berluschinismo

Creatività, visione e berluschinismo

NeU, per scelta, non segue la cronaca politica. Ma, sempre più spesso, dentro la cronaca si affaccia il bisogno di una visione. Così, il tema torna a essere faccenda di questo piccolo sito.
Mi spiego: stiamo leggendo pagine sconfortanti sulla condizione etica del nostro paese.
Alla radice di tutto questo c’è un fenomeno intossicante: negli anni si è affermata una logica che scambia la visibilità con l’importanza. Il luccicare con l’essere brillanti. I soldi con la felicità. L’autopromozione spudorata con il successo. L’apparire vincenti con il vincere. E anche il dare un pizzicotto sul sedere con la seduzione.
In definitiva, un singolo Berlusconi ha gemmato migliaia di berluschini. E il berluschinismo ci sta togliendo dignità, energia, prospettiva di lungo termine, speranza.
Per cambiare le cose non basta scandalizzarsi, deprimersi o aspettare pazientemente che le cose cambino da sole. Per prendere tutte le distanze necessarie dal berluschinismo c’è davvero bisogno dell’energia di una visione consistente, realistica ma coraggiosa. Un buon modo per cominciare sarebbe tentare una risposta collettiva alle domande di openDemocracy. E invece, perfino in Rete, se ne è parlato troppo  poco. Per fortuna a Torino si sta aprendo una discussione che prova ad andare oltre. È presso l’ottimo Circolo dei lettori.

36 risposte

  1. Sono d’accordo, potrei al massimo seguire la politica ma non certo la cronaca politica, perchè non c’è, non esiste più, quello che si può leggere sono pettegolezzi in saldo, nulla di più. Tutto vero ciò che dite ma su un punto dissento: non è Berlusconi la causa dello sconforto etico in cui è piombato il paese. In lui gli italiani tutti vogliamo trovare il colpevole perchè il popolo nostro è così, sempre alla ricerca dell’ultimo capro espiatorio. Lui ha contribuito di questi tempi, non c’è dubbio, ma prima di lui c’è stata la prima repubblica e prima ancora altre repubbliche così apparentemente buoniste e così tanto cattoliche da fare spavento. Vero invece, e questo è il punto, del bisogno di energia nuova, per ricominciare, il che esclude a mio modesto avviso, che ci sia spazio e tempo da dedicare a considerazioni di diversa natura sul Cavaliere. Paolo

  2. Aneddoto: (siamo a Torino) la figlia di Veronica ha 6 anni; il bagno della scuola era sporco e lei avrebbe avuto proprio bisogno di usarlo. Ha chiamato il bidello, il bidello ha accertato, s’è organizzato e ha pulito. La figlia di Veronica, nel frattempo, si è fatta la cacca addosso. Fortunatamente tra vent’anni potrà andare a fare i suoi bisogni anche Lione. Infatti gli italiani di potere (al governo e non) hanno capito che l’alta velocità viene prima della scuola, della casa, della salute e dell’ambiente. Per questi qua – fondati dalla mafia o no – l’etica è un’etichetta. Ridano o piangano … siamo italiani

  3. DOMANDE E RISPOSTE Dunque… siccome per dare risposte bisogna prima sapere qual è la domanda, ricopio le dieci domande qui sotto, invitandovi comunque a un clic sui link. Riusciamo a produrre qualche risposta pertinente, originale e utile, magari rispondendo a una domanda alla volta? E magari cominciando dalla prima, che è una domandona? Dai… è un bell’esercizio di visione. E, se ci riusciamo, anche un piccolo esercizio di civiltà. 1 quali sono i vostri principali valori politici al di là dell’anti berlusconismo? 2 perché quando l’opposizione ha avuto la possibilità di governare non ha regolamentato il conflitto di interessi? 3 quale è la visione della società italiana del futuro e per quale tipo di giustizia sociale vi schierate? 4 qual è la vostra visione della globalizzazione e come vedete l’Italia in essa? 5 come pensate di aumentare le possibilità a disposizione dei giovani in una prospettiva meritocratica e qual è la vostra risposta alla lettera di Pier Lugi Celli che invitava il figlio al lasciare l’Italia? 6 Sarete in grado di apportare serie riforme della classe politica in termini di: numero dei parlamentari; immunità legali; presenza di parlamentari con problemi giudiziari; costi della politica 7 è possibile che l’inesistenza di un governo ombra o il fallimento nel tentativo di crearlo comunichi agli elettori l’assenza di un governo alternativo in attesa e quindi comunichi la non presenza di un’opposizione ufficiale in Italia? 8 perché non c’è un reale interesse e capacità nell’usare i nuovi media? 9 Se aveste un miliardo di euro di risorse extra come le utilizzereste? Ricerca universitari, Scuola, riduzione del debito pubblico, rafforzamento delle forze di polizia, stimolo alle imprese, tutela del lavoro? 10 Avete un Obama capace di sfidare Berlusconi in carisma e popolarità ma al tempo stesso di creare una visione e un sogno per gli elettori che vi dovrebbero votare?

  4. Grande Annamaria! Risponderò, per parte mia, ma “it takes time”! Ma tu, non mollare e teniamo traccia delle risposte. Cercherò di coinvolgere altri amici e avere le loro risposte.

  5. 1 rifiuto l’etichetta di antiB e anzi, la maggioranza dei suoi valori sono anche miei. 2 leggete i giornali. 3 La democrazia costituzionale è l’involucro formale che continuo a preferire. Vorrei crescesse maggiormente la sua legittimità attraverso una maggiore consapevolezza popolare. 4 come un bicchiere d’acqua agitato da cucchiaino di dio. L’Italia è il pezzetto staccatosi da una compressa efferfescente più grossa 5 incentivando l’uso delle tecnologie a favore dello spionaggio etico: generare un controllo sociale che spinga ‘loro’ a lasciare il paese. 6 con il consenso popolare e degli organi di garanzia. si. 7 no 8 domanda tendenziosa che parte da un presupposto falso. 9 attiverei un poderoso progetto a favore delle donne povere 10 forse

  6. Quanto tempo ci dai per rispondere? Perché bisogna pensarci. Come premessa però devo dirvi quanto mi bruci che gli inglesi (popolo che ammiro: mascalzoni come gli altri, ma di uno stile che ha della sostanza), gli inglesi, dunque, ci rivolgano queste domande, a noi, gli italiani, che fino a 30 anni fa’ eravamo il popolo più politicizzato d’Europa, ( “troppo”, pensavano ), e con valori politici ben definiti e provati col fuoco. Bisogna assolutamente rimontare; a presto le mie proposte.

  7. Cara Annamaria, immagino che se anche NU decide di prendere di petto questo tema ed entra dritto dritto in un dibattito che si va facendo ogni giorno che passa più feroce, è perché l’urgenza di organizzare una reazione culturale e politica, una visione appunto, è sentita ormai come irrimandabile. A questa conclusione siamo arrivati in tanti ma è come se la frantumazione del quadro sia giunta ad un livello così profondo da non consentire di ricollegare i pezzi ma renda necessario ridisegnarlo, superando con una visione nuova e di lungo periodo l’immobilismo, l’incapacità e la dabbenaggine dell’attuale opposizione politica al “sistema berlusconiano”. Opposizione che, dovendoci rappresentare, non è stata in grado di far valere un modello antagonista altrettanto forte, chiaro ed attraente. E’ nato prima Berlusconi o il berlusconismo? In questo nostro irriconoscibile paese una domanda del genere credo sia ormai superflua. Berlusconi ha dato sostanza, forza e vita ad una natura storicamente affermata nel dna del nostro popolo o, per tentare di dirla meglio, ad una sua pulsione maggioritaria, il populismo. Il modello culturale della tv commerciale dell’ultimo ventennio ha realizzato il resto. Il televoto di Sanremo di poche ore fa ne ha certificato l’avvenuta trasformazione antropologica. Naturalmente non diciamo che l’Italia prima di Berlusconi fosse un giardino ma, sicuramente, la presenza di partiti realmente popolari e radicati come la DC e il PCI e i movimenti laici minoritari, avevano reso la dialettica politica degli anni della prima repubblica, conflittuale ma progressiva, dura per il forte contrasto politico tra le ideologie ma costruttiva, culturalmente viva e avvincente. Con il berlusconismo la politica ha subito un ribaltamento di percezione e di visione, costringendoci a misurarci tutti con i sogni e le fisime del ricchissimo e potentissimo tycoon italiano. Siamo ormai un paese nuovo ma brutto e poco moderno. Allora, cara Annamaria credo che rispondere alle 10 legittime domande poste dal giornale inglese al PD italiano sia ormai insufficiente, superfluo, quasi inutile. Sono sicuro, infatti, che gli amici di NU, su quei temi, abbiano le idee abbastanza chiare. La loro sensibilità civile e sociale si è espressa in tante occasioni. Ne uscirà un libro dei sogni, un programma politico che avrebbe poi bisogno di trovare una sintesi in una nuova organizzazione. Accade sempre dopo i dibattiti. L’esperienza recente del “movimento viola” lo dimostra. Dopo le adesioni, tantissime, la manifestazione nazionale, bellissima, gratificante ed emotiva cosa si fa? Si evapora? Io vorrei, invece, provare a porre una domanda più semplice ma più sostanziosa vista l’urgenza dell’agire. Siamo in grado di immaginare ora, subito, una iniziativa politico/culturale che abbia la possibilità di rendere visibile questo malessere diffuso concentrandolo su una sola azione concreta? Può, una community di comunicatori e creativi, immaginare una campagna, un’idea, una mobilitazione che abbia uno sbocco certo. Penso ad una legge di iniziativa popolare fatta di un solo articolo, o una azione simbolica che raccolga in maniera visibile e fragorosa il segno di un progetto, di una visione appunto. Qualcosa prevista dal nostro ordinamento costituzionale che possa partire dal basso ed avere successo su un solo obiettivo chiaro e in un orizzonte temporale certo? Non dico una visione completa, ma l’incipit di una nuova visione. La rete è piena di dibattiti. Un saluto Antonio

  8. Stavo apprestandomi a preparare le mie risposte ma, poi, ho letto il post di Antonio, che non conosco. E il suo post mi ha convinto. Soprattutto nella frase “la rete è piena di dibattiti”. Che, aggiungo io, pur portando, a volte, idee, non portano a niente altro (forse ulteriore senso di frustrazione…). Già in altri post, su queste pagine, ho espresso le stesse considerazioni. Ma, è ovvio, la cosa che più mi trova d’accordo è il tentativo di dare una risposta alla domanda chiave: quindi, ragazzi, che si fa? E siccome Move On non abbiamo la forza di farlo io trovo condivisibile la proposta di Antonio. Che faccio mia, asciugandola ulteriormente, e chiedendo ad Annamaria di farsene carico (ehm, ehm…) Siamo in grado di immaginare ora, subito, una iniziativa politico/culturale che abbia la possibilità di rendere visibile questo malessere diffuso concentrandolo su una sola azione concreta? Può, una community di comunicatori e creativi, immaginare una campagna, un’idea, una mobilitazione che abbia uno sbocco certo. Qualcosa prevista dal nostro ordinamento costituzionale che possa partire dal basso ed avere successo su un solo obiettivo chiaro e in un orizzonte temporale certo? Forza con le idee… Butto lì, in modo embrionale, la mia (non mi cazziate, ho scritto embrionale…). Definiamo le cinque/sette regole per la nuova politica e facciamole diventare il nostro manifesto. Troveremo, poi, il modo di comunicarlo.

  9. LA DIFFERENZA TRA DIBATTITO E “CALL FOR IDEAS” L’idea non era quella di aprire l’ennesimo dibattito (siamo bravissimi a dibattere, e a dibatterci…). Ma di provare, su un sito minuscolo ma civile, a mettere insieme una visione collettiva (e, ripeto, aperta a ogni civile e articolato contributo: è dalle opinioni differenti che si può imparare qualcosa) a partire da dieci questioni precise. Se il numero di risposte è sufficiente prometto di impegnarmi in una sintesi. Nel problem solving, e dopo aver riconosciuto che un problema effettivamente c’è, è buona norma definire con chiarezza PRIMA qual è lo stato desiderato, e poi procedere nell’individuare le operazioni necessarie per raggiungerlo. Senza aver fatto quel lavoro, che è impegnativo, il rischio è di agitarsi a vuoto. E in modo caotico, perché manca un obiettivo condiviso. E’ esattamente quanto capita con le ripetute manifestazioni di malessere diffuso.

  10. 1. Non trovo corretto chiudere la domanda con “al di là dell’anti berlusconismo”, non è un valore politico. Direi comunque l’equità, più equilibrio tra classi sociali che devono comunque stare bene. L’ascolto è un mio valore politico. Il contraddittorio. La divergenza d’opinione ben gestita. Ma soprattutto uno è il valore al centro di tutto: l’opposizione al governo, sinonimo di democrazia, il suo significato vero che è volto a costruire più che a protestare. Da noi va recuperato, perchè è scomparso. 2. Appunto perchè non c’era e se c’era aveva interessi condivisi. Ancora oggi non c’è. 3. E’ una società che se non recupera i valori (ed è superfluo li elenchi) così come un minimo di etica, non potrà progredire. La giustizia sociale non è un modulo nè un vademecum, nemmeno se è scritto sul marmo. Voi conoscete un ricco potente che abbia mai dovuto soggiacere alle leggi?! 4. La globalizzazione è la conseguenza di un mondo governato da 10 persone che hanno fondato da tempo la loro personale spa. L’Italia la vive come qualunque paese del mondo. 5. Non ho nessuna possibilità di suggerire nulla perchè vedo in giro pochi spunti. Lasciare l’Italia è sbagliato come approccio, io dico ai miei figli di non lasciare un bel nulla ma di andarsene prima possibile per vedere e imparare vedendo cosa c’è in giro per il mondo, poi possono anche ritornare! 6. Non è possibile nel modo più assoluto: il sistema è blindato da chi governa il paese in associazione con chi è contro di loro e con chi gestisce ogni forma di malaffare, aggiungete il vaticano e la frittata è pronta. 7. Come ho già detto in Italia no c’è nessuna opposizione concreta. 8. Non trovo che non ci sia reale interesse. 9. Scuola, sanità, persone indigenti. 10. Non lo vedo ma non è detto non ci sia.

  11. Per me i valori politici sono quelli espressi dalla Costituzione; se qualcuno mi spiega che sono superati, se ne può discutere. In dettaglio sono irrinunciabili la libertà e la solidarietà, legati indissolubilmente tra loro come un matrimonio d’altri tempi. Secondo me, tra i due valori il divorzio “non s’ha da fare”, se no va tutto a pallino. Come dire: Valuto la mia libertà, la tua e quella degli altri, alla luce del patto di solidarietà che ci unisce -per quanto umanamente si può, ma senza tante debolezze. Solidarietà è una parola desueta. Nessuno la pronuncia e pochi la praticano. Quella che è molto praticata è la complicità ( conventicole, mafie, massonerie, cordate, branchi, curve, comitive e merendate), che ha lo sbocco negli integralismi di ogni genere e, sul piano della pratica quotidiana, nell’individuazione del nemico e nel rifiuto come prima mossa. Direi che c’è bisogno di un reset: con un lavoro costante, quotidiano, paziente e consapevole, dovremmo conoscere e vagliare se ci è rimasta qualche capacità di aprirci agli altri, aldilà dei nostri comodi, dannati integralismi, degli stereotipi, delle etichette ( darle ” è sempre da coglioni”, per chi ricorda le canzoni di lotta), fottendocene delle eventuali fregature, che bisogna mettere nel conto. Non mi pare infatti che sia il tempo della prudenza. Sul piano pubblico, raccogliendo il suggerimento di Antonio, butto là un’idea : lanciare un ” Manifesto di solidarietà per chi ha perduto il lavoro” aperto, apartitico, popolare, senza precisa proposta politica- l’iniziativa in sé ha già una valenza politica basilare. Il tutto on line? Termino qui, ma se ne può riparlare.

  12. 1)L’ antiberlusconismo per me è una questione prettamente culturale. Dal punto di vista politico, per me è la logica conseguenza del fatto di essere di sinistra da sempre. Anzi, dirò di più, comunista. Non sono leninista, stalinista, castrista etc. Non vorrei neanche stare a spiegare che cosa significa essere di sinistra o comunista, ma mi toccherebbe, perché non posso negare la sovversione semantica e culturale, prima ancora che politica e sociale, che oggi ci ha portato a questa ineffabilità iperbolica. Stringendo al massimo, dirò che ritengo l’interesse collettivo superiore all’interesse individuale: e nonostante questa gerarchia, ritengo perfino compatibili entrambi. Cioè, nessun sacrificio in nome della collettività, semmai l’opposto: una struttura sociale funzionante e veramente democratica non sarebbe forse la garanzia migliore di tutela ed eque possibilità per ogni individuo? Il lato buono della situazione è che nel mondo stiamo decisamente andando nella direzione in cui tutto riguarda tutti e, quindi, è richiesta esplicitamente una visione comune: la salvaguardia dell’ambiente, la gestione delle risorse, l’open source ed il crowdsourcing, tanto per fare un bello zibaldone che, spero, renda il concetto. Il lato pessimistico è che in Italia, ma non solo, stiamo andando nella direzione opposta. L’individualismo è spinto al massimo grado – con picchi parossistici che riguardano la recente attività legislativa del nostro parlamento – e senza neanche avere la spinta propulsiva del boom economico degli anni ‘60. 2)Non lo so. 3)vedi punto 9 4) Per me la globalizzazione potrebbe essere finanche una bella opportunità, a meno che non la si confonda con la Blobalizzazione che fagocita tutte le diversità. 5) La meritocrazia purtroppo esiste. E’ la scala dei meriti che andrebbe rivista. A me, comunque, è un sistema che piace poco. Perché presuppone sempre che qualcuno stabilisca che cos’è merito e che cosa non lo è. Se ne potrebbe parlare solo dopo aver realizzato una vera parità sociale. 6) Non lo so. 7) Il problema riguarda ormai l’assenza globale dell’attività politica in genere. Vilipesa, irrisa, esautorata, fraintesa, stravolta, la politica ormai non esiste più. E la maggioranza ne è contenta. 8)Non lo so. 9) http://www.appellodeglieconomisti.com/ Ritengo tuttora valido questo appello del 2006, anche se allora non si parlava ancora di crisi. Ma glisso, perché sulla crisi avrei qualcosa da ridire… 10)No, e anche su Obama avrei da ridire. Quanto a carisma e popolarità, mi sembrano doti più adatte per condurre uno show… Idee, cultura, capacità mi sembrerebbero un presupposto migliore. Eleonora

  13. Prima di tutto sento di dover fare una precisazione. Non appartengo alla categoria dei comunicatori né a quella dei creativi. Sono un’appassionata, molto appassionata, di queste materie. In questo luogo io mi sento bene e cerco di dare il mio contributo con una prospettiva che parte più o meno dall’altezza dell’oblò della lavatrice. Forse ho già detto che una delle manifestazioni dell’età che avanza è per me rappresentato da un’idea forse un po’ ossessiva che mi preoccupa: il dubbio che ai miei nipoti non sia concesso il libero pensiero. Non intendo la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, ma la possibilità concreta di formulare un pensiero autonomo, una propria visione del mondo basandosi su studio riflessione ed esperienza accumulata in veste di soggetto storico. Tutto questo per arrivare a dire che sono ferma a Vasta, alla gelatina e al circolo dei lettori di Torino. Poi cercherò le risposte dal punto di vista della visione, per ora dico soltanto che il concetto di ridefinire, sottrarre forme all’indistinto mi sembra meriti grande attenzione perché la gelatina è davvero un pericolo in agguato. elisabetta

  14. PUNTO (hai!) SUL PUNTO… 1 considerare la cosa pubblica come bene limitato e prezioso di tutti e non come territorio di nessuno, quindi libero per razzie e stupri ripetuti ed impuniti, usare l’intelligenza dell’uomo contro la barbarie umana della sopraffazione, della legge del più forte, dell’arroganza dei potenti, dell’avidità materiale dei poveri di spirito. 2 per debolezza e per paura di essere attaccata come esecutrice politica nella risoluzione di un problema che in realtà è un fondamento essenziale delle regole democratiche 3 se sopravviviamo, possiamo dare la ricetta al mondo intero dell’antidoto contro questa deriva irreale e di plastica su cui stiamo da troppo tempo ballando; ridistribuzione del reddito e ridefinizione dei bisogni e dei desideri possibili e sostenibili per tutti 4 se aiuta l’umanità tutta ad elevarsi può essere una risorsa, se è pura speculazione economica sarà pagata a caro prezzo; capacità di progettare il futuro con una visione globale su dove andare e perchè, su cosa produrre e quanto produrre, su come vogliamo vivere 5 premiare il merito ma anche l’impegno, perché anche ai meno dotati sia lasciato spazio di crescita e dignità per le cose fatte; rimanere o andare per prendere qualcosa da riportare, il nostro paese avrà bisogno di tutti loro 6 politica come pura passione civile, candidati ascetici, stipendio di sussistenza, rapida rotazione ed impossibilità a ricandidature, esclusione dei professionisti della politica (solo qualche tutor super partes) 7 troppo protagonismo e antagonismo a discapito del bene comune, troppa distanza dai comuni mortali, troppi tentacoli e contatti collosi con l’antagonista, semplicemente basta! 8 beh, noi li stiamo utilizzando, per gli altri proporrei corsi di disintossicazione dal più micidiale contemporaneo oppio dei popoli, la televisione italiana 9 scuola e formazione, ricerca di base, finanziamenti per produzione di energie alternative, compenso minimo garantito per tutti i disoccupati che lavorano 3 ore al giorno in attività socialmente rilevanti 10 non abbiamo bisogno di un Obama ma di tanti piccoli “noi stessi” che vogliono fare semplicemente del loro meglio per gli altri walter

  15. 1) Partire tutti alla pari e poi vinca il migliore. 2) Il conflitto di interessi è un male trasversale agli schieramenti politici e tocca l’apice quando i signori magistrati si candidano (perfino alle regionali) senza dimettersi dalla magistratura. Dove finisce il contrappeso tra i poteri costituzionali? 3) La società italiana è una società che guarda al passato, difende privilegi e ideologie anacronistiche. Difficile vedere un futuro. E’ come il biglietto della lotteria: lo compri e speri. La giustizia sociale dovrebbe premiare il merito e porre un tetto alla ricchezza personale. Dovrebbe premiare l’associazionismo e spendere risorse principalmente per sostenere forme di aggregazione alternative al ristretto nucleo familiare. 4) La globalizzazione è ossigeno per chi vuol giocarsi una chance in questo paese borghese decadente. 5) il figlio di Celli può lasciare l’Italia, come probabilmente ha potuto studiare nelle migliori università. L’istruzione pubblica come la sanità pubblica sono al servizio dei ricchi in questo paese, ma pagate nella stessa misura da tutti. Sarebbe opportuno sviluppare offerte miste e prezzi inversamente proporzionali al merito e direttamente proporzionali al reddito. E gli evasori? 6) Base di partenza: taglio della metà dei parlamentari e di tutte le amministrazioni provinciali. 7) il governo ombra è una vera e propria forzatura culturale in Italia. Voleva addolcire una amara sconfitta. Una vera opposizione ha bisogno di coesione politica e di un linguaggio chiaro e omogeneo. L’adolescenziale opinione del cosiddetto pluralismo delle idee a sinistra riesce solo a nascondere un’incapacità di azione. 8) I nuovi media non riescono ancora a raggiungere le casalinghe delle zone periferiche dei grandi centri urbani, che sono l’elettorato che fa la differenza in questo paese di posizioni ed alleanze fisse e decadenti. 9) Istruzione di base e professionale per gli adulti. Imprenditorialità giovanile e per disoccupati. 10) Una donna, concreta e con una faccia pulita. Direi Bresso! E’ il cognome della governatrice del Piemonte? Ciao.

  16. Accolgo con piacere la richiesta di Annamaria di attenerci al tema delle dieci domande e partire da lì. Poi, però, proveremo a costruire un’azione o ci limiteremo alla sintesi? Una visione comune è certamente indispensabile. Ognuno di noi in questi anni, mentre il paese si sfasciava, ha scelto la sua frontiera di resistenza. Ora c’è bisogno di azione. Non dico che si debba fondare un partito ma provare ad organizzare un segnale, quello si. Attendo fiducioso l’approccio di NU. Intanto ho letto, tra le altre, le risposte di Walter alle 10 domande e le sottoscrivo in pieno. Mi convince il taglio culturale e l’orizzonte di valori da condividere e sui quali confluire. Questo significa che se Walter si occupasse di politica e della “cosa pubblica” con coerenza, riscuoterebbe la mia fiducia. Per me, intorno ad un secco no a Berlusconi e al berlusconismo ci deve essere l’affermazione di un progetto politico alternativo dove i principali valori rimessi al centro della progettazione e dell’azione politica dovrebbero essere: 1) ripristino e certezza delle regole e della legalità diffusa; 2) valorizzazione e ammodernamento della carta costituzionale; 3) riaffermazione della laicità integrale dello stato; 4) nuovo patto sociale tra cittadini, impresa e territori ; 5) salvaguardia dello stato sociale; 6) ammodernamento dell’apparato burocratico pubblico; 7) reale centralità della scuola e della ricerca; 8) sviluppo e sostegno alla riqualificazione e al riassetto idrogeologico del territorio: 9) politica fiscale dei redditi equa e giusta ; 10) lotta all’evasione; 11) seria politica di integrazione e sostegno alla trasformazione multietnica e multiculturale; 12) valorizzazione di una nuova classe politica; 13) riqualificazione del sistema televisivo pubblico: 14) pianificazione ecosotenibile di nuove infrastrutture; 15) no al nucleare. un saluto Antonio

  17. Maccarone, m’hai provocato, ‘mo te magno… (A. Sordi, l’arciitaliano) 1 Sincerità, onestà intellettuale, coraggio delle proprie idee e azioni. 2 Perchè pensava, sbagliando, che, ormai, B. non sarebbe più tornato. 3 Questo paese è “tecnicamente” morto e fino a che non si libera/cambia la politica come è fatta oggi non ne esce più. Ribadisco il punto centrale dei miei ragionamenti. Oggi la politica, in Italia, in modo praticamente bipartisan, si preoccupa “soltanto” di perpetuare se stessa, i propri vantaggi, quelli dei propri familiari e amici e non pensa agli interessi del paese. 4 La globalizzazione è un trend incontrovertibile e l’Italia ne uscirà con le ossa rotte se non fa quello che io ho scritto al punto precedente. 5 Ancora una volta. La risposta non può essere individuale (quella già c’è e ognuno ha la sua) ma di sistema paese ma questo paese è quello messo peggio in Europa. Troppo presuntuoso, troppo intimamente mafioso, troppo banale, troppo furbo. Mi dispiace di quello che ho scritto ma è quello che penso. 6 Stiamo giocando? 7 Non so rispondere. 8 Non credo sia così. Penso che queste capacità, almeno nelle nuove generazioni, ci siano. E, comunque, non credo sia un problema prioritario o dirimente. 9 Qui il discorso sarebbe lungo perchè chiama in ballo il ragionamento sulle priorità. Di sicuro basta con gli interventi a pioggia che servono solo a mantenere i voti. Pistola alla tempia e tre secondi per rispondere dico: scuola, per forza e stimolo alle imprese perchè solo creando ricchezza sarà possibile distribuirla (meglio, ovvio). 10 Penso che Obama sia un fenomeno tutto americano. E penso anche che se cerchiamo il nome stiamo ancora nella logica del salvatore. Del quale io penso non si senta il bisogno. Occorre un movimento di persone.

  18. 2) Si può fermare una valanga con le mani? 3)L’Italia abbia nel mondo un grande ruolo morale e culturale. Come un Vaticano laico, come il Tibet.E neutrale come la Svizzera. Per questo ruolo ha tutte le carte in regola e, come vediamo, non sa fare altro. Questo punto è da spiegare meglio, ma la cosa….mi piace. 4) Occasione straordinaria, soprattutto se si persegue il punto 3 5) I meritevoli hanno subito un’ingiustizia,vanno valorizzati. Che vadano all’estero o restino, va bene lo stesso. Nostra patria è il mondo intero 6) Saremmo in grado e la gente sarebbe d’accordo 7) Niente ombre. Piuttosto l’opposizione non conosce nulla della comunicazione efficace 8) I giovani li usano ed è questo che conta 9) Stimoli a nuove imprese>riqualificazione imprese e lavoro>occupazione. Noi vivremo di lavoro o pugnando si morrà. 10) Obama c’è già ed è un simbolo planetario. Dare più potere alle donne ( e non lo dico da femminista). Visione e sogno per gli elettori è fare dell’Italia il punto 3.

  19. Stringatissimo chiarimento del punto 3 ( perché immagino il vostro scetticismo, specie sulla moralità). Non so bene peché sia così, ma o per via del Vaticano o per via dei tanti santi o per via del nostro illustre passato o per via della Resistenza o per via del più grande patito comunista dell’occidente o per via di Visconti-De Sica-Fellini, qui da noi o comandano i pensatori o comandano i malfattori.

  20. 1) Non credo nell’anti quelsignorelì, anzi, penso che sia solo un ritorno di voti per “ello”. Comunque, forse, non è proprio un valore, ma partirei da uno Stato dove esiste una chiara differenza tra Pubblico e Privato. Dove il ruolo del Pubblico sia di prendersi cura dei cittadini, cominciando dall’Istruzione, dagli incentivi alla Ricerca, all’integrazione, dal rispetto delle leggi, dall’assicurare la certezza della pena, dalla tutela ambientale. Dovrebbe essere un Pubblico sempre dalla parte dei cittadini e dello stesso Privato, sostenendolo, incoraggiandolo in tutti i modi possibili, senza però mai entrare in conflitto. Io credo in uno Stato dove le persone non sono al di sopra delle Istituzioni, le Istituzioni sono al servizio del popolo e dove senza giustizia uguale per tutti non c’è libertà. 2) Immagino che sia frutto di accordi sottobanco. Non me lo spiego diversamente o cmqsono logiche che non comprendo. 3) La mia visione del futuro, ora come ora, non mi entusiasma. Io mi schiero per una giustizia sociale che dia a tutti le stesse opportunità, anche se onestamente mi sembra più un’utopia che altro. Perché, purtroppo, non partiamo tutti dallo stesso livello. 4) Credo ci sia un po’ di confusione sul termine globalizzazione. Perché quello riferito alle multinazionali che sfruttano i Paesi poveri credo sia tutt’altro, credo che sia un crimine perpetrato a norma di legge ed è un fenomeno che andrebbe regolamentato. Sarò pessimista ma non credo si arrivi a una cosa del genere perché non credo che gli Stati (ammesso che siano contrari) abbiano voce in capitolo o più delle stesse multinazionali. Se esistesse una coscienza etica delle multinazionali e non fosse tutto fatto solo in nome del mero profitto sarei più che favorevole. Va bene anche il profitto, ma non come unico fine; più come strumento. In tale scenario vedo l’Italia come uno che cerca di salire sul carro dei vincitori ma che ci salga o meno non cambierà niente nello scenario globale. 5) Non credo nella meritocrazia, o meglio, solo se esisteranno per tutti le stesse opportunità e gli stessi criteri valutativi ci crederei. Di sicuro prima di riformare scuola, università, et cetera, riformerei non solo chi dovrà formare i giovani, ma anche i riformatori. Darei un’adeguata preparazione a chi deve poi valutare i giovani. Un po’ retorico,me ne rendo conto… A Pier Luigi Celli chiederei se posso andare anch’io con suo figlio. A parte la battuta (almeno quello voleva essere) gli direi che al di là di tutto l’esperienza all’estero va fatta (cosa che a me manca tanto), ma per tornare con una visione del mondo più allargata ed essere più preparato di prima. 6) Credo che dipenda innanzitutto da riforme interne alla politica. Se non cambiano le legge elettorale, ad esempio, noi rischiamo di arrivare al punto di poter scegliere unicamente uno schieramento e basta. 7) Sarebbe stato meglio non crearlo. Penso alla salva-manager inserita nel decreto Alitalia, il quale senza l’intervento della trasmissione Report sarebbe passato nel più assoluto silenzio. Lì secondo me, il Governo ombra ha dimostrato chiaramente la propria inutilità. 8) Dopo averli sottovalutati, credo che stiano cominciando a interessarsi sempre di più, soprattutto chi ha sempre fatto affidamento unicamente sui media più classici e specie dopo le Europee, dove i due più votati se non sbaglio non sono mai apparsi in televisione. 9) Dopo essermi confrontato con un economista lo distribuirei innanzitutto tra Scuola, Ricerca, tutela del lavoro,energie rinnovabili e tutela di anziani e disabili. 10) Non credo ce ne sia bisogno, tra l’altro sono convinto che questa storia della mancanza di un leader all’opposizione sia soprattutto una percezione diffusa, forse figlia proprio dell’immenso potere mediatico dell’attuale premier cui tutto ciò fa gioco. Ma soprattutto non credo che gli elettori abbiano bisogno di sogni, con quelli Silvio (come viene chiamato il premier secondo una subdola strategia di marketing negli articoli dei due giornaletti dell’amore) governa più o meno da vent’anni. Gl’Italiani hanno bisogno di normalità e, come diceva un vecchio post di neu, di gentilezza, tradotte tutte in un semplice programma politico, serio e concreto. Ciao a tutti.

  21. 1) Mi piace una politica che dichiari esplicitamente i propri valori e sappia portarli avanti in quanto tali, senza tradurli in piccoli momentanei risultati, senza svenderli in nome di strategie e tattiche. Poi chiarezza, trasparenza, onestà, posso riesumare anche un sano e costruttivo pluralismo e la partecipazione. E i valori espressi nella costituzione. Mi piace molto il concetto di dare valore alla cosa pubblica come bene prezioso e limitato. Quindi consapevolezza, rispetto. 2) Per paura. Non hanno portato avanti un valore, lo hanno impoverito senza considerare che il problema del conflitto di interesse è un aspetto fondamentale delle regole democratiche e prescinde dalla situazione contingente. Questa mi sembra la visione che può uscire anche dalla recente risposta di D’Alema ai ragazzi della London School of economics. (http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=258&ID_articolo=130&ID_sezione=&sezione) 3) ….. 4) …. 5) La prospettiva meritocratica la lascio da parte perché la mia mente non riesce a vederne i meccanismi. Sulle possibilità a disposizione dei giovani prima di tutto la possibilità di una cultura reale e contemporanea. Poi credo che non esista un pacchetto “possibilità giovani” a parte. Tutto è legato e cammina insieme allo sviluppo economico e sociale del paese. Tutto è legato ai valori. Il fatto di andare all’estero a me sembra un’enorme opportunità, peccato che le condizioni dell’Italia ci diano questa sensazione di fuga. Se fossi un giovane architetto forse andrei a sopravvivere in Spagna per qualche tempo. Se fossi un giovane parrucchiere andrei comunque un periodo all’estero per imparare bene almeno l’inglese. Io al posto dei giovani sfrutterei la possibilità di fare esperienza all’estero e mi piacerebbe che per i giovani degli altri paesi l’Italia costituisse un luogo sognato dove fare esperienza, dove crescere. 6) — 7) Non credo che i problemi derivino dall’assenza del governo ombra. Forse sono molto più legati alla sensazione di instabilità, di gelatina che l’opposizione comunica. Il problema è quello di avere un’opposizione capace, nitida, leggibile in cui credere. 8) Perché i nuovi media cambiano totalmente rapporti e relazioni e mettono in gioco situazioni complesse. Le stesse gerarchie tra persone cambiano. E tutto è frammentato. Cambia lo scenario. Gli esponenti della democrazia rappresentativa sono abituati a confrontarsi tra di loro, in un terreno conosciuto. L’interattività non è facile, neppure per i loro collaboratori, internet non è un Ufficio Stampa. E’ molto più fare avere controllo in un’apparizione televisiva che consente di presentare una situazione lineare, concatenata con logica, dall’inizio alla fine. Piccole frasi scambiate o anche un blog sono efficaci, ma anche più insidiosi. Il resto alla prossima puntata

  22. 1 testa 2 opposizione? 3 no future 4 ci massacreranno 5 via dall’Italia quanto prima possibile; ma anche non lontano, basta la Svizzera 6 riforme serie in Italia? via, non scherziamo 7 il governo fa danni; il governo ombra li farebbe 8 c’è, perchè no? 60 milioni di abitanti e 70 milioni di telefonini… 9 tutti i soldi per il lavoro 10 Pupo? Mario

  23. 3) Partendo da questo stato di cose vedo un futuro nero nero per una società bloccata e senza sbocchi. Voglio osare l’utopia e dire che cosa vorrei vedere. Mi piacerebbe una società che si ferma a riflettere per fare il punto della situazione in tutti i suoi aspetti. La mia proposta è un’Italia che riconsidera le proprie peculiarità, e quindi le proprie possibilità reali. E’ inutile cercare di salire sui carri degli altri, soprattutto quando se ne hanno a disposizione di propri. Trovare nuovamente un mercato per i prodotti della nostra piccola industria artigianale, incentivare questo tipo di abilità unito ad una cultura vera e indispensabile. Non dimentichiamoci della nostra oreficeria, della nostra ceramica, della nostra nautica. Imparare e insegnare a riconoscere la qualità. Ritornare ad essere maestri d’arte, paese del viaggio di istruzione e di formazione. Cercare forme attuali di espressione creando un nuovo patrimonio per il domani. Quindi una società che riconosce ama e tutela i propri patrimoni e si organizza non solo per proteggerli, ma per partire da lì per nuove proposte, nuovi prodotti aperti al contemporaneo, nuovi mercati. Mi rendo conto che ci vorrebbe la bacchetta magica. Però mi piacerebbe, come l’idea neutrale di Gabri. – Una giustizia vicinissima ai principi generali del diritto (vorrei dire vicina quanto più possibile ai principi di giustizia morale, ma purtroppo credo che il concetto non sia corretto). Diritti e doveri che se ne vanno a giro pacificamente insieme. 4) Altri hanno già distinto una globalizzazione positiva da una negativa. L’unica speranza per l’Italia è ritrovare la propria identità. 6) Quanti anni dovrei studiare per rispondere in termini così operativi? 9) Li spenderei per realizzare il punto 3 e quindi istruzione, ricerca, stimolo alle imprese 10) Carisma, popolarità, visione e sogno sono indispensabili, ma sono anche i termini propri di una “bolla”. Il problema è poi consolidarla, non farla esplodere ai primi passi concreti dissolvendo aria nell’aria. Bello l’esercizio, Annamaria. Faticoso anche. Trovare le parole per esprimere un concetto, magari semplice e banale partendo da una sensazione, anche meditata, che ci si sente dentro per me non è stato facile. Mi è servito per tagliare, tagliare e fare un minimo di chiarezza sulle lacune, anzi sulle voragini.

  24. Ogni tanto la memoria fa strani scherzi. E nel bel mezzo di un sabato pomeriggio, rileggendo questi interventi, un ricordo del mio inarrivabile prof di filosofia del liceo, Augusto Camera, mi rimanda all’idea di pars destruens e pars construens di Francesco Bacone. Denunciare che un sistema non funziona, quando in effetti davvero non funziona, e dimostrare perché, è necessario a cambiarlo. Ma non può darsi un cambiamento effettivo se non ci si fa carico anche della parte di lavoro che riguarda il costruire la visione di un nuovo sistema. E sulla parte di costruzione c’è ancora molto da fare. La discussione resta aperta, e mi auguro che nel corso dei prossimi giorni arrivino altri contributi. Proverò poi a fare una sintesi, breve perché altrimenti risulta poco utilizzabile, delle idee e delle chiavi di lettura che paiono maggiormente condivise. La pubblicheremo, la faremo girare e sarà a disposizione di tutti.

  25. 1) Giustizia (in senso lato), solidarietà 2) paura di perdere voti, compromesso o sottovalutazione del problema? 3) vedi 1) 4) la globalizzazione dovrebbe avvenire lentamente, aitando i paesi più poveri anche a liberarsi di sistemi antidemocratici. L\\\’Italia, se sarà giusta, si adatterà. 5) la prospettiva meritocratica è giusta, non siamo mica tutti uguali, prima però smettere di tagliare i fondi alle scuole pubbliche e sostenere meglio gli inegnanti. Celli, dopo aver sguazzato in questa Italia, farebbe meglio a tacere. 6) Ridurre i parlamentari, togliere l\\\’immunità (che aveva un senso nel periodo post-fascista), nessun parlamentare con problemi giudiziari , ridurre costi politica (se la tv non fosse ormai proprietà di una sola parte politica, tutti potrebbero disporne riducendo così le proprie spese) 7) In parte la sensazione è vera, poi è gonfiata ad arte (a forza di parlarne tutti si convincono che è vero) 8) Superficialità e pigrizia intellettuale; 9) Ricerca, scuola, stimolo imprese, tutela, debito, polizia; 10) Chiamparino? Lidia

  26. SE ANNAMARIA E’ D’ACCORDO Riflessioni dal mio oblò Per arrivare ad una costruzione servono ancora molti contributi. Forse siamo un po’ fermi. Allora provo a lanciare una proposta, se Annamaria ritiene che possa essere utile. Proviamo a staccarci dalle dieci domande e proponiamo un altro terreno sul quale muoverci tutti. Questa è la mia proposta: sulla traccia del circolo dei lettori proviamo a rinominare. Prendiamo qualche parola per noi significativa, trituriamola in tutti i modi, capiamo bene come la stiamo usando e porgiamola alle riflessioni degli altri. Personalmente, quando devo ragionare su qualche cosa, ho da tempo l’abitudine di partire dall’etimologia delle parole e questo mi aiuta a trovare strade inaspettate. Definire esattamente che cosa intendiamo è comunque un modo per fare chiarezza, secondo me sarà un modo per far sbocciare nuove idee. E non è un esercizio per soli umanisti, anche per pubblicitari, manager, economisti matematici. E’ un modo per contrapporre alla vischiosità attuale un futuro nitore, termine dichiaratamente rubato dal blog del mestiere di scrivere, post del 19 febbraio, ma che mi sembra applicabile alla visione di una politica accettabile. Io per ora scelgo ‘visione’ e ‘giustizia sociale’. Ci penso su, poi vi farò sapere.

  27. Per il post 27 da un altro oblò etimologico e visionario. Visio-visionis, nome d’AZIONE di videre. Però esiste anche viso,is,visi,visere, guardare, osservare, controllare, ANDARE A VEDERE. Ben altro . Ma forse no?

  28. Ma voi siete mai andati a funghi lasciando a terra i porcini e riportando a valle quelli velenosi per disquisirne in salotto la sera con gli amici?! Sir Francis Bacon era un signore nominato Lord Cancelliere da sua Maestà Re d\\\’Inghilterra. Era un politico e filosofo e scrittore, un uomo di riferimento all\\\’epoca. Ciononostante, dopo essere stato condannato per corruzione, fu costretto a ritirarsi a vita privata: non mi pare che oggi in giro per il mondo si parli di Francesco Bacone il Corruttore. Se analizzassimo le nostre vite, e per nostre intendo quelle di chi è qui su queste pagine verso la ricerca di una nuova visione, inizierei a chidere a tutti voi chi di voi ha sempre pagato le tasse, punto cruciale nel rispetto della democrazia. Con questo approccio non andrei da nessuna parte, piuttosto preferirei mangiare con voi il risotto e proporre e trovare soluzioni nuove e utili, e praticabili. Identificare il male e contestarlo è sacrosanto e utile, rimanere immobili in questo approccio fa solo danno. PG

  29. Peccato per questo ultimo post. Non sembrava, questo, un blog frequentato da chi riesce a scrivere cose così banali. E ingiuste, soprattutto.

  30. Dal mio oblò. Stiamo parlando tutti della stessa cosa? La mia angolazione è limitata e non prevede di riuscire a disquisire sui massimi sistemi dando per scontati i pilastri di appoggio. Quindi, se voglio contribuire, non posso che esporre i risultati delle mie piccole riflessioni. Se sono fuori tema spiegatemelo. Visione è la funzione sensoria per la quale gli occhi pongono gli uomini e gli animali in rapporto con il mondo esteriore. Come dice Gabri credo preveda anche il significato di osservazione. Ma è anche la vista o l’apparizione, (il riferimento è in origine a cose soprannaturali) in momento di astrazione di mente. Quindi, nel nostro caso, posso recuperare tutti i vari significati: è l’immagine proiettata nel futuro che racchiude i valori e gli ideali costruiti facendo oggetto di osservazione e riflessione tutte le esperienze personali: da quelle naturali e quotidiane, alla lettura, allo studio. Valori e ideali ai quali si tenderà eventualmente facendone l’obiettivo di azioni concrete. A questo punto vorrei aggiungere al mio scenario di visione la fiducia, non nelle istituzioni, ma la fiducia tra persone. Me lo ha suggerito una ventenne con un ragionamento un po’ ingenuo, ma molto ricco.

  31. Gent, Graziano vedi, uno dei problemi sostanziali di questi tempi è darsi facoltà di libero giudizio che, se riposto in menti sopraffine ha un senso, altrimenti no. Io son quello che poco sopra parlava di funghi porcini e compagnia bella e posso scrivere anche cose “banali” e “ingiuste”, evvivaiddio ad Annamaria. Un caro saluto. Paolo Ghiazza

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