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Stile e tono di voce: qual è la differenza per chi scrive – Idee 145

Tra stile e tono di voce c’è un’effettiva differenza, anche se nella percezione di molti le categorie coincidono e i termini vengono usati in modo intercambiabile.
Per carità: non c’è niente di male nell’adoperare un termine invece che l’altro. Ma, se vogliamo osservare da vicino il meccanismo della scrittura, una distinzione, forse, può aiutarci a vedere con acutezza maggiore.

L’INSIEME DEI TRATTI FORMALI ED ESPRESSIVI. Dunque, proviamo a pensarci: noi diciamo “stile” riferendoci non solo alla scrittura, ma anche all’architettura (chi vuole divertirsi con gli stili architettonici può fare questo test), all’arredamento, al design, alla moda, alla musica e a molti altri ambiti.
“Stile” sta a designare l’insieme dei tratti formali che caratterizzano il complesso delle opere prodotte in uno specifico periodo storico (e infatti noi parliamo di stile gotico o di stile neoclassico. Ma c’è anche lo stile anni ’70 dei pantaloni a zampa d’elefante. E c’è lo stile postmoderno dei mobili di Memphis, che si afferma nel periodo in cui, per la scrittura, va di moda lo stile minimalista, che nelle arti visive e nella musica era apparso una ventina d’anni prima…).
“Stile” indica, inoltre, l’insieme dei tratti espressivi che rimandano a un genere, non necessariamente letterario (per esempio: le garrule tendine a fiori in stile provenzale. Lo stile formale e quello informale nell’abbigliamento. L’eclettismo – cioè, la mescolanza degli stili – come scelta di stile).

Stile e tono di voce

UNO STILE PER CIASCUN GENERE? Per chi scrive oggi, e dunque è immerso nella nostra epoca, la parola stile rimanda soprattutto al tipo, o al genere, di scrittura: ci sono uno stile giornalistico, uno stile tipico dei documenti amministrativo-burocratici, uno stile proprio della letteratura fantasy, o di quella gialla, che a sua volta distingue tra diversi sottogeneri identificanti per stile (pensate alla differenza tra i giallisti americani e quelli inglesi). Stefania Bertola ha scritto un divertente romanzo attorno allo stile dei romanzi Harmony. C’è uno stile per la saggistica accademica e ce n’è uno per la saggistica divulgativa, e così via.

UN CURIOSO INCIDENTE DI STILE. A questo proposito devo raccontarvi il curioso incidente che mi è occorso una decina d’anni fa: consegno un dattiloscritto a un prestigioso editore italiano, che a sua volta lo passa all’editor. Da brava secchiona, ho presentato un testo molto in ordine, dunque immagino che riceverò qualche telefonata per chiarimenti e le prime bozze nel giro di un paio di settimane Ma non succede nulla e aspetto. E aspetto. E aspetto…
Finalmente, dopo oltre un mese arrivano le bozze.
Comincio a leggere, e già alla terza riga non mi riconosco più. È come se la mia voce provenisse dal folto di una bianca barba ottocentesca (sopra la barba ci sono anche due baffoni arrotolati a manubrio) e fosse diventata lenta, sussiegosa e baritonale. In altre parole: quella che doveva essere, nella mia mente, un’amabile introduzione ad alcuni argomenti rilevanti della creatività si è trasformata in una legnosa, contorta (e noiosissima!) dissertazione.

Che è successo? Semplice: l’editor, schifata della mia prosa senza pretese e ritenendo in perfetta buona fede che sia la creatività, sia il prestigioso editore si meritassero qualcosa di meglio, ha pensato bene di tradurre in puro accademichese tutto quanto, e ha praticamente riscritto l’intero testo, facendo peraltro un lavoro certosino e non risparmiando neanche una riga.
Quando alzo il telefono per chiederle che cosa si è fumata, lei casca giù dal pero e mi dice che si sarebbe aspettata caldi ringraziamenti per aver nobilitato il mio testo. Seguono molte altre telefonate, un acceso negoziato e un ritorno del testo alla versione originale, con qualche sporadica concessione all’accademia per permettere a tutti di salvare la faccia.

Stile e tono di voce

STILE E TONO DI VOCE. Vi ho raccontato questa storia per dirvi che ovviamente le scelte di stile influiscono sul tono di voce che l’autore ha, e viceversa. E anche per dirvi che, di conseguenza, poiché ogni autore ha un proprio tono di voce non tutti gli stili gli si addicono, e che alcuni possono risultargli del tutto impraticabili.
In altre parole: se mi obbligate a scrivere in stile accademico, io muoro.

Ma viene prima il tono di voce o lo stile? Credo che, per quanto riguarda la narrativa, la scelta di un genere imponga alcune macro-scelte di stile (non potete scrivere un thriller in stile fiabesco. Anzi, forse sì, ma temo che ne risulti qualcosa di simile a una bistecca al sangue cosparsa di zucchero a velo).

GUIDE DI STILE. Tuttavia, perfino quando alcuni tratti di stile sono “obbligatori” resta spazio per tirar fuori il proprio tono di voce.
Per esempio: diverse testate quotidiane e periodiche hanno guide di stile (se volete vederne alcune, scorrete l’elenco di Luisa Carrada), e a quelle devono conformarsi tutti i giornalisti. Questo fatto rafforza l’identità della testata e fidelizza i lettori, che sanno che cosa aspettarsi, per esempio, dal Guardian o dall’Economist.
Leggete come esordisce l’Economist: la nostra prima richiesta riguarda l’essere comprensibili. La chiarezza della scrittura normalmente è una conseguenza della chiarezza di pensiero. Dunque. pensate a quello che volete dire e ditelo il più semplicemente possibile, tenendo a mente le sei regole elementari di George Orwell. Non usate metafore o similitudini abusate. Non usate mai una parola lunga quando ne avete a disposizione una corta…
Questo, ovviamente, non vuol dire che tutti i giornalisti che scrivono rispettando queste indicazioni di stile scrivano proprio alla stessa maniera: semplicità e nettezza possono esaltare il tono di voce individuale (a patto che se ne possieda uno) e renderlo più limpido.
Pensate, per esempio, a tre grandi firme del giornalismo italiano: Indro Montanelli, Enzo Biagi e Gian Antonio Stella. Tutti scrivono (articoli e libri) benissimo, in modo chiarissimo. Ma ciascuno osserva la realtà con il proprio sguardo e scrive con il suo proprio, inconfondibile e indimenticabile, tono di voce.

Le immagini che vedete sono dettagli delle opere fotografiche di Kylli Sparre. Questo articolo fa parte di una serie dedicata al tono di voce. Date un’occhiata:
Tono di voce: la parte emozionale di quel che diciamo
La parola scritta ha un tono di voce?
Come parlano i testi. E come scriverli perché parlino

4 risposte

  1. Ciao Annamaria, come sempre illuminante!

    Credo proprio che avrei fatto la stessa cosa con l’editor, accipicchia, come si è permessa di “mettere mano” su un lavoro senza consultare?!

    Ho appena licenziato un reportage su PALMIRA, LA SPOSA DEL DESERTO che ho avuto la fortuna di vedere nel 1991. Bene la Blogger che l’ha pubblicato si è rapportata con me per definire il pezzo, senza alcuna variazione.

    A proposito di REGOLE piace condividere i consigli che Marta Lazzarin dà a che vuole scrivere un reportage.

    http://blogdiviaggi.com/diventare-travel-blogger-e-condividire-racconti-di-viaggio/

    Al prossimo commento *_))

  2. “ha pensato bene di tradurre in puro accademichese tutto quanto”
    Ma perché? PERCHÉ? Ma questa convinzione che più la lettura è ostica più merita chi gliel’ha inculcata, alla gente? Ma da quando la lettura deve essere una corsa ad ostacoli?
    Ci vuole un esorcismo, ci vuole.

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