Scusa se ti scrivo una lettera lunga: non ho avuto tempo di scriverne una più corta. La citazione d’obbligo quando si parla di scrittura breve è spesso attribuita a Marc Twain (che ha detto altre cose acute e divertenti) ma in realtà è di Blaise Pascal: Je n’ai fait cette lettre-ci plus longue que parce que je n’ai pas eu le loisir de la faire plus courte.
Dire tanto scrivendo poco è un’arte. Non è semplicemente “scrittura lunga” accorciata e ridotta all’osso: via gli aggettivi. Via le perifrasi. Via le descrizioni.
La scrittura breve, per funzionare, deve avere un di più di intensità, di coraggio e di acutezza. E deve essere straordinariamente precisa e netta. Il motivo è evidente: se le parole in gioco sono poche, ogni parola diventa importantissima. Ma non solo: ogni pausa ( cioè: ogni virgola) diventa importantissima. E diventa importantissima la struttura della narrazione.
Esempio letterario noto: il romanzo in 6 parole di Hemingway. Se vi interessa dire tanto scrivendo poco guardate anche le prove d’autore proposte da Wired. E le regole seguite da Ernest. Il genere narrativo della brevità è la flash fiction: testi di 1000 parole o meno. Molti buoni suggerimenti per dire tanto scrivendo poco si trovano in Flash writing.
In realtà non è difficile scrivere poco e dire tanto: basta saper dire in profondità ciò che gli altri sprecano in lunghezza. Un assemblaggio di aforismi ben assortiti e naturalmente pertinenti all’argomento. E’ così che nascono i miei racconti brevi: belli e intensi. Per i romanzi, invece, devo soddisfare quella fascia di lettori che vogliono essere “coccolati” dalle descrizioni, troppo pigri per impegnare la loro fantasia nella costruzione virtuale delle scene e dei comportamenti (l’argomento è sempre il romanzo). Devo dire che alla lunga diverte: è una simpatica sfida, neppure tanto difficile! Un saluto da una scrittrice “conclamata”.