robotica e roboetica

Robot, robotica e roboetica – Idee 18

robotica e roboetica

Questo post non parla di fantascienza ma di tecnologia e futuro prossimo. Non sono più solo fantascienza le tre leggi della robotica, a cui si aggiunge la legge zero che governa le altre, riguarda l’umanità e rimanda a un tema importante: quello della roboetica.

UN CONCETTO CHE NON ESISTEVA. La roboetica la recente branca dell’etica che si occupa di studiare, valutare, regolare e, nel caso, limitare lo sviluppo delle tecnologie robotiche considerandone l’impatto psicologico e sociale sugli esseri umani. In Italia si è cominciato a parlarne solo nel 2004, durante un convegno tenutosi a Sanremo, nel corso del quale è stato coniato il termine. Prima, non avevamo neanche la parola per definire il concetto.

IL ROBOT INTERVISTATO. Non è fantascienza la recente intervista al robot Bina48 fatta da Amy Harmon, giornalista del New York Times (qui c’è la traduzione. Qui c’è  il video). Ed ecco come comincia:
“Sono una reporter del New York Times” ho esordito.
Lei ha borbottato qualcosa tra sé e sé, muovendo la testa in modo spasmodico.
“Che cosa si prova a essere un robot?”
“Beh, ho le mie idee su questo” ha risposto.
Mi sono piegata in avanti, in preda alla curiosità.

ROBOT CREATIVI? Il futurologo Ray Kurzweil è convinto che entro il 2029 diventerà impossibile distinguere tra uomini e macchine, e che queste sapranno superare il test di Turing. Il che vuol dire saper retroagire con creatività.
Intanto Honda produce un corto divulgativo intitolato Living with robots: qualcosa che sta già succedendo. E cresce la diffusione delle smart machines: avatar su schermo che ascoltano, capiscono, rispondono a tono.

ROBOTICA E ROBOETICA. Perché questo post ora? Tre i motivi: i robot mi hanno sempre affascinato. Dovremo farci i conti (anche in termini di prospettive individuali, sviluppo e occupazione) prima di quanto crediamo. Di robotica e roboetica dovremo, prima o poi, cominciare a occuparci sul serio.

5 risposte

  1. Considerando che all’ottimismo ( come virtù provata) si arriva solo dopo aver conosciuto tutti gli inferni della disillusione e che dunque Cioran (citato nei testi) può essere assunto come terapia omeopatica, mi lascio andare, senza smentire la mia propensione per il positivo, a qualche riflessione nera. E dico che l’uomo rischia di non superare il test di Turing e che i gestori di BP non si sognano neanche di prendere in considerazione la legge robotica zero che recita “Un robot non può recare danno all’umanità e non può permettere che, a causa di un suo mancato intervento, l’umanità riceva danno”. Meglio i robots, dunque? No, preferisco soffrire un po’.

  2. OLTRE LA VITA L’umanità e l’etica di queste future macchine potrebbe fare la differenza, e anche l’uso che l’uomo farà di queste nuove tecnologie. Già oggi alcuni di noi intessono relazioni magiche con degli oggetti, ho amici che trattano e parlano con il loro computer come fosse un mulo testardo o un amico fedele; nella mia adolescenza ero in rapporto simbiotico con la mia prima Vespa, che trattavo come un animaletto di latta complice di tutte le mie avventure. Adesso già alcune macchine dialogano con noi, con le interfacce, con i display, con la voce, chi non saluta cordialmente la voce registrata che vi ringrazia all’uscita dei caselli autostradali? Personalmente mi piacerebbe che avessero altre forme, altre che a quella antropomorfa, perchè mai devono essere a nostra immagine e somiglianza? E se poi diventassero perfetti e interconnessi con noi? (o almeno con quelli che potranno permetterseli), potremmo al termine della nostra vita trasferire al nostro clone i file del nostro vissuto e delle memorie e così vivere in eterno? O magari dopo qualche lustro le nostre gesta sarebbero cresettate dalla nuova esperienza del robot, o, per stanchezza e noi, potrebbe desiderare un cortocircuito definitivo per avere finalmente un pò di pace? walter

  3. Tra le macchine che parlano con noi c’è il navigatore satellitare. Comodissimo, ma rendono inutili le carte automobilistiche! Che peccato, mi piacciono tanto. Chi di noi non ha programmato un viaggio sulle carte, gustando il piacere di tracciare il percorso, prevedendo varianti e soste in posti interessanti? Si annuncia la decadenza della cartografia, parte integrante dell’esame della già decaduta geografia? Le nuove generazioni godranno di parecchi servizi in più (tra cui lo scalda-volante, sedili auto con massaggio shiatsu e self-parking), ma noi abbiamo un piacevole passato in cui ci sembrava che le cose ce le conquistassimo da soli, in modi che ci apparivano originali. L’unico servizio che desidero davvero, in questi tempi di viaggi , con questo caldo e con questo governo, è il salto nell’iperspazio, che mi permetterebbe di stare in un altro posto.

  4. @Gabri: la signorina che sta dentro il navigatore satellitare (ho amici che la chiamano per nome) è scorbutica, imperativa, a volte distratta e a volte dispettosa. Una volta mi ha obbligata a un chilometro di retromarcia su uno sterrato stretto tra un campo e un fosso. Tuttavia, ammetto che senza di lei muovermi mi riuscirebbe più difficile. E ormai mi capita di considerarla, se non proprio una compagna di viaggio, almeno una presenza necessaria. @ Walter: l’altra cosa interessante è che, per meglio interagire con gli esseri umani, i robot dovranno sempre più accuratamente comprendere, interpretare, rispecchiare, trasmettere emozioni. E un pezzo di tolla che si emoziona (arrabbiandosi, esultando o intenerendosi) è ancora soltanto un pezzo di tolla?

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