Nuovo e utile

La Crusca: perché ha bisogno di noi. E noi di lei

Di sicuro conoscete l’Accademia della Crusca. Molto probabilmente ne avete sentito parlare di recente, perché una delle molte (ehm) versioni della (ehm) manovra di Tremonti prevedeva di cancellarla, insieme a qualsiasi altro ente avesse meno di settanta dipendenti. E, ovviamente, a prescindere.
Bene. ‘Sta cosa è rientrata. Ma val la pena di non lasciar cadere il discorso.
Forse qualcuno pensa che la Crusca sia costituita da una manica di parrucconi che si rivolgono l’uno all’altro chiamandosi Vossignoria. Niente di più sbagliato. È il più importante, prestigioso e autorevole centro per lo studio e la promozione dell’italiano. Commenta e ci orienta tra i cambiamenti recenti, e anche quelli più demenziali, della nostra lingua (vogliamo parlare di appuntamentare e scadenzare? Parliamone…). Offre un fondamentale servizio di consulenza linguistica online che risponde alle domande dei navigatori di tutto il mondo su grammatica, etimologia, uso, neologismi. Fondamentale, gente… per esempio, voi dite scannare, scannerizzare o scansionare? Perché qual è non vuole l’apostrofo? Perché nel presente indicativo del verbo dare è accentato ma non do? E perché diciamo pagare alla romana?
Il Sole 24 Ore dedica alla Crusca un bel dossier e intraprende una sacrosanta campagna di salvataggio e promozione. Per dare una mano andate qui.
Leggete anche l’articolo di Nicoletta Maraschio, la presidente dell’Accademia: racconta la storia dell’istituzione, nata nel 1580, dei (pochi) soldi statali e delle (tante) attività. Tra l’altro, avrei dovuto scrivere la presidentessa dell’Accademia? O è meglio la presidente dell’Accademia? Anche a questa domanda la Crusca risponde.

13 risposte

  1. Quanto sono ignorante! Io pensavo addirittura che l’accademia della Crusca nemmeno esistesse… ora è nei preferiti, ovvio!

  2. … esiste, esiste… esiste anche grazie a una mole inimmaginabile di lavoro volontario, ed esisterebbe meglio se avesse qualche risorsa in più: per esempio, per sviluppare il sito, che già ora è utile e ricco di contenuti. Che è uno strumento fantastico per dialogare con i non specialisti. E che potrebbe crescere ancora.

  3. Copioincollo qui sotto alcuni commenti usciti sulla pagina Facebook di NeU. Giuliana Di Barbora La Crusca è inaccessibile. Ha un sito vecchio, che non concede ingressi ed interazioni, non interviene mai a correggere le idiozi linguistiche, lo scempio della grammatica che tanti fanno, specie lavorando per i mezzi di informazione. La Crusca passa il tempo a fare cosa, per la lingua italiana? 9 ore fa · Mi piace Jacopo Colò Lo ammetto subito: sono un difensore della Crusca. Giuliana ha ragione, il sito è vecchio… ma penso sia più per una cronica mancanza di fondi che per scarsa volontà. Hanno addirittura dovuto chiudere il bel forum di discussione che avevano perché non riuscivano più a mantenerlo economicamente. D’altra parte credo che le priorità della Crusca siano altre. Accademiche e di ricerca. Non hanno il compito di andare in giro a bacchettare chi sbaglia. Per noi registrano i cambiamenti della lingua, li analizzano e cercano di capirli. Ci aiutano a tenere il timone a dritta nel mezzo del fiume in piena del cambiamento linguistico, ed è già un gran lavoro. 7 ore fa · Mi piace Valeria Andreoli ‎@Giuliana: l’accademia della crusca ha sei dipendenti più una sessantina di accademici che collaborano gratuitamente. anche la presidentessa non prende alcun compenso. gestiscono una biblioteca e un archivio specialistici. conducono studi e ricerche. il fatto che il loro sito faccia schifo e che la loro attività sia più sotterranea che da prima pagina non vuol dire che sia un ente inefficace. 4 ore fa · Non mi piace più · 1 persona NeU – Nuovo e Utile La Crusca è una struttura piccolissima che fa un lavoro gigantesco. Ha pochi collaboratori e una cronica mancanza di fondi. Gli accademici contribuiscono a titolo gratuito, e con una dedizione ammirevole. Ma, per esempio, per rendere il sito più efficiente – è nei programmi – ci vogliono soldi. Mica tanti, ma più di ora. Per avere un’idea delle cifre (risibili) prova a leggere l’articolo di Nicoletta Maraschio che linkiamo nell’homepage di NeU. E proprio per accendere l’attenzione su questo tema abbiamo ripreso la campagna del Sole 24 Ore in homepage. 4 ore fa · Mi piace · 1 persona Giuliana Di Barbora Apprezzo molto i vostri commenti. E mi unisco a quelli che intendono favorirla. 2 ore fa · Mi piace

  4. Lei è davvero così persuasa dell’utilità dell’Accademia della Crusca? Vediamo un po’. Senza voler entrare nell’eterna querelle tra normativisti e descrittivisti del linguaggio (in cui è inciampato un poco anche l’ormai fu Foster Wallace nel suo celebre saggio Autorità e uso della lingua) occorre partire dalla constatazione che il significato di un termine è il suo uso. Quindi se la Crusca è un’istituzione che disambigua i dubbi sul già detto allora ci sono altre istituzioni, dai compilatori di dizionari al più umile dei professori di lingua. È puro pleonasmo ricordare per quale motivo “qual è” si scrive senza apostrofo. Non è pleonsastico invece decidere se si dica “scannare, scannerizzare o scansionare”. In questo caso o la Crusca si erge a Minosse e giudica, di fatto normandolo, l’uso corretto – ma la lingua non possiede autorità quindi non è autorizzata a farlo; o la Crusca ne registra l’uso e quindi si sostituisce a un buon dizionario – il cui lavoro è appunto rilevare le occorrenze statistiche di un termine e, superata una certa soglia liminare, registrarne l’uso in corso. Se vogliamo salvare la Crusca (ente economicamente irrilevante da un punto di vista del perso dei suoi costi sul bilancio di Stato) trattiamola come antiquariato di pregio di cui andar fieri invece di usare argomenti sulla sua utilità. Che oggi è nulla, appunto perché esautorata dal ruolo normativo che ancora le si poteva concedere prima dei De Saussure, dei Wittgenstein e più in generale prima del riconoscimento dell’arbitrarietà dell’uso linguistico da parte di lignuisti e semiologi. Concorda? Ugo (hommequirit)

  5. Credo che il lavoro della Crusca vada in due direzioni. In questa homepage è, giustamente, raccontato il ruolo pubblico e divulgativo dell’Accademia. È quello più interessante per noi che scriviamo di mestiere, quello più immediato. La Crusca è un ente pubblico che si occupa di un patrimonio pubblico: l’italiano. Ne registra – e analizza, non scordiamolo – i cambiamenti. Non penso si possa lasciare questo compito alle case editrici e ai, pur buoni, dizionari che stampano. Ma non c’è solo questo. La Crusca non è antiquariato di pregio. Come spiega Nicoletta Maraschio l’Accademia è il «più importante centro di ricerca scientifica dedicato allo studio e alla diffusione dell’italiano». Lavora con le università, forma ricercatori, gestisce una biblioteca zeppa di storia della letteratura e della lingua italiana. L’utilità sta nell’insieme di tutte le cose che fa. Nel suo ruolo pubblico e in quello, più nascosto, accademico. Jacopo

  6. Credo che a prescindere, ci debba essere un punto di riferimento autorevole a cui attingere nel momento del dubbio. Se mi ricordo bene l’articolo sul Sole, quasi nessun altro stato può vantare un’istituzione così longeva e non antiquaria, sulla ricerca e lo studio della propria lingua. A questo punto si dovrebbe aprire un capitolo vastissimo che è quello della lingua come codice di comunicazione e sviluppo della personalità di un popolo per spiegare quanto l’Accademia della Crusca sia importante per noi italiani. Per quel che riguarda il sito, io accedo spesso e senza molte difficoltà. Forse siamo troppo abituati a siti user friendly, mentre quello della crusca è researcher friendly e per studiare e approfondire, un po’ di fatica bisogna farla. Federica

  7. Provo a rispondere a Ugo. – “Se la Crusca è un’istituzione che disambigua i dubbi sul già detto allora ci sono altre istituzioni, dai compilatori di dizionari al più umile dei professori di lingua.” Ecco: non so se compilatori di dizionari e professori di lingua possano essere considerati “istituzioni”. La Crusca, di sicuro, lo è, e non solo per motivi storici. La domanda successiva potrebbe essere: c’è bisogno di un’istituzione che registri e commenti i cambiamenti della lingua, e magari esprima degli orientamenti (nessuno che sia sano di mente ha la pretesa di normarli ex cathedra, e su questo tema ha detto molto anche Tullio De Mauro)? Mah, credo proprio di sì. Io sono contenta che un’istituzione così – un luogo autorevole di studio, approfondimento, memoria, confronto e divulgazione – esista. Se non ci fosse ne sentirei la mancanza. – “Se vogliamo salvare la Crusca (ente economicamente irrilevante da un punto di vista del peso dei suoi costi sul bilancio di Stato) trattiamola come antiquariato di pregio”. Mah… a parte il fatto che su alcuni “pezzi di antiquariato di pregio” si fonda, magari, un po’ dell’orgoglio, del prestigio e dell’identità nazionale residui. E che per questo detti pezzi d’antiquariato vengono ad assumere un peso e un ruolo rilevante e strategico non solo per il presente, ma anche per il futuro. Dicevo: a parte questo, mi sembra che la Crusca svolga anche un ruolo attivo e importante in termini di iniziative (la prossima, intitolata DANTE 2021, a Ravenna tra l’8 e il 10 settembre) dialogo con gli insegnanti, confronto con realtà linguistiche (linguaggi radiotelevisivi, linguaggi giovanili…) in divenire, raccolta e manutenzione della banche-dati… e basta farsi un giro sul sito – che sì, potrebbe migliorare, ma intanto c’è – per scoprire una serie di attività importanti. Un’ultima nota sulla – già rimarcata – non rilevanza economica della Crusca in termini di bilancio statale. Se mi faccio due conti, scopro che mantenere l’intera Crusca oggi costa a tutti i contribuenti italiani, in termini di peso dell’esborso statale, più o meno la somma che i contribuenti lombardi pagano per mantenere in Regione Renzo Bossi, detto Il Trota, che gode di uno stipendio netto mensile di euri diecimila. Con i diecimila dell’igienista dentale, forse, ci paghiamo anche i Lincei (per chi poco ne sapesse: l’Accademia dei Lincei, per certi versi speculare alla Crusca, si occupa di scienza ed ha avuto Galileo tra i primi soci). So che notarlo in questa sede, e all’interno di questo alto dibattito, può suonare demagogico, populista e piuttosto di cattivo gusto. Ma tant’è: in questo mondo scemo e materialista, i soldi conferiti sono una misura del valore percepito. E allora sì che mi girano le scatole, oh, come mi girano…

  8. Per Ugo e Francesco Perché non può essere che l’esistenza dell’accademia abbia un senso maggiore proprio perché sono passati di qui Wittgenstein De Saussure e tutto il resto della compagnia? elisabetta

  9. Non mi stupisco più di nulla; la finanziaria del 2010 prevedeva l’abolizione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica…

  10. @Emartin Non so dove lei abbia letto una simile siocchezza. Il punto sull’INAF era tutt’al più un eventuale accorpamento nel CNR. Ma a nessuno è venuto in mente nella Finanziaria 2010 di abolire INAF (che, lo sottolineiamo, non è l’Accademia della Crusca, con tutto il rispetto per quest’ultima). Cosa ha letto lei? Ursus

  11. @ Utente Anonimo Evidentemente siamo tutti “male” informati; io LAVORO all’INAF e si è parlato chiaramente (oltre che nei nostri ambienti) su molti giornali di soppressione di INAF come ente inutile (linko due articoli, i primi che trovo da google) http://oggiscienza.wordpress.com/2010/05/28/enti-inutili-il-parere-di-margherita-hack/ e http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/ecco-i-27-enti-inutili-che-la-manovra-finanziaria-sopprimera-397874/ a cui è seguita una lettera del nostro Presidente http://www.inaf.it/news_cartella/lettera-a-napolitano/Lettera%20aperta%20al%20Presidente.pdf Forse avavamo FRAINTESO le idee di Tremonti… … In un secondo tempo si è parlato di accorpamento. E per ora siamo sopravvissuti

  12. Sono convinto della notevole importanza di un’istituzione che raccolga e approfondisca i cambiamenti della lingua italiana, ma a mio avviso questo non è sufficiente. Mi rendo conto anche del fatto che una lingua, per essere tale, deve essere aperta ai cambiamenti (e qui penso alle critiche di Tolkien all’Esperanto di Zamenhof, che non accettava dei ritocchi alla sua creatura). Eppure non tutte le lingue cambiano così rapidamente come l’italiano (l’islandese è forse un caso limite nella direzione opposta), e non è detto che sia indispensabile utilizzare il termine originale (sempre in islandese, computer si dice toelva, da talar->calcolare; in spagnolo mouse si dice raton, topo; e in francese keyboard si dice clavier, che è appunto il dispositivo munito di tasti con cui si scrivono parole). E’ proprio necessario, in italiano, usare termini come manager, briefing -che ha generato l’orribile briffare-, mission? Mi viene in mente una scena memorabile di Nanni Moretti (Palombella Rossa), visceralmente indignato di fronte a termini come “trend negativo, kitsch, cheap” http://youtu.be/qtP3FWRo6Ow : “le parole sono importanti! chi parla male, pensa male e vive male!” La gloriosa Académie Française e la Real Academia Espanola hanno compiti normativi: perché non dovrebbe averne anche l’Accademia della Crusca? Paolo Barresi

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