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Libri digitali e il sogno di una biblioteca universale

L’economista Christopher Freeman distingue tra innovazione incrementale e radicale: la prima migliora prodotti e processi, la seconda cambia in modo sostanziale i processi o dà luogo a prodotti del tutto diversi, con nuove caratteristiche e nuove performance. Inquesto modo, l’innovazione radicale sovverte regole consolidate, rivoluziona mercati, assetti competitivi, stili di consumo… si direbbe che sia questo il caso dei tablet (l’iPad, per intenderci, e i suoi concorrenti, compreso il G-pad prossimo venturo) che permettono di portarsi appresso un’intera biblioteca di libri digitali.  Sarà interessante vedere che succede.
Ma, già adesso, sappiamo sfruttare il sapere virtuale che abbiamo a disposizione, gratis? Per esempio: quanti conoscono quella controversa meraviglia che è Google Books? O sanno com’è nato? O sanno usarlo in maniera efficace? Io ci ho passato ore, leggendo (gratis, appunto) interi capitoli di libri di cui neanche sospettavo l’esistenza, scoprendo autori che non conoscevo, recuperando preziosi frammenti di testi ormai fuori catalogo e irrecuperabili altrimenti. E se proprio volete saperlo: mi è anche successo più volte di ordinare e comprare un libro scoperto grazie a Google Books. Certo: c’è un sacco di problemi giganteschi, dal diritto d’autore al tema del controllo di una biblioteca digitale universale. E gli editori italiani prendono le distanze dai libri digitali, ne diffidano e rischiano, al solito, di arrivare in ritardo, e in ordine sparso, ad occuparsi di un mercato che promette di crescere in modo esponenziale. Di nuovo: sarà interessante vedere che succede.

10 risposte

  1. Che meraviglia, Annamaria, scorrere il pezzo della tua biblioteca! Mi ci vorranno mesi purtroppo per farla mia mentre vorrei fagocitarla tutta subito, d’un fiato, ti ringrazio. Mi intriga molto l’argomento di oggi, tant’è che lascio un segno subito o mi perderò come nelle ultime settimane da dove vi ho seguito comunque – oggi poi mi sono ricordata di cambiare browser così mi riesce di logarmi, accidenti a Safari. Google book è proprio una meraviglia, ti dà l’opportunità di scoprire e approfondire un mondo e collegare i propri fili. Mi domando spesso anch’io però se sono capace di usarlo quello strumento, intendo di usarlo bene senza rovistare alla cieca. La ricerca non è per nulla un operazione scontata ed è fondamentale. Si è convinti di saperla fare e il più delle volte accorgendoci di alcune difficcoltà si liquida il tutto superficialmente con la scarsa dimestichezza o la mancanza di tempo. Per esempio ho imparato da poco che sostituendo un indirizzo web salvato nella barra dei preferiti con un apposito script e rinominandolo (cerca con google, ad esempio) posso aprire qualsiasi pagina web e fare una ricerca all’interno di essa in un lampo. Ma al di là dei trucchetti o scorciatoie informatiche sappiamo veramente cercare? Da molti riscontri avuti su vari forum mi verrebbe da dire di no e la colpa non è imputabile alla vastità o alla complessità della rete perché spesso ci si trova imbrigliati anche in un contesto ristretto. Sappiamo sfruttare il sapere virtuale che abbiamo a disposizione? Mah, forse in parte sì e in parte no. Giustisima osservazione quindi la tua, chissà che posta come problema non trovi una soluzione…

  2. Buongiorno, il mio commento è sicuramente “di parte”, in quanto lavoro in una piccola casa editrice… noi già da due anni abbiamo iniziato ad inserire i nostri libri in google books, ovviamente sono abbastanza tutelati, in quanto non è possibile scaricarli integralmente, si possono leggere alcune pagine ma non tutto il volume. Noi crediamo nel futuro e ci stiamo muovendo per digitalizzare tutti i nostri volumi, rendendoli leggibili da piattaforme come l’iPad. Gli editori italiani non stanno prendendo le distanze, mi sembra giusto precisare che è sacrosanto tutelare il diritto d’autore assieme agli interessi della casa editrice, ricordo a chi legge che i libri hanno un costo (redazione, editing, stampa e distribuzione) anche abbastanza elevato, per questo motivo spesso i prezzi sono alti. Probabilmente arriveremo, come nel caso dei film e della musica, ad avere la “pirateria libraria”, in un futuro non troppo lontano ed è per questo che tentiamo di tutelarci, ricordo inoltre che il prodotto libro non ha un gran mercato, gli italiani NON LEGGONO. Forse se un domani potranno scaricare i libri gratis inizieranno a farlo ma a spese delle case editrici, non mi pare corretto… e spero neanche a voi…

  3. LA BIBLIOTECA UNIVERSALE, I DIRITTI, LE OPPORTUNITA’ Il punto di Vanessa è più che condivisibile. I diritti degli autori (e il lavoro degli editori) vanno tutelati. E, avendo scritto una serie di testi, lo dico anche come autore. Questo non vuol dire che, quando tutto cambia, anche il modo di tutelare i diritti (e questo, diciamolo, significa pagare qualcosa per quel che si legge) non possa (debba?) cambiare. Siamo di fronte a una serie di cambiamenti radicali che riguardano la lettura (il primo link in homepage da un’idea di che cosa significa “innovazione radicale”: un cambio di paradigma che riconfigura un intero sistema). Il mio sogno personale è che qualcuno inventi un modo semplice e sicuro per pagare quanto si legge online. E sarebbe fantastico avere una chiavetta ricaricabile (qualcosa di simile a una ricarica telefonica) buona per accedere a qualsiasi contenuto: articolo dell’Economist, paper pubblicato su una remota rivista scientifica neozelandese, bestseller contemporaneo… pagherei perfino volentieri qualche cent per contribuire ai puri costi di scansione delle opere fuori diritti, a patto che la formula di pagamento sia semplice, sicura, e universale. Mi sembra però importante che la maggior quantità possibile di libri sia online. L’anteprima è una forma, a mio parere, accettabile. In particolare, per i libri italiani: – oggi il web parla inglese, cinese, spagnolo, francese, tedesco… parlasse anche un po’ più di italiano, e con la voce degli autori italiani – oggi la produzione letteraria e scientifica italiana è meno conosciuta di quanto dovrebbe. E un bel po’ di gente che sa l’italiano non risiede in Italia. Portiamogli a casa un assaggio dei libri italiani. – il web è anche un modo per raggiungere pubblici che poco frequentano le librerie, in un paese che poco legge – per i piccoli editori, che a causa della scarsa distribuzione rischiano di uscire dal mercato prima ancora di entrarci, il web può essere un’opportunità. In generale, per tutti i libri: – il web è un modo per rendere nuovamente accessibili migliaia di opere preziose e fuori catalogo. Giusto per dirne una: se riuscissi a recuperare “Il problema psicologico della creatività” scritto da Calvi nel ’66, e introvabile, ne sarei felice. Sono ugualmente felice, e da autore, che alcuni racconti che ho scritto nel ’93, ormai difficilissimi da trovare, siano stati messi online da Feltrinelli: meglio online che svaniti nella biblioteca delle parole perdute… – il web è un modo per decidere a ragion veduta di comprare libri costosi: mi sono risolta a comprare da Amazon The Encyclopedia of Creativity, che costa una fucilata, solo dopo averne letto ampi estratti – il web è un modo per “assaggiare” autori sconosciuti. Prima ancora, per scovarli (in libreria non c’è la funzione “search”. E se cerco testi su “radical innovation” +Italy google mi dà 1569 titoli, da tutto il mondo. E mi permette di capire che cosa dicono, e se quel che dicono è quanto sto cercando. Quale libreria fa altrettanto?). Il web serve per confrontare rapidamente contenuti. Per non comprare libri solo a partire dalla copertina. O dalle recensioni. – e se ci fosse un modo semplice per pagare (sono convinta che la scommessa vera sia questa) credo che anche il fenomeno della pirateria risulterebbe molto ridotto. L’argomento è complesso. Abbiamo un po’ di tempo per parlarne 😉

  4. Io sono più che d’accordo sulla reperibilità dei testi online, anche a pagamento. Trovo l’idea della chiavetta geniale nella sua semplicità. Chi legge ama avere i libri, perciò arginare la pirateria non credo sia difficile. Forse, il problema potrebbe aumentare proprio con la diffusione in rete, ma se il costo restasse accessibile a tutti… Però, il punto è un altro (parlo per me ovviamente). Secondo me leggere a video può risultare antipatico, soprattutto perché è anche un po’ fastidioso per gli occhi; io quando leggo interi libri a computer difficilmente riesco a mantenere l’attenzione per molte pagine. Pensare di scaricarli e stamparli mi darebbe un senso di tristezza, non riesco a considerarli libri. Sicuramente è un mio limite. Un libro è diverso, dopo averne letto uno, sapere di averlo in libreria mi dà un senso di tranquillità. Con questo non dico di essere contrario, anzi, ripeto, sono per la diffusione in rete di tutti i testi purché non venga trascurata la vecchia stampa. A tal proposito (a costo di scoprire l’acqua calda, perché se non sbaglio credo ci siano state diverse conferenze a riguardo), mi viene da porre un quesito: è mai possibile che, malgrado siamo nel 2010, non si riesca a trovare un materiale che sostituisca la carta?

  5. Giusto una precisazione al mio commento precedente: per averlo in “libreria”, intendo il mobile sul quale tengo i libri e non dove questi si comprano. Scusate.

  6. @Giuliano, a mio avviso la soluzione del problema sta proprio nella sua enunciazione: >Secondo me leggere a video può risultare antipatico, soprattutto perché è anche un po’ fastidioso per gli occhi… E’ nel fastidio della lettura a video che sta la salvezza del libro di carta (sempre sia lodato). La consulatazione on-line corrisponde, per sua stessa natura, ad una fruizione veloce, immediata, da codice rosso: mi serve reperire con urgenza un brano, un’informazione, ecc. e allora surfo tra le varie library della rete, pagando volentieri qualche minuzzaglia. Poi, se durante questa sveltina della consultazione ho provato un piacere che mi interesserebe tantricamente approfondire, va da sé che comprerò il libro che ho peepato sul web. Io non vorrei sostituire la carta, vorrei piuttosto che se ne facesse un uso migliore: è una sostanza primaria, come l’acqua, l’aria, il fuoco, la terra, il vino. Eleonora (che è figlia di un maestro legatore e si vede)

  7. LE BUSTINE DI ECO, BLADE RUNNER E YODA In una delle sue tante geniali bustine, Eco narra di un invenzione di un fantastico congegno tascabile, leggero, ergonomico ed economico, trasportabile ovunque, senza fili e ad autonomia illimitata, resistente agli urti, capace di contenere migliaia di dati, ecc, ecc, per svelare nella ultima riga che non sta affatto parlando di un gingillo elettronico ma piuttosto del vecchio e caro libro. IPad e compari, che contengono migliaia di applicazioni e soluzioni tecnologicamente avanzatissime, che evocano riti magici, hanno poi pur sempre bisogno delle dita che strusciano, smanettano e si affannano sullo schermo. Siamo ancora lontani dai comandi vocali che Deckard indirizza al suo lettore di immagini in Blade Runner o dei poteri di muovere oggetti e percepire a distanza del piccolo Yoda in Star Wars. Spero solo che per girare le pagine di queste sublimi meraviglie, non sia chiesto di dover leccare il mio indice e imbrattare così tutto lo scintillante e intonso schermo nuovo! walter

  8. Amo i libri e ne ho tantissimi; ogni volta che ne compro uno, ne devo scartare un altro e portarlo alla Biblioteca di quartiere. Fra gli ultimi che ho dovuto scartare, “La casta”, perché preferisco tenermi i classici.Credo che la mia generazione continuerà a sfogliarli. Però il mondo cambia….. Anche Gutenberg e Manuzio furono molto criticati; vuoi mettere come era più bello il manoscritto Ilias Picta rispetto allo stampato in tipografia! Penso che la creatività serva anche a rendere bello un semplice strumento. Grande lavoro dunque per i creativi per fare dell’iPad qualcosa a cui ci si possa affezionare.

    1. e liciuzzaragazzi,e8 chriao che la vicenda sia spiacevole per voi per il lavoro vostro e di chi vi ha aiutati. Capisco te paolo quando dici di non generalizzare, che i plagi in circolazione sono valanghe, capisco pure chi si arrabbia come zio impo.Perf2 voglio solo dirvi una cosa che magari detta da me conta zero ma ve la dico col cuore, licia un po’ ha imparato a conoscermi nel bene e nel male.Continuate tranquilli col vostro lavoro che noi apprezziamo e amiamo. E datevi pure una mossa che voglio leggere il seguito di Adhara e soci ahah parlo ovviamente anche a nome dello schiavista (e non c’e8 bisogno di dirne il nome).un abbraccioGian

  9. Segnalo che il tema degli e-book viene ripreso oggi, su La Repubblica, a pagina 34, nella rubrica delle lettere di Augias.

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