macchina per scrivere

La vostra macchina per scrivere siete voi – Metodo 45

A venticinque anni di distanza dalla pubblicazione de La parola immaginata mi sto di nuovo cimentando con un testo che riguarda creatività e scrittura.
Questa volta non parlo di scrittura pubblicitaria ma, in termini un po’ più generali, dell’andare a intercettare intuizioni che, se tutto va bene, poi possono tradursi in parole scritte.
Se riesco a non perdermi nella revisione della revisione della revisione, il libro dovrebbe uscire ai primi di ottobre. Si chiama Minuti scritti (sì, sul titolo a doppia lettura sono recidiva). È un testo in apparenza ondivago: aneddoti, dritte, esercizi, e così via. Del resto, parlare di scrittura creativa in maniera ferreamente strutturata mi pare non solo paradossale ma pretenzioso: come se uno potesse possederne Le Regole Auree e Infallibili.

Onda su onda, però, il punto d’approdo mi sembra abbastanza solido e provo a dirvelo: in fin dei conti, la vostra macchina per scrivere siete voi.
Biro o tastiera, carta o schermo, tono lieve o pensoso, argomento frivolo o grave, scrittura narrativa o referenziale: qualsiasi testo scriviate, quel testo lì è fatto di nient’altro che della capacità che avete di gestire le parole. Prima ancora, del vostro saper organizzare il processo necessario a metterle insieme. E, prima ancora, del fatto che siate bravi a sviluppare un pensiero abbastanza articolato per poter essere tradotto in un discorso o una storia. E, prima ancora, del fatto che sappiate trovare e selezionare gli ingredienti che vi servono, cercandoli nella vostra memoria, nella vostra esperienza o fra i miliardi di stimoli e informazioni che il magnifico caos del mondo esterno vi regala istante per istante.
Di nuovo: la vostra macchina da scrivere siete voi. Una meravigliosa, complessa macchina cognitiva e produttiva che funziona molto bene, ma lo fa (qui sta il punto) se riuscite a mantenerla in un equilibrio – per forza di cose molto instabile e molto variabile – calibrandovi su diverse, come chiamarle?, direttrici, o dimensioni.

Interno-esterno. Si tratta di saper modulare l’attenzione, il processo cognitivo che permette di  recepire, selezionandoli per poi elaborarli, stimoli esterni che arrivano attraverso gli organi di senso, o stimoli interni (memorie, emozioni, intuizioni).

Logica-analogia. I processi creativi funzionano in un’alternanza di pensiero logico e pensiero analogico. Il primo si sviluppa in modo sequenziale e consapevole, è indispensabile nella fase preliminare di esame del compito da svolgere e di raccolta e selezione dei materiali e nell’ultima, fondamentale anche se troppo spesso trascurata fase: revisione, affinamento, verifiche.
Il secondo tipo di pensiero si sviluppa per intuizioni, lampi, associazioni automatiche e inconsce. È proprio dell’elaborazione e delle intuizioni creative, del dormiveglia e della fantasticheria.

Velocità-lentezza. Il pensiero logico è lento, quello analogico è veloce: procede senza freni, salta alle conclusioni. Un modo per passare dall’uno all’altro è proprio accelerare o rallentare intenzionalmente il flusso. Lo si rallenta ancorandosi a ciascun passaggio logico (e focalizzando l’attenzione in modo determinato). Lo si libera riducendo il livello di vigilanza e l’intensità dell’attenzione e sganciandosi dagli stimoli esterni (e anche, aggiungo, dall’ansia da performance, che pesa come il piombo). Gli studiosi dicono che la capacità di modulare i propri stati interiori, passando con facilità dall’uno all’altro, è tipica delle persone creative.

A queste tre dimensioni ne andrebbe aggiunta una quarta, più privata, che può essere descritta dal binomio spendersi-risparmiarsi.
Senza spendersi sul serio e con generosità non si può, credo, né scrivere né inventare, poco o tanto che sia. E, però, imparare a risparmiarsi almeno quanto basta perché la macchina non vada in tilt è necessario e sarebbe saggio.

Quest’idea di un equilibrio fragile, instabile, dinamico, corteggiato e riaggiustato all’infinito, fatto di vuoti e di pieni, e mai conquistato in maniera definitiva mi sembra somigliare abbastanza non solo all’esperienza della scrittura, e della scrittura creativa, ma anche, per certi versi, allo spirito del tempo presente.

Se però vi va di fare un tuffo nel passato, e perfino in certe atmosfere de La parola immaginata, vi segnalo che è online una puntata di RaiStoria dedicata a Emanuele Pirella (e, da allieva, anche alla sottoscritta). Ah: tra l’altro, si parla anche di Nuovoeutile.
Chi di voi ha conosciuto Emanuele e se lo ricorda bene, e con affetto, ritroverà intatto quel suo modo ineguagliabile di dire sempre cose molto intelligenti e acute, ma quasi per caso, quasi a malincuore: uno stile understated che oggi proprio non usa più, ed è una perdita, un peccato e una nostalgia.

23 risposte

  1. Ciao Annamaria, complimenti e in bocca al lupo per la tua nuova sfida !!!

    Minuti scritti …
    Il titolo ha ispirato il contenuto o è il contenuto che ha dato come risultato il titolo?
    In pratica, il titolo è stato un punto di partenza o una conseguenza?

    Sarebbe utile e interessante capire come “nasce un buon titolo” (o meglio: come scegliere quello giusto) 🙂

  2. Grazie, Annamaria, della puntata di RaiStoria. È da molto tempo che non utilizzavo la prima ora in studio in modo così piacevole nonostante il velo di nostalgia. Nell’ultimo trasloco ho preso una decisione drastica: non conservare nulla dei miei lavori, e così continuo a fare. Faccio un altro mestiere ma ho conservato una piccola raccolta di annunci staccati dalle riviste, quelli che nel tempo tanto hanno insegnato alla mia mediocrità. E sono proprio quelli che hanno fatto la storia dell’eccellenza e voi ne siete stati gli artefici. Nell’agenzia in cui ho fatto danni per alcuni anni –ed era un piccolo atelier di notevole qualità– il tuo, il vostro lavoro, è stato per alcuni di noi il nostro modello, la nostra ispirazione e aspirazione. Ancora adesso il mio vecchio –acci! siamo nati lo stesso giorno– collega R. continua ad impaginare gli annunci sulla gabbia di “Un nuovo quotidiano in tempi come questi?” che no so se c’è anche la tua mano, ma il profumo è quello. Siete davvero nell’Olimpo e noi ai piedi della montagna a sospirare.
    E poi voglio aggiungere una constatazione sinora latente, spero non ti dispiaccia, ed è questa: se proprio una ragazza bellissima. Non l’avvenenza delle veline, parlo della bellezza data dall’insieme di forma e contenuto, dalla sincerità che le espressioni comunicano, dalla personalità così profonda e prorompente. Ah, se sapessi scrivere potrei dirlo meglio, ma confido nella tua comprensione. E attendo con grande impazienza i primi di ottobre.

  3. Le sue dritte, o meglio le sue riflessioni, sono le uniche che riesco a leggere per intero, senza sorvolare. Sa, in genere preferisco perdermi in una storia e trarne, con l’osservazione, le dovute conclusioni. Quali maestri migliori di Hemingway, Fitzgerald o Colette? Non so, io sono una che crede ancora nella folgore, nel talento che si migliora con l’applicazione. Come diceva Cerami credo nel fuoriclasse che segna con la punta del piede e se ne infischia delle regole. Leggerò il suo libro. Lei farebbe un salto sul mio blog? Si chiama A colpi di penna. Buon lavoro!

  4. La puntata l’avevo già vista, per caso, quando è andata in onda, e l’avevo trovata bellissima.
    Aspetto ottobre, il legame tra scrittura e creatività mi interessa e intriga molto!

  5. Oggi mi hai fatto un grande regalo Annamaria, mi hai consentito di isolarmi e dedicare tempo alla tua nota.

    Ovviamente aspettiamo il tuo nuovo lavoro con questo titolo che promette magia.
    Due riflessioni.

    • Lentamente, come suggerito dall’autrice, ho letto LA PAROLA IMMAGINATA ed ora sono a metà di FARSI CAPIRE. Penso che ne “La parola immaginata” ci sia non solo un mondo di esperienze, di lavoro, di passione, ma un mondo femminile che fa la differenza. Mi spiego. Ci sono molti modi per parlare di una campagna pubblicitaria nel suo farsi a un pubblico variegato e di non soli addetti ai lavori, così come di qualsiasi argomento.
    Bene Annamaria utilizza, mi pare, una triade:
    – PRESENTAZIONE del tema, (il format, ad esempio)
    – NARRAZIONE della campagna pubblicitaria
    – ANALISI
    Conosco questa procedura anche perché la utilizzo nei miei articoli e credo che processo botton-up con un cappello iniziale sia molto donnesco e molto chiaro.

    • Ho risentito con piacere la puntata di RaiStoria e mi piace sottolineare la grande verità di Emanuele Pirella: “Una delle meraviglie è il tanto tempo che si impiega nel mettere a punto i dettagli”.
    Ecco, il tanto tempo dedicato al lavoro, a qualunque lavoro e ai dettagli è il tempo necessario. La fretta non porta da nessuna parte (*_))

  6. CIAO Annamaria,
    durante le vacanze ho avuto finalmente il tempo per leggere il tuo libro: Farsi capire.
    Prima di tutto complimenti e … grazie !!!
    Nel libro ho:
    – ritrovato cose che sapevo ma che troppo spesso:
    o dimentico;
    o tralascio;
    o sono annientate dalla fretta;
    o rimangono nelle dita, nella tastiera o nella testa;
    – scoperto argomenti nuovi;
    – trovato spunti molto interessanti che vorrei approfondire nel mio piccolo blog, anche se sono spiegati e commentati magistralmente nel libro.
    Durante e dopo la lettura del libro ho potuto constatare che, ogni giorno, commetto errori piccoli o GRANDI nello scrivere.
    Alcuni aspetti dovrò sicuramente ripassarli e tenerli a mente, altri dovrò farli miei e farli diventare automatismi.
    Non sono uno scrittore nel vero senso della parola; il mio lavoro è scrivere di tecnica e descrivere la tecnica in modo chiaro, semplice e comprensibile, per questo motivo cerco di approfondire gli aspetti della scrittura, anche se preferisco le immagini alle parole…
    Scrivere è sempre più semplice, oggi lo facciamo praticamente tutti con svariate modalità; al contrario farsi capire non è affatto semplice, non tutti riescono nell’intento.
    Molti testi scritti in passato li scriverei probabilmente oggi in modo diverso, così come scriverei in modo differente articoli e post all’interno dei miei blog/siti.
    Scrivere in questi spazi di NEU ora, specialmente dopo aver letto il libro, mi spaventa un po’ … !
    Errori di orto-grafia, orrori grammaticali, verbi storpiati, modi di dire o punteggiature scomposte come capita spesso con i punti e virgola; punteggiature che non richiedono i due punti: le virgole, i puntini di sospensione e … (oltre alle parentesi) il punto. Ma anche quello esclamativo! E quello interrogativo? Detto “tra virgolette” a volte è quello più “impegnativo” perché richiede una risposta.
    PS: Annamaria, il CIAO è da intendersi (ovviamente) in “TU MAIUSCOLO” … ! 🙂

    Taglio-1

    CIAO Annamaria,
    durante le vacanze ho avuto finalmente il tempo per leggere il tuo “Farsi capire”. Complimenti e grazie!
    Nel libro ho:
    – ritrovato cose che sapevo ma che troppo spesso: dimentico, tralascio, sono annientate dalla fretta o rimangono nelle dita, nella tastiera o nella testa;
    – scoperto argomenti nuovi;
    – trovato spunti molto interessanti che vorrei approfondire nel mio piccolo blog.
    Dopo la lettura del libro ho potuto constatare che, ogni giorno, commetto errori piccoli o GRANDI nello scrivere.
    Alcuni aspetti dovrò sicuramente ripassarli e tenerli a mente, altri dovrò farli miei e farli diventare automatismi.
    Non sono uno scrittore nel vero senso della parola; il mio lavoro è scrivere di tecnica e descrivere la tecnica in modo chiaro, semplice e comprensibile, anche se preferisco le immagini alle parole…
    Se oggi scrivere è sempre più semplice, farsi capire non lo è.
    Molti testi scritti in passato li scriverei probabilmente oggi in modo diverso.
    Scrivere in questi spazi di NEU ora, specialmente dopo aver letto il libro, mi spaventa un po’ … !

    Taglio-2

    CIAO Annamaria,
    durante le vacanze ho letto il tuo “Farsi capire”. Compimenti !
    Nel libro ho ritrovato cose che sapevo, scoperto argomenti nuovi e trovato spunti molto interessanti.
    Alcuni aspetti dovrò tenerli a mente, altri dovrò farli diventare automatismi.
    Non sono uno scrittore, scrivo di tecnica ma preferisco le immagini alle parole.
    Oggi tutti possono scrivere, ma non tutti riescono a farsi capire.
    Scrivere in questi spazi di NEU ora mi spaventa un po’…

    Taglio-3

    CIAO Annamaria,
    ho letto il tuo “Farsi capire”: davvero interessante. Complimenti !
    Sempre più persone scrivono, ma solo pochi sanno farsi capire.
    Io scrivo? Sì, di tecnica, ma preferisco le immagini alle parole.
    E ora? Imparare e migliorare passo dopo passo.
    CIAO

    1. ahah… bravo. Ottima performance sui tagli. E dai, anche sul resto 😉
      Tra l’altro: contenta che Farsi capire ti sia piaciuto e sembrato utile. E grazie per avermelo scritto.

      1. troppo buona 🙂
        magari si potesse sempre giocare così e con testi così semplici.
        Con piacere (e con una buona dose di ignoranza) ho appreso dal tuo libro che farsi capire e’ anche un fatto di Costituzione: pochi lo sanno, anche coloro che si fanno belli con Direttive e Normative.
        Chiudo con l’ultimo taglio, quello che preferisco …

        CIAO Annamaria,
        ho letto il tuo libro Farsi capire. Complimenti !
        Ottima lettura che consiglio a tutti.
        Grazie 😉

  7. CIAO Annamaria,
    sperando di non averti fatto un torto, ti comunico che ho citato alcuni passaggi del tuo “Farsi capire” in un “post estivo” all’interno del mio blog: http://wp.me/pYL2M-b3 .
    Ho riportato alcune considerazioni personali sul Linguaggio dei Segni Italiano (LIS), un mondo dove la parola immaginata è realtà.

  8. CIAO Annamaria, mi sto letteralmente gustando il tuo “La parola immaginata” e, arrivato al capitolo relativo a i titoli, mi sono fatto prendere la mano ed ho giocato con due annunci in particolare: Ciocori e Vale.
    Come hai scritto, il periodo storico era molto diverso ed anche argomenti come la prevenzione dell’aids non era segnalata da campagne ministeriali.
    Ecco cosa ho “prodotto”:
    1-Ciocori
    a) Dopo tanti no, diciamo si con Ciocori.
    b) Dopo tanti no, un dolce si. Dagli Ciocori.
    c) Dopo tanti no, un gustoso Ciocori.
    Nella 1-c il suono di Ciocori potrebbe suonare com un si.

    2-Vale
    a) Proteggiti. Vale la pena.
    b) Vale la pena proteggersi.
    c) Fallo protetto. Vale la pena.
    Nella 2-c ho cercato un verbo che potesse dare forza al titolo e fallo significa “devi farlo”, ma potrebbe sembrare ambiguo e perfino volgare (ripensando a quel periodo storico).
    In ogni caso a me non dispiace questa doppia-funzione e ai tempi credo l’avrei proposta.
    Cosa ne pensi?

    Scusa se mi sono permesso di rielaborare questi due annunci, ma e’ stato molto interessante e divertente provare a giocarci.

    Pian piano, concluderò questa tua “sfrizzolante” lettura, come fosse una gustosa Golia bianca. 🙂
    Grazie

  9. Ciao Al. Felice che La parola immaginata ti piaccia. Temo di essere il peggior giudice possibile per qualsiasi rifacimento di un annuncio in cui ho messo le mani 🙂

  10. Ok, posso capire, grazie comunque, anzi scusa per la domanda.

    Tornando a La parola immaginata: lo trovo un testo molto scorrevole, frasi brevi, periodi mai troppo lunghi, suddivisione per argomenti e concetti molto chiari.
    E’ un testo davvero godibile, ricco di esempi (reali), di spunti e regole utilissime che terrò a portata di mano, a partire dai consigli relativi alla caccia agli errori: a monitor e’ tutto ok, poi stampi e … compaiono gli errori … 🙁

    Molto interessante anche il discorso relativo ai pre-test e post-test, attivita’ che sarebbe molto utile applicare non solo al prodotto o alla comunicazione pubblicitaria ma anche a documenti come manuali istruzione – uso manutenzione, per avere quel feedback da parte degli utenti che ancora oggi troppo spesso manca.

    Il libro mi piace, ma credo che sia piu’ corretto dire che il libro funziona 😉
    Grazie ancora

    1. Chiudo questi mio primo approccio a La parola immaginata seguendo l’invito di Annamaria riportato a pag. 164, relativo alla campagna Ferrarelle:
      manifesto suddiviso in quattro parti/riquadri che rappresenta, tramite 4 immagini, il famoso motto “Liscia? Gassata? O Ferrarelle? Ferrarelle. Effervescente naturale.”

      Prima proposta:
      Trattandosi di acqua, ho pensato di utilizzare … acqua.
      Immagine 1 in alto a sx – LISCIA: mare completamente piatto.
      Immagin 2 in alto a dx – GASSATA: mare con enormi onde che si infrangono su scogli.
      Immagine 3 in basso a sx: O FERRARELLE: mare con belle onde, spumose ma invitanti.
      Immagine 4 in basso a dx: la bottiglia con etichetta e la scritta Ferrarelle. Effervescente naturale. (come nei manifesti riportati sul libro).

      Per “allargare” ad altri manifesti, restando sul tema acqua/mare, si potrebbero inserire rispettivamente:
      LISCIA: un surfista sdraiato di pancia sulla tavola col mare piatto.
      GASSATA: un surfista sbalzato dalla tavola da una enorme e potente onda spumosa.
      O FERRARELLE: un surfista che cavalca correttamente l’onda perfetta, un’onda proprio effervescente.

      Ancora sul tema acqua/mare:
      LISCIA: una barca a vela con vel piatte immobile sul mare … piatto.
      GASSATA: la stessa barca a vela travolta da una grande onda e schiantata sugli scogli.
      O FERRARELLE: sempre la bella barchetta con il vento che gonfia le vele e viaggia veloce.

      Restando in ambito natura:
      LISCIA: un bel lago.
      GASSATA: una impetuosa cascata.
      O FERRARELLE: un torrente che sgorga da alte montagne.

      Per finire, un’idea forse un po’ bislacca:
      LISCIA: una bandiera che rimane ancorata al suo palo, in assenza di vento.
      GASSATA: la stessa bandiera resa a brandelli da un vento fortissimo.
      O FERRARELLE: quella stessa bandiera che sventola maestosa.
      Potremmo utilizzare le bandiere delle diverse città in cui si intende promuovere quella campagna pubblicitaria, ad esempio: sui quotidiani di Roma la bandiera sarà quella Dell citta’ di Roma, a Milano quella della città di Milano, ecc.
      Allo stesso modo potrebbero essere realizzate campagne internazionali utilizzando bandiere degli Stati interessati, ad esempio: la campagna Ferrarelle in Francia utilizzerà la bandiera con il tricolore blu-bianco-rosso, ecc.

      Ma ancora più divertente potrebbe essere quella di rappresentare il LISCIA-GASSATA-O FERRARELLE attraverso i fuochi artificiali …

      Annamaria, scusami ancora una volta se ho invaso questi spazi con stramberie varie, colpa anche delle ormai concluse vacanze 🙁

      A questo punto non mi resta che salutarti e lo faccio ricambiando quell’inchino che precede tre paginette IMPRESSIONANTI con su scritto Credit … !!!

  11. Ho letto solo ora il tuo pensiero. Creatività = velocità (se ho capito).
    Perdona, ma io arriccio il naso.
    Mi spieghi?
    Ciao

    1. È un po’ più complesso di così. Speravo di averlo spiegato bene, ma ci riprovo.

      creatività = pensiero analogico (contrapposto a pensiero logico) = procedere per balzi e non per sequenze.

      Il vicolo temporale forza (ehi!, stiamo parlando di esercizi!) ad abbandonare il pensiero logico in fase ideativa.
      Nella fase preliminare di preparazione, e nella fase conclusiva di verifiche, bisogna invece tornare alla lentezza del pensiero logico.

      Ma se vuoi avere idee nuove, davvero, devi permettere a te stesso di andare veloce. E, se non ce la fai, devi obbligare te stesso a provarci.

  12. Sì, credo di aver capito il tuo pensiero. Ma, non so, ho come l’impressione che parte svantaggiato chi è lento ma aspira a diventar scrittore (sì, io), ovvero chi deficita in sprint. Lo so che non riesco a esprimere bene il concetto che ho. È come quando in una gara di velocità vince la lepre, ma anche la tartaruga è capace. Così ci riesco a farmi capire?
    Ciao

  13. Enzo, potresti imparare a calibrare la velocità. Vai lento quando scrivi e, soprattutto, quando riscrivi (tranquillo: anch’io scrivo molto lentamente) e vai veloce, anzi, velocissimo, quando pensi e poi “butti giù”, fissandoli in una prima bozza, i tuoi pensieri.
    Non so se hai visto il libro. Gli esercizi propongono scritture brevi o brevissime: poche righe appena.

  14. È giusto. Braistorming eccetera eccetera.
    Come ti dicevo, lo compro questo libro; qualcosa mi dice che è qualcosa di pratico, non già i teorici, pomposi (pallosi) manuali sulla scrittura a iosa sul mercato. Quest’ultimi mi fanno sorridere per le disquisizioni che fanno; una su tutte, il divieto di usare la d eufonica (tranne se le parole che seguono iniziano per la stessa vocale), leggendo abbastanza ne trovo, di d, diverse. Penso agli editor che hanno revisionato quel romanzo. Io credo che le regole non devono essere troppo restrittive, punto.
    Buona giornata Anna

    PS_ Tieni anche corsi on-line?

    1. Ciao Enzo.
      Sì, l’impostazione è pratica.
      E poi: le regole sono regole. Alcune sono tassative o quasi (nel senso che puoi fregartene solo se lo fai con evidente intenzione e per ottenere uno specifico effetto), altre possono essere discusse.
      La regola che tendo a ignorare (ma, in realtà, più che una regola è una consuetudine che prevede mille deroghe) riguarda il non mettere mai una virgola davanti alla congiunzione e.
      http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/uso-virgola-prima-congiunzione

      Per quanto riguarda le d eufoniche: dai, tirale via che è meglio 😉
      Non tengo corsi online: non ho proprio il tempo.

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