Bersaglio per freccette

Comunicazione politica: visibili, consistenti, costanti, motivanti

Dopo il lancio dell’ultima campagna di Bersani, il Corriere della Sera si domanda come mai comunicare la sinistra è così complicato.
Per capirci qualcosa partiamo da alcune elementari caratteristiche che una comunicazione politica efficace deve avere: dev’essere visibile. Consistente. Costante. Motivante.

1 VISIBILE
La visibilità televisiva è strategica perché, anche se gli scenari stanno cambiando, la TV continua a essere, in un paese meno alfabetizzato della media occidentale, il mezzo d’informazione più influente. Il 97.8% degli italiani guarda la tv, il 26.4% ha una dieta mediatica solo televisiva (Censis 2009). Berlusconi, lo dice l’Osservatorio di Pavia, è molto più presente in TV. E qui sorge il primo problema, se ricordiamo che la popolarità è fatta di visibilità e di consenso. Quindi, per essere ugualmente popolari, quanto meno si è visibili tanto più bisognerebbe essere capaci di suscitare consenso.

2. CONSISTENTE
Ce l’ha insegnato George Lakoff qualche anno fa: il discorso politico guadagna consenso quando traduce in parole d’ordine e metafore dei valori distintivi, riconosciuti come tali dall’elettorato. Parole d’ordine e metafore, ripetute e ripetute, ”incorniciano” ogni ulteriore comunicazione, dandole un senso.
Se valori distintivi e identificanti non vengono tradotti in metafore che colpiscono l’immaginazione, emozionano e rendono tangibile una specifica visione del futuro, o se ci si limita a contrastare la visione avversaria giocando costantemente “in trasferta”, allora la comunicazione politica non decolla. Addio consenso, e addio definitivamente alla popolarità.
L’originalità del discorso politico non è un fatto formale, ma sostanziale. Una netta scelta di valori, che si trasformano in visioni, che danno origine a metafore. A differenza di quel che in pubblicità succede con le saponette o gli yogurt, che devono differenziarsi da concorrenti simili, in politica la sfida non è presentarsi come diversi. È riuscire a manifestare pienamente se stessi.

3. COSTANTE
Anche se vi sembra di saperlo bene (se no, provate con un test USA) definire oggi che cosa siano “destra” e “sinistra” non è semplicissimo. Ma una delle caratteristiche delle opzioni di destra è che fanno appello (meno tasse! Più sicurezza!) a istanze che parlano “alla pancia” degli individui. Le opzioni di sinistra generalmente sono più complesse: per esempio, bisogna far capire che la sicurezza passa anche attraverso l’integrazione, e che l’integrazione è un volano per lo sviluppo, e che uno sviluppo più equilibrato a sua volta genera più sicurezza, e che è questo il modo moderno e democratico per affrontare il problema. Insomma, bisogna scordarsi la pancia, e seguire un filo di pensiero. Ci vuole, per tornare a Lakoff, la forza paziente e senza cedimenti di un genitore ragionevole. Non la sbrigativa energia di un genitore autoritario. Questo vuol dire avere il coraggio di scegliere pochi temi molto qualificanti. E di svilupparli con costanza in una prospettiva di medio periodo, e all’interno di un progetto di comunicazione politica organico e coerente.

4. MOTIVANTE
Si chiama motivazione la spinta che muove le persone a darsi da fare per andare verso qualcosa di buono o via da qualcosa di cattivo. “Più sicurezza” e “meno tasse” sono obiettivi chiari, facili da dire (con la pubblicità) e da spiegare (in tutte le occasioni pubbliche). “Oltre le divisioni c’è l’Italia unita” non è un obiettivo. È, in senso letterale, un’ovvietà. In senso lato, un wishful thinking. Qual è la visione che la sinistra ha, a partire dai suoi valori, di un paese moderno? Quali elementi qualificanti di questa visione, una volta sostenuti da metafore forti, possono muovere gli elettori?

Per concludere: sul punto 1, e per le note vicende, sembra difficile intervenire in tempi brevi. Ma lavorare intensivamente sul web per parlare almeno agli italiani che lo usano è una buona idea. Sugli altri tre punti c’è da sperare che qualche mente fresca e lungimirante si metta al lavoro. E, già che ci siamo: progettare una buona comunicazione non è una roba che si fa in modo frettoloso o estemporaneo. Infine, e visto che abbiamo parlato di emozioni: la smettessimo, con quelle foto in bianco e nero, e con un Bersani scontornato nel mezzo di niente.

26 risposte

  1. Sono d’accordo su tutto. Almeno le maniche della camicia di Bersani sono arrotolate. Anche se le mani mi sembra di ricordarle in tasca (ho visto i cartelloni a Milano stamattina e ci stavo ancora pensando…) Meglio allora la forza gentile di Pisapia, nel mezzo di niente (reale e figurato). Buona giornata Elisabetta

  2. la cosa bellissima è, poi, andare sul sito del pd seguendo il link da voi proposto e vedere i primi commenti, immagino di simpatizzanti, che, tutti, distruggono quel manifesto definendolo triste quando va bene… e i responsabili del pd, i tafazzisti per eccellenza, che li lasciano lì, contribuendo a diffondere l’ottimismo, già eccezionale, dei militanti… pazzesco giulio

  3. Sì li ho letti anche io e stavo giusto sbellicandomi dalle risate…! E comunque…. continuano ad impostare la loro immagine sul caro Silvio! Ma basta! Non riescono proprio ad esprimere un qualsivoglia concetto evitando di nominarlo? Io sto con gli Ippopotami Grau Grau Grau! Mi sa che è meglio :o)

  4. Sono perfettamente d’accordo con l’articolo che avete scritto. Sia sui 4 punti, sia sulla metafora del genitore di Lakoff per individuare destra e sinistra. Ma la sfida che ci si presenta è entusiasmante: sintetizzare in un mondo fatto d’immagini e contenuti leggeri – come il web – la complessità e la pesantezza dei valori di sinistra. A me, personalmente, verrebbe subito voglia di mettermi all’opera. Su Bersani, poi, e sulla Campagna PD, mesi fa io ho scritto questo: http://vasicomunicanti.wordpress.com/2010/12/03/rimbocchiamoci-e-coperte Chiara

  5. EGEMONIA DELLA SINISTRA E BISONTI INDIFESI Se pensiamo a tutta la produzione artistica, intellettuale, a tutta la ricerca sperimentale nelle varie discipline, al Bauhaus e alle avanguardie storiche, al Costruttivismo Russo agli albori della rivoluzione, ai progetti editoriali degli editori illuminati del dopoguerra, allo sviluppo dei nuovi media, ecc. Se pensiamo che tutto quello che è stato generato e che ha dato sviluppo alla comunicazione contemporanea, viene abbandonato dagli strateghi della sinistra, per produrre questi grigi comunicati, che lasciano praterie aperte al grande piazzista di sogni e cacciatore di bisonti (le nostre speranze), beh, speriamo che gli scuoiatori di pelli siano indulgenti e che ci lascino almeno sopravvivere e pascolare in qualche riserva indiana.

  6. Quando la sinistra era popolare parlava “alla pancia” come ora riesce a fare la destra. Perchè la pancia di molti era sensibile agli argomenti della sinistra. Ora apparentemente non più. Ma sarà vero? Non ci sono argomenti “di pancia” attuali? Io partirei da lì. Dall’interpretazione del confronto di classe, della concentrazione del potere e della sua autoperpetuazione ai danni dei più, nella nuova società terziarizzata, impreparata e raggomitolata.

  7. Perchè questa campagna dell’ oltretomba? Autosabotaggio. Altrimenti non me la spiego. Questi hanno una fottuta paura di vincere. Lo scopo di una campagna elettorale è vincere e i nostri, quando sono ad un passo per poterlo fare, innescano un meccanismo inconsapevole per azzopparsi. E se ne escono con questa campagna dell’ orrore. Che è un paradosso. L’ attuale maggioranza ha ampiamente dimostrato al paese di cosa è capace, veramente oltre ogni aspettativa.. economia, occupazione, cultura, scuola,relazioni internazionali.. c’è un paese assetato di una politica degna di questo nome, che dia un pò di respiro, un pò di speranza. Il Pd ha le potenzialità per proporre, PROPORRE! E invece è bloccato dalla propria incapacità a pensarsi vincente, che traspare da tutti i pori. E’ l’ unica spiegazione che sono riuscita a darmi. Smetto di sparare sulla croce rossa e mi metto a giocare a freccette.. il PD è nato il 14 ottobre 2007, un bilancia.., metto qui giù l’ oroscopo di internazionale di questa settimana, giusto giusto per una riflessione. Poi, se per caso qualcuno del Pd che ha potere decisionale passa (per sbaglio mi sa..) da queste parti, proponga una serie di sedute psicanalitiche ai dirigenti, meglio se di gruppo.. Bilancia23 settembre – 22 ottobre “Due paradossi sono meglio di uno”, ha detto il fisico Edward Teller, “possono perfino suggerire una soluzione”. Spero che questo ti permetta di apprezzare di più le vistose contraddizioni intorno a te, Bilancia. È comprensibile che fino a oggi tu le abbia considerate inutili e fastidiosi fattori di stress. Ma adesso, forse, sarai più motivato a mettercela tutta per vedere se questi enigmi possono essere usati per sciogliersi a vicenda.

  8. Non so se l’avete letta, ecco l’intervista ai due creativi che hanno ideato la campagna di Bersani. A voi i commenti… e la libertà di infilarvi le mani tra i capelli 🙂 Ilaria

  9. oh no.. nel commento precedente in tutta autonomia ho buttato lì quella frase sull’oltretomba..pure facile. l’ ha detto Toscani..nooooo. Si puo’ cancellare il commento? Vi prego.. Lina

  10. Intervengo in qualità di non-esperta, di fruitrice, di pubblico destinatario delle campagne pubblicitare. Fruitrice pensante. Non mi disturba il verdolino, posso accettare il bianco e nero, non mi trovo in contrasto con la metafora dell’oltre. Andare oltre è un aspetto che sempre mi cattura. Quello che proprio non mi torna è la composizione della pagina, anzi, la non composizione. Tutto sembra incollato lì per caso, è difficile da guardare nell’insieme, non c’è un percorso di lettura, di narrazione che scorra fluido, che sia legato, non c’è ritmo. La pagina non parla. E’ un punto di partenza, una raccolta di materiale, non un punto di arrivo. E il materiale, nella sua ambiguità, è comunque chiarissimo. Se trovassi un po’ di tempo mi piacerebbe organizzare, con un’amica “artista”, un laboratorio rivolto a ragazzi dai 16 ai 18 anni, partire da lì, fare una bella ricerca linguistica e formale e vedere che cosa ne esce. Lancio l’idea a chi vuole e può raccoglierla. elisabetta

  11. APPROVATO DAI SOCI? Non so se vi è mai capitato di acquistare qualche prodotto “approvato dai soci” di una grande e ben nota catena di distribuzione legata alle cooperative, se avete mai provato il dentifricio e avete fatto il militare rimpiangerete il gusto dell’orrido dentifricio rifilato ai commilitoni dal magazziniere dell’esercito. Quindi magari per la comunicazione potrebbe essere avvenuto qualcosa di simile, una serie di messaggi “approvati dal partito”, buttati lì, sapendo che la massa digerisce ogni cosa ed è ben contenta di quel che passa il convento. Non sanno che la massa si è evoluta e non legge più solo la Пра́вда… (Pravda)

  12. Mi chiedi di andare “oltre” e non mi mostri neanche le mani? Per me un flop. Cristina

  13. Bersani non lo si può ascoltare – io, non riesco ad ascoltarlo – neppure Berlusconi riesco ad ascoltarlo, perché il mio ascolto non è distratto, e quindi si scopre irritante, per me, con ste orecchie qui che mi ritrovo, intasate e sfinite dai dizionari bignami delle teleinterviste dei politici, ma se il mio ascolto fosse ‘nuovo’, distratto perché curioso – motivato – se fosse, che ne so, l’ascolto di un ragazzino di 16 anni, di un neolaureato che investe su di sé (che cerca e trova nella sua mente questa danza da fare per un pubblico) o una pensionata che deve vedere che aria tira, si sa mai, si andasse a votare – ecco, la voce di Berlusconi ancora, comunque, parlerebbe. Di certezze, di dati, di propositi, di nemici di abbattere, di fede in qualcosa o qualcuno – la voce di Bersani è un disco rotto che biascica romagnole maledizioni ai ‘guai di berlusconi’ – ai ‘sassi lanciati nel vuoto che poi si tornerà a parlare dei problemi di berlusconi’ – e attraverso questa voce non passa una, dico una, certezza. La campagna è perfetta, per lui, è davvero lui, uno che dice e fa ‘in negativo’ fuggendo dall’identità in positivo di essere, credere, sbarellare, muoversi, insomma: vivere. Quindi, preghiamo per lui. Amen. Federica Campi

  14. Cerco di tenere separato il ragionamento sulla costruzione del messaggio pubblicitario da quello della scelta del contenuto politico, proprio del PD. Sono nata a sinistra e a sinistra sono rimasta. Magari in posizione critica, ma sono rimasta. Passando per le varie sfumature. Sulla scelta di questi messaggi, sempre in qualità di destinatario e di potenziale e praticamente accertata elettrice una cosa vorrei dire a Bersani: il richiamo alla responsabilità individuale, al farsi carico di sacrifici e di fatiche in virtù della lungimiranza, l’incitamento all’andare oltre la difesa di piccoli materiali vantaggi personali, e anche oltre la difesa di più estesi vantaggi sociali nella prospettiva del raggiungimento di imprescindibili valori collettivi io già la ricordo. Quanto ci siamo rimboccati le maniche e quanto oltre siamo andati negli anni, molti, che hanno condotto, e potrebbe essere solo mia opinione personale, alla perdita di ruolo e di efficacia del sindacato? Non è un messaggio evocativo di scenari positivi. E ancora una concessione la faccio: diverso è rimboccarsi le maniche per metterci del proprio per fini chiari e concreti in cui si crede che rimboccarsele per trascinarsi faticosamente a tracciare una croce d’obbligo su una tristissima scheda elettorale.

  15. Sarebbe bello qui riflettere anche su una possibile strategia. Il tono di questi manifesti è serioso e vende sacrificio. Non sono nemmeno d’accordo sull’ignorare Berlusconi. In un paese normale la demonizzazione dell’avversario non funziona. Ma, in Italia, la situazione è diversa. In un sistema di valori come quello politico, una tua mossa incide sugli altri attori. Quindi già che ci sei punta allo scacco al re. Ad esempio, uno dei punti di forza di Berlusconi è far apparire figo il suo modo di stare al mondo, di ironizzare, di attaccare frontalmente gli avversari. Senza giri di parole. Gli italiani (generalizzo) si riconoscono molto in questo modo di fare. Perchè lasciargli campo libero? Si può coinvoglerli sullo stesso terreno affossando proprio i disvalori che lui propaganda… Insomma il tono potrebbe addirittura essere più importante del contenuto. Vincenzo M.

  16. @Lina: il fatto che Toscani per puro caso dica una cosa condivisibile non può renderla meno condivisibile. Altrimenti si cade in una trappola le cui estreme conseguenze portano all’assioma “Da tutto ciò che dice Toscani bisogna prendere le distanze”. Non abbiamo bisogno di intrappolarci nell’assioma, dato che, nei fatti, da “quasi” tutto quel che dice il Nostro vien fin troppo naturale prendere le distanze @Eli: sì, sono frammenti. Ma, senza una struttura e senza un’idea forte, i frammenti possono voler dire qualsiasi cosa. E, dunque, niente. Ho anche la sensazione che il frammento principale, comunque, manchi. L’idea del laboratorio è interessante, e se lo fai e metti i risultati online, faccelo sapere :). Tra l’altro, ai ragazzi potrebbe essere utile il lavoro sui valori di destra e di sinistra che abbiamo fatto qualche tempo fa. E del quale (rassicuro tutti in proposito) non mi sono dimenticata.

  17. Almeno in questo caso la sinistra unisce. Nel senso che mette tutti d’accordo sul fatto che non sa comunicare. http://scaccoalpedone.wordpress.com/category/comunicare-con-i-piedi/ http://scaccoalpedone.wordpress.com/2010/09/21/pd-pubblicita-o-politica-democratica/ Un problema di identità soprattutto. Finito il comunismo, i progressisti-democratici-social-riformisti non hanno saputo posizionarsi nell’arena politica con un bagaglio di valori condivisi e spendibili dal punto di vista comunicativo. Troppo aleatori, troppo volubili, troppo difficili. E la comunicazione riflette pienamente questa identità liquida del partito. Come si fa a parlare alla pancia della gente di sinistra, quando questa usa soprattutto la testa? Abbandonata quasi del tutto la coperta calda dell’ideologia, l’elettore di sinistra è diventato ultrasofisticato. C’è una proposta condivisibile? Verrà fuori sempre la posizione ultrasofisticata in grado di smontarla. Con incontrovertibili ragioni. I new media hanno esasperato questa dinamica, in precedenza quasi di esclusiva pertinenza parlamentare e intellettuale. Insomma non sto criticando chi non si accontenta del “meno peggio”, ma sto constatando che c’è un difetto di identificazione a sinistra. A destra sul terreno dell’opportunismo, travestito da pragmatismo efficientista, hanno ormai costruito un surrogato di ideologia. Un’ideologia di pancia… Che tiene uniti gli elettori da un bel po’, istruiti e meno istruiti. A sinistra non ci si riconosce quasi in niente se non nella propria originalissima visione delle cose. Cosa apprezzabilissima, ma che a livello politico non fa testo, anzi non fa numero. Se non con un cambiamento di metodo, a partire da un principio: arriviamo ad una “sintesi” delle tante proposte che siamo in grado di generare. La sintesi comporta un sacrificio individuale di alcune parti della propria visione delle cose. Bisogna far parte di una visione più ampia e condivisa. In una parola bisogna “prendere parte”, partecipare, riconoscendosi anche in una proposta non pienamente fedele al proprio ideale. Che poi, la sintesi delle proposte dal basso, era il principio cardine del partito democratico. Ma il metodo è rimasto lo stesso. Quello dell’imposizione dall’alto. Imposizione di cosa? Dell’ovvio, che prende vita appunto in queste pubblicità, che sono lontane anni luce dal vero sentire del popolo di sinistra. C’è bisogno di un cambiamento nel linguaggio della classe dirigente. C’è bisogno di cambiare la classe dirigente, che quei linguaggi non conosce. Fatto questo, siamo riusciti a parlare al popolo di sinistra. Quelli che già sono ben disposti. Come parlare a quelli che cambiano opinione nello spazio di un telegiornale? E quelli che sono arroccati nel “tutti rubano alla stessa maniera”? Un vero lavoraccio.

  18. @Giulio I commenti fanno bene a pubblicarli e a non eliminarli dal sito del PD. Bisognerebbe conversare con chi contesta e spiegare le ragione di una scelta. Lo fanno?

  19. @ Vincenzo. Credo che su NeU, sito che si occupa di creatività e presta particolare attenzione alla creatività nella comunicazione, possiamo discutere di metodo. Per discutere di strategia mancano (e, temo,mancano anche alla visione PD. Che farebbe bene a dotarsene) alcuni elementi fondamentali: decisioni su valori, priorità, obiettivi. Mi sembra più interessante portare esempi virtuosi. Se riesco a raccogliere, anche con il vostro aiuto (in rete non c’è moltissimo), alcuni buoni esempi di comunicazione a sinistra, magari risulta anche più chiaro quel che c’era allora, e quel che manca oggi. @ Giulio: un rapido giro per la Rete (ma magari ci siamo persi qualcosa) ci dice che non sono molti i luoghi di contatto e, soprattutto, di dialogo tra partito ed elettori. Di nuovo: sigh!.

  20. Scusate se sono invadente, ma c’è un terzo aspetto che vorrei affrontare. È legittimo che un elettore, di qualunque partito, possa domandarsi quali siano nel dettaglio le spese di una campagna per la quale si investono cifre così ingenti? Avrei un’idea, sicuramente bislacca, ma perché dovrei vergognarmi a lanciarla? Con simili investimenti propongo di legare la propria immagine a qualche cosa di concreto e realmente produttivo: Il restauro di un’opera d’arte, un’attività di ricerca per esempio per una didattica innovativa o per la valorizzazione di potenzialità di sviluppo del territorio. O tantissime altre cose, sempre testimoni di solidità e concretezza, di un percorso intrapreso rimboccandosi le maniche. Una bella scommessa anche per i creativi.

  21. IL MEDIUM E’ IL MESSAGGIO Da questa celebre intuizione di McLuhan, mi ricollego all’intervento di @federica, e dando per scontato l’altissima qualità personale di Bersani, in un sistema di comunicazione frammentato e taglia e cucito dai media televisivi, quello che riesce a passare dei comunicati e delle idee del segretario del PD è al limite dell’irritabilità, in confronto con la controparte non regge, sembra sempre fuori tempo e poco incisivo, indipendentemente dal contenuto di quello che dice. In un partito coeso e con altre modalità di comunicazione potrebbe ancora funzionare, con lo strapotere dei media di oggi rischia di apparire stridulo e autolesionista.

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