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Vecchiaia e creatività, non c’è contraddizione – Idee 15

Vecchiaia e creatività vengono spesso considerate antitetiche ma no, non è vero. Certo: è precoce il genio di Mozart (a tre anni suona il clavicembalo e si esibisce in pubblico con il padre e la sorella, a sei anni compone musica) e di  Rimbaud (scrive il suo primo poema, Ophélie, non ancora sedicenne). Ma la creatività non appartiene solo ai giovani.

FIORITURE TARDIVE.
 Malcolm Gladwell, in un ormai notissimo e citassimo articolo uscito sul New Yorker nel 2008, parla di late bloomers: gli autori che fioriscono tardi. Cézanne, per esempio “fiorisce” dopo i cinquant’anni, e dopo un lunghissimo periodo di prove incerte.

GLI INNOVATORI CONCETTUALI E GLI INNOVATORI SPERIMENTALI. L’economista David Galenson ribadisce che non c’è un’età per la creazione artistica. O meglio: ci sono due modi diversi di sviluppare la propria creatività, e sono connessi con età diverse. Gli innovatori concettuali hanno obiettivi specifici, pianificano il proprio lavoro e di solito ottengono i migliori risultati da giovani. Gli innovatori sperimentali procedono per prove ed errori, accrescono le proprie capacità attraverso l’esperienza e ottengono i migliori risultati  assai più tardi.

SINTESI MAGNIFICHE. Dunque, tra vecchiaia e creatività non c’è contraddizione, e la vecchiaia può essere (sorpresa!, in questi tempi di giovanilismo a ogni costo, e a prescindere) un periodo  altamente creativo. Esaminando la produzione di migliaia di autori, Dean Simonton scopre che spesso, da anziani, producono capolavori, sintesi magnifiche di tutto il loro percorso artistico e umano, e teorizza che discipline fondate su un complesso di conoscenze articolato e intricato (per esempio la fisica, gli scacchi o la poesia) si avvantaggiano di più dell’energia produttiva giovanile, mentre in altre (per esempio la storia, la critica letteraria e la biologia) i successi maggiori arrivano più tardi perché ci vuole tempo per padroneggiare l’ambiguità e la complessità.

vecchiaia e creatività 1

SCULTURE, FILM E POLLO FRITTO. Louise Bourgeois, scultrice parigina, realizza la sua opera maggiore a 87 anni. L’attore-regista Clint Eastwood dirige i suoi film migliori dopo i settant’anni e nel bellissimo Gran Torino impersona un anziano che sa cambiare se stesso in modo sorprendente, fino a rimettere in discussione tutto ciò in cui ha creduto per un’intera vita. Non possiamo non volergli bene, perfino se appoggia Trump.
In un articolo intitolato Meglio tardi che mai, il Telegraph racconta dieci storie di successi tardivi. Tra queste, la più curiose è quella del colonnello Sanders, l’inventore del Kentucky Fried Chicken, che apre il suo primo negozio a 62 anni.

L’ISTRUZIONE È LA CHIAVE. A proposito di vecchiaia e creatività, i ricercatori, comunque, ricordano che per vivere a lungo (e bene) l’istruzione conta, eccome: guardate i dati. Aiutano a capire quanto andare a scuola sia tremendamente importante non solo in termini di successo lavorativo o di maggiori guadagni o di soddisfazioni, ma anche in termini di qualità della vita.

Le foto: Louise Bourgeois e Clint Eastwood. Se vi è piaciuto questo post potreste leggere anche
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14 risposte

  1. La creatività ha vie misteriose che coinvolgono parecchi aspetti della complessa personalità di ognuno di noi. E ha i suoi tempi, se pensiamo alle tante ipotesi sulla adolescenza di Einstein, vero e proprio late bloomer ( si parla di dislessia, timidezza, sindrome di Asperger-autismo). Dei suoi tempi dice: ” Certe volte mi domando perché sia stato proprio io a elaborare la teoria sella relatività. La ragione, a parer mio, è che normalmente un adulto non si ferma mai a riflettere sui problemi dello spazio e del tempo. Queste sono cose a cui si pensa da bambino. Io invece cominciai a riflettere sullo spazio e sul tempo solo dopo essere diventato adulto. Con la sola differenza che studiai il problema più a fondo di quanto possa fare un bambino.” Per alcuni è anche possibile che nella giovinezza, dovendo attraversare passaggi normati dalla medietà (scuola, famiglia, lavoro, ecc.), a cui un’intelligenza creativa si sottopone per necessità (pensiamo a Svevo), disperdano in parte la loro spinta. Una volta superati i momenti cruciali che il vivere in società ci fa attraversare, messi in quiescenza i doveri a cui far fronte, la creatività è libera e può produrre.

  2. Ho guardato con molta attenzione tutte le foto che scorrono sotto il box IL GESTO CREATIVO. Con stupore pari all’indignazione ho scoperto che non c’è la mia foto. Eppure sto invecchiando…

  3. GIOVANI GHIANDE E VECCHIE QUERCI “Come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione” Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, Salani Editore. Pensando a questo tema, giusto la settimana scorsa ho letto a mio figlio questo bel libretto, e poi ci siamo anche visti il meraviglioso film animato e ralizzato da Frederic Back con la voce narrante di Toni Servillo. La storia narra dell’incontro dell’autore con un pastore, negli anni 1910, su un aspro altopiano semidesertico della provenza. Quest’uomo solitario e taciturno, per trent’anni ogni giorno usciva a piantare un centinaio di ghiande, riuscendo con costanza e caparbietà, e senza secondi fini, ha trasformare una landa desolata e spazzata dai venti in un enorme bosco di chilometri quadrati di estensione. Un esempio di una creatività concreta e vitale, donata a gratuitamente a tutti noi. walter

  4. Beh, meno male, mi vien da dire. Che si fa, allora? Si diffonde la lieta novella in modo che nessuno mai (mai più) possa essere considerato inutile, solo per una questione d’anni? Studiamo e facciamo studiare i risultati delle ricerche di Rita Levi Montalcini sul fatto che il cervello è l’unico organo che non invecchia, magari cercando anche di capire come non farlo invecchiare? Rivalutiamo anche i concetti di saggezza e di maturità, oltre a quello di creatività? Tiriamo fuori quest’ultima dall’equivoco che la confonde spesso col talento, affermando chiaramente che creativi non si nasce ma si diventa? Se rispondete sì a tutte queste domande, significa che anche voi siete dei rivoluzionari menscevichi. Eleonora

  5. A me sembra ovvio, credo sia normalissima l’associazione anzianità/creatività (abolirei la parola vecchiaia quando si parla di persone. Vecchia può essere una moda…). Senza citare personaggi grandiosi penso ai nonni e vedo creatività in tutto quello che fanno, anche in quella più banale come rincuorare un nipotino sgridato dai genitori. Quel giustificare a tutti i costi non è un altro modo di vedere la realtà? Un nonno sa vedere le situazioni da diversi punti di vista, sa bene che i problemi sono altri e a tutto c’è rimedio. Secondo me, la terza età restituisce agli uomini la giusta dimensione, non a caso si dice che si torna a essere come bambini e i bambini non sono la massima espressione della creatività? Si torna ad apprezzare anche le cose apparentemente più semplici, si cerca attenzione da parte degli altri, si ama di più la vita. Quello che ci frega (scusate il termine), forse, è la fase intermedia, dove siamo impegnati a sopravvivere tra screzi sul lavoro, traffico, bollette da pagare, et cetera; siamo capaci di far diventare un problema anche una vacanza da organizzare… Credo proprio che ci dovremmo meravigliare quando un adulto è creativo, quello sì che può essere singolare. Forse, in maniera “terra terra” (molto “terra terra”) ho detto le stesse cose di Gabri o semplicemente non ho capito quello che ha detto. Intanto, rispondo sì a tutte le domande di Eleonora 🙂 p.s. una info di servizio, come si fa a cambiare il nome account?

  6. Mah, quello che sto cercando si dire è che, al di là dell’archetipo (anche) consolatorio del vecchio saggio (quello che ha tempo, capisce tutto della vita, coccola i nipoti e conforta gli adulti – e magari in tempi come questi, li sostiene regalandogli una parte della pensione) la vecchiaia è un’età produttiva. Le energie mentali si concentrano. Aumenta la capacità di pensare per ampie sintesi. La visione si estende. E’ questo che vien fuori anche dall’articolo di Simonton (che è un grandissimo ricercatore: mi auguro che qualcuno trovi il tempo di leggerlo). E… sì, mi iscrivo al gruppo dei menscevichi. @ Giuliano: se scrivi due righe a redazione@nuovoeutile.it, ti mandiamo le istruzioni 😉

  7. Forse, ho reso un po’ male il concetto che volevo esprimere. La concentrazione di energie mentali in terza età non può essere frutto dell’esperienza acquisita? L’estenzione della propria visione del mondo non è una conseguenza del proprio vissuto? Secondo me, la creatività degli anziani deriva da una sorta di consapevolezza involontaria, che è la capacità di vedere le cose per quello che sono; in maniera chiara. Un po’ come i bambini. @Annamaria: grazie 🙂

  8. Come mi piace, come mi piace, come mi piace… Questa prospettiva già mi aveva rincuorato anni addietro durante un concerto-conversazione dove Enrico Rava parlava di passione, creatività, improvvisazione o meglio, costruzione dell’improvvisazione, se ben ricordo. Affronto l’argomento non sul terreno dei geni, ma su quello delle persone comuni. Penso a tutte le potenziali creatività bruciate dal buonsenso degli altri, dalla forza degli affetti, dall’incapacità di riconoscere un’occasione o di acchiappare un treno al volo. Penso a vite stereotipate di persone non comuni. Mi piace l’idea di una seconda occasione. Io credo però che gli anni persi in un certo senso non possano che pesare, non in termini di talento, ma di tecnica, di esperienza, di conoscenza, di studio. E quelli che hanno avuto la forza di affrontare la fatica di vite parallele, magari in penombra o tra l’aperta disapprovazione e forse anche derisione dei conoscenti, non sono poi tanti. Meriterebbero davvero una vecchiaia fertilissima e ricca di piccole soddisfazioni. elisabetta

  9. Chiedo il vostro parere. La condizione per esprimere creatività in età tarda è che ci arriviamo da liberi, o meglio da liberati dalle pastoie e dai paletti che la vita associata (e anche quella familiare) comporta: la libertà di ascoltare noi stessi più degli altri, di tendere con passione ragionata verso il nostro desidero di esprimerci come individui finalmente un po’ più soli, forse a diventare un poco delle vecchie signore indegne (o dei vecchi signori..). E’ un po’ forte? Giudicate voi.

  10. Aprire un piccolo atelier con le mie amiche creative, e via a disegnare acquerelli di cieli, pesci con le biro colorate e testine di bimbe d’altri tempi. E passarci tutti i pomeriggi, invece di dare ripetizioni gratis ai ciuchini. Alé! Il caro Albertone la chiamava “una botta di vita”.

  11. O scrivere racconti con titoli di questo genere: “Angelica e i gattopardi” “Mi chiamo Emma, Emma Bovary” “Oh, Otello”, dalla parte di Desdemona. “La massaggiatrice scaltra del Salario” “Il ladro di merendine e tutto il cucuzzaro” “Sex end the Citizen”. Sono emozionata. Quante cose potremmo fare. La materia di ispirazione non manca.

  12. Devo dire la verità io vivo in un contesto lavorativo dove, devo confessare su 10 giovani dirigenti solo 2 sono in grado di farsi carico del compito, spesso non sono tecnicamente competenti, ma quello è il minimo, possono farsi supportare dai collaboratori ma il più grave è che non hanno la duttilità e la maturità nei rapporti sono spesso poco autonomi, potrei dire come li vogliono i vecchi intransigenti e convinti tagliatori di teste inutili tranne che delle loro …soprattutto perché spesso incapaci …..io sono arrivato alla conclusione che per essere al top devi essere adulto ed aver attraversato la vita con tutti i suoi carichi di lavoro …,studio famiglia figli ecc altrimenti non credo si possa dare il meglio di se ….scusate la franchezza quindi la creatività sta anche nella duttilità di comprendere ….quanto avviene attorno per poterlo migliorare il resto è giovinilismo di retorica che non serve a migliorare niente….un bambino che non vuole invecchiate a 58 anni….buona vita…

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