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Le cose cambiano: date una mano

Roma, qualche giorno fa. Albergone moderno, spazi ampi e ovattati, un folto gruppo di uomini in giacca e cravatta e donne in abiti formali, tutti muniti di cartelline e tesserini di riconoscimento: il classico corredo da convegno.
E di convegno, infatti, trattasi: si intitola Libera il talento e l’ha organizzato Parks – liberi e uguali, un’associazione tra aziende impegnate a promuovere l’inclusione nei luoghi di lavoro, nel rispetto dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Aderiscono, tra gli altri, Telecom, Ikea, Deutsche Bank, IBM e, da pochi giorni, anche Barilla.

Devo parlare di comunicazione LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) e dico quattro cose. La prima: capisco il senso della sigla, che viene dal mondo anglosassone, ma la trovo scomoda da usare (e infatti alcuni la sbagliano), riduttiva (e infatti può allungarsi come una fisarmonica fino a diventare un’impraticabile LGBTTTIQQA) e algida: potrebbe essere il nome di una fabbrichetta brianzola, Lavorazioni Galvaniche Brisugli Tarcisio.
Mi piacerebbe che dall’Italia venisse fuori un nome diverso, energico e, perché no?, poetico. E se proprio sigla dev’essere, potrebbe evocare invece che catalogare. Per esempio: Altri Amori Ardenti (…Arditi? Arcobaleno? La platea si diverte a proporre varianti).
Tra l’altro, potremmo finalmente vantarci, noi italiani, di esserci procurati almeno una tripla A.

E poi (questa è la seconda cosa): forse si può cominciare a pensare a un passaggio ulteriore, dall’inclusione alla valorizzazione. Non si tratta di un’ipotesi velleitaria: di fatto (terza cosa) tutte le ricerche confermano che ogni differenza (di genere, di orientamento sessuale, di cultura, di età anagrafica, di etnia o provenienza o formazione) è fertile in termini di creatività. Di fatto, i gruppi creativi sono tanto più produttivi quanto più sono eterogenei.
Infine (quarta cosa): Mihály Csíkszentmihályi, uno dei maggiori studiosi contemporanei della creatività, segnala che comunque, e anche a prescindere dall’orientamento sessuale, fra i tratti rivelatori della personalità creativa c’è la tendenza a uscire dagli stereotipi di genere. Le femmine creative sono più dominanti e toste delle altre, i maschi creativi sono più sensibili e meno aggressivi, e i tipi creativi tendono ad avere sia i punti di forza propri del loro genere sia quelli propri dell’altro: è una caratteristica che raddoppia il loro repertorio di soluzioni. Un motivo ulteriore per lasciarsi gli stereotipi di genere alle spalle.

Ma tra i discorsi e le storie intercettati al convegno ce n’è almeno una che vi devo proprio raccontare. Dunque: è il settembre del 2010. Il giornalista e opinionista americano Dan Savage, autore di una notissima e assai esplicita rubrica intitolata Savage Love (qui l’edizione italiana su Internazionale) legge dell’ennesimo quindicenne bullizzato perché gay o presunto tale, e suicida. In quel singolo mese, sono in sei a uccidersi negli Stati Uniti per il medesimo motivo. Savage ha un’idea semplice e potente per aiutare tutti i ragazzini come quelli. Bisogna lanciargli un messaggio di speranza: “dai, resisti, le cose poi vanno meglio”. Così mette online un video per dirlo chiaro, che poi le cose vanno meglio. Ero seduto in un hotel di Bloomington, nell’Indianascrive Savagequando ho iniziato a pensare che avremmo visto molti più video rispetto ai cento previsti. Quello che avevo girato con mio marito Terry la settimana precedente, il primissimo video di It Gets Better, era stato pubblicato su YouTube solo poche ore prima quando ho cominciato a ricevere email, «richieste di amicizia» e «mi piace» su Facebook così numerosi e così in fretta che il mio computer era andato in tilt. Il secondo video di It Gets Better era arrivato nelle ventiquattr’ore seguenti. Tre giorni dopo eravamo a cento video. Alla fine della prima settimana erano mille. Io e Terry ci siamo sentiti confortati dall’idea di non essere le uniche persone a voler mandare un messaggio ai ragazzi LGBT in crisi. Appena un mese dopo arriva anche un video del presidente Obama. È ancora Savage a raccontare che “ben presto anche eterosessuali – politici e personaggi famosi – hanno iniziato a parlare, e il messaggio era lo stesso: starai meglio, non c’è niente di sbagliato in te e stiamo lavorando perché le cose cambino”.

Oggi, sul sito itgetsbetter ci sono, dice la pagina Wikipedia dedicata al progetto, oltre 50.000 video: e sono 50 mila modelli di ruolo diversi da osservare, e cinquantamila testimonianze a dimostrare che sì, poi le cose vanno meglio davvero. Il progetto ha molti siti affiliati nel mondo. Il sito italiano si chiama lecosecambiano.org. È in rete da non molto ma è già pieno di fatti, idee, appuntamenti e testimonianze. C’è anche un bel progetto portato avanti con 24 scuole superiori di Roma. Ci sono indirizzi utili. C’è un blog. C’è una pagina Facebook. Date un’occhiata e passate parola: le cose cambiano prima, se c’è il contributo di tutti.

18 risposte

  1. A me sta bene tutto, compreso il contributo di tutti, LGBT compresi. Quello che non mi piace di questi personaggi è lo sbandieramento.

    Non sono affatto un bacchettone né ho nulla contro i gay. Ma facendo zapping in TV pare un’invasione; questo a mio avviso fa scadere ancora di più, se possibile, il livello di questo medium.

    Quello che voglio dire è che se vogliamo aiutare gli LGBT ad avere un trattamento paritario, sia di opportunità che di diritti, dobbiamo evitare di dare pugni negli occhi a chi magari già non li vede per il verso giusto…

    1. Gentile LS, non mi sembra di aver dato alcun pugno in un occhio. Il vero pugno in un occhio è sapere che qualcuno viene discriminato per un fatto privatissimo e riguardante la sua sfera degli affetti. Il vero pugno in un occhio è sapere che un adolescente viene bullizzato. Succede anche In Italia. E non dovrebbe succedere più.

      1. Ma certo, non mi riferivo al suo testo, ma allo sbandieramento in TV…

        Contro il bullismo, poi, che colpisce il debole qualunque sia il suo orientamento sessuale, sarebbe il caso di insegnare ai ragazzi a trattare con i bulli; e diffondere la cultura del rispetto.

  2. Sono contro le ghettizzazioni e LGBT lo è come lo sono tutte le sigle che “chiudono” una qualsiasi forma associativa o semplicemente “diversa”.
    La mia proposta sarebbe, anche se poco poetica, quella di utilizzare un termine anglosassone, che aiuta in un percorso internazionale, quale: Total People.
    Due parole che non ghettizzano ma valorizzano un’insieme composto da mille colori e forme.

    1. Uhm, non credo che usare un acronimo sia ghettizzare, aiuta a comprendere un gruppo di persone che hanno delle caratteristiche.

      La razza è una sola, ma le caratteristiche sono diverse, più o meno enfatizzate.

  3. Questo è un luogo dove si fanno riflessioni e considerazioni sensate su argomenti rilevanti, per cui LS, se deve parlare di “invasioni lgbt in tv facendo zapping” c’è posto sicuramente a pomeriggio 5 da Barbara D’urso.

    1. Considero offensivo questo commento. Non guardo molto la TV, né men che meno la signora che lei cita.

      Sono i benpensanti come lei che invece, a quanto vedo, etichettano le persone giudicando senza leggere bene quello che viene scritto.

      Anche se non sono un grande consumatore di TV spazzatura, è un fatto che questa TV esiste e che viene vista ahimè da tante persone. Che questa TV si stia riempiendo di LGBT in tutte le salse e colori nonché è un dato di fatto, non una mia opinione personale.

      Sto dicendo che a mio parere questo non aiuta. E la mia opinione, grazie al cielo, vale quanto la sua, Barbara d’Urso o meno.

    2. Mi trovo d’accordo con LS. Non mi piacciono le etichette, ognuno è libero di “essere” come meglio crede.

      Ma il fatto che il non-etero sia diventata una moda è fuor di dubbio. Non conosco la percentuale di LGBT nei confronti delle persone eterosessuali, guardando la televisione, la pubblicità, le riviste, sembra che siano in parecchi.

      Così come condanno una coppia uomo/donna che si mette a limonare nel mezzo del corso principale davanti a mia figlia, così condanno la coppia donna/donna e uomo/uomo.

      Ho notato però che i comportamenti di queste ultime coppie (uomo/uomo) siano spesso ai limiti dell’esibizionismo.

      La mia è solo un’impressione, non ho dati a dimostrarlo, se non le mie passeggiate serali sul lungolago.

      Detto questo, condanno il bullismo a priori, nei confronti di tutti, qualunque orientamento sessuale abbiano.

  4. Ciao a tutti.
    Questo post parla di inclusione. Di creatività che nasce dalle differenze. E di un’iniziativa, secondo me importante e necessaria, contro il bullismo omofobico nelle scuole. E voi sapete che anche in Italia, e anche di recente, alcuni ragazzini si sono ammazzati per questo, vero?

    Questo post nasce da un convegno a cui hanno preso parte esponenti di alcune fra le maggiori imprese attive in Italia. E vi assicuro che, lì, non ho visto nessuno “limonare”.

    Volendo, c’è ampio spazio per commenti che arricchiscano la discussione di idee e prospettive, di dati, di evidenze di ricerca.

    Volendo, c’è anche qualche indicazione perché chi lo ritiene giusto possa spendersi per sostenere una buona causa.

    NeU sul web è una piccola isola felice che, grazie a tutti gli amici che lo frequentano, alla loro apertura, alla loro curiosità e alla loro intelligenza delle cose, è abbastanza immune dai luoghi comuni.

    Ringrazio tutti i commentatori che comprendono e fanno proprio questo spirito, che sta alla radice di ogni comportamento creativo.

    1. Mi scuso di essere andato fuori tema. E di aver utilizzato un termine poco appropriato. Non posso eliminare il mio commento precedente, altrimenti lo farei (prego gli amministratori del sito di farlo al posto mio).

      Il mio fastidio nasceva da un fatto personale, e questa non è certo l’isola in cui parlarne.

      1. Ciao Massimo.
        Grazie. Preferirei non togliere il commento per non pregiudicare la comprensione dell’intera discussione.

        Tra l’altro, credo che i commenti che ho cancellato da quando NeU esiste (dicembre 2008) si possano contare sulle dita di una mano. E forse non servono neanche tutte.

  5. CIAO Annamaria,

    intervengo solamente per quanto riguarda un eventuale ipotetico nome e lo faccio con semplice spirito propositivo e nel rispetto di tutti: LeGaBiT, ovvero LEGABIT oppure separandolo in LEGA-BIT.

    Ma potrebbe essere anche semplicemente BIT, in fondo il bit è una cifra “binaria”, un sistema in base 2 (così come i sistemi: uomo/uomo, donna/donna, prima/dopo, ecc).

    In ogni caso, come sempre accade, una sigla potrebbe accontentare alcuni e scontentare altri.

    Per il resto non credo che la creatività distingua tra i vari orientamenti, piuttosto è il contrario e sono i singoli con le proprie attitudini e predisposizioni a fare la differenza.

    Tutto qui.
    CIAO

  6. ok, poi io sommessamente credo che anche un bambino “aggressivo” e una bambina “dolce” possano avere più o meno creatività come le altre anche se in maniera diversa

  7. Sull’ inclusione sono perfettamente d’accordo e ci sono tanti modi bellissimi e creativi di farlo. Sulla moda del non eteri posso solo riferire un aneddoto: decenni fa mio padre lesse ul suo settimanale di riferimento che hollywood era in mano agli ebrei, e secondo lui era verissimo, basta guardare i titoli di coda. Gli feci notare che bastava guardare quanti nomi italiani e ispanici in più ce n’ erano tra quei titoli di coda, per chiedersi se Hollywood non fosse in mano alla mafia.

    Ecco, delle volte il pregiudizio serve a farci notare cose a cui di nostro non avremmo mai fatto caso. E prima di dire cosa vada di moda in TV adesso (e non lo so, mancando dall’ Italia dal ’94 e da allora essendo proprio priva di connessione TV) mi rivedrei, e con enorme piacere, tanto stanno su youtube, certi sketch di Paolo Panelli quando LGBT manco esisteva.

    Infine, aggiungere: “non ho niente in contrario a non vederti ne sentirti, anche se proprio insisti a voler esistere” è un bellissimo esempio di esclusione. Ma credo che in questo post si stesse parlando di inclusione. E l’ inclusione a volte passa per il ghetto protetto, non c’ è niente da fare. Meglio di niente.

  8. Se non si insegna ai ragazzi, fin da piccoli, che bisogna rispettare l’individuo, in quanto tale punto e basta…tutto il resto sono chiacchere, il bullismo ci sarà sempre contro qualcuno, ieri nero oggi gay domani cinese…

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