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Copyright: l’arte nutre l’anima. Ma chi nutre l’artista?

Il settore creativo è una fonte unica per la crescita, sia economica sia sociale. Ed è qualcosa che in Europa sappiamo fare bene. L’attuale vincitore dell’Oscar per il miglior film, l’album più venduto quest’anno negli Stati Uniti, sette degli ultimi dieci vincitori del Premio Nobel per la letteratura: che cos’hanno in comune? Vengono tutti dalla UE.
Così dice Neelie Kroes, commissario per l’Agenda Digitale dell’UE, al forum di Avignone Investing in culture. E prosegue: l’arte nutre l’anima. Ma chi nutre l’artista? La maggior parte degli autori ricava meno di mille euro al mese dal proprio lavoro creativo. Eppure in tempi di cambiamento, abbiamo bisogno di creatività e di pensiero fuori dagli schemi.
La Kroes chiede norme chiare, dignità, contesti favorevoli, riconoscimento economico per i creativi. E delinea diverse soluzioni tecnologiche, legislative, fiscali, intese a restituire centralità al lavoro creativo. Leggetevi il discorso in italiano, o (meglio ancora) il testo originale.
La questione del diritto d’autore è, però, davvero ingarbugliata. E, come scrive Valigia Blu in un commento ben documentato, il copyright è un ferrovecchio nell’era digitale, usato come una clava dalle Major.
Pensate che, per esempio, Siae sta chiedendo ai blog di cinema che pubblicano trailer di pagare il diritto d’autore. E guardate il video dettagliato, e piuttosto irritante, che YouTube pubblica sulle violazioni di copyright.
In sintesi il copyright, così com’è adesso, produce due pessimi risultati: da una parte non protegge i lavoratori della creatività, dall’altra (lo racconta questo video) preclude ulteriori usi creativi di un sacco di materiali. La Kroes fa cenno anche a questo, parlando del crescente odio pubblico per il concetto di copyright, inteso come strumento punitivo e costrittivo e non come un modo per valorizzare il lavoro dell’autore.

8 risposte

  1. Ciao, mi piacciono molto le serie tv americane, soprattutto le novità. Guardo tutte le prime puntate per orientarmi. E poi seguo le serie storiche, ma delle volte ho delle brutte sorprese. Cliccando appare l’ odiosissima scritta: “il video è stato rimosso a causa di una violazione”. Non capisco tanto di regolamenti, ho letto l’ articolo sulla siae e volevo chiedere a voi di NeU se sono quelle richieste la causa di certe mie serate storte, saprei almeno con chi prendermela.. grazie chiara

  2. Ciao Chiara. Il quesito che poni non riguarda esattamente i temi trattati da NeU, ma provo a risponderti. Credo che la “violazione” possa riguardare sì il diritto d’autore, ma non solo: per esempio, le norme per la pubblicazione, che possono variare da sito a sito. Se provi a mettere sul search di Google la frase “il video è stato rimosso a causa di una violazione” trovi una casistica piuttosto ampia. E anche – ho dato un’occhiata – qualche dritta per trovare altrove i contenuti che stai cercando.

  3. Sì, la questione del Diritto d’Autore è ingarbugliata ma è tra i nodi che si annida il grimaldello di coloro che vogliono demolirlo per avere, in realtà, libero accesso a contenuti senza retribuire adeguatamente chi crea quei contenuti. La Legge Italiana sul Copyright è certamente inadeguata e, anche qui, si prende a (s)proposito la vetustà della legge per buttare l’acqua sporca insieme al bambino. A favore di chi ? È questa la domanda corretta. La demolizione del copyright va a favore delle grandi multinazionali come Google che distribuiscono contenuti che NON hanno creato MA su questi ci ricavano denaro senza nulla dare ai creatori. I quali, ricordiamolo, hanno bisogno degli introiti derivanti dalle licenze d’uso per sopravvivere (quelli che si fanno la piscina con le royalties sono pochissimi). Va a favore delle aziende private con scarsi scrupoli che utilizzano materiale creato da altri per fare pubblicità al proprio prodotto (credo, Annamaria, che tu possa ricordare questo video http://www.sanctuaryasia.com/index.php). Aggiungo che l’utente medio di internet non ha nessuna intenzione di cercare di comprendere il motivo per cui deve pagare per godere di contenuti che altri hanno creato (musica e film, per esempio). Le majors hanno tratto troppo vantaggio dal copyright (non starò qui a ripercorrerne le cause tecniche e storiche) ma questo non significa che si debba utilizzare materiale altrui per il lucro personale senza compensarlo adeguatamente. Giustamente, Neelie Kroes afferma “Morally, we want dignity, recognition and a stimulating environment for creators. Economically, we want financial reward so that artists can benefit from their hard work and be incentivised to create more.” Altrimenti, per quale altra ragione dovremmo continuare a creare contenuti se non ne otteniamo la giusta retribuzione? Non si può creare nel dopolavoro. Troppo spesso, le giustificazioni di chi vuole demolire il copyright (che deve essere aggiornato) appaiono troppo pelose perchè fanno leva – come nel caso di Sactuary of Asia – sulla buone intenzioni delle persone.

  4. @ Paolo. Sono perfettamente d’accordo. E provo a chiarire ulteriormente la mia posizione. Il fatto è che oggi il diritto d’autore premia pochi autori (e solo i più potenti) e alcune organizzazioni “impersonali” che possiedono i diritti di questa o quell’opera. E se li tengono stretti oltre ogni ragionevolezza. Non va abolito, ma profondamente riformato e razionalizzato per permettere idealmente a ogni autore di godere dei frutti del proprio lavoro. E tutto questo non è una noiosa faccenda formale e burocratica: è la condizione primaria per la sopravvivenza materiale del complesso sistema della produzione di idee creative.

  5. In aggiunta al commento di Annamaria segnalo anche una puntata di Report sulla SIAE. È del 2001 ma racconta ancora perfettamente che cosa è la “Società Italiana degli Autori ed Editori”, di quanti soldi parliamo e di dove finiscono.

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