La parola e lo sguardo

Sguardo e tono di voce: altre dritte per scrivere meglio – Idee 151

Quel che rende un modo di scrivere diverso da un altro, e speciale, è ciò che chiamiamo “tono di voce”. E sì, la metafora è illuminante: di metafora si tratta perché i testi scritti non hanno propriamente una voce e dunque non possono avere un tono.
Ma, sia leggendo sia scrivendo, e con la mente che ricorda, interpreta, ricostruisce senso e intenzioni, il suono di un testo si può comunque ascoltare.
Se per caso un testo viene recitato a voce alta, la scommessa di chi lo recita è interpretare, attraverso la propria voce, il tono di voce che la sua mente ha, prima, attribuito al testo.

La metafora è illuminante perché, proprio come due voci diverse possono dare una coloritura emotiva, una piacevolezza e un senso differente alla stessa canzone, così due scritture diverse possono raccontare la medesima storia, o spiegare lo stesso argomento, in modo diversamente sensato, piacevole, coinvolgente, acuto. E la metafora è illuminante perché le scritture, proprio come le voci umane, sono riconoscibili, e hanno un timbro, armonioso, ruvido, cristallino, ovattato…
Infine, la metafora è illuminante perché dietro a ogni tono di voce della parola o della scrittura c’è il ritmo individuale di un respiro. E perché ci fa piacere ritrovare (e ascoltare, con le orecchie o con la mente) i toni che ci sono consonanti, e ci infastidiscono quelli che non risuonano anche in noi.
Nel momento in cui si esprime, in uno scritto o in una canzone, il tono di voce si traduce in scelte stilistiche e formali. E deve fare i conti col genere (è jazz o è pop? È un racconto di fantascienza o è un’invettiva politica?)

La parola e lo sguardo

DA DOVE VIENE IL TONO DI VOCE? Il tono di voce di chi parla o canta è connesso in primo luogo con il modo in cui è fatto e funziona il suo corpo: con le corde vocali, con i polmoni e la laringe. Insomma, con tutta la complessa macchina fisiologica che permette a noi esseri umani di emettere suoni modulati e di articolare parole sussurrando, sibilando, gridando o, appunto cantando. E respirando.
È una macchina fisiologica che può, attraverso l’esercizio, essere educata perché canti, o parli, meglio e in modo più espressivo.
Ma con che cosa mai è connesso il tono di voce di chi scrive?
La prima parte della risposta è ovvia. Nella scrittura, il tono di voce è connesso con l’apparato mentale ed emotivo dell’autore: la complessa macchina psichica che permette a tutti noi di produrre e trasmettere pensieri e sentimenti traducendoli in parole.
Ma in quarant’anni di pratica della scrittura sono andata convincendomi che la risposta abbia anche una, meno ovvia, seconda parte.

La parola e lo sguardo

EDUCARE LO SGUARDO. Qualche riga più sopra, segnalandovi che “tono di voce” è una metafora, vi ho dato un indizio: ho scritto “illuminante”. È un’altra metafora, ed è una metafora visiva.
La visione nel suo complesso e nelle sue mille espressioni materiali e mentali (vedere, guardare, osservare, immaginare, essere visionari…) è il fondamento di ogni processo creativo, artistico o scientifico. Semplicemente immagino che sia così, poi cerco di provarlo, dice Albert Einstein.

Ecco: credo che il tono di voce che ciascuno esprime quando scrive sia connesso sia con il suo sguardo interiore, sia con il suo sguardo sul mondo. Ne sono talmente convinta che tutta la prima parte di un libretto di esercizi di scrittura che ho pubblicato poco tempo fa è dedicata non alle parole, ma allo sguardo.
È lo sguardo che abbiamo sul mondo (la sua acutezza. La sua irrequietezza. La sua precisione. La sua capacità di trascorrere dai dettagli all’insieme. La sua sensibilità alle sfumature) a metterci in contatto con il mondo.
Ed è il nostro sguardo interiore a permetterci di ricreare nella mente le strutture e le immagini sintetiche che tradurremo in parole. A guidarci nel labirinto delle possibilità.
Anche la macchina dello sguardo, fisico e mentale, può essere educata e affinata. E lo sguardo può essere orientato e governato. Per questo credo che un modo efficace e naturale per affinare il proprio tono di voce nella scrittura sia lavorare, prima ancora che sulla qualità delle parole, sulla qualità di ciò che sappiamo vedere, cercandolo e intercettandolo con il nostro sguardo. Fuori di noi, dentro di noi.

Le immagini che illustrano questo articolo sono dettagli delle foto del bravissimo Joel Robinson.Questo articolo fa parte di una serie dedicata a scrittura e tono di voce: Ecco i precedenti:
Tono di voce: la parte emozionale di quel che diciamo
Come parlano i testi. E come scriverli perché parlino
La parola scritta ha un tono di voce?

Stile e tono di voce. Qual è la differenza per chi scrive

5 risposte

  1. Le parole sono sguardo. Scrivere, almeno per me, è come aprire gli occhi: si guarda il mondo …e si guarda al nostro interno.E la voce parlata a volte segue il gesto nella scrittura, a volte lo precede.

  2. Lo sguardo,il tono,certo utili metafore nello scrivere.Vi sono però altri meccanismi sono quelli che irrompono più o meno,all’improvviso dal mondo esterno,spalancando di colpo memorie assopite rendendo presenti ed urgenti avvenimenti passati.La frase scritta non può più essere trattenuta e si trasforma in paesaggio vivido che il lettore potrà cogliere con la stessa folgorante immediatezza. : due anziani pescatori sono seduti sulla soglia della Pia Unione.La sede del sodalizio della loro confraternita.Uno guarda il mare che si fa grigio e che il vento stria di bianco. L’altro alza gli occhi alle nuvole che sembrano accavallarsi scure all’orizzonte. sembra attirare dentro di se quella materia visiva,masticarla quasi,assaggiarla certo, per ritrovarne conosciuti sapori. Le narici si muovono anch’esse riconoscendo l’odore dello scirocco.Malo tempo! dice,piano.Il primo, in silenzio acconsente.

  3. Credo che contino tutti i nostri sensi, non solo la vista anche se quello visivo spesso è il canale preferenziale di riferimento, e che parola scrittura e sensi siano per chi scrive, legge, ascolta uniti in un circolo virtuoso

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