Nuovo e utile

Messaggi (espliciti ma indecifrabili) da un mondo parallelo

Culotte oggi, rivoluzione domani. Devo ammetterlo: quando intercetto l’affissione all’uscita della metropolitana di piazza Cadorna, capisco solo che si tratta dell’ennesimo sedere pubblicitario. Poi scopro che, in realtà, i sederi sono più di uno, con headline sullo stesso tono: Slip oggi, chiacchiere domani e Perizoma oggi, seccature domani.
Solo dopo essermi fermata a leggere con attenzione capisco qual è il prodotto. Che con quanto viene mostrato c’entra, a voler essere proprio benevoli, solo per contiguità anatomica.

E poi: che significa ‘sta roba? Mettersi il perizoma rimanda le seccature? O mettersi il perizoma porta fatalmente seccature in un futuro assai prossimo? E perché mai tre cose piuttosto diverse come rivoluzione, chiacchiere e seccature vengono assimilate nella medesima esortazione a differire? Vi prego: non ditemi che è perché ciascuna ha la sua mutanda d’ordinanza, e la culotte rimanda alla Presa della Bastiglia.
Intanto comincio a ricevere mail indignate, e a leggere commenti, non pochi sconcertati o infuriati, in rete.
Mi chiedo (e vi chiedo): ce n’è bisogno? Dov’è il vantaggio del prodotto? Qual è il concept? Il posizionamento?

Note a margine: 1) si può essere consistenti, moderni, impattanti, delicati ma assai precisi in termini di promessa anche con prodotti difficili non meno di questo. 2) L’Art Directors Club ha diffuso qualche tempo fa un codice deontologico: tenerne conto, magari? 3) Il collega che ha composto Culotte oggi, rivoluzione domani in che mondo parallelo vive?

20 risposte

  1. La cosa è sconcertante per due motivi: 1) Il primo riguarda il reparto marketing che ha approvato una comunicazione del genere. Ci vuole del coraggio, sopratutto in un momento di grande tumulto culturale ad uscire con un adv del genere. 2) Il secondo riguarda l’agenzia che l’ha prodotta: ci vuole del coraggio anche qui. Non so se in entrambi gli schieramenti ci fossero delle donne, ma, credendolo assai probabile, mi chiedo se qualcuna ha almeno fatto notare quanto bassa sia una comunicazione del genere. Se posso permettermi, preferisco una comunicazione turpe e un pò più cinica( ma che almeno parla di benefit di prodotto) come questa: http://dasieve.blogspot.com/2010/11/squali.html

  2. meno male, pensavo di essere l’unica stupida a non aver colto il significato degli slogan… quanto alle rivendicazioni femministe, penso, da femminista, che bisognerebbe fare ben altro che manifestazioni tendenzialmente autocelebrative una volta ogni tre mesi.

  3. Io credo che il copywriter, salvo le eccezioni delle grandi agenzie pubblicitarie di Milano, Roma, Torino, Bologna e poche altre città (dove cmq è una figura professionale che io definisco di nicchia, non per la qualità ma per la quantità), è una figura professionale della quale si fa a meno, sempre di più. Nella maggior parte dei casi chi si appresta a esercitare è sottopagato (quando viene retribuito) e in molte realtà anche importanti è quasi scomparsa, si contano sulle dita di una mano. L’articolo sul sito di Nuvenia appena l’ho letto, da copywriter, mi è suonato un po’ come una presa in giro per chi sogna di fare questo mestiere. Però riflettendoci un pochetto non credo assolutamente che l’autore intendesse una cosa del genere, anzi. Le sue intenzione credo che fossero l’esatto contrario. Scrive anche bene, non che voglia giudicarlo, non ne ho né la qualità né le capacità, ma sono arrivato alla conclusione che, come giustamente sottolineato nella home di neu, il copy che l’ha scritto dà l’impressione di non conoscere per niente la realtà che gli sta intorno. Ed è da visioni analoghe che nascono campagne come quella di Nuvenia. Perché anche il “voler scatenare” polemiche intorno alla campagna equivarrebbe, secondo me poi magari mi sbaglio, a non aver capito cosa sta accadendo in questi tempi…

  4. Piersifal, va bene l’ironia, però, dai… Il tema è importante. L’annuncio è in tutta Milano e in molti giornali. Le donne sono giustamente arrabbiate. (E anche noi maschi dovremmo esserlo). Perché buttare tutto in vacca così?

  5. per giorni ho visto i manifesti e li ho catalogati come incomprensibili (scemo io, ho pensato), per difendere la mia autostima li ho minimizzati come la tipica puttanata happy hour di cui sono capaci tanti ggiovani creativi oggi (magari sponsorizzati da direttori creativi che li allevano ciechi nelle grotte per non avere competitor futuri). ho anche sperato che non fossero offensivi per le donne (mi pare di sì), e speravo che almeno non ci fosse alcuna donna coinvolta nello sviluppo del messaggio (sono certo che sì). e comunque il senso della provocazione mi resta incomprensibile. posso parlare più liberamente perché non possono accusarmi di essere una femminista frigida o moralista di ritorno. io penso siano una manifestazione di demenza senile della pubblicità (ne vedo tante, adesso che la pubblicità ha smesso quasi completamente di essere una forma innovativa di comunicazione). e il bello che l’assenza di contenuto o insight è accompagnata dalla sicumera ggiovane. l’importante che se ne parli. e il posizionamento dov’è? sulla f..a. e se non basta, abbiamo anche quello sproloquio sul copywriting come mestiere facile e ben pagato, il massimo per un f..a lessa, di qualunque sesso sia.

  6. aneddoto. proprio ieri ho visto un pezzo del mio antico portfolio e in un commercial il claim che ho fatto per Tampax “l’assorbente che non c’è”. ho pensato che oggi sarebbe impossibile per come affronta direttamente e senza mezze misure -ma con rispetto-. il più grande complimento fu vedere su un quotidiano uno striscione in un corteo di studenti, enorme, e tenuto da ragazze. diceva: “Non Si Vede, Non Si Sente, Non C’è. Governo Tampax. Ma almeno il Tampax il sangue lo ferm!”

  7. Grazie per l’articolo, Annamaria. Fatta da una comunicatrice come te, l’invalidazione di messaggi come questi è ancora più forte e incisiva. Io provvedo subito a denunciare la campagna allo IAP: secondo me è esplicita e scema al punto giusto da ottenere che l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ne imponga il ritiro. Per chi non sapesse cos’è lo IAP e come si fa a denunciare (bastano 5 minuti), c’è tutto spiegato in poche parole qui: http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/11/30/se-una-pubblicita-e-volgare-o-offensiva-ecco-cosa-puoi-fare/

  8. @Jacopo: Sinceramente la vacca non c’entra un’acca. Ho fatto un esempio di advertising con “posizionamento” azzeccato, trattandosi di un Tattoo Shop. Un uso dei simboli sessuali femminili perfettamente creativo e coerente. N’est pas?

  9. No, non è azzeccato. Lo sarebbe se fosse un Tattoo Shop specializzato in tatuaggi in zone intime… sarebbe un’idea banale, ma almeno precisa. Invece è solo un altro uso improprio del corpo femminile.

  10. Tu dici, Jacopo? Cosa c’è d’improprio nel pube di una giovinetta, in un’epoca dove i tatuaggi tra i teenagers sono diventati uno status-symbol? Tra l’altro la foto, seppur diretta, non mi pare choccante o degradante. Mi spiace tu non abbia colto l’ironia del testo…

  11. @ Piersifal: ti assicuro che abbiamo capito perfettamente, e in ogni sua implicazione, il tuo punto di vista. E la tua prospettiva. E che la qualità e gli obiettivi del tuo contributo sono più che chiari. Ora basta, grazie. @ Paolo: uh, come sono d’accordo. @strettalafoglia: come vedi, siamo stupidi in diversi… e neanche alla maniera che Diesel tanto elogia. A proposito di autocelebrazione: ho linkato il post di Giovanna proprio perché dà conto di aspetti positivi e di altri che lo sono meno. E certo che Siena non è -né può essere – un momento risolutivo. Ma se solo ricordo che fino a pochi mesi fa i temi di genere, al di fuori del web, erano praticamente invisibili, beh, non nascondo che anche Siena mi conforta.

  12. @Annamaria: lungi da me voler innescare un flame, Annamaria. Avevo solo risposto al giudizio tranchant di Jacopo. 😎

  13. Per favore, ma veramente basta! Basta con questa eterna e rivoltante romanticizzazione del ruolo di copy o di creativo. Ha veramente rotto le scatole. E’ inoltre insopportabile quel sottile autocompiacimento che affiora da ogni rigo proprio quando si vuol dare parvenza di esercitare l’esatto contrario: il distacco. L’articolo del collega sul sito nuvenia ha una entusiasmo e un “profilo descrittivo” che fa tenerezza. Quanto alle prospettive di carriera di copy nell’anno di grazia 2011….. Rino Cetara

  14. SEGNALO CHE… …la discussione sta proseguendo, con contributi specifici e interessanti, ulteriori info sulla campagna, l’azienda e l’agenzia, e link ad altri commenti in rete, su questa pagina di Facebook

  15. Segnalo anch’io che ho posto la questione sulla bacheca della pagina di Nuvenia su Facebook (https://www.facebook.com/home.php#!/Nuvenia) cinque giorni fa, per avere un semplice chiarimento. Ad oggi, molti commenti di donne e nessuna risposta, neanche “diplomatica” dell’azienda. Un bel FAIL si direbbe, che si aggiunge a quello della campagna pubblicitaria. Riccardo Polesel

  16. A me vengono in mente le parodie di Nuvenia pocket che faceva la Finocchiaro, magari hanno funzionato e cercano quindi di fare pubblicità parodiabili, grande festa con poca spesa, come diceva la commare Adalgisa. Mammamsterdam

  17. Anche se l’idea fosse che una donna sessualmente libera (libera anche dalle cosiddette ‘fastidiose perdite’) può liberarsi anche da tutte le altre catene (e quindi ‘fare la rivoluzione’) questa campagna non mi piacerebbe. Perché come al solito si generalizza – tutte le donne devono voler essere sexy – e si fa pensare che essere sessualmente libera voglia dire sedurre un uomo con culotte e magari il sempreverde reggicalze, anche quando sei gonfia o hai i crampi e vorresti solo rotolarti nel letto… ma da sola. Come sappiamo l’associazione ‘sexy’ e ‘potente’ ormai si traduce in ‘media$et’ e ‘veline’. Infine il DOMANI, come sappiamo, è come il lunedì della dieta: non arriva mai. Questa era l’interpretazione positiva, poi c’è quella negativa del post (che effettivamente è la prima che viene in mente a chi è ormai stufo di queste prese per il culo.) Questa campagna sembra proprio studiata per offendere e far parlare. Conterà poco, ma io nuvenia non la prendo più manco per sbaglio (ero cliente affezionata.) Giulia

  18. Sarà impopolare ciò che dico ma sono convinta che i femminicidi abbiano un’unica origine: l’idea della donna – oggetto (riferita anche alle donne che volontariamente o involontariamente si prostituiscono) è lesiva della nostra immagine perché rafforza l’idea, nell’uomo poco evoluto, che l’oggetto non abbia diritto di replica, perciò esiste solo per soddisfare il suo egoismo e, per contro, non ha senso di stare al mondo se non assolve a questa funzione. Amaro ma vero.

Lascia un commento

MENU
I post di NeU Risorse sulla creatività
Clicca per leggere le prime pagine 
TUTTO NEU
Creative Commons LicenseI materiali di NeU sono sotto licenza Creative Commons: puoi condividerli a scopi non commerciali, senza modificarli e riconoscendo la paternità dell'autore.
RICONOSCIMENTI
Donna è web 2012
Primo premio nella categoria "Buone prassi"
Primo premio nella categoria "Web"
Articoli di NeU sono stati scelti per le prove del 2009 e del 2019
creatività delle donne_CHIMICA

Creatività delle donne e patriarcato

Non possiamo smettere di parlarne. Dunque provo a raccontarvi come pregiudizi e stereotipi, sostenuti da oltre tre millenni di patriarcato, hanno impedito e tuttora ostacolano

Che succede con l’intelligenza artificiale?

“Non perfetta ma straordinariamente impressionante”.Così McKinsey, società internazionale di consulenza strategica, descrive in un recente articolo la prestazione di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale

Ops. Hai esaurito l'archivio di NEU.