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Mappe, limiti e confini – Idee 65

1. LA PERCEZIONE DEI CONFINI. Nel mondo globalizzato sembra che l’idea stessa di confine stia perdendo di senso. Un lungo, curioso articolo pubblicato su Limes rimanda a una recente analisi della percezione collettiva dei confini, fatta a partire dalla quantità, dalla qualità e dalla localizzazione delle oltre 73mila foto di confini pubblicate su Flickr. Dategli un’occhiata.

2. OLTREPASSARE CONFINI. La capacità di favorire il dialogo in un mondo interconnesso, attraversando confini e culture è il criterio che sta alla base della selezione degli Ads Worth Spreading (la pubblicità che merita di essere diffusa) di Ted. Guardate i dieci vincitori.

3. CONFINI DI OGGI. Limes cita un delizioso blog del New York Times intitolato Borderlines. Il quale ospita una quantità di storie bizzarre, ben raccontate, a dimostrare che i confini continuano a esistere anche se non sono più quelli di una volta. E oggi, magari, il rischio che si scateni una guerra (reale, e non virtuale) dipende dal fatto che Google Maps ci ha messo lo zampino.

4. DAI CONFINI ALLE MAPPE. L’autore di Borderlines, Frank Jacobs, è lo stesso che cura la meraviglia che è Strange Maps.
Jacobs dev’essere proprio un bel tipo. Per dire: in Strange Maps pubblica la Mappa Mondiale delle band Heavy Metal, una rassegna di mappe tatuate, la mappa di Twin Peaks disegnata da David Lynch, quella dei night club di Harlem nel 1932, la strepitosa Road Map to Success. I post sono oltre 500 e c’è da divertirsi.

5. LA CREATIVITÀ E I CONFINI, INTESI COME LIMITI. Si chiama Creatività senza confini un recente blog ospitato da Psychology Today. I primi articoli sembrano molto, molto divulgativi  e un po’ leggeri. Ci tornerò per vedere come va avanti. E poi non sono del tutto d’accordo con il titolo: la creatività, per definizione, supera i confini, intesi come limiti. Li scavalca, li rompe, li sposta più in là. Che farebbe, la creatività, e che faremmo noi, se non ci fosse più nessun confine – non materiale, ma mentale –  da superare? “Oltre” i confini, invece che “senza”, mi sarebbe piaciuto di più.

4 risposte

  1. Il post, come sempre, merita e non sono certo io a doverlo scrivere. Posso però chiedere un piccolo favore: al posto di “scrollando questa pagina” potete mettere “scorrendo questa pagina”? Scorrere – con gli occhi, con il mouse – è un movimento che mi piace ed è adatto allo scorrere rapidamente una pagina/un contenuto. Scrollare invece non mi piace proprio come termine inglese italianizzato. Anche perché scrollare è anche un verbo italiano con un suo preciso significato: dovremmo scrollarci di dosso questa mania di italianizzare i termini inglesi 🙂

  2. Ciao ilpiac. Hai ragione: “scrollare” è proprio brutto. A rigor di logica, avrei dovuto scrivere, più che “scorrendo”, “facendo scorrere”. Scorri con gli occhi ma, con il mouse, fai scorrere: nel senso che l’occhio resta fermo, e il testo, come un fiume o un torrente, gli scorre sotto. Ma “facendo scorrere” mi sembrava lezioso. E ho scelto l’opzione più rude. Proverò a starci più attenta, però. Del resto diversi termini inglesi che riguardano nuove tecnologie non hanno ancora trovato una buona traduzione italiana: vogliamo parlare di “to scan”? Ricordo una divertente discussione con l’ottimo Massimo Birattari, autore di “Italiano. Corso di sopravvivenza” e grandissimo editor, che ha (e non so quanto scherzasse) serenamente ammesso di preferire, tra “scansionare” e “scansire”, il surreale “scannare”. Comunque, per farmi perdonare, ti linko (e qui, con il verbo linkare, come la mettiamo???) questa deliziosa storiella. E aspetto suggerimenti da tutti :))

  3. Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto. Jorge Luis Borges, L’artefice

  4. Ciao a tutti… Creatività e confini… Per me (almeno per il mio tipo di lavoro) i “confini” sono quelli contro cui sbatto, bendato come in un gioco di “mosca cieca”, quando – nella prima parte del lavoro – cerco di trovare una prima soluzione che mi piace ma che non mi interessa quanto sia ottimizzata. Allora ignoro volontariamente i confini, inseguo solo l’idea che mi piace, che mi affascina, la raffino, la sogno, la modifico continuamente… fino a che sbatto contro un “confine”, qualcosa che mi impedisce di proseguire in quella direzione; me lo annoto e continuo. Ad un certo punto, dopo un po’ di tentativi, arrivo ad una prima soluzione “accettabile”. A quel punto mi levo la benda e comincio a guardare intorno (internet ed altro) per prendere coscienza di tutti i confini che ci sono, per vedere come hanno fatto gli altri, se hanno trovato come oltrepassare uno o piu’ dei confini che avevo trovato io, se hanno ideato soluzioni piu’ geniali… Se alla fine dell’analisi critica la mia soluzione sta ancora in piedi vuol dire che e’ “discreta” e che va solo ottimizzata. Se invece trovo che e’ sbagliata, che un confine che pensavo di aver oltrepassato o scansato e’ ancora li’ che mi limita, oppure che qualcuno ha avuto idee piu’ geniali, allora la butto via e ricomincio 20 giorni dopo. Procedo cosi’ perche’ quando ho provato ad analizzare a priori tutti i confini e tutte le soluzioni gia’ esistenti… mi scoraggio e non viene fuori nulla. Invece cosi’ funziona “quasi sempre”. C’e’ qualcun altro che usa lo stesso approccio..?

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