La ragazza che sapeva troppo

La ragazza che sapeva troppo. Un consiglio di lettura

Entro in libreria, do un’occhiata oziosa in giro, mi lascio incuriosire da un titolo e uno strillo, colgo qualche riga a caso sfogliando un libro di cui non so proprio niente e mi dico vabbè, dai, lo prendo. Lette poche decine di pagine mi rendo conto di essermi imbattuta in una storia bellissima.
Succede di rado, ma quando capita è entusiasmante.

Sull’onda dell’entusiasmo, dunque, provo a dirvi qualcosa de La ragazza che sapeva troppo, e a farlo senza anticiparvi niente della vicenda narrata: dunque, ci girerò attorno, parlandovi di alcuni ingredienti della storia e di alcuni temi che si intrecciano nella trama. Mi piacerebbe infatti che anche voi, se decidete di leggerlo, ci capitaste dentro così, del tutto impreparati, come è successo a me. L’effetto è più potente e il gusto della lettura, credo, cresce.
Se ce la fate, evitate anche di leggere il risvolto di copertina con la sintesi dei fatti raccontati. Se invece guardate sull’altro risvolto chi è Mike Carey, l’autore, potete scoprire che ha scritto graphic novel e sceneggiature (questo fatto vi promette una scrittura svelta e visionaria. Ed è proprio così), e che La ragazza che sapeva troppo è il suo primo romanzo (quest’altro fatto potrebbe farvi temere che la trama ogni tanto traballi, che non tutti i personaggi siano a fuoco o che la conclusione sia insoddisfacente. Non è per niente così, anzi: tutto si tiene in modo tanto solido quanto efficace sotto il profilo narrativo.
“Originale, avvincente e potente” è quello che ne dice il Guardian. Tre aggettivi perfetti.

Originale: La ragazza che sapeva troppo è un romanzo distopico che ha sì qualcuno degli ingredienti di genere (primo fra tutti, l’inevitabile catastrofe che cambia l’intero mondo e le sue regole), ma non indugia sugli stereotipi propri del genere.

La ragazza che sapeva troppo

Avvincente. Secondo me ci sono tre cose che tengono il lettore incollato alle pagine. La prima è lo sviluppo acuto e accurato delle dinamiche psicologiche che legano tra loro i personaggi principali. La seconda (e la più ovvia) è l’incalzare degli eventi, raccontati con una scrittura affilata e veloce ma non sbrigativa, preservata dall’ottima – per quanto riesco a capire – traduzione di Moro, Perugini e Rodotà. La terza è l’assoluta peculiarità della protagonista, e la situazione di paradosso in cui vive.

La ragazza che sapeva troppo

Potente. Saldamente intessuti dentro la trama trovate alcuni temi mica da ridere: che cosa ci rende davvero umani? Quanto ci possiamo fidare di chi è sostanzialmente diverso da noi? È più giusta e importante la ragione o la compassione? Perché tutti abbiamo bisogno di qualche forma di appartenenza? È davvero possibile controllare gli istinti, istinto di sopravvivenza compreso, attraverso l’educazione?

La ragazza che sapeva troppo
Un altro tema che mi sta particolarmente a cuore corre per tutto il romanzo: il rapporto fortissimo che lega una valorosa insegnante e la sua stranissima allieva, affamata di sapere e di affetto più che di qualsiasi altra cosa. Per questo, e anche se c’è qualche dettaglio crudo – nulla però di più crudo di quanto passa ogni giorno in tv, nelle ore di massimo ascolto – forse varrebbe la pena di proporre questa storia in aula.

7 risposte

  1. Elizabeth Kolbert : La sesta estinzione Neri Pozza. Scienziata biologa, divulgatrice di alta classe, ci spiega da dove veniamo, del perchè siamo così come siamo, delle conseguenze dei nostri comportamenti, del perchè il periodo in cui ci troviamo si chiama antropocene e del come mai, non fra duecento milioni di anni, ma fra pochi decenni tutto ciò che stiamo combinando di storto alla nostra casa madre provocherà l’inizio della sesta estinzione (noi inclusi, naturalmente). Jack Welch, mitico Ceo di General electric, decretò in un corso all’Insead tenutosi all’inizio degli anni ’90 che le aziende dovevano avere, per sopravvivere, 3 priorità: IT, IT, IT (che vuol dire information technology). Io credo, con Elisabeth, che sia ormai l’ora di suonare tutte le trombe disponibili e proclamare: ambiente, ambiente, ambiente. Al lavoro!

  2. Ho letto il post casualmente mentre ero in libreria. L’ho preso come un segno. Comprato al volo!

  3. annamaria,
    un saluto intanto.
    Mi ha intrigato la tua recensione e ho scaricato subito il libro.
    Sinceramente mi ha coinvolto nella prima parte ma successivamente – e come abitudine cerco di arrivare fino in fondo ai libri che leggo – l’ho trovato rivoltante.
    Bello il rapporto della bambina con gli altri, non solo con l’insegnante, ma l’insistenza sulle abitudini degli hungry mi ha letteralmente disgustato.
    Sorry

  4. Ho seguito il consiglio al volo ed altrettanto al volo l’ho letto restanto estremamente intrigata dal finale che è rimasto a galleggiare in me per giorni. Cambiamento, limiti, dov’è il segno, quand’è che cambia? Molto bello come cambia il rapporto fra le due, chi insegna e chi apprende, chi da sicurezza a chi.

  5. Bellissimo, grazie per avermelo fatto conoscere. Il finale? Avrei voluto non finisse mai, solo per questo non mi piace. Ma non esiste un libro che continua per sempre. 😉

  6. prenotato di corsa in biblioteca, l’ho letto tutto d’un fiato, non ho parole e aggettivi per questo racconto che mi è piaciuto molto e mi ha dato molto da pensare specie il finale. Grazie

  7. ci sono storie che ti lasciano un pugno nello stomaco e te ne rendi conto solo alla fine .. la pressione comincia da subito, però non lo leggi tutto in un fiato .. non puoi .. non riesci.. temi la tua voracità quanto ci sei dentro .. perché è tutto così verosimile nonostante tutto.. ?

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