Nuovo e utile

La vita è un viaggio

Compro libri dappertutto, e farlo mi piace molto. Compro libri nelle librerie, alle edicole delle stazioni, negli aeroporti (per esempio, a Cagliari c’è una libreria non male). Frugo tra i tascabili delle cartolibrerie, compro libri online, e lo faccio con massimo piacere al supermercato: c’è lo sfizio di compiere il gesto (magico e pieno di attese) del prendere in mano un libro in quello che non è esattamente un luogo deputato. E c’è il vantaggio di poter da subito leggere una pagina o due nel tempo di una fila alla cassa.

Così, un paio di settimane fa, nel carrello della Coop di Borgonuovo, insieme alle prime ciliegie, al latte e al detersivo per la lavastoviglie, è finito La vita è un viaggio di Beppe Severgnini.
Me lo sono letto con piacere nei giorni scorsi. Poiché parla anche di temi che ricorrono su Nuovoeutile, ho pensato di darvi conto di alcune tra le cose che ci ho trovato.

Severgnini è da decenni un osservatore acuto del nostro paese, non se la tira e trasmette pensieri complessi e rigorosi raccontando in maniera semplice: un cocktail raro. I suoi capitoli sono dedicati a venti parole-chiave da cui farsi accompagnare nel viaggio attraverso questi tempi incerti. Ne scelgo alcune e ve ne do qualche indizio.

Atlante. Il primo capitolo riguarda il viaggiare, nel senso del percorrere il mondo, con consapevolezza. Solo viaggiando si impara a viaggiare. S’impara guardando, parlando, ascoltando, aspettando. E scrivendo, se uno lo sa fare… non esiste un luogo che non nasconda sorprese. Seguono dieci suggerimenti importanti per ogni viaggiatore. Il quarto è: rilassatevi: non esiste un viaggio senza un inconveniente… e, se esistesse, sarebbe noioso.

Brevità. La bella brevità è onesta, utile e generosa: non garantisce soltanto chiarezza ed efficacia, ma regala tempo a chi legge. Parole sante. La sintesi è un’arte difficile. Chi la pratica ha una marcia in più: la capacità di afferrare il senso delle cose e di restituirlo dopo averlo reso più limpido agli altri e anche a se stesso.

Incoraggiamento. Le persone vanno incoraggiate. Spinte dolcemente, quando serve… il nudging (la spinta gentile) resta una buona pratica, e si estende ben al di là delle politiche sociali…. Il dovere di un capo (un insegnante, un genitore, un superiore) non è tanto stabilire regole, quanto indirizzare. E, occasionalmente, spingere. Con garbo ma con decisione. Per inciso: trovare il modo giusto ed efficace per incoraggiare chiede una dose in più di empatia, di intelligenza, di flessibilità e di ingegno.
E infatti…

…insegnamento. Voi insegnanti, proprio come noi giornalisti, siete spesso tentati di esclamare “non capiscono!” Ma se chi sta di là non capisce – allievi o lettori, fa lo stesso – la colpa è sempre di chi sta di qua. Il fallimento di una classe è il fallimento di un insegnante.
Prima di giudicare, bisogna istruire. Prima di selezionare, occorre formare.
E ancora (il brano è tratto da Lettera a una Professoressa, di Don Milani): Nella nostra scuola l’andare all’estero equivale ai vostri esami. Ma è esame e scuola insieme. Si prova la cultura al vaglio della vita.

Precisione. Precisione non è pignoleria. La precisione ha uno scopo, la pignoleria nessuno. I pignoli sono manieristi, le donne e gli uomini precisi sono romantici. Sanno che il caso entra dappertutto, ma niente accade solo per caso…. Alla precisione – e all’imprecisione – ci si abitua da giovani.
Chi ce l’ha fatta, quasi sempre, ha saputo unire brillantezza e precisione. La prima è congenita; la seconda va coltivata.

Resilienza. In nostri giorni passano e spesso li lasciamo passare con indifferenza. Ce ne ricordiamo volentieri soltanto se sono stati sereni. Cerchiamo di dimenticare, invece, le giornate difficili: anche se le abbiamo affrontate con coraggio. È un atteggiamento comprensibile, ma sbagliato. La consapevolezza di saper resistere deve diventare un motivo d’orgoglio.
La resilienza rinforza il carattere e produce personalità. Tra i sentimenti è forse il più letterario, dopo l’amore…. Pensate a un personaggio classico e scoprirete che il suo fascino nasce dalla capacità di affrontare le avversità.

Sì, la vita è un viaggio alla ricerca di paesaggi (compresi i paesaggi interiori) da osservare in prospettive nuove. E come dice Severgnini, conviene viaggiare leggeri. Ma curiosità, disponibilità, flessibilità e apertura non pesano niente. Servono sempre, a ogni età, in ogni posto. E possono cambiare tutto.

7 risposte

  1. Ma guarda! Anche Giovanna Cosenza ha dedicato un post al libro di Severgnini, che fa rima con Gramellini. Una categoria di giornalisti pensatori da libro Cuore, con un po’ di sagacia, qualche utile buon senso da mediocri padri di famiglia borghese, moderati di sinistra, i loro pensieri scorrono come le notizie curiose della Settimana Enigmistica: le hai dimenticate già prima di averle lette. Mi spiace, questa volta, di non concordare sui “pensieri complessi e rigorosi”,-ma può essere più un fatto di forma che di contenuto– a me pare di essere al cospetto del fabio volo dei grandicelli. 🙂

  2. ViIAGGIO IN ORDINE SPARSO

    A settembre un viaggio di lavoro in scooter mi ha spezzato la vita oltre che entrambi gli arti inferiori. In sintesi ho ripercorso in questi mesi le tappe della crescita dell’uomo: supino, nel passeggino, nel girello per arrivare finalmente ai primi passi barcollanti senza stampelle (ho saltato il gattonare, le rotule non avrebbero gradito)
    Molti gli incoraggiamenti, del tipo “finché la si racconta” per poi finire di raccontarmi di placche, viti e chiodi innestati su amici e parenti.
    L’insegnamento è saltato e gli studenti hanno sofferto un po’ in precisione che i miei colleghi hanno trascurato.
    La resistenza del corpo è stata generosa e mi ha aiutato a sopportare momenti di sconforto, molti, guardando i mei sforzi, ridimensionavano l’importanza dei loro guai giornalieri, ma per me, la frase che più mi ha aiutato è stata quella del gobbo: “Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere”, dato che l’acqua l’avevo già presa prima dell’urto.

  3. Di Severgnini, mi è piaciuto solo un libro di alcuni anni fa, come semplificare il nostro inglese all’estero, non avendo alcuna possibilità di sembrare inglesi. Era spiritoso ed intelligente, ma finiva lì.
    Questa abitudine dei nostri editori di pubblicare libri di facce più o meno famose, che hanno nulla da dire, l’ultima persino Schettino, quello della Concordia ha qualcosa da scrivere o immagino da farsi scrivere, rende per chi come me ama la letteratura la voglia di regredire fino all’analfabetismo.
    Unica salvezza leggere gli autori che solo il tempo definisce scrittori.

  4. Gentile Luciano Calbrese,
    credo che ogni lettore abbia il diritto di mettersi in libreria (o, se è un lettore debole e non possiede neanche uno scaffale per i libri: di appoggiare sul tavolino davanti alla tv) tutti i libri che vuole, senza correre il rischio di sentirsi giudicato da chi ha altre preferenze.

    E credo che tutte le volte che un italiano apre un libro, fosse anche un manuale di cucina (o un giallo, o un libro di fantascienza: due generi che, personalmente, amo moltissimo) l’angioletto della lettura, in cielo, sospiri di felicità.

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