centra

Che c’entra l’aldilà? Due pinzillacchere lessicali – Idee 75

Oggi mi concedo una dose extra di pedanteria. E vi parlo di due pinzillacchere lessicali in cui è facile inciampare.
Le trovate non solo nei testi scritti da ragazzini distratti, commentatori imbufaliti e quindi obnubilati e twitteristi troppo veloci, ma anche in pagine assai più ufficiali. Per dirla tutta, è proprio l’inciampo dell’ufficialità a rendere sfizioso questo post. E… no, non venitemi a dire che uno svarione è creativo, perché non è mica vero.
Però andate a vedere i link e divertitevi.

C’ENTRA E CENTRA – Ovvio: c’entra (l’elisione di ci entra) rimanda all’entrare (in uno spazio fisico o in un discorso). Centra rimanda al centrare, cioè al colpire al centro (un bersaglio, un obiettivo). Morta lì? Mica tanto: il divertimento arriva quando si tratta di declinare con coerenza le forme verbali. Per esempio: macché intervento centrato! Tu pensavi che ci entrasse, ma non c’entrava per niente.
Qui la spiegazione dettagliata dell’Accademia della Crusca. Già che ci siete, date un’occhiata al nuovo sito. È online da pochi giorni.
Tra c’entra e centra si fa, per esempio, un’allegra confusione in questo titolo di Repubblica (ehi… un titolo!) e due volte alla terz’ultima riga di questo articolo del Corriere della Sera.

AL DI LÀ E ALDILÀ – Dovrebbe essere chiara a tutti la differenza tra ciò che sta al di là di qualcosa (cioè oltre qualcosa: una montagna, un ragionamento… o magari, per dirla con Nietzsche, Al di là del bene e del male) e l’aldilà inteso come mitico regno dei morti. L’oltretomba, insomma.
Equivoci oltretombali trovati frugando nell’Archivio Storico del Corsera: oltre un centinaio. Questo è uno dei più recenti (24° riga dal basso). Ma ci casca anche Il Sole 24Ore (undicesima riga). Repubblica ci regala alcuni titoli esemplari: ecco il primo, il secondo, il terzo. Intanto trovo anche un titolo oltretombale di Rainews24.
Ma la vera chicca è il titolo del documentario Aldilà del mare prodotto dal Museo della Scienza e della Tecnologia in occasione del mitico trasferimento del sommergibile Enrico Toti in quel di Milano. E qui potrebbe venire il dubbio che si tratti di un brillante gioco di parole per suggerire l’esistenza di una specie di paradiso dei sommergibili nelle stanze del museo. Ma il testo insiste titolando anche Aldilà delle immagini e Aldilà della macchina da presa: e, per eccesso di paradisi, vien proprio da pensare che si tratti di una svista.
Ah: c’è anche un meraviglioso comunicato-stampa della Provincia di Milano, che presenta la mostra Aldilà del Muro (trattasi del Muro di Berlino). Sulla quale mostra viene pubblicato il libro omonimo… e sì, dai, proviamo a credere che almeno in questo caso (orpo! C’è un libro. Una casa editrice!) si tratti di uno spericolato gioco di parole.

L’Accademia della Crusca pubblica un utile elenco di parole da scrivere o sempre separate, o sempre unite, o in entrambi i modi. Date un’occhiata.
Se volete segnalare altri diffusi capitomboli lessicali, siete i benvenuti. Ricordando che a tutti, e anche ai migliori, capita di inciampare. Per quanto mi riguarda: so già che la nemesi è in agguato, e che fatalmente scriverò un sacco di sciocchezze nei prossimi giorni. Farommene una ragione.

13 risposte

  1. Divertente… per inciso ho notato già altre volte che usi l’esclamazione “orpo!”, originaria credo del Veneto ma usata anche in Friuli e in Istria… tu sai cosa significa?

    1. Secondo me è la contrazione di “Corpo di Bacco..!” che si usava in antico come esclamazione di meraviglia.

  2. Mondiale questa nota, Annamaria!

    Le sorprese che ci riservi sono (devo averlo già scritto, scusate) nutrimento per la mente.

    Godibilissimo slalom tra i REFUSI (?)…siamo buoni, diciamo così.

    Venerdì prossimo ne propongo la lettura, dopo la sfida aldilà, al di là, agli studenti (*_))

  3. Molto carino e di attualità. Se ci si riferisse, come modello, alla lingua parlata dai nostri conduttori televisivi, probabilmente bisognerebbe riscrivere la grammatica italiana al 90%.
    Suggerisco un “giochino di parole”. Di che verbo si tratta se dico: “Io miro, tu tiri, egli sira, noi ciriamo, voi virate essi sirano”..?
    Difficile da capire se lo “dico”, un po’ più facile se lo scrivo (correttamente):
    Io m’iro, tu t’iri, egli s’ira, noi c’iriamo, voi v’irate essi s’irano.
    Complimenti ad Annamaria ed allo staff di N&U per il bellissimo risultato del lavoro di revisione e riorganizzazione del sito.
    Marcello

  4. …anche nella newsletter di nuovoeutile del 31 Ottobre 2012 c’è un “sgionfa” che in Italiano non pare esistere (mentre esiste in Trevisano nel senso di “sazio”, “pieno”): refuso o termine tecnico?

    1. Lo “sgionfa” della newsletter riprende in modo letterale l’affermazione della signora Antonella “il cliente si sgionfa”. Si tratta di dialetto dei colli piacentini.
      Se leggi il post a cui si riferisce la newsletter tutto ciò dovrebbe essere più che chiaro.

      1. Bellissimo! ho un amico di quelle parti e non mancherò di farmi dare tutti i significati di “sgionfa” (magari si poteva evidenziare l’uso di un termine dialettale con il corsivo o con un’altra evidenziazione tipografica e e “sgionfa” avrebbe avuto ancora più peso) 🙂

  5. @Annamaria
    In barba alle prescrizioni troppo spesso ottuse dei Sacerdoti della Crusca, “aldilà” o “al di là” sono equivalenti in quanto non è possibile trovare un’occorrenza in cui si generi equivoco. Usiamo la “testa” allora, tanto per dedicarle un altro problema aperto di omonimie, e proponiamo di eliminare una volta per tutte la balbettante “al di là” in favore dell’ergonomica “aldilà”.
    La dimostrazione coincide con l’evidenza che il lemma “Aldilà” viene sempre presentato come un sostantivo introdotto da un articolo o preposizione(o dalle virgolette 😉 ). La loro assenza invece indirizza immediatamente il riconoscimento semantico verso l’uso avverbiale. Provare per credere.
    Perciò chi insista nel rimproverare chi usi l’al di là in luogo dell’aldilà dimostra solo una pedanteria conservatrice verso uno scrivente/lettore che dovrebbe essere redento laddove non ha mai avuto problemi di disambiguazione di questa puerile ambiguità.
    Ottusità che è aldilà dei presenti, naturalmente. E aldilà di chi sia già passato nell’aldilà.

  6. PS
    Tra l’altro la questione semantica dell’Aldilà poteva avere un qualche senso solo per chi avesse una questione aperta con la metafisica. Per un ateo ogni “aldilà” assoluto è un al di là di qualcos’altro.
    Ma a ben pensarci sembrano più le solite questioni oziose per un filosofo continentale, forse l’epiteto più offensivo che un individuo possa intellettualmente ricevere.
    Saluti

  7. Senza troppo filosofare: scriviamo al di là così come scriviamo al di qua (e non aldiqua), al di sopra (e non aldisopra), al di sotto (e non aldisotto), al di fuori (e non aldifuori).

    Sull’oziosità della questione: il titolo del post dice “pinzillacchere”. Cioè bagatelle. Inezie. Bazzecole. Minuzie. Quisquilie. Carabattole.
    Homme avvisato…

  8. Ho chiesto oggi alle ragazze e ai ragazzi (terza media) del Laboratorio di Scrittura da me condotto, come si scriveva la parola in oggetto da me pronunciata.

    Hanno scritto due parole al di là e aldilà motivando la differenza e senza indugio.

    GRANDI, alla faccia degli adulti e dei giornali (*_))

  9. Non so se si può parlare di capitombolo lessicale, ma quando mi sono trasferito in Romagna, la cosa che proprio faticavo a capire (ora ormai mi ci sono abituato) era il termine “vieni oltre”…
    Nello.

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