piano sequenza

Il piano sequenza, tecnica e magia su schermo – Idee 108

Forse avete già visto il recente, bel video del Sunday Times che in un unico, fluido piano-sequenza evoca diverse icone della cultura moderna (il pensatore di Rodin, Forrest Gump, Mad Men, la creazione di Adamo di Michelangelo, le Iene di Tarantino, i Daft Punk) per annunciare il restyling della propria sezione cultura ed enfatizzarne l’idea-chiave: la connessione tra fenomeni culturali assai diversi. 

L’idea-chiave è interessante e lo spot la rende suggestiva. Lavora su connessioni puramente formali, ma lo fa alla grande grazie a una delle invenzioni cinematografiche di più intensa magia: il piano sequenza. Un modo per evocare, attraverso lo schermo, la mobile complessità della visione e per portare lo spettatore, agganciandolo attraverso lo sguardo, in profondità nella scena, nel bel mezzo di quanto accade, e in tempo reale.

In sostanza, si tratta di girare un’intera scena senza interruzioni – e dunque senza realizzare e montare inquadrature diverse – muovendo la macchina da presa sul set alla ricerca dell’azione, che così nasce sotto gli occhi dello spettatore: guardatevi quel che riesce a combinare Orson Welles nella scena di apertura de L’Infernale Quinlan. E come se la cava invece Martin Scorsese in Quei bravi ragazzi. Se ci avete preso gusto, qui c’è una raccolta dei 20 migliori Long Take.

Quello che rimane per decenni il più lungo piano sequenza della storia del cinema viene girato da Alfred Hitchcock nel 1948: si tratta di Nodo alla gola, un intero film di ottanta minuti. Poiché le bobine dell’epoca comprendono solo 300 metri di pellicola e corrispondono a 10 minuti di girato, a Hitchcock tocca impiegarne diverse. Per unire l’una all’altra in modo impercettibile mantenendo intatta l’illusione del piano sequenza, Hitchcock conclude e ricomincia, a ogni cambio di bobina, su un campo scuro (una giacca, una cassapanca…). Una soluzione brillante per una sfida impossibile.

Il record di Hitchcock viene battuto nel 2002 dall’onirico Arca russa di Aleksandr Sokurov: un esercito di attori e un solo giorno di riprese al palazzo dell’Ermitage di San Pietroburgo per 90 minuti di film che raccontano un bel pezzo di storia russa. Ma Sokurov, almeno, ha il vantaggio di girare in digitale.

Nel piano sequenza c’è qualcosa di meno – l’artificio del montaggio, appunto – e ci sono diverse cose in più che in una normale ripresa: coinvolgimento per lo spettatore (trascinato in un lavoro di interpretazione che il montaggio, di solito, facilita) e un supplemento di rischio e di accuratissima preparazione per il regista e l’intera troupe, che devono prevedere movimenti di macchina e azioni al secondo e al millimetro e sanno che, se qualcosa va storto, bisogna buttare via tutto e ricominciare da capo.

Se le prodezze di Hitchcock e di Sokurov sono per motivi intuibili (primo fra tutti la necessaria unità di tempo e di luogo) difficili da replicare in un lungometraggio, nei formati brevi di uno spot, di un corto o di un trailer la soluzione costituita dal ricorrere a un unico piano sequenza può dar luogo a risultati incantevoli. Oltre al Sunday Times, ha usato magistralmente il piano sequenza Johnny Walker (bellissimo: sei minuti e mezzo di macchina da presa che retrocede senza un’esitazione o una sbavatura su un sentierino delle Highlands). Quello che vedete è – lo dice il regista Jamie Rafn – il risultato ottenuto al quarantesimo tentativo.

Una variazione interessante: il telecomunicato di Apple per iPad Air consiste in un lento piano sequenza di avvicinamento a un tavolo su cui è appoggiata una matita, mentre tutte le scene di fondo cambiano rapidamente. Viaggia invece vertiginosamente all’indietro (be’, non è proprio un piano sequenza, ma merita comunque di essere visto) il bel telecomunicato della BBC che tra l’altro, fateci caso, per connettere le scene usa alcune soluzioni “alla Hitchock”. Sorprendenti anche i sistemi adottati da André Chocron per tenere assieme in modo fluido gli oltre quattro, ipnotici minuti di  My recurring Dream (qui altri suoi lavori).

È un magnifico, meticolosissimo piano sequenza sul set immaginario di Shining anche il trailer per la Kubrick Season di Channel 4. Il quale, ulteriore cosa notevole, vi propone di far vostro il punto di vista di Kubrick medesimo che si aggira per il set.
E, a questo punto, è proprio il caso di augurarvi buona visione.

Nell’immagine: Hitchcock sul set di Nodo alla gola.
Questo articolo esce anche su Internazionale.it. Se vi è piaciuto potreste leggere anche:
Idee 83: le meraviglie del cinema, oltre il film
Idee 103: un alfabeto emotivo, in 13 film

10 risposte

  1. Post tutto da godere. Di pancia e senza riflettere: è possibile fare un elenco dei piani sequenza più interessanti in letteratura? Brani in cui viene raccontato “passo-passo” ciò che accade? Forse no…

  2. Quello che più amo, per la perfezione e la complessità, è l’inizio del film I protagonisti di Robert Altman.

  3. Uno straordinario lungometraggio italiano, tutto in un unico piano sequenza, è Valzer, di Salvatore Maira (2007). Purtroppo, è poco noto se non agli addetti ai lavori, ma andrebbe visto: perizia tecnica inarrivabile, ottima sceneggiatura, bravi attori. E’ finora, credo, il più lungo piano sequenza mai realizzato. Sentirne raccontare i dettagli realizzativi dallo stesso regista è davvero emozionante: più operatori che si alternavano nella steadicam senza alcuno stacco di ripresa! E’ difficilissimo accorgersi che non c’è montaggio, tanto naturale risulta l’operazione.
    E poi, andrebbe ricordata anche la sequenza finale di Professione reporter, di Michelangelo Antonioni (1975). Mozzafiato (ma non per l’azione)!

  4. Due commenti “nazionali”:

    Il piano sequenza attraverso l’inferriata nel film “Professione reporter” dura esattamente 6 minuti e 31 secondi. L’aveva concepita e realizzata l’aiuto regista di Antonioni, Enrico Sannia che, malauguratamente, non è mai riuscito a realizzare un proprio film. Eppure Sannia è stato uno dei più grandi registi italiani di spot. Non a caso, nel 1994 l’Art Directors Club Italiana l’aveva eletto nella sua Hall of fame. In campo pubblicitario era uno dei pochi registi italiani a seguire in modo meticoloso e personale il casting ed era addirittura il primo a dare un’importanza ossessiva al location scouting, alle prove di movimento macchina, a girare sempre e rigorosamente solo in presa diretta. Ovviamente disprezzava in modo totale l’uso dello zoom. Chiunque seguisse con passione l’apparizione di nuovi spot italiani di qualità, ricorderà per sempre il suo Ninetto Davoli in bicicletta per la Saiwa, il suo commesso ‘autoerotico’ per Perlana, i suoi tanti e mitici telecomunicati per Algida, Piaggio, Coca Cola. Con la sola eccezione del suo “padre” professionale Cesare Taurelli della Recta Film, per tutti i produttori di spot, Sannia era allo stesso tempo il massimo talento immaginabile – e l’incubo peggiore. Era noto per i suoi attacchi d’ira, i suoi ritardi, il suo disprezzo totale per i committenti. Ma, avere nel proprio showreel uno spot girato da Sannia, era un vanto, un sogno, il massimo obiettivo. Alessandro D’Alatri, Leone Pompucci, Gabriele Muccino e Matteo Garrone possiamo tutti considerarli come suoi eredi. Ormai totalmente isolato e dimenticato, nel 1998 Enrico Sannia si è tolto la vita

    Parlando di “piani sequenza”, non posso tralasciare di citare un altro fenomeno tutto italiano: il direttore della fotografia e operatore Giuliano Giustini. In un’epoca dove la Steadicam non era ancora stata inventata, girando preferibilmente con macchina a mano, Giustini riusciva a compiere delle autentiche acrobazie. Mai una sola sbavatura, uno sballamento, un fuori fuoco. A tale riguardo ricordo un Carosello per un noto detersivo (durata: 1 minuto 45 secondi!) che iniziava su un marciapiede davanti a un albergo – per finire in un deposito per la biancheria posto in un corridoio al secondo piano – tutto quanto raccontato senza un solo stacco. La mdp seguiva un cliente attraverso un’entrata a porta girevole, lo accompagnava alla reception per farsi dare la chiave, lo seguiva in un ascensore nel quale il protagonista s’intratteneva con un’inserviente dell’albergo, per uscire finalmente dal lift e avviarsi verso la sua camera. A quel punto, la cameriere che l’aveva preceduto, lo conduceva in uno sgabuzzino mostrandogli orgogliosa la profumata biancheria lavata, ovviamente, con Dixan.

    Un’altra volta per una mia produzione si trattava di inquadrare il volto di una ragazza sognante e volante. Il movimento ingannevole, ma perfetto, fu risolto così: il continuo primissimo piano sul volto della ragazza che si muoveva beata in un contesto da sogno, veniva realizzato su una pista di ghiaccio che, ovviamente, non si vedeva mai. La ragazza si muoveva in modo fluido ed elegante con i pattini (mai visibili) mentre Giustini la precedeva pattinando all’indietro, sempre con la mdp a mano.

    …e un commento “internazionale”:

    Un piano sequenza con inganno c’è in “Effetto notte” di Truffaut: la scena che finisce con lo schiaffo di Léaud a Aumont è doppiamente finta – perché si tratta di una scena iniziale di un film su un film:
    http://www.youtube.com/watch?v=2u5XHmdFarU
    Nel 1974 “La nuit américaine” vinse l’Oscar come miglior film straniero.

  5. Io segnalo:
    le 4 stagioni di Portobello Road da Notting Hill di Roger Michell
    http://youtu.be/R-kBXyqytZc
    le prove per le audizioni in L’uomo delle stelle di Tornatore
    http://youtu.be/1mFvD4ODjIw
    e il piano sequenza di sei minuti da I figli degli uomini di Cuarón, “famoso per i mezzi coinvolti e per l’elaborata messa in scena. Una settimana di prove, decine di attori, centinaia di generici coinvolti, numerose esplosioni in diretta e diversi effetti speciali di post-produzione. In realtà i piani sequenza sono due. Il primo vive fino all’entrata di Owen nel palazzo ed è girato con macchina a mano. A un certo punto la cinepresa effettua una panoramica verticale a inquadrare la rampa delle scale, in contre- plongè. In quel momento, in post-produzione, senza stacchi né dissolvenze, con un’operazione simile al morphing, si è passati al secondo piano sequenza, girato con steadicam.”
    http://www.mymovies.it/film/2006/ifiglidegliuomini/news/fuckthecontinuity/

  6. Bell’articolo, belli e appassionati i commenti, bellissimi i film citati, complimenti.
    Grande il piano sequenza di Truffaut in “Effetto notte”, è sempre emozionante, dopo averlo visto tante volte, guardare una scena, che in quel momento è la realtà, e poi scopri che non lo è perché la realtà è quella della troupe che sta girando un film, che nemmeno quella è la realtà, perché la realtà sei tu che stai guardando un film.

Lascia un commento

MENU
I post di NeU Risorse sulla creatività
Clicca per leggere le prime pagine 
TUTTO NEU
Creative Commons LicenseI materiali di NeU sono sotto licenza Creative Commons: puoi condividerli a scopi non commerciali, senza modificarli e riconoscendo la paternità dell'autore.
RICONOSCIMENTI
Donna è web 2012
Primo premio nella categoria "Buone prassi"
Primo premio nella categoria "Web"
Articoli di NeU sono stati scelti per le prove del 2009 e del 2019
creatività delle donne_CHIMICA

Creatività delle donne e patriarcato

Non possiamo smettere di parlarne. Dunque provo a raccontarvi come pregiudizi e stereotipi, sostenuti da oltre tre millenni di patriarcato, hanno impedito e tuttora ostacolano

Che succede con l’intelligenza artificiale?

“Non perfetta ma straordinariamente impressionante”.Così McKinsey, società internazionale di consulenza strategica, descrive in un recente articolo la prestazione di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale

Ops. Hai esaurito l'archivio di NEU.