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Petaloso, l’onda venefica e la censura di FB

Facebook censura definendolo “dannoso” e “non sicuro” un articolo contenente la sintesi dell’intervento di Tullio De Mauro (linguista di fama mondiale ed ex ministro della Pubblica Istruzione) al Festival di Internazionale 2014. L’articolo parla di Italia dealfabetizzata, ed è pubblicato su questo sito.
Contemporaneamente Facebook censura anche la voce “coprolalico” e la voce “lingula” del Vocabolario Treccani. Il fatto è curioso, e rimanda ad altri fatterelli curiosi di quel curioso paese che è il nostro. Provo a raccontarveli.

PETALOSO-GATE. I link all’articolo di nuovoeutile e alle due voci della Treccani sono contenuti nella energica e illuminante risposta che la sociolinguista Vera Gheno rivolge alle legioni di imbecilli (ovviamente sto citando Umberto Eco) che trollano l’ammirevole pagina Facebook dell’Accademia della Crusca a proposito di petaloso.
La risposta di Vera Gheno, condivisa centinaia di volte, è scherzosamente intitolata Petaloso-gate – servizio debunking. Anch’essa viene censurata da Facebook. La ripubblica però Michele Cortelazzo, accademico della Crusca, commentando: sono lieto di garantire la pubblicità a questo testo… perché resti traccia del vergognoso comportamento di Facebook: come segnala Stefania Iannizzotto, le schifezze postate nella pagina della accademia della Crusca, per quanto segnalate, non vengono rimosse; il post di Vera Gheno, per nulla offensivo, sì.

A proposito di petaloso c’è anche da chiedersi come può succedere che una graziosa, lievissima faccenduola linguistica, che sembra uscita dal libro Cuore (e che come tale merita un sorriso, e volendo un gesto di simpatia) si possa trasformare, passando attraverso una serie di implacabili automatismi mediatici, in un inestricabile groviglio di sproloqui velenosi e – ciliegina! – censure a capocchia.

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SVOLTE PERICOLOSE. Ripercorro per sommi capi l’intera storia segnando con asterischi (da uno a tre, per grado di pericolosità) le svolte pericolose.
1) Un bambino scrive petaloso su un compito (vabbè, succede). 2) La maestra “usa” l’errore per aprire una discussione in classe (ottimo) e coinvolge l’Accademia della Crusca (buona idea). 3) L’Accademia risponde a tono (magnifico!). 4) La risposta dell’Accademia è così irresistibile che non si può non pubblicarla su social network (beh, perché no? Però, diciamolo: perché mai?*).

ENTUSIASTI E FURBACCHIONI. 5) I consensi su Facebook e Twitter superano ogni aspettativa: seri interlocutori istituzionali come la Treccani e Zanichelli partecipano al gioco consistente nell’usare petaloso (caspita!*). 6) Nell’arco di una sola giornata, il 24 febbraio, il fatto tracima su altri media. (urca!**). Intanto una raffica di hashtag e condivisioni rende petaloso virale (**), tanto da approdare sul cellulare e nell’intervento sul progetto Human Technopole del presidente del Consiglio (***), e nei tweet di svariate aziende furbacchione, pronte a sostenere che i loro prodotti sono petalosi (***).

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DA POSITIVO A NEGATIVO, IN UN BATTER D’OCCHIO. 7) Intanto i giornalisti si muovono e pubblicano foto del bimbo, della mamma, della maestra (e la privacy? E la tutela dei minori?***). Dopo un solo giorno, petaloso approda sui media stranieri: El Pais, Le Monde, BBC. E sui telegiornali nostrani.
8) A questo punto che resta da fare, per aggiungere qualcosa di originale e, magari, sfruttare un po’ della visibilità (***) garantita dal successo della storia? Semplice: basta cominciare a prendersela con petaloso. E, di rimbalzo, con la Crusca.
È la sera del 25 febbraio: in una manciata di ore la tendenza dei commenti passa da “positivo” a “negativo”. Cresce l’ondata venefica degli insulti, delle tesi bislacche, delle insinuazioni acide.
Molti ignorano un fatto ampiamente spiegato nel messaggio della Crusca, che commentano senza neanche averlo letto: sono i parlanti italiani (e non qualche autorità) a decidere, usandola o meno, se una parola entra nei vocabolari.
9) A questo punto Vera Gheno, che fa parte del gruppo di magnifici ed entusiasti studiosi che curano il sito della Crusca, mette in fila un po’ delle sciocchezze che ha letto e risponde. Facebook censura la risposta (***) e, già che c’è, censura anche pagine  della Treccani e di questo sito  (***), che all’interno della risposta sono linkate. Amen.

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STRAPARLARE. Così, quella che era cominciata come una piccola storia graziosa, apprezzata forse perché capace di restituire un po’ di leggerezza al plumbeo clima nazionale, si trasforma nell’onda di cui dicevo prima. E quello che poteva essere un segno confortante di rinnovata attenzione per le parole si traduce in un’occasione per straparlare.
Ulteriore danno collaterale personale: mi tocca perfino smentire ufficialmente di aver coniato, anni fa, un melenso aggettivo pubblicitario assonante con petaloso, e indicante estrema morbidezza. La notizia è stata a sua volta pubblicata ma, giuro, sono innocente.

ITALIA DEALFABETIZZATA? Intanto nella tarda sera di lunedì 29 Facebook finalmente sdogana l’articolo del professor De Mauro e restituisce alla povera pagina di NeU la sua rispettabilità: e un tardivo barlume di senso illumina una vicenda che sembrava averne perso ogni traccia.
Forse, per capirci qualcosa, proprio il censurato articolo di De Mauro offre una chiave: l’italiano sta bene, ma l’Italia è dealfabetizzata. Non è sorprendente che reagisca in modo dealfabetizzato anche in rete. Ma se questo non è sorprendente, non è neanche ineluttabile: basterebbero un po’ più di attenzione, di cortesia e, magari, di verifica delle fonti per cominciare a cambiare le cose.
Se questo articolo vi è sembrato interessante potreste leggere anche:
27 modi per insultarsi con efficacia e sabotare le discussioni in rete
Le immagini che illustrano questa pagina sono del fotografo Tommy Engberg. 

7 risposte

  1. Interessante come sempre. Anche io sono rimasta colpita dalla rapidità del cambio di fronte nell’ umore delle persone su questa faccenda…

  2. Illuminante articolo. Personalmente ho potuto notare l’ondata acida, sia pur dissimulata, fin dall’inizio. Forse l’improvviso cambio di segno è dovuto al tempo di reazione , che nei favorevoli è rapido e più tardo nei contrari

  3. L’ultima (forse) notizia su petaloso la riporta La Nuova Ferrara di oggi, la famiglia del bimbo registra il marchio alla Camera di Commercio di Ferrara. E gli eventuali proventi “Per realizzare qualcosa di importante per i bambini di Copparo”. E per pubblicizzare meglio la cosa …”si va in televisione” (***+*).

  4. Cara Annamaria come non condividere per intero le tue note?

    La “Casa della Cultura” di Milano aveva inserito una pagina di cordoglio su FB per la morte di Umberto Eco, ripeto una pagina di cordoglio. Bene gli IMBECILLI di cui il nostro ha argomentato a lungo si sono sollazzati in commenti a dir poco osceni contro il “professore rosso”.

    Avrete tutti letto i veleni contro Vendola e il suo compagno in occasione della nascita del piccolo Tobia.

    Direte che c’entra questo con la vicenda di PETALOSO. C’entra perché tutti hanno in comune L’ASTIO, per non dire la cattiveria di una parte del mondo. Di più. Hanno in comune la superficialità nel leggere e la presunzione nello scrivere. Se avessero letto con attenzione le notizie, nel caso di PETALOSO come negli altri due citati, si sarebbero accorti che era tutto chiaro e nello specifico che:
    – l’insegnante aveva indicato l’errore, ma aveva scritto “bello” e segnalato all’Accademia della Crusca il fatto
    – sono i parlanti che usando PETALOSO, risponde l’Accademia contribuiranno a far sì che possa entrare nei dizionari.

    C’è poi la faccenda della censura vergognosa operata da FB nei confronti di Vera Gheno di cui non si capisce il senso, mentre insulti innominabile nei confronti di Eco e Vendola non sono stati neanche segnalati.

    Vorrei dire che a questo punto gli imbecilli si moltiplicano e vale la pena di ricordare il significato “fiacco di mente”, appunto!
    Alla prossima *_))

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