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Territorio, progettualità e buone notizie

Il guaio è che le buone notizie non fanno notizia. E, dunque, anche le buone pratiche spesso mancano della visibilità necessaria non solo a promuoversi, ma a innestare cortocircuiti virtuosi.
All’interno di un ampio servizio intitolato 2025, il mondo in mano a 600 città, il Corsera del 25 marzo ospita un articolo che racconta di Genius Loci, archivio della generatività italiana. Un sito di matrice cattolica che raccoglie e mette in rete storie di progetti territoriali di successo: gli Avvocati di Strada, che offrono assistenza legale gratuita ai senza casa. O Alassio Salute, 9 medici di base associati che danno servizi al livello della sanità privata ma al prezzo della mutua.
Già nel 2008, e alle soglie della crisi, il presidente del Censis Giuseppe De Rita segnala la capacità del mondo cattolico di attuare iniziative efficaci. E aggiunge che di tutte le istituzioni oggi operanti in Italia la Chiesa è quella che più presidia il territorio.
Se perfino le Iene si spendono tessendo le lodi del Banco Alimentare, il tema non è essere buonisti a tutti i costi. Ma chi cattolico non è forse dovrebbe farsi due o tre domande di carattere progettuale. Anche perché intanto Michael Porter, docente alla Harvard Business School, teorizza la necessità di una reinvenzione del capitalismo.
Reinventare non vuol dire rinunciare all’efficacia, anche economica.
In questo senso è interessante l’esempio offerto da banche etiche e i fondi etici. Giusto agli inizi di marzo 2011 uno ha vinto il Premio Alto Rendimento promosso da Il Sole 24 Ore per i risultati non sociali ma economici dei suoi investimenti.

2 risposte

  1. Ho letto il link che invitava a leggere un articolo su Michael Porter, docente alla Harvard Business School, che teorizza la necessità di una reinvenzione del capitalismo. Mi accingevo, armato di buona volontà e di tempo, a leggere l’articolo e i commenti degli amici che li avevano inserito prima di me ma, dopo poche righe, uno spiritello ha iniziato ad inserirsi nella mia testolina… Non capivo bene cosa fosse ma, poi, in un secondo, è emerso, vincente. Si tratta di una frase che utilizzai, nel 1999 quando inizia la mia attività di consulente, e che misi nella mia prima brochure (fino a quella data facevo il manager…). Frase che non so di chi sia ma che così recitava: il consulente è quella persona che un’azienda paga un milione al giorno per sentirsi dire le cose che l’azienda stessa capirebbe se solo stesse ad ascoltare i suoi dipendenti. Ecco, leggendo il “mitico” Porter (copio e incollo, a mo’ di esempio e di conferma di quanto sto scrivendo, un pezzettino dell’articolo: In buona sostanza, è la tesi coraggiosa di Porter, la competitività di un’impresa e il benessere della comunità circostante sono strettamente interconnessi) mi è proprio venuta in mente quella frase. E non mi va via di mente…

  2. ahah, Graziano… certo che funziona così. E’ lo stesso motivo per cui magari diamo retta al medico che ci ingiunge di fare esercizio e di mangiare più verdura, ma non al parente che ci dice la stessa cosa. Si chiama “autorevolezza”. Bisogna anche aggiungere che ci si aspetta, dal medico o dal docente di Harvard o dal consulente, un sistema di motivazioni strutturato e meno empirico, e magari una serie di dritte efficaci su come fare, quali sono le priorità, quali i rischi effettivi del non fare, quali i tempi e le scadenze tassative. Infine: facile liquidare i dipendenti, o la mamma, dicendo che la loro visione è poco realistica o fuori dal tempo, o scontata. Un po’ più difficile farlo con gli altri. Insomma: è il modo in cui funziona la nostra mente, questo. E dobbiamo tenerne conto sia quando vogliamo persuadere qualcuno, sia quando vogliamo persuaderci di qualcosa. Comunque, a prescindere, il fatto che Porter dica quanto dice, e che lo dica (uh! Lo dicono perfino ad Harvard!) da quella cattedra lì, non è mica male.

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