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Grillo, la rete e il pesciolino d’oro

Non serve aver letto Vladimir Propp per apprezzare quel che dicono le fiabe. Basta essere stati bambini.
Se non vi ricordate la fiaba del Pesciolino d’oro, ve la riassumo: un vecchio, povero pescatore cattura un pesciolino d’oro. Ma quello gli parla e lo supplica di ributtarlo in mare. Il vecchio si impietosisce, libera il pesciolino e torna a casa a mani vuote. La moglie lo rimprovera: avrebbe potuto almeno chiedere al pesciolino un po’ di pane. Il vecchio torna al mare, chiede il pane e la casa se ne riempie.
Ma la moglie non è ancora contenta: chiederà e otterrà che il pesciolino procuri un mastello, una casa nuova, che la faccia diventare moglie del governatore, e poi regina in un bel palazzo. E il pesciolino esaudisce i suoi desideri. Ma quando la donna chiede di diventare signora del mare e di comandare tutti i pesci, il pesciolino non  risponde e si inabissa. Il pescatore, tornando, trova la moglie disperata nella vecchia catapecchia, con la testa tra le mani e niente da mangiare. Non pescherà mai più il pesciolino d’oro.

Se volete leggere l’intera fiaba come l’ha scritta Alexander Pushkin, eccola. E qui c’è il video (è una pregevole animazione russa degli anni Cinquanta, diretta da Mikhail Tsekhanovskiy. Sentire il suono dei dialoghi in russo – tranquilli: ci sono i sottotitoli in inglese – non è male).

La storia del pesciolino d’oro mi torna in mente a proposito di questo post sul blog di Grillo, e del conseguente articolo di Gian Antonio Stella.
L’analogia è suggestiva. C’è l’escalation delle richieste, la hýbris, e perfino la rete, anche se si tratta di rete 2.0.
Intanto, Lavoce.info ha stimato il costo dell’incertezza politica in termini di pil, crescita della disoccupazione e aumento del debito pubblico. Intanto, si lacera il tessuto della PMI che tiene in piedi il paese, si lacerano il senso d’identità e la progettualità, e si lacerano molte vite. E questa non è una favola.

Al linguaggio impiegato da Grillo, invece, NeU ha già dedicato questo post.

18 risposte

  1. Alla hýbris lo psicologo Junghiano Luigi Zoja ha dedicato un libro eccellente ed attualissimo: Storia dell’arroganza. Psicologia e limiti dello sviluppo (Moretti & Vitali).
    Il testo descrive –a partire dall’antica Grecia– l’origine del pensiero che ha portato a uno sviluppo smodato e scellerato. Pensiero in qualche misura condiviso anche da Beppe Grillo che è, in tal modo, ancora più in contraddizione.
    Il sopravvento della cocciutaggine sulla ragione demolisce ogni possibile aspettativa di cambiamento e di progresso qualitativo. Non servono certo i guru e i fanatici degli strumenti del web a risolvere i problemi, incantandoci con i loro pesciolini virtuali e malfunzionanti.
    La cosa che non condivido della fiaba –ma pazienza–, è l’attribuzione della smodatezza alla moglie, quando l’arroganza è, probabilmente, una caratteristica prevalentemente maschile.
    Annamaria Testa ci ha abituati all’eccellenza, ma ogni volta riesce a superarsi e a stupirci. L’analogia è davvero suggestiva. Grazie!

  2. Da molti anni mi duole sapere che altri soffrono. Molti ricchi guardano ai poveri pensando “mi spiace per l’oro”.
    La classe è politica.
    Sono un genitore/impiegato tecnico/operaio/artista.Verso la metà del mese scorso avevo 10 euro sul conto…
    I consiglieri comunali e regionali si chiamano consiglieri perchè, immagino, consiglino.
    Se le pubbliche amministrazioni e c. sono in bancarotta sarà perchè qualcuno le ha mal consigliate? Conoscete un qualche consigliere di questi che avesse un c.c. tipo il mio?
    E’ stata la moglie del pescatore?

  3. E se invece di andare a pescare il pescatore fosse andato alla taverna e avesse incontrato ladri, imbroglioni e stupratori. Cosa avrebbe dovuto fare per accontentare la moglie? Mettersi anche lui a rubare, imbrogliare e stuprare visto che solo questo avrebbe potuto fare per essere accettato nella taverna

  4. Walt, scusa, le analogie vanno maneggiate con cura.
    Che razza di logica stai applicando? E da che razza di presupposti parti?
    – ti sei inventato una taverna piena di cattivoni
    – ti sei inventato l’obiettivo di essere accettato nella taverna
    – il quale obiettivo, a rigor di logica, poco c’entra con l’accontentare la moglie
    … con questa logica possiamo anche chiederci che cosa succederebbe se davanti al pescatore atterrasse un’astronave da cui scendono King Kong, Noè, Cenerentola e San Gennaro, ma travestiti da Quattro Moschettieri, portando in dono il segreto della pietra filosofale e un paio di stivali di vero pitone, numero 44.

  5. Le disquisizioni sottili o i conflitti aspri su Grillo mi divertono quasi, ormai. Continuo a ritenere Grillo, e soprattutto M5S che non coincide del tutto con il suo creatore, un passaggio storicamente necessario, data la situazione che si era determinata in Italia in questi ultimi due decenni. Un passaggio che può servire a tutti per transitare altrove, oppure per marcire per progressiva degenerazione e assuefazione ad una democrazia più apparente che sostanziale. Insostenibile, ormai, proprio come lo sviluppo che non genera. Il che vuol dire che o la si cambia consapevolmente, e bisogna trovare il modo transitando per la complicazione attuale, o qualcosa cambierà comunque, magari anche trasformandosi nell’ennesimo gattopardo. questa volta letale. Ciascuno giochi la sua partita, Grillo può anche esser una epifania, come altri peraltro, nonostante la loro persistenza apparente (che vedo traballare parecchio). I problemi no, quelli o si risolvono o restano e peggiorano.

  6. Annamaria, mi sono riletto con attenzione il tuo post, mi sono perfino letto l’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere, cosa che non facevo da anni (leggere gli articoli di Stella) e si, hai ragione, le analogie vanno maneggiate con cura ed io non ne sono capace. D’altra parte solo a pochi eletti è concesso accostare due parole soltanto grazie alla loro somiglianza, rete da pesca e rete 2.0 (con web 2.0 sarebbe stato ancora più difficile). Perciò, per non rischiare altri infortuni, abbandono la bella metafora del pescatore e del pesciolino d’oro per venire al nocciolo della questione. Seguo da anni Beppe Grillo, quello che dice nelle piazze e quello che scrive nel suo blog (come, immagino, anche tu): tutto si può riassumere nello slogan “mandiamoli tutti a casa”. Beppe Grillo e moltissimi degli elettori del M5S (ed io con loro) considerano i partiti, tutti i partiti, marci e corrotti e i politici, tutti i politici, ladri e incapaci. E allora, come si può chiedere (anzi, pretendere) di fare un governo, di dare la fiducia a un partito e a un politico considerato tra i maggiori responsabili della rovina in cui è caduta l’Italia ed un morto che parla? http://www.beppegrillo.it/2013/02/bersani_morto_che_parla.html

    1. Walt,
      volendo assegnare un punteggio relativo al “principio di realtà” ai partiti e ai movimenti, è indubbio che il M5s si posiziona più in alto, mentre gli antagonisti, che vivono in un mondo chiuso e autoreferenziale, dimostrano coi fatti e le parole di essere distanti dalla realtà del paese. Se non che, vedo i soldatini marionetta Nord Coreani che marciano compatti come i quarantaquattro gatti e mi viene da pensare ai parlamentari Cinquestelle, costretti a marciare allo stesso identico modo, agli ordini di Grillo e del guru nostradamusiano, quello che prevede le date d’inizio e di fine (!) della prossima guerra mondiale e tante altre baggianate, forse altamente probabili ma sicuramente imprevedibili. È questa pesante contraddizione fra partecipazione democratica assembleare permanente via web e i diktat da regime Nordcoreano che proprio non riesco a digerire.
      Anche perché la conseguenza della testardaggine da regime dittatoriale produrrà reazioni. La più probabile –casaleggeggiando– è l’ascesa di quella banale nullità di Renzi, capace di mettere insieme con la schiumarola il “meglio” del pdl e del pd per i prossimi n anni (per il loro numero chiedere al guru).

      1. Rodolfo!
        su Casaleggio, sul lavoro della Casaleggio & Associati, su Gaia non mi esprimo. Non ho niente da dire se non che mi sembra una delle tante presentazioni (a cui ho assistito nel corso della mia vita professionale) di sedicenti e improbabili esperti di marketing strategico, di analisi delle evoluzioni dei mercati, di ricerche sul nulla. E se il signor Casaleggio non avesse avuto la ventura di accapararsi la gestione in outsourcing del blog prima di Di Pietro e poi di Bebbe Grillo sarebbe un perfetto sconosciuto (per quanto attiene poi alla sua reputazione e al suo successo professionale ricordo che la sua società fattura circa 2.5 milioni di euro tra consulenze, vendita di libri e DVD che non mi sembra un risultato da multinazionale della comunicazione come si vorrebbe far credere che sia). Ma vengo alla paura che sembra essersi impossessata degli italiani e in particolare degli organi di stampa italiana: la mancanza di democrazia interna nel M5S, l’obnubilamento degli eletti da parte del novello Rasputin genovese, il regime di terrore psicologico operato nei confronti degli eventuali dissenzienti. Beh! Beppe Grillo urla e strepita, lancia le sue invettive, manda affanc i politici e i partiti da 20 anni prima nei teatri, poi nelle piazze e attraverso il blog, ebbene nessuno, mi pare ha costretto nessuno ad aderire al Movimento, a mettersi in lista, a votarlo. Se lo abbiamo fatto e se continueremo a farlo vuol dire che a noi va bene così (e a chi non va bene può non farlo più). Può sembrare difficile da capire? Lo capisco. Ma pensate che ci sono anche quelli che non capiscono come sia stato possibile che milioni di persone abbiano votato per Berlusconi o per i co per i Comunisti.

    2. Walt, la Rete si chiama rete, o net, o web, proprio perché la sua struttura somiglia a una rete. Insomma: l’analogia riguarda la struttura e il nome ne dà conto.
      Ma questo è un dettaglio.

      Tu dici che “mandiamoli tutti a casa” è lo slogan con il quale Grillo è riuscito a fare una cosa oggettivamente importante: dar voce, corpo e peso al bisogno profondo di una politica rinnovata, trasparente, etica.

      Bene: gli “slogan” sono una delle mie aree di competenza. E ti posso dire che funzionano quanto più sono semplici, evocativi, ad alta intensità emozionale. Gli slogan spesso usano consapevolmente la generalizzazione e l’iperbole. Non vanno intesi in maniera letterale. Per esempio, nel 2009 lo slogan CocaCola è “open happyness”, più o meno “stappa la felicità”. Quello di Averna è “il gusto pieno della vita”.
      Ma nessuno si aspetta realmente di trovare la felicità o il gusto pieno della vita (ammesso che siano imbottigliabili) in un soft drink o in un amaro.

      Ecco: intendere lo slogan “mandiamoli tutti a casa” in senso letterale, scordandosi che di slogan trattasi, e crederci aspettandosi che si trasformi in realtà, secondo me è, diciamo così, superficiale e incauto.
      – Superficiale perché trattasi (di nuovo: tecnicamente) di una generalizzazione troppo sbrigativa (un po’ come dire che tutti i maschi sono aggressivi, tutti i giornalisti sono asserviti, tutti i giovani sono choosy e bamboccioni, tutti i vecchi sono inutili e rincoglioniti, tutte le donne sono zoccole a parte, ovviamente, le nostre parenti di sesso femminile… e tutti gli italiani sono corrotti e mafiosi, a parte, ovviamente, noi)
      – Incauto perché, anche ammesso che sia possibile mandare “tutti” (ma tutti tutti) “a casa”, fa intendere che quello sia l’obiettivo, e la soluzione. E dopo?

      Perfino Travaglio, non esattamente un oppositore del M5S, scrive che sarebbe ora di far qualche proposta costruttiva:
      https://triskel182.wordpress.com/2013/04/04/doppiogrillismo-marco-travaglio/

      … in questo modo, magari, il pesciolino d’oro potrebbe, per esempio, procurarci un buon Presidente della Repubblica. Una legge elettorale meno indecente. Perfino, chissà, una legge sul conflitto di interessi. Senza la quale, fra l’altro, parlare di vendere due canali Rai è, credo, piuttosto incauto.

      1. Solo per la precisione: la rete si chiama rete dall’inglese internet – interconnected networks – la rete mondiale di reti di computer interconnesse. Web, invece, sta per World Wide Web (Grande Ragnatela Mondiale) che è il sistema per utilizzare internet, per navigare, come si diceva una volta, e, nella forma più evoluta web 2.0, per condividere.
        Ma questo è davvero solo un insignificante dettaglio.
        Per il resto, che dire? Mi sono sbagliato, ho preso Beppe Grillo alla lettera. Non ho capito che la sua fosse un’iperbole. Ho pensato che lui li volesse mandare davvero tutti a casa. Evidentemente sono uno di quei pochi italiani (7/8 milioni?) che pensa che i politici che si sono succeduti in questi ultimi vent’anni in Parlamento e nelle Istituzioni siano tutti, ma proprio tutti, inetti e corrotti e che non sia possibile per questo sistema autoriformarsi. Ma, ovviamente, rispetto l’opinione altrui e vi auguro di potervi trovare un buon Presidente della Repubblica e che vi facciano una buona legge elettorale, io non ci credo e, quanto sta accadendo, sembrerebbe darmi ragione.
        Grazie per l’ospitalità e scusami per il disturbo. Continuerò a leggere con gran piacere i tuoi interessantissimi interventi sulla comunicazione.

        1. Ahah, Walt… continuiamo a battibeccare su senso proprio e senso figurato, o metaforico ;). Quello che fa sì che la gambe del tavolo si chiamino “gambe” anche se non camminano.

          web
          nome
          1. (anche spider’s ~ ) ragnatela f.
          2. fig. a ~ of una rete di [ropes, lines ]; a ~ of lies o deceit un tessuto di menzogne
          3. anat. zool. membrana f. interdigitale.

          net
          nome
          1. (in fishing, hunting) rete f.
          2. (in football, tennis, etc.) rete f. ; in the ~ in rete
          3. fig. (trap) rete f. ; to slip through the ~ liberarsi dalla trappola
          4. tel. rete f.
          5. tess. tulle m.

          network
          nome
          rete f. ; computer ~ rete informatica; road ~ rete stradale; radio ~ network radiofonico.

          Un caro saluto

  7. hýbris, poi, ha significati molteplici. E’ uno dei termini greci più complessi, direi anche contraddittori, come spesso capita.

  8. Gentilissima Annamaria, “Chi troppo vuole, nulla stringe”.
    Io vorrei solo un paese civile in cui poter essere apprezzata per quello che sono e non per chi ho intorno.
    Io non ho mai accettato compromessi e tessere di partito: tutto è farina del mio sacco. Mentre i miei amici se ne stanno dietro a scrinanie e foglietti con stipendio garantito. Loro hanno contribuito al diffondere della politica del voto di scambio e dei favori. Io mi aspetto professionalità ovunque, e trovo un bel niente lottando sempre con i sogni che si avverano a metà.

  9. Mmm. Ovviamente ho gioito anch’io per lo scampato pericolo della vittoria della moglie del pescatore e dei suoi erigendi tribunali del popolo, che chissà come mai è sempre qualcun altro (il popolo). Un solo dubbio postumo. Avrei votato per il governo se non ci fosse stato il rischio della moglie (belin) del pescatore? Avrei seguito negli ultimi 20 anni questa sinistra se non ci fosse stato il miliardario imparruccato a raccontare panzane mentre scivolavamo (non molto allegramente) verso la catastrofe? Niente maldipancia del giorno dopo, scampato pericolo. Però, però, continuo a non sentirmi rappresentato da un parlamento europeo in mano ai fan di frau Angela…

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