Nuovo e utile

Il Liber Novus di Jung, tra un anno e l’altro

Oggi vi invito a scoprire alcune immagini straordinarie e una storia raccontata dal New York Times, e trovata online per pura serendipity: le immagini sono tratte dal Liber Novus che Carl Gustav Jung, fondatore della psicoanalisi insieme a Sigmund Freud, scrive e disegna a partire dal 1913 e per 16 anni, mentre perde e ritrova se stesso confrontandosi con il proprio inconscio: in seguito paragonerà questo periodo a “un esperimento con la mescalina”.

Le sue visioni si alternano in una sequenza incessante. Jung è consapevole dei propri disturbi mentali, ma da psichiatra decide di indagarli prima ancora che di “curarli”, e fa in modo che la sua mente “razionale” non blocchi ciò che l’inconscio vuol far emergere. Quando gli appuntamenti con i pazienti gli lasciano del tempo, o dopo cena, Jung sale in una stanza al secondo piano di casa sua e si abbandona alle proprie allucinazioni, che definisce “immaginazioni attive”, percorrendo la sfuocata terra di confine che separa (o unisce) creatività e disagio psichico.

Jung registra tutto: e non solo scrive, ma disegna quello che poi verrà conosciuto come Liber Novus.
Blindato per decenni in una banca di Zurigo, il Liber Novus viene messo in mostra per la prima volta nel 2009, a New York. Sfogliarne alcune pagine è davvero emozionante, e vi consiglio di farlo.

34 risposte

  1. Per farvi i miei auguri vi copio e incollo una mail appena ricevuta dal mio amico Maurizio, romano negli USA da quarant’anni, responsabile della formazione dell’Istituto contro il diabete giovanile, che vive a NY con sua moglie Linda. Mi sembra un bel modo di fare qualcosa. Io non ne ho il coraggio… Eccola, comunque. … Hi Graziano, wishing you a Peaceful and Healthy New Year as we spend our Holiday in solidarity with the people of Gaza. (Visit http://www.GazaFreedomMarch.org.) We are leaving next week along with approx 1, 500 people from 45 countries to join 50,000 Palestinians in a non-violent march and for peace building activities (ie. Bringing school supplies and computers for the victims of the siege; meetings with officials…). We will also be joined by concerned Israelis on the other side of the border. Thinking of you and wishing all Peace and Health Maurizio & Linda … Auguri a tutti e tutte e augurio speciale ad Annamaria per la sua passione ragionata.

  2. Grazie Annamaria del bel regalo natalizio, il libro rosso e la storia sul NYT. Mi piace il tema del perdersi e del ritrovarsi, è il percorso della conoscenza dalla notte dei tempi, preludio del fare e del creare. Un ottimo augurio. (E chissà se uscendo dall’influenza -pesante- degli ultimi giorni mi ritrovo un po’ di più! 🙂 E citando il mio figlio più piccolo a due anni: BONAGURI A TUTTI! Laura Bonaguro

  3. Sulle possibilità creative del buon senso. Nei blog impazziti di furia e ossessione del pro-e-contro, ho individuato un abatino colto, paziente, educato, che risponde a tutte le domande più arruffate senza perdere mai la compostezza. L’ho trovato sorprendente e, nell’oceano delle ripetute e ripetute parole,…..creativo. Nel Corriere di ieri Ernesto Galli Della Loggia titola ” Due o tre cose di buon senso” e scrive :”Evitare che lo scontro si polarizzi intorno alle persone, ai nomi e ai cognomi, alle facce..”, anche quelle colpite in pieno, aggiungo io. Se il creativo è un ricercatore che elabora al di là di ciò che è divenuto stantio e in modo assolutamente trasversale, l’incongruità con i tempi nostri del suggerimento del giornalista ha un certo sapore di novità. Un rapporto più diretto tra creatività e buon senso l’ho riscontrato inoltre in questa massima “-Buoni recinti fanno buoni vicini- ma se si tolgono i recinti, tutti avranno un parco “. P.S. Pregasi non confondere il buon senso con le banalità in-sipide. Manzoni diceva : Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Gabri

  4. CIAO A TUTTI! Mi chiamo Isabella e scrivo perchè sto cercando qualcuno disposto a sacrificarsi per un’intervista a beneficio della mia tesi: mi sto laureando in marketing e la mia tesi verte sullo sviluppo di nuovi prodotti. Le domande dell’intervista si riferiscono alla ricerca della creatività nell’uso dei prodotti quotidiani (e non) da parte dei consumatori e se esiste questa creatività come quest’ultima si manifesta. Sono domande molto semplici che richiedono però impegno eserietà. Se qualcuno mi vuole aiutare ne sarei molto felice! Sono sempre aperta ad ascoltare esperienze di persone nuove e di mondi diversi. La mia e-mail è: ROXYSA@HOTMAIL.COM Grazie mille a tutti, Isabella

  5. Oh, ricambio gli auguri di Graziano e i Bonaguri (Laura, il piccolo è un potenziale copywriter… ammesso che il mestiere esista ancora, e che sia ancora desiderabile, tra una ventina d’anni). Gabri, l’appello al buonsenso in tempi come questi è quasi rivoluzionario. Nel senso che rivoluziona gran parte degli schemi correnti di comunicazione. Chissà se Galli Della Loggia se n’è reso conto. Isabella, da brava prof pedante riformulo il tuo appello specificando le domande. Cosa che rende più facile dare risposte. 1) I consumatori cercano creatività nei prodotti quotidiani? E in altri prodotti? 2) Come si può manifestare, in un prodotto, la creatività? Da parte mia, risponderei: 1) I consumatori, credo, di norma non cercano nei prodotti la creatività “in sè”. Ma cercano molte cose che con la creatività hanno a che fare: novità, efficacia, funzionalità, bellezza. A volte divertimento. A volte sostenibilità. E sempre un accettabile rapporto tra prezzo e qualità percepita. Cercano un vantaggio, che spesso si esprime in una differenza di forma o di contenuto rispetto ai concorrenti. Da questo punto di vista, la creatività intrinseca a ciascun prodotto è, specie nei mercati altamente competitivi, un importantissimo strumento di posizionamento. Infine: si potrebbe pensare che la creatività sia tanto più importante quanto più i prodotti sono costosi. Non è vero. Pensa a quanto sono stati rivoluzionari la penna Bic, i tetra pack del latte, l’invenzione dei surgelati e la messa a punto di tutta la catena del freddo che ne rende possibile la vendita. O la produzione dei gelati confezionati. O la Nutella… 2) In un prodotto puoi trovare creatività a tre livelli: -il modo in cui è fatto (ingredienti nuovi, funzioni nuove, tecnologie nuove, concept nuovi. Un esempio di nuovo concept è, per esempio l’iPod di Apple). -il modo in cui è disegnato (forma, materiali… pensa alla radio “cubo” di Brionvega. E in generale a tutto il design italiano dell’arredo e dei complementi d’arredo. Ma anche al design delle auto. E naturalmente alla moda. Ma anche a un nuovo formato di pasta…) -il nome, la confezione, la comunicazione pubblicitaria. In bocca al lupo per la tesi.

  6. Il problema è proprio questo : CHI si accorgerà per primo che il buon senso è quasi rivoluzionario ? Auguriamoci che sia la parte giusta…. Le faccio tantissimi auguri di buone feste e di buon lavoro. Gabri

  7. PER POSTA PERVENNEMI… Peppe, poverissimo prossimo papà, porta partoriente presso perduto pagliaio (per pecore? Pure!). Post parto, pietosi pastori portano poveri presenti per piccolo, peraltro piuttosto paffuto. Portano pacchi – però parecchio più preziosi: pepite, penetranti profumi… – pure poliedrici patrizi pagani provenienti Persia (pare). Paranoico pagliardo primo pontefice, preoccupato, paonazzo, predispone pluriomicidio piccoli palestinesi portanti pène. Peppe, puerpera più piccolo partono palpitanti per Paese più pacifico. Ricevo questo tautogramma da Enrico Maria Porro (www.enricomariaporro.com). L’autore è Feliciano Bachelli (http://nonunacosaseria.blogspot.com). Pagliardo (me lo sono andata a vedere) vuol dire “ribaldo”. Tantissimi auguri.

  8. SUL BUON SENSO E SUI CONFINI (Dell’orto di Giuseppe) Mio padre, comprò una casa alla periferia della città con annesso un pezzetto di terra per ricavarci un orto. Questo era diviso dalla proprietà del vicino da un viottolo che permetteva ai due di passare e usare il camminamento per tutti gli usi privati e comuni. Poi ricavò un pozzo per l’acqua, e il vicino chiese di averne un po’, e così fu allargato il pozzo per condividere il contenuto. Dopo trenta anni, la vedova del vicino volle dividere e recintare il viottolo secondo le misure catastali, e ottenne il suo bel cordolo in cemento con la rete di recinzione nel mezzo… Ma siccome la rete non toccava il pozzo che rimaneva, come ovvio, tutto nell’altra proprietà, fece il diavolo a quattro finchè non ottenne, attraverso una seconda rete messa sul bordo esterno del muretto in cemento, a 5 cm dell’altra, la possibilità di toccare la circonferenza del pozzo. E fu così che più o meno al tempo della caduta del muro di Berlino, mio padre fosse l’unico ad avere un confine a doppia rete! E con questa storiellét vi saluto e vi faccio i miei migliori auguri Walter

  9. “Dobbiamo costruire un nuovo immaginario. Nuove narrazioni. Una visione più ampia, contemporanea ed etica dell’essere donne e uomini in questo paese, nel nostro tempo. Dobbiamo trovare un linguaggio semplice e autentico, capace di rompere il gergo dell’ideologia. Dobbiamo istituire alleanze. Inventare forme d’azione efficaci. E dobbiamo cominciare adesso.” Queste parole scritte su Nuovo e Utile il 12 ottobre 2009 mi hanno colpito in modo particolare. Forse perché questo concetto in modo più o meno definito vagava dentro di me, forse perché questo tipo di prospettiva fornisce la possibilità di rileggere la quotidianità di noi tutti in modo diverso, più impegnativo, ma davvero più fertile. Ho guardato attraverso questa lente la vita di persone che conosco, donne e uomini, che da decenni sono impegnate in una loro personale ricerca, piccola piccola, da persone comuni, ma in modo vero e sentito, ho riletto in quest’ottica le proposte settimanali di questo sito e tante altre situazioni. Non è facile capire come si possa procedere. So solo che costruire nuove alleanze per un nuovo immaginario è un obiettivo ambizioso, implica la consapevolezza di noi stessi, delle nostre radici, del nostro passato e del nostro presente, la capacità della semplicità. Ma è un grande obiettivo, forse l’unico possibile e non dobbiamo perderlo di vista. elisabetta

  10. Entro per fare ancora gli auguri a tutti ma, soprattutto, per ringraziare Elisabetta per il suo post. Quando lessi quelle parole ricordo che anch’io fui colpito; poi, preso dalla quotidianità, le dimenticai. Ora, copia e incolla, ingrandisco, stampo e metto dietro la scrivania. Thanks. P.S. Sarebbe bello che tutti, anche se siamo in pochi, cercassimo di proporre qualche traduzione in azioni di quelle parole!

  11. Scusate il doppio post ma, dopo aver inserito quello di prima, mi sono andato a rileggere, in archivio, i diversi post inseriti nel topic del 12 ottobre (la scoperta dell’America, bella coincidenza…) e mi sono (o non mi sono?) abbastanza stupito. Perchè? Perchè di carne al fuoco ne avevamo messa molta già allora… Un po’ una delle metafore che uso spesso nei corsi di formazione che, periodicamente, tengo. State attenti, ragazzi, dico, non mettete troppe bistecche sul fuoco; il rischio è di farle bruciare tutte e non mangiare nulla. Scegliete le due tre bistecche sulle quali concentrare la vostra attenzione, curatele attentamente e vedrete che, quando le mangerete, saranno buonissime. Fuori di metafora. In molti blog o siti relazionali si lanciano, quotidianamente, molte idee o proposte (le bistecche…) ma, poi, presi dalla quotidianità e dal narcisismo dei nostri interventi, li si lascia cadere e non portiamo a casa nulla di concreto. Non sottostimo il valore della pura discussione, ovviamente, ma, in questa situazione italiana dove in molti, troppi, “soffriamo” per un disagio importante (vi risparmio l’elenco delle motivazioni…) io credo che non ci possiamo più permettere la “sola” discussione. E nemmeno dobbiamo correre il rischio di inventarci piccoli gruppi nei quali l’autoreferenzialità sarà il criterio dominante, e frustrante, alla fine. Che fare, quindi? Beh, non è che potete pretendere tutto da me…

  12. Incuriosita dal fatto che per l’elezione di Obama si sia adoperata in larga misura la rete, per qualche mese ho seguito alcuni blog e forum di giornaliste e giornalisti delle testate più importanti ( ovviamente non faccio nomi ). La risposta che cercavo era : qual è lo stato del dibattito politico in rete ? Devo ancora elaborare i risultati, ma a qualche conclusione mi pare di essere arrivata. 1) Il blog di un notissimo giornalista TV e carta stampata è completamente intasato da avversari politici che postano per il piacere di denigrare il suddetto, con la solita sequela di attacchi personali e insulti razzisti. Il giornalista dimostra di avere nervi saldi perché in genere non risponde, non chiude il blog né cancella, sicché i postatori restano spettacolo a se stessi, spettacolo deprimente, se devo dire la mia. 2) In altri blog o forum in genere il dibattito si limita a commenti, denunce e scambi di informazioni; ma, e questo mi sembra più interessante, il blog si accende quando è intravisto un possibile leader ( Grillo, Di Pietro, addirittura Saviano) a seguito di qualche rilevante episodio di cronaca politica. Emblematico l’entusiasmo suscitato da Rosy Bindi dopo la sua famosa risposta a Berlusconi ” Non sono una donna a sua disposizione”. Però niente più di questo. Gentile Annamaria, le risulta che altrove il dibattito politico in rete abbia caratteristiche diverse ? Gabri

  13. IMMAGINARIO, BISTECCHE E DIBATTITO POLITICO @ elisabetta: … avercela, una ricetta. Temo che, invece, ci tocchi andare avanti in modo empirico. Stando attenti, però, a cogliere le opportunità che si possono presentare, sia nella sfera privata che in quella pubblica. Mi spiego con un paragone ambientalista: come uno spegne la luce o non mangia carne o abbassa il riscaldamento o compra alimenti a chilometri zero o fa la doccia invece che il bagno, sapendo che il suo gesto non risolve il problema del riscaldamento globale ma ha comunque un doppio valore (è un segno di militanza e di responsabilità. Sommato a milioni di altri piccoli gesti può cominciare a cambiare le cose), così penso che si possa cominciare ad attuare, individualmente, una serie di piccoli gesti di ecologia dell’immaginario. Non lasciandosi intrappolare dagli stereotipi, e mettendoli ostinatamente in discussione quando li si incontra. Comportandosi fuori dagli schemi, insomma: i comportamenti sono contagiosi, nel male (e lo vediamo) ma, credo, anche nel bene. C’è una seconda sfera, più ampia: riguarda il trasmettere visioni “non intrappolate” e il promuoverne l’adozione. Ai figli, prima di tutto. Agli studenti (chi insegna. Quest’anno ho finito il corso in Bocconi proprio con una lezione sugli stereotipi, per esempio). Ai colleghi. Agli amici. E’, tornando all’ambientalismo, un po’ come insegnare a fare la raccolta differenziata. Poco alla volta, l’abitudine su diffonde. E c’è una terza sfera, ancora più ampia: si tratta di fare pressione e di organizzarsi. Per esempio, se una pubblicità è sessista, volgare o discriminatoria si può fare come spiega Giovanna Cosenza. Organizzarsi è più difficile. Anche perché sul tema esistono incrostazioni linguistiche e ideologiche che risalgono al secolo scorso, e che di sicuro vengono riproposte con le migliori intenzioni, ma nei fatti non aiutano a sviluppare pensieri e azioni nuove. Credo che ci vorrebbe un reset, e che dovremmo partire da una serie di dati certi e di evidenze non soggettive, per costruirci sopra proposte e azioni. Ci sto lavorando, e prometto che non appena c’è qualcosa di minimamente concreto comunico e coinvolgo. @ Graziano: insomma, le bistecche sono sempre quelle. Il fatto è che ci vuole un sacco di tempo e di energia a cucinarle… per questo continuare a parlarne può essere utile. Ci aiuta a non distrarci e a non dimenticarcele sul fuoco 😉 @ Gabri: (uh, dai, diamoci del tu…). Mah, ho letto da qualche parte che in rete la gente cerca soprattutto conferme a quanto crede (quindi legge solo siti che corrispondono alle sue idee, e posta per riconfermarsi in quello che pensa). Ma anche con i quotidiani facciamo così. E’ il tuo caso 2). E poi c’è una rumorosissima minoranza che va in cerca di occasioni per scaricare rabbia e aggressività. E’ il caso 1), credo. La mia sensazione è che il dibattito sia più fertile nei siti che non sono per definizione “politici”, ma si occupano di diffondere progetti e pratiche virtuosi (molti siti sull’ambiente, in inglese e qualcuno anche in italiano, per esempio. Ho messo alcuni indirizzi nella pagina “Ambiente” di NeU). E anche nei siti che si propongono di diffondere conoscenze su un tema politicamente sensibile, anche facendo controinformazione (per esempio, sui temi economici, c’è lavoce.info). Ma, sempre per esempio, su temi analoghi anche Lorella Napoleoni su Facebook sta facendo un ottimo lavoro.

  14. ANCORA SUGLI STEREOTIPI. E SULLO HUMOUR. E SUI RAPPORTI TRA LOGICA E MATEMATICA … però, insomma, un modo eccellente per scardinare gli stereotipi più consolidati è lo humour. Nel giorno della Befana vi copio e incollo una acuta storiella che mi manda Lorenzo Enriques, a cui l’ha inviata “un insigne amico linguista” —– SUI RAPPORTI TRA LOGICA E MATEMATICA C’erano due suore Una era soprannominata Sorella Matematica (SM) e l’altra era soprannominata Sorella Logica (SL). Sta facendosi buio e le due suore sono ancora lontane dal convento. SM: Hai notato che un uomo ci sta seguendo da esattamente 38 minuti e mezzo? Mi chiedo cosa voglia da noi… SL : È logico. Ci vuole ****. SM: Oh, no! Di questo passo ci raggiungerà in 15 minuti al massimo. Cosa possiamo fare? SL : La sola cosa logica da fare è camminare più veloce. Poco più tardi… SM: Non sta funzionando… SL : Naturalmente non funziona. L’uomo ha fatto la sola cosa logica: ha cominciato a camminare più velocemente anche lui. SM: E allora cosa facciamo? Di questo passo ci raggiungerà in un minuto! SL : La sola cosa logica da fare è dividersi: tu vai da questa parte e io da quest’altra. Non può seguirci entrambe. Così l’uomo decide di seguire Sorella Logica. Sorella Matematica arriva al convento e comincia a preoccuparsi per Sorella Logica. Infine Sorella Logica arriva. SM: Sorella Logica! Grazie al cielo sei qui! Cosa è successo? SL : È successa la sola cosa logica: l’uomo non poteva seguire entrambe e così ha seguito me. SM: Sì, sì! Ma cosa è successo dopo? SL : La sola cosa logica: io ho cominciato a correre più veloce che potevo e lui ha cominciato a correre più veloce che poteva. SM: E? SL : Ed è successa la sola cosa logica: mi ha raggiunta. SM: Oh, signore! Cosa hai fatto? SL : La sola cosa logica da fare: mi sono alzata il vestito. SM: Oh, Sorella! Cosa ha fatto l’uomo? SL : La sola cosa logica da fare: si è tirato giù i pantaloni. SM: Oh, no! Cosa è successo dopo? SL : Non è logico, sorella? Una suora con il vestito alzato corre più veloce di un uomo con i pantaloni abbassati.

  15. Auguri! E ringrazio la pura serendipity (o forse, visto che c’è in giro Jung, la pura sincronicità*) che mi ha portato in questo bellissimo post. Eleonora Lampis (oh, io ci ho provato a registrarmi, ma o avete un sistema molto sofisticato che preseleziona gli iscritti a usmate o qualcosa non funziona) *http://it.wikipedia.org/wiki/Sincronicit%C3%A0

  16. USMATE AZB Ciao Eleonora, benvenuta e auguri. Più che usmare, il sistema è bizzoso e ogni tanto si inchioda. Di solito lo fa, per la nota legge di Murphy, quando non c’è nessuno di disponibile a metterci le mani immediatamente. Mi ci scorno anch’io: succede che, se un post è particolarmente lungo e complesso, e solo quando mi sono dimenticata di fare una copia cautelativa prima di premere “pubblica”, mi fa saltare tutto. Non ti dico gli accidenti che gli tiro. Lunedì faccio controllare. Ci avverti se per caso continua a fare i capricci, dicendoci che cosa esattamente succede?

  17. Et voilà! Comunque chiedo scusa al sistema, che sarà bizzoso, ma anche di buon cuore e solo un tantino permaloso, visto che mi ha graziosamente concesso la registrazione non appena mi sono lamentata. Un po’ come succede in quelle telefoninate molto disturbate, le cui uniche parole comprensibili sono “Non ti sento più” e “Adesso mi senti?”.

  18. Sull’incoscio collettivo , le donne e il testosterone. Se Jung ha ragione e l’incoscio collettivo è “il deposito costituito da tutta l’esperienza ancestrale di milioni di anni e l’eco degli avvenimento della preistoria”, mi sai dire, Annamaria, quale sarà il presente e il futuro delle donne? Ancora a pagare il debito del passato? Sarà dura far capire all’incoscio, e per di più collettivo, che siamo cambiate, e da un pezzo…. Ho sentito il video della Napoleoni. Spericolata, ma molto divertente. Se esiste il rapporto economia-testosterone, c’è anche politica-testosterone, no? Forse per questo, dopo i noti accadimenti, finora alla Regione Lazio si parla solo di candidature di donne?

  19. GLI ARCHETIPI E L’OPPORTUNISMO Forse basterebbe portare il cambiamento femminile alla coscienza. E l’inconscio, prima o poi, segue: anche perché fra gli archetipi che stanno lì dentro lì dentro c’è proprio di tutto, e basta andare a pescare quello più opportuno. Se no, lo si crea, e che ci vorrà mai? E… ovvio, che per la regione-Lazio si parla di candidate donne solo per via dei noti accadimenti, anche se nessuno lo dichiara apertamente. puro opportunismo, dunque. La Napoleoni è una donna intelligente, preparata ed energica: sarebbe interessante vedere come se la cava. Un unico punto di malinconia: perché mai un successo femminile deve verificarsi grazie alla pochezza dei maschi peggiori, invece che grazie alla lungimiranza di quelli migliori?

  20. Avrei voluto scrivere gli auguri per tempo, lo faccio soltanto ora. Avrei voluto commentare alcuni post come sempre interessanti e non l\\\’ho fatto. Ecco, da disoccupata mi sento una sfigata, un po\\\’ cretina, scrivo un commento e subito dopo lo cancello per paura di avere scritto scemenze. Ecco come si dissolve l\\\’autostima di una persona quando non ha il lavoro, si identifica nella situazione e da li\\\’ al sentirsi stupidi il passo è assai breve. Non mi dilungo, so di essere percepita come lagnosa. Essere disoccupati a 20/30 è una cosa, a 49 è quasi una tragedia. E pensi che se sei disoccupata è perchè in fondo non vali un granchè e lo stare in casa a mandare cv non fa che rafforzare questa convinzione. Mi è rimasta impressa la frase di Graziano: hai un lavoro, vai a cena con gli amici, fai un viaggio e sei ottimista. Il lavoro non ce l’hai, stai a casa perchè tutto diventa un lusso, anche le piccole spese quotidiane e ti senti uno zero, sei pessimista. Martina Alessandria

  21. Cara Martina, ti sei svegliata presto come me. Ho letto il tuo messaggio sorseggiando il primo caffè. E mi sono sentita dentro un gran fiotto di solidarietà. Sorella, scrivi tutte le scemenze che vuoi, anzi scriviamole tutti, senza paura, le nostre scemenze. Ma poi lo sono veramente? O è solo la verità, al di là di ogni timore di apparire O.K. a tutti i costi? Ti auguro per oggi una giornata ottimista.Ciao, prima che mi commuova. Gabri

  22. Cara Martina, appena ho letto il tuo commento volevo subito scrivere chi sa quale cosa, solo che pensandoci bene l’unica cosa che so è che non c’è parola o commento, per quanto belli possano essere, che possano cambiare i fatti. Cambiare no, però di sicuro le parole e le discussioni possono cominciare a muovere le cose. Perciò in bocca al lupo. p.s. Quelle che tu chiami scemenze io le chiamerei dignità. Poi, voglio segnalare a tutti un bel progetto: l’inaugurazione della nuova Scuola del Vento di Cosenza, della quale proprio ieri un mio caro amico me ne ha dato notizia, inviandomi anche alcune foto. La mission di questa scuola è dare una cultura di base ai bambini rom di Cosenza che non “possono” andare a scuola. Tutta l’iniziativa è opera dei ragazzi dei centri sociali cosentini, il che spero non disturbi nessuno (di questi tempi non si mai….). Faccio copia e incolla del comunicato stampa (mi piacerebbe mostrarvi anche alcune foto): Comunicato stampa con preghiera di diffusione Nella vigilia della Befana, grande festa nel villaggio rom sulla sponda sinistra del fiume Crati per l’inaugurazione della nuova sede della Scuola del Vento. Oltre un centinaio di persone hanno ballato e brindato all’interno della costruzione in legno realizzata insieme dalla comunità rom e da diverse associazioni cosentine antirazziste che hanno lavorato per tutto il mese di dicembre. Banchi, sedie e materiali didattici sono stati forniti dall’Istituto Comprensivo “Gioacchino da Fiore” di Celico. Soddisfatto il preside Massimo Ciglio che ha fortemente creduto nell’iniziativa. Erano presenti operatori ed attivisti di Ciroma, Coessenza, Confluenze, Centro Occupato Rialzo, Kasbah, Onda Anomala Cosentina, Yairaiha, MOCI e Officine Babilonia. Prima dei festeggiamenti, i bambini sono stati intrattenuti dal maestro burattinaio Angelo Aiello. La Scuola del Vento è un’istituzione dal basso per la formazione autonoma e la compatibilità culturale. In essa operano da un anno insegnanti di strada e promotori di cultura che hanno come finalità la gioia, la sperimentazione didattica, la prassi antirazzista e la costruzione di un’Altra scuola. Nel rapporto con le famiglie rom, l’approccio relazionale mira inizialmente a favorire la frequenza dei bambini nelle scuole statali italiane. Tuttavia, a fronte dei numerosissimi casi di dispersione, la Scuola del Vento cerca di garantire ai ragazzi che vivono nella baraccopoli elementi di alfabetizzazione di base. Cosenza, 5 gennaio 2010

  23. E non posso non inviarvi anche la relativa poesia Campo rom, Cosenza, pianeta Terra sponda sinistra del fiume Crati C’è un vento che ti scuote la mattina presto se t’alzi modesto esci inquieto e stanco. C’è un vento che s’agita nel sangue nostro guardando i bimbi rom immersi nel fango C’è un soffio tenero, ci accarezza in primavera un vortice delicato s’insinua nella sera. C’è una tramontana gelida nelle frasi fiere di un giudice cosentino scrive parole dure difende la sua italia separa le culture C’è un vento idiota e traffichino ispira la mente indifferente del primo cittadino si fa il segno della croce si finge buon cristiano ma non porta né acqua né luce al fratello gitano C’è il vento dolce e caldo che ci accompagna qui scirocco prodigioso, da solo ha costruito senza i soldi dei potenti questa tiepida baracca C’è un vento allegro e dispettoso solleva la scuola per poco non la spacca C’è il vento dolce e caldo prendendoci per mano ci ha trascinato qui a giocar con Beniamino, Larissa e Medellin. SCUOLA DEL VENTO Inaugurazione della sede

  24. PER MARTINA Vorrei che tu fossi certa di essere la benvenuta. Sempre. E, per favore: non privarci dei tuoi pensieri.

  25. Mi piace questo cantuccio. Qui tira una bella aria. Anzi, un bel Vento. Evviva Serendip, evviva Jung, evviva gli archetipi femminili, che permettono a Martina di esprimere così bene la sua condizione. Forse l\\\’inconscio collettivo è di genere, perché è davvero facile ritrovare nelle sue parole cose di me e di altre. Purtroppo penso che, a prescindere dall\\\’inconscio o dal conscio, noidonne (tutt\\\’attaccato, così suona meno vetero) si proceda piuttosto per engrammi. E, a quanto pare, non è facile modificare la nostra propriocezione. Anyway, evviva Annamaria: ma quant\\\’è umana lei! Anche se suono volutamente fantozziana, è sempre stato il lato umano che di te si è percepito più chiaramente. In ogni cosa che fai.

  26. Riprendo il discorso di Gabri, sul contributo della rete all’elezione di Obama: anch’io avevo chiesto lumi, in altro blog, sulla possibilità che anche in italia si possa arrivare a questo, sarebbe molto interessante. Per la candidatura poi di Lorella (o Loretta?) Napoleoni, possiamo, in questo senso, fare qualcosa? Lidia

  27. LORETTA NAPOLEONI: RIFERIMENTI Lei è Loretta, e il mio è un bel refuso notturno. Si stanno già muovendo un bel po’ di sostenitori. Il sito è questo, con il mitico video su economia e testosterone. Il gruppo su Facebook, invece, è a quest’altro indirizzo.

  28. Ancora sull’immaginario Un piccolo gesto di ecologia dell’immaginario potrebbe forse essere quello di lasciare intenzionalmente una traccia. Giuliano ci invia la testimonianza di un’azione concreta e sarebbe veramente ecologico non lasciare cadere qui la cosa ma trovare successivi sviluppi teorici e pratici. Una mia amica in pensione sta seguendo un gruppo di bambini sinti e rom iscritti presso la scuola pubblica. Cercheremo uno scambio di esperienze. Ci impegneremo ad annotare fatti ed osservazioni. Grazie Giuliano, ti cercheremo. E tu Graziano prepara il forchettone. elisabetta

  29. Grazie ad Annamaria e ai lettori che hanno espresso parole di conforto. E sono davvero grata a Graziano per la segnalazione del suo sito: farò passaparola anche ad amici nelle mie stessa situazione lavorativa. Una brevissima riflessione di genere: sono una donna e ho scelto di parlare dellla mia situazione su questo sito colto e ben frequentato. E questo è anche il grande privilegio che offre la rete, poter dialogare, sia pure a distanza, con persone con cui non avresti potuto mai e poi mai scambiare opinioni e idee. Gli uomini, dicevo, parlano difficilmente di questo su di un blog, preferiscono gli amici del bar o dello sport. Eppure anche loro, se si trovano disoccupati dopo i 40, sono quasi rottamati ed esclusi dal mondo del lavoro proprio come è capitato a me. Solo che di una donna si tende anche a dire: poveretta, non è neanche sposata! Agli uomini invece, almeno questi commenti vengono risparmiati. Ecco, la mentalità di molti è ancora quella, il voler leggere a tutti i costi in uno sfogo come il mio non tanto la disoccupazione che è davvero una tragedia perchè ti condiziona l’esistenza, ma anche il provare compatimento per chi non è neanche riuscita a trovare un marito che porta a casa la busta paga, come non si sapesse poi come finiscono la maggior parte dei matrimoni. Nel lavoro, come nella vita, per le donne è un po’ più complicato. In fondo, soprattutto in certi ambienti, si preferisce vedere la donna dipendente da un uomo piuttosto che dignitosa, con la schiena diritta e indipendente, che significa anche rispettare e farsi rispettare. Un caro saluto a tutti da Martina

  30. La traccia di Martina Spero di riuscire a spiegarmi e, se dico scemenze, fatemelo notare. Leggo i pensieri di Martina e ci trovo dentro una grossa forza, una prospettiva assolutamente lontana dagli atteggiamenti stereotipati di moda in questo periodo. Racconta semplicemente di essere rimasta senza lavoro e di tutti i disagi che ne conseguono. Lo presenta come un evento capitato a lei, come può capitare a chiunque. E qui secondo me sta la sua forza, non aver bisogno di fronzoli, riconoscere la realtà rispetto alla bolla che possiamo costruirle intorno. In un mondo di direttori a cui di dirigenza è assegnato solo il nome, ma che sono in realtà poco più che passacarte, in un mondo di ruoli con nomi altisonanti vuoti di significato, avere una percezione della situazione reale credo sia un forte passo avanti. Siamo tutti fragili e sostituibilissimi, ci stanno rendendo sempre più sostituibili, ma la maggior parte delle persone rimaste senza lavoro ha ancora bisogno di presentare la propria situazione dopo una serie infinita di premesse e presupposti. Tradotto: “Hanno licenziato proprio me che ero il più bravo, il più adatto, che ho fatto…. ” Non posso attribuire i vari atteggiamenti all’universo maschile o femminile, anche Graziano mi sembra sia molto realista, descrive, commenta, si organizza. A me questo sembra un punto di partenza di grande forza. elisabetta

  31. Ciao Martina, ciao Elisabetta, ciao a tutte e tutti. Siamo arrivati, partendo dal post di Martina, a parlare di un grave problema: l’aver perso un lavoro. Enorme problema, soprattutto oggi e, in prospettiva, sempre di più in futuro. Un trend, purtroppo, irreversibile e con il quale dover fare i conti. Naturalmente basta solo spingere lo sguardo poco più avanti ci accorgeremo che il vero problema è il lavoro “tout court”. Il lavoro non sara più così come lo abbiamo conosciuto negli anni passati. Invito, chi vuole, a leggere, dal sito di Overquaranta, un testo, da me scritto in tempi non sospetti; quelli, per intenderci, dove si parlava di crisi legata alle speculazioni finanziarie, (che pure ci sono state) e non, invece, come io sostengo, come risultato di una struttura del lavoro che sta cambiando. Ecco il link: http://www.overquaranta.it/list.php?lang=&c=255&cr=10 Il lavoro deve tornare, quindi, in quanto elemento che struttura e riempie la vita di una persona (uomo o donna che sia), al centro delle attenzioni dei governi. Cosa che, invece, e purtroppo, non sta accadendo. I governi, e quello italiano è, a mio parere, uno dei più negativamente paradigmatici, si occupano, ma in modo reattivo, di tentare di risolvere i problemi quando già hanno prodotto danni irreparabili e quando sono, quindi, irrisolvibili; con la cassa integrazione, per esempio, che allunga l’agonia, produce ulteriore frustrazione e, nella grande maggioranza dei casi, non risolve il problema. Difficile, peraltro, che riescano a risolvere i problemi persone che dei problemi sono parte integrale avendo contribuito a crearli (e non parlo solo dei governi, bensì della politica e dei sindacati stessi)! Mettere il lavoro al centro significa farsi carico di una visione, e di politiche consequenziali, che ne riconosca il vero valore (lo strutturare, appunto, e riempire, la vita delle persone). Ciò implica una rivoluzione concettuale che, senza riportarci a visioni statalistiche dell’economia, veda i governi, e tutte le parti sociali in senso più ampio, a ipotizzare politiche di tipo proattivo e non reattivo. Naturalmente è molto più efficace (per gli obietttivi che hanno i politici ma non per quelli del paese…) dire che sono stati stanziati “enne” miliardi per la cassa integrazione (o “enne” per la social card…), che spiegare quali saranno le nuove logiche industriali per il paese per essere ancora competitivi nel futuro, mettere i soldi necessari, e gestire la problematica in modo organico e corretto. D’altra parte (e mi scuso se torno sempre lì ma non vedo alternative al farlo) c’è pochino da aspettarci da un paese che, nel 1994, ha creduto a una persona che ha “firmato” un contratto con gli italiani dove prometteva che, se non ce l’avesse fatta a ridurre le aliquote fiscali a due, 23 e 33%, non si sarebbe ripresentato alle elezioni e ora, sedici anni dopo!, ripete la stessa cosa (non sto parlando della correttezza della proposta, che è un altro argomento) e, molto probabilmente, molti gli crederanno ancora.

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