedico: Chiunque si pone come arbitro in materia di conoscenza è destinato a naufragare nella risata degli dei. Albert Einstein (fisico) Un saluto cordiale. Con l’augurio che continui a seguire NeU.

  4. Vuol dire che mi metterò a sognare con lei. Ma le consiglio caldamente di avvicinarsi a ogni articolo che ha citato con più scetticismo. Se vuole posso mettermi a spiegare perché ognuno dei suoi link fa acqua da tutte le parti – decida lei quale – che ciascuno è un resoconto sensazionalistico votato all’entusiasmo delle fiabe, e proprio per creare aspettative chi scrive viene sovente pagato, che gli articoli barano a man bassa, che ancora non si è capito che il risultato di una ricerca non è un dato di scienza ma è lo spunto che va messo al vaglio della comunità (quindi l’inizio della storia), , che Kuhn con le sue rivoluzioni scientifiche ha rotto le scatole e ha creato un sacco di confusione tra gli umanisti con il suo concetto di paradigma che ne scalza un altro,che il wwf non si cita nemmeno ai bambini perché da sempre fa analisi che candidano Gian Burrasca al Nobel per la fisica, che nessuno abbandonerà il nucleare nemmeno dopo il grave incidente di Fukushima proprio perché le alternative reali sono carbone, gas e petrolio. Magari potrebbe commentare la grande creatività ontologica della Cazzata. Non è forse un effetto di pura creatività tutto ciò che è stato detto su Chernobyl, sulle radiazioni, sulle malformazioni, morti e annessi quando la realtà è che il nucleare rimane comunque la fonte di energia che ha causato meno morti per kwh prodotti. Non è alla creatività che dobbiamo la diffusa illusione generale dei costi e degli sviluppi del fotovoltaico e dell’eolico, del contrabbandare Potenze di picco per Potenze costanti, del succhiare soldi al contribuente per distribuirli al furbo a cui pagare un’energia a prezzi di mercato stellari con il conto Energia? Non è ancora la creatività a narrarci di lobby del nucleare in un Paese come l’Italia in cui vi è solo la Lobby delle energie alternative, mafie annesse, che non vuole perdere i contributi del famigerato conto energia? Ecco, parli anche di questa invece delle fantasie di Star Trek. Che ci piacciono ma che né io né lei, in barba alle citazioni dei grandi che ha citato e che amiamo, avremo modo di vedere nelle nostre vite mortali. Sempre che non si voglia fare l’asino di Buridano che attende nell’isola che non c’è. Buon lavoro, sono sicuro che il tempo le insegnerà gli effetti collaterali dei sogni. L’Einstein di turno può fare l’elogio del sogno proprio perché ha dimostrato di non dormire. Invece noi facciamo l’elogio del sogno dormendo.

  5. Gentile Hommequirit, non le piacciono il Corriere della Sera né il Mit, né Nature Chemistry, né Wired, né New Scientist né i norvegesi… Kuhn ha rotto le palle, poarino, e il wwf racconta frottole… va bene. Da umanista incompetente ma secchiona, mi piacerebbe approfondire il suo punto. Lei cita dati piuttosto macabri ma interessanti. Ho fatto una breve ricerca in rete ma non ne ho trovato traccia. Può indicare una fonte, per favore? Se si tratta di dati statistici, riesco a leggerli perfino io. E su una cosa almeno siamo d’accordo: sulle energia alternative nel nostro paese non c’è la trasparenza che ci si potrebbe augurare. Ma… che mi dice del recente orientamento tedesco? Della Cina? Tutti plagiati dal wwf?

  6. Siccome sono un umanista anch’io, e sull’argomento sembro essere più secchione di lei, mi costringe a fare sul serio. Iniziamo dal’aggiungere i connettivi alla sua struttura logica, corretta fino al punto 4 ma meno esplicita al punto 5, vero scopo della sua argomentazione: 1 ma 2 tuttavia 3 d’altronde 4 quindi 5. “non le piacciono il Corriere della Sera né il Mit, né Nature Chemistry, né Wired, né New Scientist né i norvegesi… ” No, non mi piacciono se usano le tecniche che usano. Per ragioni di tempo e spazio, evidenzierò in ogni articolo da lei citato il punto debole che lo rende inconsistente, cercando di usare solo dati crudi, accessibili quindi a chiunque senza l’appoggio di articoli e mediatori esterni, così la cosa si fa più divertente. Partiamo dal Corriere, articolo di Tortora, che riprende e viene ripreso a sua volta da un’infinità di blog ecoillogici (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/energia_e_ambiente/11_marzo_29/foglia-artificiale-energia-francesco-tortora_c20e2f38-59f5-11e0-b755-6c1c80e280c5.shtml): l’energia prodotta dalla foglia artificiale è 10 volte superiore a quella creata dalla fotosintesi naturale[…] Gli studiosi stimano che oggi con meno di 4 litri d’acqua la foglia artificiale riesca a produrre l’elettricità necessaria per riscaldare una casa in un Paese in via di sviluppo. Nei test portati avanti dagli scienziati del Mit la foglia artificiale ha dimostrato di poter funzionare continuamente per almeno 45 ore senza alcun calo di attività.” Glissiamo sulla sua svista che nel suo post parla di un anno intero. Il processo simula in modo pià efficiente la fotosintesi clorofilliana sfruttando le proprietà fisiche della luce. Ogni fotone contiene una nota quantità di energia espressa dall’equazione E=h*v, dove ha è la costante di Plank. La costante solare, ovvero la quantità di energia che arriva ai margini dell’atmosfera è pari a 1,39kw/m2. Sulla superficie della terra ne arriva il 47% circa. Il rendimento della fotosintesi e dell’ordine dell’1-2%. (Si calcola che su 100 calorie fornite sotto forma di luce, 20 sono riflesse dalle foglie, 10 la attraversano, 20 sono trasformate in calore, 48-49 servono alla termoregolazione, 1-2 al processo biologico). Facciamo due conti, espressi in kw/m2/s per i confronti successivi.. Calcoliamo la superficie della foglia-carta da gioco in un abbondante 10*5 cm, quindi 50 cm2. Quindi la quantità lorda di energia che raggiunge la foglia è 0,00326 kw/m2/s, valore che al netto del rendimento è 6533*10^-5 kw/m2/s. La nostra foglie naturale produce 0,23kwh. Possiamo ora dedurre che la foglia artificiale produca 2,3kwh. Non male, potremmo aggiungere ingenuamente. Notare che sarebbe ancora un’energia teorica ideale, ottenibile solo nella massima ora di sole, improducibile in tutte le altre situazioni meteo, dall’emivita di 45 ore prima del degrado fisico, al netto di tutta l’energia dispersa nei processi elettrolitici a valle. Dove sta il barbatrucco negli articoli? Semplice: nel non fornire alcun dato assoluto. Nessuna potenza nominale, nessun rendimento specifico, nessun costo. Ovvero gli unici parametri su cui potersi fare un’idea e non un sogno. Per questo si lavora di metafora e si inganna il lettore analfabeta con trovate tipo “ la foglia artificiale riesca a produrre l’elettricità necessaria per riscaldare una casa in un Paese in via di sviluppo” a dimostrazione che si può mentire dicendo la verità. Dammi i dati in kwh così i conti me li faccio da me. Invece che dato mi dai? Un paese in via di sviluppo? Quale? Il kenya, per cui basta già il sole a scaldare tutto l’anno la mia abitazione? Ma se scrivessero i dati sveglierebbero il dormiente. Eh no, non si può mica fare, altrimenti poi come faccio a trovare finanziatori per il mio progetto o lettori-acquirenti che prendano per fatto compiuto la fantascienza? Del resto gli sciocchi si precipitano dove gli angeli hanno timore di avventurarsi. Passiamo velocemente all’altro link, sempre associato a questo guascone di Nocera (http://www.genitronsviluppo.com/2009/12/14/sun-catalytix-daniel-nocera/). Vogliamo perdere tempo a chi intenda usare la foglia artificiale per produrre idrogeno? Bello il disegnino dell’articolo, altra metafora iconica. Peccato che le dimensioni di quel pannello sul tetto siano un po’ sottodimensionate. Lasciamo al lettore il compitino del pomeriggio, ovvero calcolare l’energia per produrre 1m2 di idrogeno, stoccarlo e mantenerlo alla temperatura liquida, o il rendimento generale del sistema proposto. Come sempre quando si omettono i numeri si perde il senso delle proporzioni: un metro e uno yottametro divergono per sole 5 lettere in fondo. Passiamo al prossimo (http://web.mit.edu/newsoffice/2010/self-healing-solar.html). Bello, non c’è che dire. Ma anche questa volta sembra che il leit motiv sia non dare mai alcun dato. Le ricordo, signora Testa, che uno dei problemi del nucleare sarebbe rappresentato dalle scorie, il cui tempo di decadimento radioattivo è di migliaia di anni. Aldilà dei volumi risibili in gioco, lei saprà che esistono già metodi per abbreviare l’attività radioattiva delle scorie, sa? Si chiama Rubbiatron ,dal suo scopritore. Solo che le scorie rappresentano un problema volumetricamente risibile, quindi gli Stati preferiscono giustamente alienarle a vita in profonde miniere piuttosto che pagare per soluzioni economicamente svantaggiose. A ribadire che nessuna soluzione può essere svincolata dal rapporto costo/beneficio. Stesso vizio grava anche sull’articolo sui gas di scarico (http://gadget.wired.it/news/motori/energie-alternative-i-gas-di-scarico.html): mancanza di dati. Qui è anche presente una serie di paralogismi niente male. Leggiamo: “I ricercatori hanno infatti creato un sistema in grado di ricavare energia elettrica proprio dalle emissioni dei veicoli. Due i risultati tangibili: si riduce il consumo di carburante e il carico del lavoro del motore, migliorandone le prestazioni” Tralasciamo il fatto che è già da oltre un secolo che l’uomo ha inventato la turbina, il metodo di gran lunga più efficiente per riutilizzare l’energia contenuta nei gas di scarico. Qui si vorrebbe ingabbiarne il calore. Un passo da gambero ma l’analfabeta lo leggerà come un balzo in avanti. Ma concentriamoci sulle cazzate. Se io produco energia elettrica utilizzando i gas di scarico, potrò utilizzare un maggior numero di componenti elettriche contemporaneamente. Non si capisce invece per quale motivo il carico di lavoro diminuisca o le prestazioni aumentino. Ma qui il marrano deve aver (s)ragionato così: poiché produco più energia elettrica allora dovrò usare meno carburante per utilizzare lo stesso carico di elettricità che consumo. E poiché consumo meno aumentano le prestazioni. Che genio. Ovviamente il carico di lavoro è dato dal numero di giri per il tempo trascorso. Poiché un veicolo è costruito per muoversi non si vede come la produzione extra di corrente vada a diminuire il consumo necessario al motore termico per portarlo da A a B. Qui la tecnica retorica è truffaldina e si basa su una confusione di trasformazioni energetiche. Se io trasformo energia chimica in meccanica e termica e sfrutto quest’ultima per produrre energia elettrica, non posso poi pensare di usare l’energia elettrica per ridurre la quantità di energia chimica spesa. Altrimenti si pensa una macchina perpetua e infrange il primo principio della termodinamica: legge di conservazione dell’energia. Se invece si pensa ad alimentare un motore elettrico (trasmissione ibrida) allora occorre parlare di rendimenti, e quindi numeri, spiegando che sfruttare l’energia elettrica prodotta mi farà accendere qualche lampadina in più ma non certo fare molta strada. Il prossimo (http://www.newscientist.com/blogs/onepercent/2011/01/green-machine-bringing-a-fores.html). Qui voglio vedere il conto totale di questa operazione, sempre che sia fatta – cosa difficile. In altri termini qui non si inganna nessuno. Come ci sono emiri
    disposti a pagare cifre da capogiro per avere rubinetti d’oro nel proprio yacht, così ci sono soggetti che adottano lo stesso criterio per far crescere le piante. Sorvoliamo anche qui sull’improponibilità commerciale del costo verdura, che costerebbe appunto come l’oro, condannando questi progetti alla gratuità di coloro che possono permettersi di scaldarsi bruciando banconote nel camino. “Kuhn ha rotto le palle, poarino, e il wwf racconta frottole… va bene. “ Kuhn è uno storico che parla di scienza, quindi è un epistemologo. Non è uno scienziato che la scienza la faccia. L’idea che un paradigma ne scalzi un altro è scientificamente errata. Einstein non scalza Newton, proprio per niente. Le equazioni di Newton restano ancora validissime. Le equazioni di relatività speciale e generale di Einstein estendono il calcolo a velocità prossime alla luce. Così come le stesse equazioni di Einstein non valgono per l’elettrodinamica quantistica ad esempio. Ma non c’è sostituzione, no no. L’idea di paradigma è fuorviante, con i soloni che difendono il proprio scranno e i rivoluzionari che mettono in crisi e poi fanno crollare le bastille. No no. Anche perché poi si può maturare l’errata sensazione che la cesura tra leggi esistenti e leggi nuove sia appunto, rivoluzionaria. Occhio a leggere i filosofi quando parlano per gli scienziati. E di qui si potrebbe proseguire le critiche a Popper e compagnia. Arriviamo ora alla Compagnia dei Panda. Prendiamo il documento che lei linka. Non c’è periodo che non contenga una cazzata. Il bello è che basta un po’ di sale in zucca per vederle, non occorre nemmeno telefonare all’amico fisico. Le faccio qualche esempio giocando con l’incipit, solo per non rovinarle la caccia al tesoro delle sciocchezze. “Già oggi il mondo non dipende affatto dal nucleare, che rappresenta solo il 5,8% dell’energia primaria prodotta e il 13,5% dei consumi elettrica” Che retorica! Solo il 5,8%! Io direi che con solo 443 centrali si produce il 5,8% di tutta l’energia primaria, e quindi TOTALE consumata (quindi nel computo ci sono gli idrocarburi usati a fini termici e di trasporto). 443 centrali producono quasi un ottavo dell’interezza del carico elettrico, che è quello che interessa. Occorre aggiungere che per i paesi Ocse il carico è del 21,1% e per l’Europa il 24,9%. (http://www.iea.org/stats/electricitydata.asp?COUNTRY_CODE=28) Perciò il mondo, e sopratutto l’Europa dipende eccome dal Nucleare. “meno di quanto non copra l’energia idroelettrica” Bravi, peccato che la superficie allocabile alla produzione di energia idroelettrica sia già sfruttata, quindi c’è poco da rodere. “Autorevoli studi hanno dimostrato inoltre che non è per niente vantaggioso.” Qui basta un semplice argomento logico. Perché, anche al netto dei reattori pianificati e proposti, quelli in costruzioni sono 63, per oltre 64GW di potenza? Tra l’altro in costruzione in Paesi diversi tra loro per assetti costituzionali, redditi, cultura? In costruzione tra chi già li ha e tra chi non li ha. Sempre che non si voglia ipotizzare il solito complotto di una Spectre lobbistica capace di rimbecillire democrazie e dittature. (http://www.iea.org/papers/2010/nuclear_roadmap.pdf) “Negli ultimi anni sono cresciute più le rinnovabili di qualunque altra forma di energia e nei prossimi anni saranno più i reattori che arriveranno a fine ciclo di quanti ne saranno avviati.” Qui la tecnica è sottile. La crescita delle rinnovabili non è un fatto fisiologico, che per una specie organica ne dimostrebbe il trofismo, l’efficienza e la competitività ecologica. Mai fare confronti o dare percentuali senza i dati assoluti. Io potrei dire che i miei risultati nei cento metri sono cresciuti pià di quelli di Carl Lewis. Ma se non dico quali sono i miei tempi e quelli di Lewis induco chi legge a fare paragoni improponibili. Sono cresciute di più le rinnovabili perché il nucleare è rimasto pressoché fermo. Tuttavia a essere seri i dati da dare per le rinnovabili sono i Gw installati e i costi sostenuti. Ops. http://www.iaea.org/cgi-bin/db.page.pl/pris.reaopucct.htm Ho analizzato solo i primi tre periodi dell’articolo. A lei il resto dell’argomentazione della struttura retorica da gioco delle tre carte. “Lei cita dati piuttosto macabri ma interessanti. Ho fatto una breve ricerca in rete ma non ne ho trovato traccia. Può indicare una fonte, per favore? “ Immagino si riferisca a Chernobyl. Parta dalla voce di wikipedia e troverà ogni riferiemnto bibliografico, inappuntabile per autorevolezza. http://en.wikipedia.org/wiki/Chernobyl_disaster Poi prosegua col Chernobyl forum, dove tutte le principali organizzazioni mondiali o interessate a titolo di vittima (Onu, Fao, Iaea, Unep, Undp, Oms, Governi Russi, bielorussi, e Ucraini) hanno stilato i risultati di uno studio congiunto (serio, non di Greenpeace). Vedrà che potrà interrogarsi a lungo sulla creatività delle cazzate a cui magari ha c(r)eduto anche lei – per non parlare di tutti coloro che hanno interesse a propalarle ancora oggi. http://it.wikipedia.org/wiki/Chernobyl_Forum http://www.iaea.org/Publications/Booklets/Chernobyl/chernobyl.pdf “che mi dice del recente orientamento tedesco? Della Cina? Tutti plagiati dal wwf ?” Non sia così ingenua. Potrei facilmente rintuzzare chiedendole cosa ne pensa del recente orientamento statunitense, di un Obama che rilancia il nucleare. Ma sarebbe troppo facile liquidarla così.Il wwf, che ancora fa ancora boccucce sul tradimento del presidente nero che si credeva verde, lo spiega così: “La proposta di un investimento nucleare negli USA va comunque letta come un elemento di tenuta del sistema attuale e non già come scelta di sviluppo, essendo molti i reattori che a medio termine dovranno essere dismessi..” http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=6740 Salti mortali tripli carpiati. Quindi i soldi stanziati per costruire 7 nuove centrali da aggiungersi alle 104 che gli USA hanno già, non sono una scelta di sviluppo. Ma si badi al resto dell’argomentazione, prego: “Si pensi poi che, a seguito di investimenti autorizzati, è stato prorogato il limite di esercizio sino a 60 anni per ben 44 reattori anche allo scopo di dilazionare ulteriormente nel tempo operazioni di dismissione assolutamente complesse ed onerose” [Ibidem] Delirio. La tecnologia mi permette di allungare dagli iniziali 25 ai 40 e poi ai 60 anni il ciclo vita di un reattore. Poiché a differenza dei combustibili fossili, il costo kwh del nucleare dipende solo in minima parte dal costo combustibile, riuscire ad allungare la vita utile di produzione energetica vuol dire ammortizzare i costi su un orizzonte temporale maggiore, quindi avere un kwh prodotto a costi ancor più bassi. Il decomissioning invece non risente dell’allungamento della vita di un reattore, essendo contabilizzatto come costo fisso inevitabile. D’altronde non è questa la sede ma occorre ricordare che il suo costo è già incluso nel prezzo kwh finale. (per la precisione il costo del combustibile nucleare incide solo per il 15% sul costo del kWh prodotto (il costo dell’uranio solo per il 5%) http://www.google.com/url?sa=t&source=web&cd=2&ved=0CBwQFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww-pub.iaea.org%2FMTCD%2Fpublications%2FPDF%2FPub1440_web.pdf&rct=j&q=iaea%20nuclear%20cost&ei=UI6lTYJ8iNKyBo6O5IkI&usg=AFQjCNERmWU2VXTiNhQfWsyWbPO7LAGDAg&sig2=w_dz-rTp8mQz5BMlW3Tqig&cad=rja La Merkel ha tentato di capitalizzare Fukushima nelle elezioni amministrative. Per ora non ha stoppato propria nessuna centrale che non fosse già ferma per le procedure di prolungamento vita dei reattori (da qui la moratoria). Certo che se si leggono i giornali si può addirittura diventare più scemi di loro. Per quanto concerne la Cina, diamo la parola al Wwf, così chiudiamo in bellezza, in vaudeville. http://www.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=6741 Leggiamone una frase significativa: “In particolare, prima della tragedia che si sta consumando alla centrale giapponese di Fukushima, il vicedirettore della National Energy Adm
    inistration cinese Qian Zhimin ha dichiarato che la Cina sarebbe passata da una capacità di potenza nucleare di 10 mila Mw del 2010 ad una potenza di 80 mila nel 2020, ai 200 mila Mw nel 2030, fino agli impressionanti 400 mila Mw del 2050 (leggi). Oggi tutto questo potrebbe essere rimesso in discussione. “ Bella la tecnica. Si riporta il vero con tanto di link corretto, per guadagnare autorevolezza con l’ammissione di un dato avverso. Poi si ricorre all’insinuazione senza alcun link, né alcuna prova. Applausi. La verità è ben diversa (http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_nucleare_nel_mondo) Fonti in calce, Iaea in primis. Anche non considerando i reattori proposti o pianificati (rispettivamente 110 e 50), rimaniamo a quelli in effettiva costruzione, quindi scevri di calcoli politici o proclami più o meno realizzabili. Ebbene, il numero ammonta a 27 (qui si contabilizza già il varo dei lavoro del 28°; http://www.cgnpc.com.cn/n2881959/n3065920/n3070023/4677845.html) Non solo. Con buona pace del wwf e di tutti i fobici antinuclearisti, che continuano a identificare nella radiazione il babau, diamo un elenco esaustivo, e non parziale come il wwf, di tutti i Paesi che stanno COSTRUENDO nuove centrali. In questo modo ognuno potrà farsi un’idea da sé: Argentina 1 Brasile 1 Canada 2 Usa 1 Cina 27 Corea del Sud 5 Giappone 2 India 5 Iran 1 Pakistan 1 Taiwan 2 Finlandia 1 Francia 1 Russia 10 Slovacchia 2 Per un totale di quasi 65 Gw di potenza installata (http://www.iea.org/papers/2010/nuclear_roadmap.pdf) Se vuole posso cominciare ad argomentare io senza limitarmi, come ho fatto, a mostrare la consistenza delle fonti su cui sembra continuare a formare le sue opinioni. 🙂 Hommequirit

  7. NEUTRONI VS NEURONI? Con quei due neuroni sopravvissuti nella mia scarsa materia grigia, parlo per un mio comportamento personale che fa del risparmio la fonte più facile per consumare meno energia, e magari lasciarla ad altri per cose più serie. Uso 356 giorni all’anno al bici per una media di 50 minuti giornalieri (10 km circa, casa-lavoro-casa), consumo: 55% carboidrati (amidi, cereali, frutta), 15% proteine (latticini, uova, pesce, ecc) 30% vitamine, sali, minerali, ecc (vegetali, fibre, liquidi, ecc) Inquinamento: 1-2 evacuazioni solide giornaliere, 2-3 scarichi liquidi (vescica debole) Lampade al led o a risparmio energetico, accese solo se utili, prese on-off senza nessun dispositivo in standby, doppivetri, cappotto termico pareti esposte a nord, temperatura invernale max 19° per max 5 ore nei mesi più freddi, camiciola di cotone-lana, nessun condizionamento estivo. Spesa a piedi mercato rionale, riparazione fino al ridicolo di ogni cosa riparabile, riciclo del 95% dei prodotti, biologici, carta, vetro, metalli, materie plastiche, acqua (dai bicchieri ai vasi delle piante) Produzione di file digitali, riduzione al minimo della stampa, schiavizzazione ergastolana dei dispositivi tecnologici (tel-fax 20 anni, computer fisso 16 anni, portatile 4 anni) ecc. Softwere libero… un saluto walter

  8. ps Pardon! 442 sono i reattori non le centrali, molte meno. Con una produzione di 19854 Twh. Chi vuole può calcolare quanti kwh siano stati prodotti da ogni centrale fin dalla nascita e poi dividere il risultato per il numero di morti direttamente o indirittemante associati all’energia atomica. Infine si potrebbe passare un brutto quarto d’ora fissando i risultati del calcolo della superficie necessaria e dei costi necessari a ottenere lo stesso quantitativo con una qualsiasi delle fonti alternative che entusiasmano i dreamers. Questo vuol dire essere razionali. Il resto è materia per psicoterapeuti, maghi e furbi interessati. Hommequirit

  9. DNFTT: vuol dire do not feed the troll, cioé non dare da mangiare al troll, il tipico provocatore da forum. Inutile argomentare alcunché con chi si esprime in termini di “cazzate”, “l’ingenua”, “analfabeti”, “la caccia al tesoro delle sciocchezze”, “gli sciocchi”, ecc ecc. quando si riferisce a chi non la pensa come lui. E che si propone con la VERITA’ in tasca pretendendo di dire l’ultima parola su un tema su cui il dibattito ad alto livello scientifico è ancora apertissimo. Valeria

  10. Credo che chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui, nonostante l’esplosione per eccesso di testo della finestra dedicata ai commenti (almeno, sul mio mac è esplosa) ne abbia potuto ricavare sia qualche prospettiva ulteriore sul topic, sia qualche utile ragionamento sul comunicare: stili, modi, argomentazioni. E sulla visione che sta dietro alle scelte stilistiche e a quelle argomentative. Per dirla con Walter, ai neuroni tutto questo fa bene. Sui neutroni, invece, ci si potrà pronunciare a breve.

  11. @Annamaria Testa Hic Rodus hic salta, cara signora Testa. Fuori gli argomenti o dichiari la resa. La reductio ad galateum è da sempre l’ultimo rifugio degli impotenti. Se lei provoca l’argomentazione altrui poi deve accettarne il verdetto. Questione di stile, lei mi insegna.

  12. … Non è il carattere incerto di un fatto che ne legittima il parlare della sua probabilità ma la nostra incertezza riguardo quel fatto… (osservazione di Émile Borel) La probabilità di un evento e per un dato individuo è semplicemente il prezzo di quello che egli giudica equo per una scommessa sull’evento stesso. La probabilità in quanto probabilità oggettiva non esiste, è uno stato psicologico, siamo noi che dovendo decidere ci basiamo su indizi, su idee per formulare giudizi sulle cose. (Bruno De Finetti) Personalmente e razionalmente non giudico equo il prezzo del rischio che mi prendo votando a favore del nucleare qui e ora.

  13. Annamaria è a Roma, mi dice per telefono questa risposta: … altrimenti che fa, gentile Hommequirit? Mi bombarda di dati e insulti, come per altro sta già facendo? Questa non è una guerra, e neanche un a partita a scacchi fra due avversari. È una conversazione tra molti sui temi della creatività, del futuro, del pensare in modo non conformista. Non la banno per due motivi (ma se esagera mi toccherà farlo): uno, NeU è aperto alle opinioni di tutti coloro che esprimono un pensiero, a patto che lo facciano civilmente. Due, credo che lei stia conseguendo un effetto-paradosso molto interessante dal punto di vista della comunicazione. Difendendo le sue posizioni così come le difende, risulta più convincente in termini antinuclearisti di quanto non lo sia io, che ho diversi dubbi, ma continuo a essere curiosa di tesi differenti, e a lasciare loro spazio.

  14. @Annamaria Ma io non l’ho insultata proprio per niente – vogliamo controllare? – né ho intenzione di farlo. Altrimenti perché avrei usato il mio tempo per confutare gli articoli che lei propone? Ho irriso le ingenuità di modus pensandi che riguardano anche me, spero solo occasionalmente. Lei ha tutto il diritto di maturare la posizione che preferisce in tema di energia e nucleare: nessuno sindacherà i parametri che elegge a suoi valori tranne i dati e la logica che li muove. Apprezzo la sua scelta di essere curiosa di tesi differenti lasciando loro spazio. Apprezzi anche la pazienza e la generosità con cui altri le facilitano il compito espungendo dal novero delle papabili quelle tesi che non hanno senso. Non è forse la dimostrazione del massimo rispetto possibile? Hommequirit (Ugo)

  15. Non spezzo lance a favore di nessuno. Ho molti dubbi anch’io ma, soprattutto, poca cultura specifica sull’argomento. Mi domando solo qual è il vantaggio del nucleare e provoco: solo che pagheremo qualche oggetto un po’ meno? Tutto qui? Ma non mi pare che Hommequirit (Ugo), a parte un po’ di presunzione, sia da bannare. Scrive cose con (mi pare) una notrevole competenza e, come dice lui, che non conosco e che, a pelle, tanto per dirla tutta, mi sta anche poco simpatico…, il solo fatto che ha “perso” del tempo (e penso molto, visto il suo ponzono post) per argomentare me lo fa diventare, invece, simpatico e me lo fa apprezzare. Preferirei, sempre, un nome e un cognome, veri, come il mio, per esempio, ma transeat…

  16. in questi giorni ci sono due temi che su internet scatenano reazioni irrazionalmente furibonde: la puntata di report di domenica, in cui stefania rimini ha osato criticare facebook e zuckerberg, e il tema energetico. i siti più frequentati dai geek sono esplosi di insulti e sarcasmo sul pressapochismo della rimini, ignorando il fatto che facebook, lasciando libertà totale all’utente, lascia aperta la porta a utilizzi errati da parte delle persone meno accorte (conosco frotte di mamme che riempiono facebook di foto dei propri pargoli con nomi, cognomi e indirizzi). è come se le banche che rilasciano carte di credito le emettessero anche per minori, e i genitori, convinti che sia una cosa molto cool, le lasciassero usare ai loro bimbi. ricordare loro i rischi connessi mi sembra un ottimo servizio. l’altro tema, quello energetico, scatena soprattutto i pro-nuclearisti, che con tempismo a volte persino sospetto (cos’hanno, uno scanner della rete per confutare immediatamente qualunque affermazione pro-energie rinnovabili?) inquinano qualunque discussione con aggressività e virulenza. Valera

  17. @Graziano Potrei stilare un argomentato bilancio tecnico tra i vantaggi e gli svantaggi del nucleare ma prenderebbe molto spazio e con questo commento tacito la mia bulimia argomentativa. Preferisco quindi risponderle da umanista, Graziano. Non mi importa granché di pagare meno un oggetto. Ma siccome il mio posto di lavoro può o potrebbe essere in futuro legato alla vendibilità di quell’oggetto nel mondo, ecco che il costo per produrlo diventa fondamentale. Potrei scegliere, come ha fatto WC in un commento che condividerei volentieri se potessi, una filosofia della rinuncia. Ma altri Stati potrebbero non seguire la mia condotta facendomi pagare con la perdita di lavoro il mio sincero desiderio di sostenibilità a basso costo. Potrei inoltre diminuire in buona quantità gli interventi militari volti all’accaparramento delle riserve di combustibili fossili in quei pochi Paesi che le possiedono, quindi allentare le pressioni a livello geopolitico che ne conseguono. L’uranio, e domani il Torio, sono infatti distribuiti sul pianeta in modi più democratici. Inoltre occorre capire che il confronto tra le quantità in gioco tra combustibili a base di carbonio e materiali fissili è improponibile. L’energia prodotta dalla combustione di un atomo di carbonio ammonta a 4eV. La pensi in questo modo: ogni barile di petrolio le permette di accendere 4 lampadine. Pensi a quanti barili vanno estratti, quanti containers andranno riempiti, quante navi stivate. Pensi ai volumi in gioco per accendere lampadine e anche all’inquinamento di tutti questi processi, se le va. Poi dia un’occhiata al vituperato nucleare. Dove l’energia del nostro atomo di carbonio per ossidazione in combustione faceva accendere 4 lampadine (4eV), il nostro “barile” di uranio235 quante lampadine accenderà? 10? 100? 1000? Ebbene, no: 210 milioni (210MeV). 210 milioni di lampadine contro misere 4. Inoltre le radiazioni saranno sempre misurabili e monitorizzante producendo un controllo sulle eventuali patologie che potrebbero insorgere a ifferenza delle centinaia di miliardi di processi di combustione in cui non si monitorizzerà un bel nulla, dati i miliardi di barili consumati e trasformati per anno in ogni angolo del pianeta. Un lungo elenco di sostanze che hanno provocato e provocano ogni anno tumori e morti in numero raccapricciante a differenza del nucleare, per cui le morti per radiazioni o per incidenti connessi alle radiazioni sono addirittura contabilizzate, tanto per dire quali standard seguano i protocolli di questa industria. Ora ripensi ai volumi in gioco, agli stessi container, alle navi, alla CO2, tiri fuori la calcolatrice e scelga ciò che vuole. Ugo Rossi (hommequirit)

  18. Ben Riporto, per la chiarezza divulgativa, due interventi di un fisico italiano, dal Forum Genitori e figli del Corriere della sera. 1. “Bisognerebbe cercare di adottare un atteggiamento razionale in tutte le cose, energia nucleare inclusa. Questa fonte di energia ha delle caratteristiche peculiari in caso di incidente. Per esempio: 1. la zona affetta da contaminazione puo’ rimanerlo per decenni (vedi caso Chernobyl). 2. le centrali non si possono “spegnere” del tutto. Anche in questo caso continua ad essere prodotta energia che va dissipata in qualche modo 3. i rischi per la salute non investono solo le comunita’ locali ma un’area molto vasta. Quello che invito a fare pero’ e’ a non confondere l’energia nucleare in una specie di “Moloch” ESTREMAMENTE piu’ pericoloso di altre fonti di energia. Vorrei ricordare per esempio che il numero di morti causati dall’energia idroelettrica e’ nettamente superiore a quello causato dall’energia nucleare, e tuttavia sarete d’accordo con me che l’attenzione del pubblico – magari non la vostra – verso i rischi legati all’energia idroelettrica e’ nettamente inferiore a quella per l’energia nucleare. Per esempio, il piu’ grave incidente causato da un impianto per la produzione di energia e’ quello di Baqiao in Cina: 171.000 persone uccise da una diga crollata, eppure la diga e’ ancora in funzione e nessuno ha chiesto la chiusura di tutti gli impianti idroelettrici del mondo. Per confronto, vorrei ricordare che secondo l’OMS 4-5,000 persone al massimo sono morte per l’incidente di Chernobyl in tutto il mondo, il doppio delle vittime dell’incidente del Vajont del 1963. Molti dei miei colleghi giapponesi lamentano che gran parte dell’attenzione dei media e del governo giapponese e’ diretto all’incidente di Fukushima, mentre l’attenzione rivolta alle vittime e ai sopravvissuti dello tsunami (causate in parte dal crollo di una diga di contenimento a causa del terremoto) e’ quasi nulla. Eppure Fukushima, nonostante la gravita’ dell’incidente, provochera’ al massimo qualche morto. Invito quindi non a sottovalutare la pericolosita’ del nucleare, soprattutto in un Paese come l’Italia dove la corruzione sembra essere ormai la norma, ma a mantenere i piedi per terra nel valutare l’opportunita’ o meno di ricorrere all’energia nucleare. Ricordo che i nostri figli muoiono e/o si ammalano ogni giorno per l’inquinamento dovuto alle centrali a carbone e a petrolio (161 e 36 morti nel mondo per TWH prodotto, contro 0.04 per l’energia nucleare).” 2. “I danni causati dall’esposizione a un certo livello di radiazioni per un certo tempo sono stati studiati a lungo. L’unita’ di misura usata e’ il mSv (millesimo di Sievert), anche se contano sia la dose totale assorbita sia quanta se ne prende per unita’ di tempo. Quindi, sapendo quanta gente e’ esposta ad ogni livello di radiazione e sommando i vari risultati, e’ possibile prevedere quanti morti ci saranno, almeno grosso modo. Se questo conto viene fatto per lo scenario peggiore di Fukushima, si arriva *al massimo* a qualche decina di vittime. Che non e’ poco, ma va confrontato con rischi ben maggiori dovuti ad altri incidenti. Per esempio, per legge la dose massima cui una persona puo’ essere esposta (negli USA) e’ di 1 mSv, ma perche’ ci sia evidenza di casi di cancro in piu’ rispetto alla media ci vogliono 100 mSv. Fumando 2 pacchetti di sigarette al giorno per 1 anno se ne assorbono (oltre a tutti gli altri danni, beninteso)… sapete quanti? circa 50. L’ambiente invece ne fornisce in media 0.01 all’anno e un singolo volo intercontinentale 0.05. Per confronto, a 50 km da Fukushima in un giorno se ne assorbono, ancora una volta, 50. I 50 “eroi” di Fukushima hanno assorbito una quantita’ di radiazione corrispondente a ~200 mSv. La probabilita’ di prendersi un tumore e’ per loro circa dell’1% in piu’ rispetto a tutti noi. Il resto della popolazione mondiale assorbira’ una quantita’ tale che alla fine la probabilita’ di avere *un* decesso in piu’ sara’ scarsa. Anche, beninteso, grazie alle misure messe in atto. Anche supponendo che queste stime siano errate per difetto di un fattore 10, rimane il fatto che la probabilita’ di avere piu’ di diciamo una decina di decessi e’ scarsa. Da paragonare – per esempio – all’ecatombe quotidiana causata dall’uso di petrolio e carbone per produrre energia. Ripeto: 163 morti per TeraWattora. In Italia si consuma circa 1 TWH al giorno, di cui 1/3 da petrolio e carbone. La mia conclusione rimane quindi quella di sempre: curiamoci di questa sorgente di rischio, se non altro per spingere le autorita’ a prendere tutte le misure necessarie, ma non drammatizziamo e soprattutto non dimentichiamoci di tutte le altre, quelle che incidono realmente sull’aspettativa di vita nostra e dei nostri cari.” Ben

  19. Grazie della risposta, Ugo “Hugo” Rossi. E, comunque, la lettura dell’intervista che fa Occorsio, oggi su Repubblica, a Jeremy Rifkin, mi convince di più…

  20. Ben Se valgono le cifre riferite nel mio post precedente (n. 19), che sono abbastanza in accordo con quelle di Hommequirit, e di cui non ho visto finora alcuna confutazione fondata su dati attendibili, chi si oppone al nucleare sembrerebbe preferire la probabilità di molte migliaia di vittime da energia idroelettrica, da petrolio e da carbone ad una singola vittima da energia nucleare. Forse perché morire affogati, o morire di enfisema, spaventa meno che morire per radiazioni? Non è una domanda retorica, me lo chiedo davvero.

  21. Ben Scusate, ho dimenticato di ripetere ‘probabilità’. Volevo dire: “chi si oppone al nucleare sembrerebbe preferire la probabilità di molte migliaia di vittime da energia idroelettrica, da petrolio e da carbone ALLA PROBABILITA’ DI una singola vittima da energia nucleare.”

  22. @ A Ben e ai futuri commentatori Scusi Ben, non segua la via della mia ultima risposta a Graziano, una tantum su qualcuno dei benefici globali del nucleare. Così si è in abbondante off topic e i numeri non hanno mai fatto prevalere i Bruto sui Marco Antonio. Il tema di questo blog, e di questo post, è la creatività e l’argomentazione persuasiva. Poiché anche le balle, e forse sopratutto, partecipano del concetto di creatività, le consiglio di limitarsi, se ci riesce, a commentare le tecniche usate dai nuclearisti e dagli antinuclearisti. A cominciare da quel favoliere con le mani in pasta che risponde al nome di Jeremy Rifkin e che ha convinto, con la magia delle parole e nessun numero, Graziano. Buon proseguimento a tutti. Ugo (hommequirit)

  23. Ben @ Ugo e a tutti Temo, Ugo, che lei abbia ragione, riguardo alla persuasione. In effetti, quanto a bufale mediatiche, il nucleare è poca cosa rispetto alla bufala della privatizzazione dell’acqua (vedi interventi del prof. Massarutto, maggiore esperto italiano del tema, su lavoce.it). Eppure l’avversione a questa fantomatica privatizzazione gode di un’enormità di consensi, forse persino superiore a quella sul nucleare.

  24. @Ben A scanso di equivoci, non solo sono CONTRO la privatizzazione dell’acqua (nella versione della legge Ronchi e in quelle future) ma sono anche PER il nucleare gestito SOLO dallo Stato. I privati si concentrino su altre attività dove può esserci concorrenza. Non in queste due. Ma siamo off topic.

  25. Numeri? Se fosse semplice e lineare quantificare processi ed esprimerli in numeri astratti direttamente paragonabili ed interpretabili in senso assoluto, probabilmente vivremmo in un altro mondo oppure in un altro modo. Ma non funziona così e dobbiamo interpretarli (!) La preclusione al nucleare per principio non è nelle mie corde e nell’intenzione di molti, sta di fatto che, a dispetto di tante considerazioni corrette, il tutto si concretizza in una croce su un foglietto nel contesto politico e di sviluppo economico ora in essere. Mi piace? Mi fido? Mi convince? Perché devo spingere solo oltre svalutando scenari alternativi? Perché impopolari, non immediati oppure semplicemente perché non li vedo nitidi? Queste sono domande – rispondendo anche a Ben sulla scelta del sacrificio minore di vite umane – che mi faccio sempre al di là dei dati fisici presi a sostegno. Sulla modalità della raccolta di questi e delle forze che ne condizionano le analisi ci si potrebbe poi dilungare smisuratamente. Dove sono allora i miei parametri oggettivi, le mie linee guida? Su cosa fondo le mie scelte? Sulle probabilità di successo di un’ipotesi di benessere al rilancio valutando come variabili trascurabili il numero di effetti collaterali che risulti più basso di una certa soglia? Sono d’accordo che tanto argomentare è propaganda, spesso ingenua o del tutto incosistente frutto dell’incertezza e della confusione, ma come tanti – me lo auguro – preferisco riconsiderare le alternative e adoperarmi per contribuire alla costruzione di uno scenario diverso e di un diverso stile di vita. Qualcuno intende seriamente testare la mini cella solare del penultimo post? È vero, sembrano quegli esperimenti da manuale delle Giovani Marmotte al pari di quello dell’elettricità dalle patate. Tuttavia i pregiudizi sono da evitare e questo è un ambiente creativo. Dai, tiriamo fuori un po’ di numeri… e poi potremo commentare l’inconsistenza o meno di certe provocazioni e magari verificare invece che molto può nascere dalle piccole cose.

  26. L’uomo che ride è bravissimo ad argomentare, meno a inserire i commenti. Per dare qualche numero, ha già sbagliato due volte…

  27. @ Ugo La legge Ronchi NON privatizza l’acqua. L’acqua rimane, anche con la legge Ronchi e le altre riforme proposte, un bene pubblico di proprietà dello Stato. NON viene privatizzata neppure l’attività di distribuzione dell’acqua. Viene solo consentita la possibilità che i privati partecipino alle gare per la distribuzione dell’acqua, cui possono continuare a partecipare le aziende pubbliche o a partecipazione pubblica. Queste riforme, promosse da governi di diverso orientamento politico, hanno lo scopo di facilitare gli enormi investimenti necessari per la manutenzione del sistema idrico, che è notoriamente uno scandaloso colabrodo, con un immane spreco di risorse e con enormi danni ambientali. Certamente simili investimenti comporterebbero un aumento del prezzo dell’acqua. L’alternativa sarebbe finanziare la manutenzione, a prezzi invariati dell’acqua, aumentando le tasse. E’ un’alternativa più costosa, per motivi economici abbastanza ovvi, ed è un secolo che non funziona. Non funziona anche perché le aziende pubbliche che distribuiscono l’acqua funzionano generalmente malissimo, sono ricettacoli delle peggiori pratiche clientelari, specialmente al Sud. E non si vede come la classe politica attuale possa risanarle. Tutta la materia è naturalmente opinabile. Ma la difesa o la restaurazione dello stato di cose esistente non è molto promettente, diciamo così. E, ripeto, che l’acqua sia stata o sia per essere privatizzata, è sostanzialmente, fatte le precedenti precisazioni, una bufala. Anch’io sono per il nucleare statale, se nucleare sarà. E per il mantenimento della proprietà pubblica delle risorse idriche. Che nessuno finora ha minacciato. Né, in Italia, minaccerà. Per fortuna.

  28. Mamma mia..sembra di essere sotto esame. Ma questa storia che ho trovato su wikipedia, voglio raccontarla lo stesso. C’ era una volta un ragazzo, appena ventenne, cominciò i primi esperimenti lavorando come autodidatta e avendo come aiutante il maggiordomo. Nell’estate del 1894 costruì un segnalatore di temporali costituito da una pila, un coherer (ossia un tubetto con limatura di nickel e argento posta fra due tappi d’argento) e un campanello elettrico, capace di emettere uno squillo in caso di fulmine. In seguito riuscì, premendo un tasto telegrafico posto su un bancone, a far squillare un campanello posto dall’altro lato della stanza. Una notte di dicembre,il ragazzo sveglia la madre, la invita nel suo rifugio segreto e le mostra l’esperimento che ha realizzato. Il giorno dopo anche il padre assiste all’esperimento. Quando si convince che il campanello suona senza collegamento con fili, mette mano al portafoglio e regala al figlio i soldi necessari per l’acquisto di nuovi materiali. Fa tante altre cose, il ragazzo. Era un sognatore.. Un pò squattrinato. Prevedendo l’occorrenza di grandi capitali per proseguire negli esperimenti, si rivolse al ministero delle Poste e Telegrafi, al tempo guidato dall’on. Pietro Lacava, illustrando l’invenzione del telegrafo senza fili e chiedendo finanziamenti. La lettera non ottenne risposta e venne liquidata dal ministro con la scritta «alla Longara», intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma. La storia continua.. Lina

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