Roma, 4 aprile: si parla de “Il Consumo dell’immagine della Donna”. L’obiettivo, ovviamente, è promuovere un’idea di pubblicità non sessista. Ci sono il ministro Carfagna e il vicepresidente del Senato Bonino. E Vincenzo Guggino, dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria.
Mi è stato chiesto di parlare, in quella sede, di donne e pubblicità. Lo faccio proponendo una serie di slide che offrono esempi e coordinate per capire il caso italiano. L’argomento non è semplice da trattare in maniera equilibrata e pragmatica. E in una manciata di minuti. Ci provo, cominciando a ragionare sui contesti (l’Italia è messa malissimo, secondo il World Economic Forum, per quanto riguarda la parità di genere). E poi offrendo una serie di esempi, alcuni pessimi, altri modesti, e alcuni buoni: il messaggio è che una pubblicità non sessista può essere prodotta, e può anche risultare molto efficace.
A Roma viene anche Massimo Guastini, il nuovo presidente dell’Art Directors Club Italiano. Presenta un Manifesto Deontologico dell’ADCI. Credo che sia un segnale importante, sia per i princìpi che il manifesto afferma, sia perché, per la prima volta in molti, molti anni i creativi pubblicitari italiani si impegnano pubblicamente, e non a livello individuale ma come famiglia professionale, a promuovere un cambiamento positivo nella comunicazione pubblicitaria. E questo, in primo luogo, significa progettare e realizzare pubblicità non sessista (qui il comunicato stampa).
Di ruoli femminili e di immaginario riguardante le donne abbiamo discusso insieme una quantità di volte, da quando NeU è online.
Questa è una nuova tappa di un lungo discorso per NeU, e di un lunghissimo percorso di tutti. Il tema della pubblicità non è marginale: la pubblicità non crea certo modelli e valori. Ma – questo è altrettanto certo – può intercettare e consolidare nuovi valori emergenti. Guardatevi le slide. E, per favore, diffondete il Manifesto dell’ADCI. Sviluppare un clima differente, anche (auguriamocelo) con l’aiuto della buona pubblicità e delle imprese più sensibili fa bene alle donne. Fa bene al paese. Promuovere una pubblicità non sessista è una responsabilità di tutti noi, addetti ai lavori, istituzioni e cittadini.
Creatività delle donne e patriarcato
Non possiamo smettere di parlarne. Dunque provo a raccontarvi come pregiudizi e stereotipi, sostenuti da oltre tre millenni di patriarcato, hanno impedito e tuttora ostacolano
veramente molto interessante!
Era ora. Mi auguro vivamente che a tante belle parole corrispondano fatti concreti e non il solito teatrino all’italiana. Tiziana C.
Cara Annamaria, complimenti davvero per il lavoro che stai facendo. Questa presentazione è sintetica, suggestiva, concreta. La metterò sul mio sito e se mi autorizzi la divulgherò in aula appena ri-tratterò il tema della comunicazione di marketing. Anch’io – dall’ultima vola che ci siamo viste – ho continuato a occuparmi anche di donne: il gruppo di madri etiopi che sto seguendo da qualche anno. I temi sono un po’ diversi dai nostri. Ti manderò – se ti fa piacere – la sintesi per immagini che ho fatto per i nostri soci nel corso del mio ultimo viaggio ad Addis Abeba (un mese fa). Un abbraccio e buona settimana, Mariella Governo
@Mariella. Felice se usi la presentazione e se la fai girare. Non solo perché mi è costata un bel po’ di lavoro (riuscire a essere abbastanza sintetici e chiari è sempre un tormento), ma anche perché il tema è importante, e a volte viene trattato in modo davvero sbrigativo. La pubblicità è un fenomeno multiforme, e aiutare le persone a leggerla e a capirne i meccanismi fa bene all’intero sistema. Sì, certo, vedo più che volentieri le cose che, con la tua organizzazione, stai facendo in Etiopia. E ricambio l’affetto e i saluti