Pensiero dicotomico

Pensiero dicotomico: vedere il mondo in bianco e nero

Gli inglesi lo chiamano black and white thinking: pensiero in bianco e nero.
Il termine più tecnico, in italiano, è “pensiero dicotomico”.
Il pensiero dicotomico divide con un taglio netto la realtà in luce e ombra, cancellandone la complessità, l’ambiguità, la mutevolezza, e ogni sfumatura. Ragiona in termini di “tutto o niente”.
Esercitare il pensiero dicotomico vuol dire credere che le cose possono essere solo o completamente giuste o del tutto sbagliate, che le persone sono o amiche o nemiche, che le giornate o sono perfette o fanno schifo, che tutto ciò che non è un successo è un fallimento, e che tutto ciò che non è virtuoso è vizioso. Che ora o mai più. Che la va o la spacca. E ancora: che o si è belli o si è brutti, che si ama o si odia, che o si ha del tutto ragione o si ha completamente torto, e così via.
Insomma: il pensiero dicotomico tende a schematizzare facendo distinzioni nette, rigide e permanenti. Riduce il multiforme, complesso e a volte indecifrabile caos che è la realtà delle persone e degli eventi a due sole categorie contrapposte, che si escludono l’una con l’altra o che sono in irreparabile conflitto tra loro.

Home_Pensiero_dicotomico-02

DISTORSIONE COGNITIVA. Il pensiero dicotomico è molto rassicurante, specie se il pensatore mette automaticamente sé stesso dalla parte della ragione, dell’intelligenza, della giustizia, della bellezza e della verità. Aprite il giornale, guardate un sito di notizie in rete, ascoltatevi un pezzo di tg e fate un elenco di quanti esempi di pensiero dicotomico trovate, e quanti pensatori in bianco e nero.
Se volete qualche criterio empirico per riconoscerli in fretta, eccovene tre: minacciano o paventano catastrofi se il mondo non fa quel che dicono loro. Si accalorano molto, ignorano le evidenze contrarie e non manifestano alcun dubbio, mai. Disprezzano (e vorrebbero cancellare dall’universo) chi non condivide le loro opinioni.
Il pensiero dicotomico è una distorsione cognitiva: uno dei tanti bias che possono offuscare la nostra capacità di giudicare e di prendere buone decisioni, perché deformano o cancellano tutti gli elementi non congruenti con la visione “in bianco e nero”, che invece andrebbero ragionevolmente considerati.

Home_Pensiero_dicotomico-03

UNA SVANTAGGIOSA FORMA DI PENSIERO. Il pensiero dicotomico è sì rassicurante, almeno nel breve periodo, ma a lungo termine presenta diversi svantaggi:
– limita la nostra capacità di leggere e capire il mondo, che non è sempre e solo o bianco o nero, e che soprattutto non continua a essere sempre o bianco o nero sempre, dappertutto e alla stessa maniera.
– riduce la quantità delle scelte che abbiamo a disposizione e cancella ogni possibilità di mediazione e di sintesi. E, a furia di cancellare scelte possibili, è facile sentirsi o furiosi o impotenti, e magari entrambe le cose nello stesso momento. Una brutta sensazione.
– preclude soluzioni creative: se i vincoli sono ferrei, i confini sono tracciati, i giudizi sono inappellabili e il percorso giusto è uno e uno solo, non resta spazio per l’invenzione di alcuna alternativa nuova o migliore.
– è un pensiero di tipo egocentrico e infantile: i bambini piccoli non hanno strumenti cognitivi sufficienti per cogliere la gradualità e le sfumature o per accettare l’ambiguità.
– induce la depressione: ciò che non va bene non potrà che continuare ad andar peggio. Ciò che è sbagliato diventerà irreparabile. Ciò che è brutto diventerà mostruoso, ciò che è pauroso diventerà terrorizzante, ciò che è negativo diventerà catastrofico… e non c’è scampo.
– gli psicologi dicono che il pensiero dicotomico è indicativo della possibile presenza di un disturbo della personalità.

Home_Pensiero_dicotomico-04

REALTÀ SCHEMATICHE. Eppure tutti noi abbiamo in testa delle belle schematizzazioni dicotomiche: Natura e Cultura. Oriente e Occidente. Pace e Guerra. Pubblico e Privato. Maschile e Femminile. Vizio e Virtù. Città e Campagna. Libertà e oppressione. Destra e Sinistra. Salute e Malattia. Ragione e Sentimento. Giovinezza e Vecchiaia. E così via.
Ma quelle dicotomie esprimono le polarizzazioni estreme di fenomeni e realtà che sono un continuum. Fra un polo e l’altro non c’è una voragine, ma un’area più o meno ampia e variamente sfumata di grigio.

Procedere per dicotomie, dilemmi e alternative che si escludono una con l’altra può essere perfino necessario quando si vuole scegliere una causa su cui impegnarsi. Può comunque essere un modo per districarsi nella complessità, sbrigativamente sì, ma almeno senza finire intrappolati in mille distinzioni sempre più sottili.
Piccole dosi di pensiero dicotomico possono dunque essere utili per orientarsi, a patto di ricordare che la chiarezza della dicotomia è solo apparente, e può essere fuorviante. E a patto che ci si impegni a stare attenti a tutte le mille, mutevoli sfumature di grigio (e ai mille arcobaleni di colore) che una visione paziente, ragionevole ed equilibrata del mondo può regalare.

Le immagini che illustrano questa pagina sono della giovane fotografa americana Kate Maldonado.
Se i contenuti di questo articolo vi interessano e volete approfondire, potreste leggere anche:
Il pensiero tra rigidità e rigore
Il semplicismo, la semplicità e la logica del ruspista

22 risposte

  1. Bello e chiaro come sempre; e di pensiero dicotomico in questi giorni ne abbiamo un significativo esempio, nella noiosissima cronaca di casa nostra del family day e affini.

  2. Bello davvero. A me piacciono un sacco tutte le varie sfumature di colore della realtà.
    E’ vero che spesso ho molti più dubbi e solo di rado qualche certezza, ma anche questo è il bello di una vita sempre in ricerca.
    E’ un modo d’essere aperti alla meraviglia di ciò che può accadere di bello.

  3. “E’ così che funziona il mondo. Non è in bianco e nero… come sostieni tu. E’ in sfumature di grigio.” cit dal film American Hustel.

  4. ¨minacciano o paventano catastrofi se il mondo non fa quel che dicono loro.¨
    Quindi rivendicano una onnipotenza
    ¨ Si accalorano molto, ignorano le evidenze contrarie e non manifestano alcun dubbio, mai.¨
    Perche´ si sentono onniscenti.
    Interrogati su cosa faranno tra cinquanta anni, con le loro risposte dimostrano di credersi eterni.
    Puo´ essere d´aiuto a questo proposito quello che scrive Ilvo Diamanti a proposito dell´idea che hanno gli italiani della durata della gioventu´ e meglio ancora l´ultimo saggio di Zagrebelsky.
    Adesso facciamoci una domanda: Chi ( la maiuscola e´ un aiutino) e´ onnipotente, onniscente ed eterno?
    Carissima, in realta´ le cose pare siano peggiori di quanto Lei avesse intuito!

  5. Ho partecipato alla fine degli anni novanta ad una ricerca “verso la società della scelta” dove seguendo un approccio sotirco sociologico si considerava il pensiero creativo come uno strumento utile da adoperare nella società postindustriale, società organizzata e complessa. Il pensiero creativo si esprime nella formula “e – e” : si orienta cioè ad includere piuttosto che ad escludere e si rivela fondamentale per una realtà dove le le sfide (globali e locali allo stesso tempo) riguardano tutti campi del sapere.
    Anche il nostro pensiero sociale andrebbe quindi aggiornato ma questo non avviene con la stessa velocità del pensiero scientifico e tecnologico. La società postindustriale (società dei servizi, dell’immateriale, della comunicazione, della creatitivà..) ci sta offrendo tuttavia l’occasione per rivedere il paradigma dominante che si basa sulla competitività sociale.

  6. Il messaggio e le immagini in questo articolo me le sento addosso come un tatuaggio. Purtroppo il pensiero dicotomico ha sempre fatto parte di me. Non ammettevo nemmeno il grigio. Il grigio crea aspettative. Io non dovevo averle. Perciò se non era bianco era nero, mai grigio o a colori. Ma oggi, le cose sono cambiate. Oggi, credo che dove il bianco incontra il nero non nasce il grigio ma un intero arcobaleno. Amo i colori e mi circondo di colori. Ho persino trovato il mio. 🙂
    Auguro a tutti voi di vedere e trovare più colori possibile. Inventateli pure! 😉

  7. Io ritengo che sia impossibile non ragionare in modo dicotomico. Il cervello umano apprende e riconosce gli elementi del mondo attraverso il confronto e il paragone sempre tra 2 elementi. Questi non vanno intesi come punti fermi ma come paradigmi a cui tendere ed all’ interno dei quali possiamo ritrovare le varie sfumature a cui Annamaria faceva riferimento. C’è qualcosa di cosí profondo nella tensione degli opposti tale da plasmare il nostro processo di significazione. Il giorno e la notte, il maschio e la femmina, il nord e il sud… Sono cardini che tracciano un percorso. Forse con l’ evoluzione riusciremo a concepire modelli di pensiero più complessi con tre o più elementi ma fino ad allora mi sembra più corretto parlare di ottusità piuttosto che di pensiero dicotomico.

  8. Il colore non manca in natura,anzi…le sol sfumature di grigio sono in propria”mente” frutto di una ventaglio degradante,in sintesi direi che la spugna con la quale bagniamo la nostra mente e le nostre emozioni,attinge da una fonte ben nota che non si nasconde dietro un singolo spettro,ma bensi’ci allieta eliminando i fantasmi aleatori di un ‘immaginario “mono”cromático.

  9. Il senso di inadeguatezza nasce proprio dalla mancanza di aderenza degli elementi del pensiero dicotomico. A me viene in mente Kierkegaard ed il suo tentativo di conciliare i caratteri della vita estetica con quelli della vita etica, l’immediatezza del giudizio con la riflessione critica morale, l’Io relazionale con l’Io assiologico. Per quanto ci si impegni, la natura soggettiva tende ad ancorarci all’uno o all’altro fondale. Molto spesso sarebbe più leale per se stessi accettare la pericolosità del pensiero dicotomico piuttosto che inseguire affannosamente la panacea rappresentata da una sfumatura. Ci sono aspetti dell’esistenza che sono bianchi o neri e tentare di diluirne l’intensità non ne cambierà la durezza della portata.

  10. Anche assecondare i compromessi sempre e comunque è altrettanto dannoso, invalida l’esito di troppe situazioni. Lo vediamo in Italia dove in molti settori strategici si dice (e si fa) tutto e il contrario di tutto. L’equilibrio si può ottenere solo valutando caso per caso quando è necessario difendere posizioni nette, senza cedere alle lusinghe del qualunquismo e quando si deve rivedere, correggere, integrare o eliminare determinate decisioni o atteggiamenti perché la ragione ci suggerisce strade più proficue per raggiungere un fine.

  11. Come al solito gli psicologi ti dicono come dovrebbe essere la vita,come bisognerebbe comportarsi,che il mondo non é bianco e nero…Per carità é giusto,sfido chiunque a sostenere che non è vero che la realtà non è fatta di molte mezze misure e tante tonalità di grigio…eppure chi piú chi meno,siamo tutti dicotomici…c’è un conflitto insanabile tra il razionale e l’emotivo.Il razionale ti dice che il mondo è grigio…l’emotivo sente che é bianco o nero,senza vie di mezzo.Non per essere strabanali…ma tra il dire(quello che spiegano gli psicologi) e il fare(la vita reale) ci sta di mezzo il mare.

  12. Beh è indubbio che il paese col più alto tasso di analfabeti (dis)funzionali si prodighi nell’apologia del qualunquismo e dell’ipocrisia: stare sempre nel mezzo senza mai schierarsi, senza mai prendere una posizione netta, senza mai correre rischi. Una vita da mediano in bianco e nero insomma, altro che colori. I colori sono ben altra cosa. E i colori si offenderebbero ad essere accostati a chi nella vita è solito usare un bel paravento perfettamente bilanciato per mascherare la propria insipida inconsistenza ontologica e gnoseologica. Non potendo essere si fa rumore in qualche modo pur di apparire sul giornaletto online e di fare incetta di soggetti facilmente plasmabili, commenti da intellettuali da bar di periferia annessi. Reiterano mestamente quanto riportato dal guru di turno dandogli una pacca sulla spalla in segno di approvazione. Perché, più o meno, il livello intellettuale è quello lì. È un vorrei ma non posso. E dopo tutto, sarebbe impossibile aspettarsi qualcosa di diverso.
    Tuttavia, siete caduti in un paradosso, vostro malgrado. Con un clamoroso autogol da principianti, peraltro.
    “Il pensiero dicotomico è molto rassicurante, specie se il pensatore mette automaticamente sé stesso dalla parte della ragione, dell’intelligenza, della giustizia, della bellezza e della verità”
    Voi invece non vi ponete in automatico dalla parte della ragione, sostenendo per tutto l’articoletto quanto sia pericoloso avere, ogni tanto, qualche idea che sia definibile tale e non vivere passivamente una intera esistenza ad assembrarsi ad un gregge omologandosi alla massa e salendo sul carro del vincitore di turno?
    Smontiamo pezzo per pezzo.
    “Se volete qualche criterio empirico per riconoscerli in fretta, eccovene tre: minacciano o paventano catastrofi se il mondo non fa quel che dicono loro. Si accalorano molto, ignorano le evidenze contrarie e non manifestano alcun dubbio, mai. Disprezzano (e vorrebbero cancellare dall’universo) chi non condivide le loro opinioni”
    Siete talmente privi di schemi e di preconcetti, con una mente così elastica e flessibile che avete persino stilato criteri empirici (citare la fonte no?ah già, non esiste oppure magari vi ergete autoreferenzialmente a fonte autorevole?) di classificazione e schematizzazione di tutti coloro che potrebbero differenziarsi da una forma mentis prestabilita, senza neppure prendere in considerazione l’ idea che un essere umano possa essere difficilmente incastonabile in compartimenti stagni e non sempre possa essere assimilabile ad un personaggio piatto delle fiabe.
    Insomma, condannate un atteggiamento estremista e voi stessi vi fate portavoce di tale visione del mondo.
    Voi che dubbi avete su quel che andate dicendo? Da quel che si evince nessuno.
    Che strano.
    A voi è concesso non avere dubbi sul fatto che chi sta sempre in mezzo e non si schiera mai sia felice, perfetto, psicologicamente sano e campi 100 anni, mentre chi osa avere una opinione sarebbe quello sbagliato a cui affibiate disturbi comportamentali la cui diagnosi spetterebbe solo ad una psichiatra, non ad uno psicologo e men che meno ai giornalai (ops giornalisti) del web. A me sembra che qui siate voi, cari miei, a paventare catastrofi e minacciare velatamente.
    Non è già un giudizio e una presa di posizione netta la vostra?
    Non vi siete già implicitamente schierati?
    Non state voi stessi semplificando la realtà?
    La vostra visione è parecchio naif per essere frutto di studi psicologici, peraltro in totale assenza di citazioni di fonti e di dati incontrovertibili.
    Il medioevo made in Italy è servito da chi esorcizza il suo abisso personale dando la caccia ai fantasmi nella casa del vicino, senza curarsi della sua dimora infestata.
    Siamo al livello di “non ge ne govviddi & Co”.
    Stesso paradosso declinato in salse diverse. Entrambi schiavi dei fantasmi contro cui combattono.
    I primi vorrebbero essere liberi pensatori, ma sono per lo più epigoni portavoci del guru del momento e del verbo di faccialibro diffuso dal guru del momento.
    Voi vorreste condannare una forma di pensiero di cui vi siete appena dichiarati proseliti e neanche troppo implicitamente. Avete fatto a pugni con la logica, e nella sua rete ci siete cascati dentro come i cefalopodi cascano nella rete della pesca a strascico.
    Combattete contro un nemico interiore, ma additate chi si discosta dai vostri rigidi parametri come irrazionale.
    Perché il vostro ragionamento è tutto fuorché razionale.
    In questo caso, cari psicologi o sedicenti tali, avete ragione: il nemico, il diverso, il difetto altrui è spesso una proiezione di noi(voi) stessi.
    Pensiero critico giammai.
    Evoluzione 20mai.

    1. Gentile Diana,
      grazie per questo commento così energico e articolato: un prezioso contributo alla discussione.
      Avrei una sola piccola chiosa, e il lieve sospetto che lei, di sicuro involontariamente, forzi un po’ il contenuto dell’articolo.

      Lei scrive (ricopio):
      Voi invece non vi ponete in automatico dalla parte della ragione, sostenendo per tutto l’articoletto quanto sia pericoloso avere, ogni tanto, qualche idea che sia definibile tale e non vivere passivamente una intera esistenza ad assembrarsi ad un gregge omologandosi alla massa e salendo sul carro del vincitore di turno?

      Le conclusioni dell’articolo sono:
      Procedere per dicotomie, dilemmi e alternative che si escludono una con l’altra può essere perfino necessario quando si vuole scegliere una causa su cui impegnarsi. Può comunque essere un modo per districarsi nella complessità, sbrigativamente sì, ma almeno senza finire intrappolati in mille distinzioni sempre più sottili.

      … può darsi che la sua ammirevole vis polemica le abbia impedito di leggere fino in fondo?

  13. Mi fa sorridere come e’ stato interpretato questo ottimo tesro; i commenti djstorcono il testo arrabbiandosi perché e’ nero ; nn si rendono conto che il testo dice che possiamo anche essere dicotomici ma nn solo dicotomici perché le scelte si fanno non con le categorie ma questo impone una struttura si se coerente ;ottimo testo colgo il senso ed il mio problema e’ non reagire con la frammentazione della realta’ quando leggo persone come quelle dei commenti: fa schifo il testo che stigmatizza il fa schifo e il wow; o fa schifo o e’ wow

Lascia un commento

MENU
I post di NeU Risorse sulla creatività
Clicca per leggere le prime pagine 
TUTTO NEU
Creative Commons LicenseI materiali di NeU sono sotto licenza Creative Commons: puoi condividerli a scopi non commerciali, senza modificarli e riconoscendo la paternità dell'autore.
RICONOSCIMENTI
Donna è web 2012
Primo premio nella categoria "Buone prassi"
Primo premio nella categoria "Web"
Articoli di NeU sono stati scelti per le prove del 2009 e del 2019
creatività delle donne_CHIMICA

Creatività delle donne e patriarcato

Non possiamo smettere di parlarne. Dunque provo a raccontarvi come pregiudizi e stereotipi, sostenuti da oltre tre millenni di patriarcato, hanno impedito e tuttora ostacolano

Che succede con l’intelligenza artificiale?

“Non perfetta ma straordinariamente impressionante”.Così McKinsey, società internazionale di consulenza strategica, descrive in un recente articolo la prestazione di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale

Ops. Hai esaurito l'archivio di NEU.