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Sintesi: solo quel che serve – Metodo 62

Scusami se ti ho scritto una lettera lunga. Non ho avuto il tempo per scriverla più corta. Così il matematico, fisico e filosofo francese Blaise Pascal – non Voltaire, Locke o Cicerone, come capita di leggere in rete – comunica al suo corrispondente quanto è complicato dire solo quello che c’è da dire. Tra l’altro, lo fa in modo sintetico.

SINTETIZZARE E RIASSUMERE. Sintetizzare vuol dire, in primo luogo, escludere i dati trascurabili. Sembra semplice, ma implica la capacità di distinguere tra ciò che ha rilievo e ciò che non ne ha, e il coraggio di arrivare subito al sodo (o al nocciolo, al succo, all’anima… scegliete la metafora che preferite). Molti considerano “sintetizzare” e “riassumere” sinonimi, o gradi diversi del medesimo lavoro di riduzione all’essenziale (sintesi come un super-riassunto).
Anche per i dizionari “sintetizzare” e “riassumere” dicono più o meno la stessa cosa. Ma c’è una sfumatura che, secondo me, andrebbe colta e valorizzata: le operazioni del riassumere e del sintetizzare hanno gradi di complessità diversi e stanno su differenti livelli logici.

LE RADICI DELLA SINTESI. “Sintesi” viene dal greco (syn-thèsis = il mettere insieme). “Riassunto” dal latino (re-sumptus = preso di nuovo).
Riassumiamo (un testo, un discorso, un evento) riprendendolo e condensandolo. Ma per sintetizzare davvero, oltre a togliere quanto non è fondamentale, bisogna anche aggiungere qualcosa: un ordine, una struttura, che portino con sé una chiave interpretativa, tengano tutto assieme e mettano in evidenza il senso complessivo di ciò che si è sintetizzato. Un buon riassunto è una faccenda di tecnica, e rende più maneggevole (e più facile da memorizzare) un materiale. In rete, fra l’altro, si trovano diversi strumenti per fare riassunti automatici: ho provato con qualche pagina di Wikipedia inglese, e i risultati non sembrano così male.
Una buona sintesi ha anche una componente creativa: rende non solo più maneggevole un materiale o una somma di materiali anche eterogenei, ma ne estrae le relazioni e li illumina nel loro complesso. È una serie di operazioni difficili da automatizzare.

IL BELLO DELLA SINTESI. Per esempio, guardate che cos’altro, oltre alle immagini che illustrano questo articolo, combina il designer polacco Michal Krasnopolski con alcuni film famosi. In pochissimi tratti restituisce non la trama del film, ma il suo senso.

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SINTESI DA GUARDARE. Le infografiche possono essere uno straordinario strumento di sintesi: la disposizione stessa degli elementi, la possibilità di usare segni e immagini e di lavorare con colori e dimensioni permettono di mettere in relazione una gran quantità di dati in uno spazio limitato. Tutto questo succede, però, se chi progetta l’infografica parte da un concetto forte e sviluppa una struttura chiara e intuitiva. Alcune infografiche, anche bellissime, hanno invece soprattutto una componente estetica e descrittiva e, secondo me, in fin dei conti servono a poco.
Eccovi, per esempio, un tema interessante (gli argomenti preferiti sul web) in un’infografica (concordo con Luisa Carrada) del tutto inutile. Qui, un altro contenuto interessante, complesso ed eterogeneo (stiamo parlando di internet delle cose) che attraverso l’infografica diventa più facile da intercettare.

SINTETIZZARE, GIÀ DA PICCOLI. A sintetizzare testi traendone quanto può essere utile (idee, dati, concetti) si dovrebbe imparare a scuola, seguendo quattro regole di base: confrontare i testi con la propria esperienza. Ricondurre concetti astratti a casi concreti. Consultare fonti diverse su uno stesso argomento. E fare ipotesi e deduzioni sul senso profondo e sulle implicazioni di quanto si legge.

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CHE TIPO DI SINTESI? Non tutte le sintesi sono uguali: un articolo dell’università di Drew distingue tra sintesi per la vita quotidiana (mettere insieme i dati, anche contrastanti, in cui ci si imbatte a proposito di qualsiasi fenomeno, estraendone una tesi o una linea di orientamento e comportamento. Lo facciamo tutti, più o meno bene ma costantemente) e sintesi per il lavoro (strutturare le diverse informazioni disponibili su un tema, con l’obiettivo di  ottenere e trasmettere una visione esauriente e utile a passare alle fasi successive). In entrambi i casi bisogna essere accurati e organizzati e andare in profondità, in modo tale da guadagnarsi la comprensione dei testi, dei fenomeni, dei dati e delle loro relazioni.

Forse ci avete fatto caso: diversi articoli di NeU, collegando in un unico discorso fonti diverse che trattano un medesimo argomento, si propongono di offrirvi qualche sintesi utile.
A volte l’operazione riesce, a volte meno, ma, insomma, ci si prova.

Se vi è piaciuto questo articolo, potreste leggere anche:
Metodo 33: il senso della prospettiva. Cioè, il senso del tutto
Metodo 15: il pensiero tra rigidità e rigore

10 risposte

  1. Sintetizzare, riassumere, semplificare … ogni giorno affronto questa appassionante sfida, non solo per me stesso, ma soprattutto per i miei utenti.

    Il mio metodo?
    Più di uno, non solo tecniche di scrittura, in ogni caso sempre tenendo conto del tipo di utenza cui mi rivolgo.

    Un consiglio?
    Information Mapping, di cui ho parlato qui http://wp.me/pYL2M-9W, metodo che tiene conto anche di studi specifici (Miller 1956) sulla Memoria a Breve Termine (MBT) http://wp.me/pYL2M-c9 e di cui riporto un esempio –prima-dopo http://www.writec.com/infoMap_LandingEsempio.asp?zona=out.

    Funziona? I riscontri, almeno per quanto mi riguarda, dicono di sì.

  2. Certo, è inutile essere prolissi, ma è altrettanto utile che la sintesi non dia adito a fraintendimenti. È entrato prepotentemente alle cronache un cinguettio: “stai sereno”. Alla luce dei fatti abbiamo scoperto che il recondito era più prossimo a”non rompere le scatole, non ti agitare e lasciami fare ciò che preferisco, tanto tu ormai sei un morto che cammina”, piuttosto che un “non hai ragione di preoccuparti”. È quindi utile sapere se siamo in presenza dell’ennesimo ciarlatano –come troppo spesso accade– o se il messaggio sintetico è il risultato dell’eliminare e ripulire dallo spurio.
    Altro discorso è lo strumento. Una mappa mentale o un’immagine spesso valgono più di tante parole. In ogni caso credo sia meglio essere chiari e precisi che concisi e vaghi (le immagini che precedono i post in nuovo e utile lo provano). Poi c’è, diffusissima, la scuola demitiana… a…argh… 🙁 dell’essere prolissi senza dire nulla.

  3. Scusatemi, c’è stato uno spostamento del testo in parentesi: … Altro discorso è lo strumento. Una mappa mentale o un’immagine spesso valgono più di tante parole (le immagini che precedono i post in nuovo e utile lo provano). In ogni caso…ecc.

  4. Su SKY Atlantic è iniziata da qualche settimana, la serie televisiva House of Cards.
    La serie televisiva, per come la conosciamo noi, è solitamente la riduzione o l’adattamento (è frequentemente usato quest’ultimo termine) molto spesso di un libro o di una particolare vicenda, realizzate per il pubblico – appunto- televisivo.
    Sorvolo sulla qualità, quasi sempre deludente di questi prodotti, non sono né una “sintesi” né un “riassunto”, ma un condensato molto generico e approssimativo della storia che vogliono raccontare. E ritorno sulla serie House of Cards che del libro in questione (House of Cards, appunto) prende a prestito solo l’idea (intrighi di potere) l’amplifica enormemente e ne sconvolge il contesto, trasportando la vicenda da Londra a Washington. Non è quindi un riassumere le fasi della storia raccontata nel libro, ma utilizzare una estrema sintesi del romanzo in questione per dare vita ad una vicenda quasi completamente diversa.
    Come avviene tutto questo? Ce lo spiega brillantemente, nell’ultima puntata trasmessa, Claire Underwood, moglie del deputato Frank Underwood la cui legge sulla riforma della scuola è fortemente ostacolata da una serie di scioperi voluti dal sindacato degli insegnati.
    Un sasso lanciato contro le finestre del deputato Underwood deve assolutamente essere utilizzato per cercare di ribaltare una situazione di stallo, ma come sintetizzare al meglio l’accaduto e colpire l’opinione pubblica? Ci pensa Claire con due semplici ed efficaci termini “ Sindacato Inefficiente”.
    Sindacato Inefficiente diventa quindi il titolo di molti articoli giornalistici, il tema dei talk-show politici, insomma l’argomento su cui tutti si sentono in grado di poter speculare.
    Claire ha sintetizzato e non riassunto la vicenda e la sua sintesi si rivela essere l’enzima necessario a far partire una serie di azioni concatenate.

  5. A proposito di SINTESI, riporto questa definizione sintetica che restituisce una potente immagine visiva del termine FANTASIA: “la fantasia è un posto dove ci piove dentro”.

    Chi lo ha scritto?
    Calvino, nel suo Lezioni americane, citando una frase di Dante tratta dal Purgatorio che dice “Poi piovve dentro a l’alta fantasia”.

    Questa sintesi ritengo si possa estendere anche a CREATIVITA’ e IMMAGINAZIONE e mi piace pensare a quella pioggia come una pioggia di gocce di tutti i colori che dipingono le pareti della nostra immaginazione con mille sfumature.

    Forse questa definizione, estremamente sintetica nei termini ma non nei significati, contiene davvero la risposta a quelle domande che ci siamo posti spesso.

  6. CIAO Annamaria,
    nei giorni scorsi ho “pubblicato”, sul mio blog ( http://wp.me/pYL2M-dV ), un enunciato dal titolo “Le immagini nella documentazione tecnica. Storie di fantasmi per adulti”.

    E’ una “tesina”, un percorso di ricerca che ho assemblato per sostenere l’esame di comunicazione visiva con l’obiettivo di mettere finalmente in ordine concetti appresi nel tempo.

    E’ un progetto che parte da lontano, un’idea su cui ragionavo da qualche anno e che ha trovato la luce a partire da quella miriade di fogli e foglietti che custodivo gelosamente.

    Ho attinto parecchio (citazioni, parole, concetti, frasi) anche dalla ampia bibliografia che ho riportato, tra cui anche il tuo “Farsi capire”, cercando di applicare alla documentazione tecnica concetti anche piuttosto distanti tra loro.

    Sarebbero bastate 10-15 cartelle ma, preso dalla passione e dagli argomenti, si è trasformato in un “mostruoso essere” che mi ha risucchiato e portato ad allargarmi forse troppo.

    Nonostante le oltre 40 pagine, considero questo enunciato una “sintesi” di vari argomenti, una prima base composta da tanti ossicini, uno scheletro su cui andare ad aggiungere nel tempo maggiore sostanza: un po’ di “ciccia” (ad esempio analisi semiotiche più approfondite).

    Purtroppo, avendo superato abbondantemente il limite delle 10-15 cartelle, ho dovuto gioco forza fare tagli e scelte forzate (rischiavo di non consegnare), anche per questo non sono riuscito ad evidenziare correttamente tutti i riferimenti estrapolati dai vari testi.

    In qualche modo layout, punteggiatura e ortografia hanno risentito di questa “corsa – rincorsa”, mi scuso quindi per eventuali mancanze o errori.

    Ribadisco che si tratta di un percorso di ricerca e crescita personale, il riferimento degli argomenti trattati restano quindi i testi citati nella bibliografia, così come tutti i relativi diritti.

    In un paese (Italia) dove non ci sono scuole in grado di formare comunicatori tecnici, questo mio enunciato rappresenta, per me, un ulteriore passettino in avanti in quello che considero “il mio percorso”.

    Spero che il risultato finale sia in qualche modo soddisfacente e … abbastanza corretto.

  7. “Ho studiato dai riassunti”.
    Con questa scorciatoia creativa in vista della prova d’esame il riassunto, anche acquistato da un altro studente, diventa una specie di cordata per
    arrivare in cima al diploma.

  8. C’è da considerare un particolare: presupposto fondamentale e indispensabile di una buona sintesi o di un buon riassunto è un’attenta ,rigorosa, “faticosa” analisi. Senza quest’ultima non si arriva da nessuna parte o, meglio, si cade nella sbrigatività e nella superficialità.

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