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Errori, mancanze, omissioni, lacune e refusi – Metodo 47

Questo post parla di errori, di vuoti e di rotture. Sembrerebbe tutta roba da evitare a ogni costo. Eppure, la mancanza in tutte le sue forme può essere fertile, e l’errore può essere fortunato. È un’idea affine alla cultura anglosassone – che valorizza l’approccio empirico e sperimentale – più che alla nostra, per la quale sbagliare è… sbagliato. Tanto che, per non sbagliare, spesso si rinuncia perfino a provare.

HO SBAGLIATO, PER FORTUNA! Ci sono errori fortunati nel business. E bisogna permettere agli studenti di sbagliare considerandolo una parte importante del processo di apprendimento: lo sostiene Diana Laufenberg, insegnante, in dieci minuti di Ted Conference che meritano di essere ascoltati (anche se a un certo punto la sincronizzazione tra sottotitoli e discorso salta. A voi scoprire l’eventuale fortuna insita in questo errore).

SBAGLIARE PER IMPARARE. Del valore degli errori nel processo di apprendimento parla Giuseppe Zollo citando Popper: tutti gli organismi viventi utilizzano il metodo del tentativo e dell’errore, quando adattano il loro comportamento al cambiamento della situazione; ma l’essere umano e l’animale hanno un diverso atteggiamento nei riguardi delle soluzioni sbagliate: l’uomo impara dai propri errori, l’animale ne rimane vittima.

LA SVENTURATA RISPOSE. Se l’eccellenza vien fatta coincidere con la completezza, lacune e omissioni non possono non apparire come errori, anche nella scrittura. Eppure tutti ci ricordiamo come rilevante la lacuna narrativa più nota della nostra letteratura: quella riguardante la vicenda della monaca di Monza nei Promessi Sposi, tratta da un trucidissimo fatto storico.

OLTRE I LIMITI. La lacuna espande il senso, portando la significazione oltre i limiti fisici delle parole scritte. Lo ricorda Nicola Gardini, e apre con l’esempio della marchesa von O, che nel racconto di Kleist si ritrova incinta e non sa bene come.  Seguono Cicerone, Stendhal, Proust, Coetzee (la Venere di Milo è resa così seducente da ciò che le manca) Freud, Sterne. La lacuna mira non alla diminuzione, ma allo sviluppo. La sottrazione chiama di necessità il completamento, il danno, il restauro.

ORO PER RIPARARE. A proposito di restauro. Se è affascinante l’idea giapponese di wabi-sabi, la bellezza di ciò che è imperfetto, incompleto, impermanente, è incantevole il kintsugi, la pratica di riparare ciò che è rotto con oro o argento, rendendolo con questo unico e prezioso. Guardate le immagini.

IL DIAVOLETTO PATRONO. Facciamo un salto nel tempo: si chiama Titivillus il diavoletto di cui parlano i monaci medievali (siamo nel XIII secolo), fantasticando che sia sua la responsabilità degli strafalcioni occorsi durante i servizi religiosi o nel faticoso lavoro di trascrizione del codici. E dev’essere per forza un diavolo, perché ogni copista nel Giorno del Giudizio sconterà tutti gli errori commessi. Eccolo qui, intento a distrarre San Bernardo. Però: se gli errori sono colpa del diavolo, e non dell’officiante o del copista, a questi ultimi non può essere mosso alcun addebito: ecco perché Titivillus diventa il patrono degli scribi e degli errori.

LA TERMITE CHE ROSICCHIA LE VIRGOLE. Ne Il bar sotto il mare Stefano Benni, invece, immagina una fantasmagoria di insetti: il verme disicio, che inverte le parole. La cimice maiofaga che divora le maiuscole. Il farfalo, che mangia le doppie ed è ghiotto di parole come “nonnulla” e “mammella”. La termite della punteggiatura (o termite di Dublino) che rosicchia le virgole fino a farle sparire. Qui li trovate tutti.

IL PREGIO DELLE MANCANZE. Di mancanze, grammaticali o retoriche, vi racconta la bella voce dell’Enciclopedia Treccani dedicata all’ellissi. Perfino in pubblicità l’ellissi può avere un suo perché. Se (a proposito di errori) il cms di NeU smette di fare i capricci  che ha fatto nei giorni scorsi e continua a permettermi di postare, di imperfezione torno a parlarvi prossimamente.
Intanto, guardatevi questa raccolta di pagine Error 404 e, in nome di Titivillus, leggetevi i bei post di Giulia Zoli sui refusi di Internazionale.

MAGICA. Nel caso vi stiate chiedendo da dove viene l’immagine che illustra questa pagina. È una foto notturna sbagliata della Font màgica de Montjuïc, scattata dalla sottoscritta e resa più magica proprio dall’errore.

Questo articolo è stato aggiornato nel dicembre 2018.

5 risposte

  1. il lupo della favola è capitato a fagiolo in questo bel pezzo (complimenti): Freud, nell’eelnco degli autori “lacunosi”, compare due volte

  2. Titivillus si è divertito un po’..
    avete scritto kitsugi, ma guardando le immagini ho scoperto che intanto esiste, e poi che si dice kintsugi. ciao

  3. Confesso subito le mie colpe e prenoto un posto d’onore al concilio degli esuli figli di Titivillus, demonio longevo e versatile, passato con disinvoltura, e con accresciuta mole di lavoro, dall’austera quiete degli scriptoria alla frenesia delle nostre tastiere. Abilissimo a destreggiarsi da par suo fra correzioni automatiche e copia incolla, Titivillus incombe oggi più che mai sulle nostre lettere ricondotte sulla tavoletta che la moderna vulgata chiama tablet. Grazie per averci ricordato che con lo spettro del refuso dobbiamo per forza di cose imparare a convivere, come pure possiamo accogliere fra noi senza troppa angoscia il sempre redivivo genio maligno di cartesiana memoria, che certo non desisterà dalla sua missione di indurci in errore, senza però per questo fiaccare il nostro slancio creativo. Consapevoli della nostra fallibilità e della necessità di rendere di tanto in tanto rasa la nostra…tabula, (in inglese “blank slate”, in senso forse un po’ diverso dall’analogo titolo del fortunato volume “cognitivista” di Steven Pinker) riusciremo con umile tenacia ad avere ragione di ogni diabolica trama liberando l’errore dai suoi lacci infernali e trasformandolo in un meno inquietante soggiorno nel Purgatorio delle idee…Dall’articolo di Inc incollo la massima The fear of being wrong is the biggest mistake of all perché “suona” bene.

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