all'indietro nel tempo

Procedere all’indietro nel tempo. Film e altro – Idee 60

Si dice spesso “cominciamo dall’inizio”.
Ma, in realtà, niente vieta di cominciare dalla fine, e poi di andare indietro. Qualche volta è opportuno. Qualche volta è indispensabile. E qualche altra è un modo per rendere più interessanti le cose.
C’è una costruzione all’indietro in La fine è nota, un giallo che sembra contraddire le regole del genere. E ci sono diversi gradi di regressione temporale in questo spot Hyundai, in questo per Tabasco e in quest’altro per Levis’ Onion Peel, in questo per Mercedes, in questo per Guinness.

Occhio: parlo di retrocedere, e non di fare semplicemente retromarcia (però quest’ultimo spot è grazioso e ve lo linko).
C’è un viaggio all’indietro, alla ricerca di una memoria individuale perduta, per esempio nel film Memento. O alla ricerca di una memoria familiare in Ogni cosa è illuminata. E anche, per certi versi, in This must be the place.
Quando il procedere all’indietro assume la forma di viaggio non nella memoria ma nel tempo, eccoci in pieno paradosso: che cosa succede se tornando nel passato faccio qualcosa che impedisce a mio nonno di nascere?
Il viaggio nel tempo è un topos cinematografico e letterario molto frequentato, e vi faccio solo quattro esempi per tutti: Back to the future, il recente 22/11/63 di Stephen King, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, (Potter salva se stesso grazie al giratempo, una clessidra con catenina che Hermione usa per frequentare dieci lezioni alla volta), e The Butterfly Effect.

E qui mi fermo, per ora, perché andare all’indietro è piuttosto faticoso (e voi, come vi sentite?): il seguito del discorso al prossimo post, in cui parliamo di spionaggio, archeologia virtuale, architettura visionaria e molto altro. Anche se in realtà, e per coerenza, il seguito sarebbe dovuto apparire nel post precedente a questo. 😉

13 risposte

  1. Dimenticavo che probabilmente anche il saggio di Umberto Eco “A passo di gambero” (inserito nell’omonimo volume Bompiani, 2006, che raccoglie anche altri scritti dell’autore) potrebbe rientrare nell’elenco. Mentre nell’ambito del giallo, forse potremmo considerare storie “a ritroso” le indagini del Tenente Colombo (nel senso che nel serial viene invertito il meccanismo classico del giallo: il nome del colpevole è dichiarato da subito e la suspence sta nel meccanismo di investigazione). Gli sceneggiatori della serie, Richard Levinson e William Link, decisero, contro il parere dello studio, di adottare la cosiddetta «forma di mistero invertita», una metodologia narrativa già adottata dallo scrittore inglese Richard Austin Freeman agli inizi del Novecento. Freeman si era chiesto se sarebbe mai stato possibile scrivere un romanzo giallo nel quale il lettore fosse sin dall’inizio testimone del crimine e conoscesse da subito il nome del colpevole.

  2. Allora ci sta… “Non bisogna mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa”. (Che Guevara, Pazienza, Benigni)

  3. Cito Woody Allen, che riflette sui vantaggi indubbi del cominciare dalla fine, letteralmente: “Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo”. Che dire di più?

  4. Per non parlare poi dei fluidi blog, dove la superficie scorre inarrestabilmente verso il fondo e l’inizio coincide con la fine. Per cui spesso solo partendo dall’ultimo post, ossia dal primo, si riesce a dare un senso a un percorso alla rovescia che altrimenti può sfuggire. Ma non è proprio questa la sfida nella cultura del frammento? Ossia, inserire le particelle di informazione che ci bombardano in una narrazione capace di restituirci un senso? Un blogger

  5. Un altro film è L’esercito delle 12 scimmie, con Brad Pitt e Bruce Willis, un vero rompicapo con frequenti andata&ritorno nel tempo. Fabrizio Cosi

  6. Ho usato e uso spesso incominciare dalla fine, soprattutto quando si tratta di un evento temuto, non auspicabile. L’obiettivo è duplice: – creare diversi possibili percorsi, nella mappa della memoria prospettica, che abbiano maggiori probabilità di evitare quella temuta fine; – guardare negli occhi ciò che temo depotenziandone il potere di agire sulle paure più profonde. Leggendo il tuo scritto mi è venuto in mente il film “Il curioso caso di Benjamin Button”. Cercando una frase, da correlare al tema proposto, ho trovato questo pezzo sul colibrì: — Capitano Mike (Jared Harris) “Il colibrì non è un uccello come tutti gli altri, ha un ritmo cardiaco di 1200 battiti al minuto. Le sue ali sbattono ottanta volte al secondo. Se gli impedisci di sbattere le ali… lui muore in meno di dieci secondi. Questo non è un uccello qualunque. Questo è una specie di miracolo. Hanno rallentato le sue ali col cinematografo e sapete cos’hanno visto? Che le punte delle ali fanno così. E che cosa rappresenta il numero 8 come simbolo matematico? L’infinito!” http://www.youtube.com/watch?v=7-Uep9CROwg — In un certo senso il colibrì, col suo battito di ali, incomincia dall’infinito.

  7. Ciao Nadia. Guardare i possibili esiti infausti per trovare percorsi alternativi è una pratica brillante: ne parla anche il Nobel Daniel Kahneman in Pensieri lenti e veloci – bellissimo libro: ho finito di studiarmelo in questi giorni. . La storia del colibrì è deliziosa 🙂

  8. Lecorbu grazie! Adoro Woody Allen, ma questa non la conoscevo! Geniale.. come sempre! Io vorrei citare il mio maestro di pianoforte, un genio, un artista, un amico: <> Un metodo per migliorare, che si può usare in ogni campo.

  9. visto che si parlo dell’andare indietro, faccio una domanda: la nostalgia del passato o il desiderio di ricominiciare da capo per provar altre strade le conosciamo, quantomeno le abbiam provate, più o meno. Esiste, invece, una nostalgia del futuro? e se sì, come la definireste?

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