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Procrastinazione e creatività – Metodo 4

Ho pensato per la prima volta di scrivere un articolo sulla procrastinazione oltre un anno fa, quando sono inciampata in questo video. Poi ho perso tempo guardandomi altri video sul tema, per esempio questo. E infine mi sono detta “chissenefrega”: la versione passivo-aggressiva del procrastinare. Avevo cose più urgenti e divertenti da fare e l’argomento è rimasto lì.

DESCRIZIONI DEPRESSIVE E VOLENTEROSE ESORTAZIONI. Se cercate su YouTube, in effetti, trovate decine e decine di video sulla procrastinazione, come se il mondo fosse diviso tra quelli che procrastinano guardando video sul procrastinare, e quelli che favoriscono la procrastinazione altrui  producendo video sul procrastinare.
Ogni tanto, tra descrizioni depressive ed esortazioni tanto volenterose quanto colpevolizzanti,  si trova anche un dato interessante. The School of life, per esempio, sostiene che il procrastinare non ha a che fare con la pigrizia, ma con il perfezionismo e il timore di non riuscire a produrre qualcosa di sufficientemente buono.

LA SCIMMIA E IL MOSTRO. Dicevo: gran parte dei video sul procrastinare sono o depressivi, o volonterosi ma colpevolizzanti. Fa eccezione il brillante, bellissimo, divertente e per alcuni versi illuminante Ted Talk di Tim Urban, intitolato Dentro la mente di un campione della procrastinazione. Guardatevelo, e fate la conoscenza con la Scimmia che cerca gratificazioni, con il Decisore regionale e con il Mostro del panico. E, soprattutto, rivalutate l’importanza di avere delle scadenze.

PROCRASTINARE FAVORISCE LA CREATIVITÀ. Circa il 20 per cento degli adulti e circa l’80 per cento degli studenti universitari tende a procrastinare, scrive sul New York Times Adam Grant, docente di management e psicologia. Ma, aggiunge Grant, se da una parte tirare in lungo danneggia la produttività, dall’altra favorisce la creatività, e i procrastinatori cronici tendono ad essere più creativi dei pre-crastinatori (le persone che fanno tutto, subito, anticipando addirittura le scadenze) perché lasciano vagare la mente e questa, vagando, può anche imbattersi in un’idea nuova. O può raccogliere materiali utili a costruire un prodotto creativo inedito e di valore.

UNA RAGIONEVOLE DOSE DI PROCRASTINAZIONE. Ovviamente, la tendenza a procrastinare va tenuta sotto controllo, nella misura in cui è anche il modo in cui esprimiamo una profonda reticenza ad affrontare le incertezze e l’impegno di una sfida creativa.  Ed eccoci allora a cincischiare, a fare altro, a  lasciarci prendere dalla paralisi da foglio bianco, a perderci in fantasticherie che non riescono a consolidarsi in una parola, un gesto o un’idea. Ma per altri versi,  una (come dire?) dose ragionevole di procrastinazione fa intrinsecamente parte del processo creativo.

COMINCIARE BENE. Dunque, e senza colpevolizzarci troppo, potremmo concedere a noi stessi la possibilità di procrastinare almeno un po’. Conviene fare una cosa, però: orientare il nostro procrastinare alla ricerca e alla raccolta di materiali utili a svolgere il lavoro che – prima o poi – faremo. È uno dei trucchi migliori per cominciare bene, e quasi senza accorgersene. Ce ne sono diversi altri a questa pagina.

Questo articolo è stato aggiornato nell’agosto del 2016. Se vi è piaciuto potreste leggere anche:
Perfezionismo? Sì, ma quanto basta e non di più.

23 risposte

  1. Annamaria, che domanda tosta! Procrastinare per me significa rimandare e rimandare, rimuginando sui pro e i contro di una data scelta o situazione ma senza mai arrivare a una vera soluzione. Significa stare in un limbo di incertezza in cui spesso è comodo e semplice navigare, perchè se non fai nulla non provi dolore. Procedere con lentezza è una condizione privilegiata, specie se si etra in ambienti in cui la capacità decisionale presa più che velocemente può fare la differenza fra la vittoria e il proseguimento di carriera e la sconfitta e la dimenticanza. Ma è di certo il modo più bello di vivere la vita: passeggiare con lentezza nella nebbia del futuro facendola diradare poco a poco e riconoscere sagome familiari di un albero, di una casa o di un cane e, avvicinandosi poco a poco, indovinarne la famiglia e la specie. Ecco un acero, un pioppo, un labrador e un bassotto, e una casa che non conosco ma che mi piacerebbe abitare e scoprirne i segreti e le qualità. Personalmente, l’ansia è la mia compagna. Le mie scelte sono spesso compiute in fretta e con paura, per timore di perdere quella o quell’altra opportunità, sotto il pensiero dell’incombenza dell’affitto e delle bollette, delle influenze che ti fanno fermare volente o nolente. Nei momenti di indecisione, dopo una notte di insonnia mi butto, cercando di dare il meglio di me? Riuscirò? Solo la lentezza del tempo che passa me lo dirà.

  2. L’arte del procrastinare, della lentezza nelle decisioni, dell’attesa, è un’arte che devo ancora imparare, ma che so essere necessaria. La mia vita, come quella di tanti, è scandita da impegni, scadenze e stress. Fermarsi, rallentare e ritardare qualche volta ci aiuterebbe ad osservare meglio e soprattutto a capire cosa stiamo facendo. Ottimo spunto.

  3. Dopo anni di Africa ho imparato che il tempo non ha ovunque gli stessi tempi. Il proverbio dice: chia ha tempo non aspetti tempo e anche non rimandare a domani ciò che potresti fare oggi. Tutto questo vale quasi per tutto meno che per la creatività che per innescarsi e uscire dallo scontato, ha necessità di riflessione, ricerca, conoscenze, ma anche di fughe per la tangente, imprevedibilità e anche un pizzico di amore per il destinatario. Ingredienti che, almeno nella mia esperienza, non vanno d’accordo con la fretta e l’aprossimazione. Quindi, compatibilmente con i tempi tecnici dettati dalla committenza, se ce n’è una, aspetto fino all’ultimo istante disponibile e, qualche volta, centro il bersaglio. Peccato che la creatività a cui miro non sempre interessa al cliente che, spesso e volentieri, privilegia il mezzo a scapito del messaggio, sparandosi in un piede.

  4. Ciao (ogni tanto mettere anche un po’ di tabacco…) esistere è lavorare. Procrastinazione è potere apparente sulla decisione. La tensione verso il senso resta il ‘tiro’ della vita. Il ‘senso’ come significato, direzione e sensazione. Volare basso. Anzi. Scavare.

  5. Non sono un tipo ansioso, ho imparato (sbagliando, l’impulsività a briglia sciolta sarà tanto simpaticamente sincera, ma risulta spesso devastante) che la soluzione di un problema si costruisce lentamente dentro di me. Massime per la creatività, su cui concordo perfettamente con Dimitri-anche sul fatto che la produzione non è sempre apprezzata, perché il ricevente si attesta sulle SUE posizioni e non riesce a vadere , se non dopo molte noiose spiegazioni, che il progetto presenta già le risposte. Il creativo è condannato ad essere recepito come uno ” che da’ troppe cose per scontate”. Frustrante, se non fosse così emozionante “vedere” emergere una realtà nuova.

  6. TEMPO PER TUTTO Estate del 2002, campeggio corso di Acciaro, a fine pranzo siamo circondati da un nugolo di bambini che reclamano i nostri due figli per andare a giocare, sul tavolo un pacco di terribili biscotti senza zucchero che nessuno osava finire, un amichetto chiede: “Posso prenderne uno?” Il bambino lo agguanta e inizia a rosicchiarlo, e, mentre la sua espressione inizia a cambiare e i compagni scappano via per giocare tra i pini, lui molto gentilmente ci confessa: “Quando mangio un biscotto ci sto anche 2 o 3 giorni per finirlo…” e felice per la delicata risposta, si allontana per gettare chissà dove quell’orribile indigesta galletta.

  7. Argomento interessantissimo, Annamaria. Adesso ci penso un po’, poi, se del caso, interverrò, col tempo…

  8. ah ah, Graziano… tutto sommato, stiamo parlando ritmi: quelli che guidano il nostro lavorare e il nostro decidere. Forse, esaminato sotto questo profilo, il tema ti sollecita una risposta in tempi più brevi. Lasciata a me stessa, cioè senza gli obblighi dell’ufficio, tenderei a lavorare di notte. E già questo dice che, dopo quasi quarant’anni di professione, continuo ad avere un rapporto conflittuale con il tempo. In ritardo sul tempo di oggi, in anticipo sul tempo di domani. Però. Sulla gestione dei tempi creativi ho imparato alcune regole piccole ma efficaci che dico ai miei, che cerco di applicare e che adesso vi scrivo. Diversi momenti della creatività chiedono tempi e ritmi (e anche stati mentali) diversi. Nel momento in cui si esamina un problema per la prima volta bisogna andare piano ed essere minuziosi. L’errore tipico dei dilettanti è dare un’occhiata rapida e superficiale alle informazioni disponibili e cominciare subito. Producendo soluzioni affrettate e sfuocate. Quindi: giusto cominciare piano e con calma. Ma… senza rimandare. Nel momento in cui si comincia a lavorare a una soluzione creativa bisogna riuscire ad andare veloci abbastanza da non inchiodarsi sulla minima asperità del processo. Questo è più difficile. Molte persone hanno paura di andare veloci col pensiero. Andar veloci vuol dire anche buttar via rapidamente tutte le soluzioni inadeguate, storte, o strampalate che vengono in mente. Se uno cerca di star lì a salvarle, rallenta. Meglio metterle da parte e, se c’è qualcosa di buono, riprenderle in mano in un secondo tempo. E’ un po’ come andare in bicicletta o sciare: la velocità va di pari passo con la stabilità, l’essere capaci di mantenere la traiettoria, l’essere fluidi. Per evitare di andare a sbattere, bisogna mantenere un’attenzione diffusa. Uno sguardo ampio che comprende il problema, la traiettoria nel problema, la meta, le possibili mete alternative. Alcuni problemi si risolvono con un insight. Altri, con sequenze anche molto lunghe di insight. Per fare un esempio: se devo scrivere un titolo pubblicitario (o tracciare un segno grafico) me la cavo in un colpo solo, dopo una serie di tentativi. Se devo scrivere un romanzo (o progettare un ponte) avrò bisogno di una lunghissima catena di insight. Uno per ciascuna delle volte in cui, procedendo, mi fermo a un punto nel quale posso prendere decisioni diverse, che mi guidano lungo traiettorie alternative. Devo sapere che ciascuna decisione maggiore mi guida a diverse decisioni minori, in una specie di frattale di decisioni. A proposito: qualsiasi processo creativo (e anche quelli che riguardano la scrittura. O il calcolo matematico) ha una forte componente di pensiero eidetico. Cioè, visivo. Tutte le metafore della creatività sono visive. Insomma: meglio cercare di “vedere” dove si sta andando: è utile a non perdersi. Infine. Nel momento in cui si attiva un pensiero critico per vedere se la soluzione creativa è adeguata o no e se può essere migliorata, bisogna di nuovo procedere lentamente e con il massimo dell’accuratezza.

  9. Annamaria, ci parli anche del pensiero increativo? Io nel mio post l’ho collegato all’impulsività, poiché si parlava di tempi. Ma forse ci sono altre condizioni. Mi piacerrebbe molto conoscere il tuo parere-anche in sole poche righe che bastino a metterci in pista. Grazie del tuo bel post.

  10. Beh, procrastinare e sentirsi in colpa per averlo fatto sono funzioni fondamentali del processo creativo: la prima ci permette di aprire la mente, la seconda di chiudere i progetti. Io sono un fan di entrambe. Su questo tema tocca ancora una volta citare il maestro Bruce Mau e il suo manifesto, specialmente il punto 39: http://glimmersite.com/2009/07/28/bruce-maus-incomplete-manifesto-for-growth/bruce-mau/ E poi va considerata una cosa che mi pare non sia ancora emersa. Chi non ha tempo spesso non si ferma nemmeno ad ascoltare gli altri. E dunque si perde il confronto, la discussione, l’innamoramento per le idee altrui, la messa in crisi delle proprie, e la sintesi finale. Insomma, tutto il meglio del gesto creativo. Io diffido sempre di quelli che vanno di fretta. Spesso stanno solo scappando.

  11. Io sono una specialista del pensiero increativo, credo. Rimugino, analizzo, valuto i pro, i contro, i perché, i come, ecc, metto tutto sui piatti della bilancia finché le varie possibilità in gioco non pareggiano i conti tra loro. Poi ricomincio con nuove ragioni, nuovi argomenti a favore dell\\\’una o dell’altra o delle infinite altre, potesi di azione. Gli argomenti, anche di ottime fonti, non mancano mai! Passo la maggior parte del tempo a cercarli (internet complice perfetto) per decidermi all’azione poi li accumulo in qualche zona preposta del cervello. L’azione annichilita dal pensiero analizzatore che ritorna sempre su se stesso fino alla paralisi. Bisogno di modelli concreti, di ispirazione, di vita vissuta, di fluire di eventi che interrompano la stasi del pensiero increativo e avviluppato in un labirinto di ideali irrealizzati. Ma come arrivarci? Sonia

  12. Il mio rapporto con il tempo è totalmente diverso nelle diverse circostanze. Per esempio, in ambito di insegnamento/apprendimento concordo con un famoso addestratore di cavalli che sosteneva più o meno questo: se ci metti il tempo che ci vuole, ci vuole meno tempo. Sembra facile…

  13. procrastinare è un po decidere di non decidere. ma il video di Kelly è esattamente quello che accade quando cerco la concentrazione per lavorare ad un\\\’idea e alla sua concretizzazione. grazie per averci ricordato di non prenderci troppo sul serio e come direbbe Munari di lasciare andare il bambino che è in noi.

  14. FINALMENTE!!!! esiste una possibilita’ nella vita per poter andar lenti…che bello….qualcuno lo accetta….finalmente… e io che, convinta di essere perennemente fuori tempo, corro veloce cercando, con massimo sforzo, di adeguarmi ai ritmi di chi mi dice “muoviti muoviti muoviti” ora potrò finalmente attingere ad un modus vivendi che mi è piu congeniale e naturale….. unico dubbio…come fare a non esser tagliati fuori dal resto del mondo?

  15. Io lascio un contributo grafico piuttosto veritiero per qualsiasi lavoro che prevede delle scadenze. E poi anche un motto che mi sento di sposare in toto.

  16. @Annamaria “Pensiero increativo” è forse un ossimoro. Mi riferivo al contrario di ciò che detta il Decalogo di P. L. Amietta: Di fronte a un valore enunciato ( con segno positivo o negativo) risali sempre al criterio retrostante e, se possibile, al criterio di valore opposto. Un esempio dalla cronaca recente e dalla polemica sui rom dopo l’episodio tragico di Roma. Cosa evoca la parola zingaro: 1° caso -popolo del vento, enfant de bohème, gipsy -nomadismo con conseguente disordine -clan, famiglie -non integrazione perseguita -accattonaggio; raccolta dei nostri scarti; piccoli furti, se confrontati coi banchieri di Wall Stret ;nel passato, rapimenti di bambini, quando anche tra noi succedeva di tutto -artigianato del rame e del ferro -giostre -” Vilia, oh, Vilia”, Carmen, violini tzigani -Porajmos, la loro Shoah -padronanza di sé, capacità di recitazione, disinvoltura; chiamano se stessi ” uomini”. E chi più ne ha, più ne metta. 2° caso -ladri con figli ladri, sporchi, selvaggi; ruba-bambini. Nel primo caso è tutto vero, ” storico”. Perché nel secondo caso non si risale al criterio retrostante e a quello di valore opposto? Im. Chr. direbbe ” per una passione dentro di noi, per un interesse fuori di noi”. Poveretti, ‘sti nuovi razzisti, sono bloccati. Per nulla creativi. –

  17. @ gabri. Ho la sensazione che nel tuo commento ci sia troppa roba per starsene ordinata nello spazio che le hai concesso. O forse sono io che mi sono persa dentro l’ossimoro. In realtà, di solito a “pensiero creativo” si contrappone “pensiero riproduttivo”. Con questa definizione si vuole indicare un pensiero che non esce da itinerari già percorsi, ma anzi li ripercorre tali e quali, punto per punto. E se l’itinerario è circolare, ecco che ci si trova, più affaticati, proprio al punto di partenza.

  18. Grazie, Annamaria, pensiero riproduttivo è proprio la parola giusta. Mi ero posto il problema perché trovo che a volte si danno giudizi di valore a un certo fattore riproducendo vecchi schemi, senza andare a guardare le altre realtà che sono connesse e facilmente rintracciabili.

  19. E’ ancora un problema di visione @Gabri Difficile proporre a chi produce pensieri che rientrano nel tuo secondo caso di risalire al criterio retrostante e a quello di valore opposto. E’ molto probabile che non possieda il retroterra necessario ed è quasi certo che non abbia la motivazione ad affrontare un percorso così faticoso. O che non se ne dia il tempo, che non intenda procrastinare! Il percorso è stimolante, produttivo, di grande soddisfazione, ma faticoso e lento Le cose che hai detto sono molto belle e varrebbe la pena meditarle un po’. Può capitare anche personalmente di inciampare nel secondo caso.

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