Albert Einstein crisi e opportunità

La creatività, il merito, la sfida e la crisi, nel racconto di Einstein

Sarà per via della linguaccia, di quella faccia che sembra un cartone animato e di un’aneddotica ricchissima (la distrazione, l’antipatia per i calzini). Sarà perché è considerato il più grande fisico di sempre (Newton arriva secondo).

UN GENIO PRECOCE. Sarà perché è stato un bambino tardo a parlare, un mediocre studente e, appena pochi anni dopo, un genio straordinariamente precoce (pubblica la Teoria della relatività ristretta appena ventiseienne, nel 1905, in quello che lui definisce il suo annus mirabilis). Sarà per il pacifismo, il socialismo e l’antimilitarismo. Sarà perché perfino al suo cervello “straordinariamente paffuto” sono accadute cose assai strane. O sarà per la sua fede nella scienza unita a un profondo senso del mistero.

IL PIÙ POP. Sta di fatto che, nel 1999, Time lo nomina personaggio del secolo certificandone sia l’assoluta rilevanza scientifica, sia la notorietà presso il grande pubblico: tra gli scienziati, Albert Einstein è sicuramente il più pop. Una curiosa pagina di Wikipedia raccoglie diverse evidenze in questo senso e merita un’occhiata.

CRISI E CAMBIAMENTO. Ad alimentare il mito pop c’è anche un’infinità di citazioni e aforismi brillanti, paradossali e ricchi di humor. Oggi, però, pubblico qui non l’ennesima citazione, ma un breve brano tratto da Il mondo come io lo vedo (1934). Einstein parla di crisi, di creatività e di cambiamento: tutte cose con le quali abbiamo qualche dimestichezza.  E ne parla in modo ispirato e ispiratore.
Vi riporto anche il testo in inglese, se volete confrontarlo con la traduzione italiana che ne ho fatto: la versione che ho trovato in rete è funestata da una virgola assassina e – mi sembra – da qualche altra stranezza. Correzioni e miglioramenti sono, come sempre, più che benvenuti. Buona lettura.

Non possiamo far finta che le cose cambieranno se continuiamo a fare le stesse cose. Una crisi può essere una vera benedizione per qualsiasi persona, per qualsiasi nazione, perché tutte le crisi portano progresso. La creatività nasce dall’angoscia proprio come il giorno nasce dalla notte buia. È nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera una crisi supera se stesso, restando insuperato.
Chi incolpa una crisi dei propri fallimenti disprezza il suo talento ed è più interessato ai problemi che alle soluzioni. L’incompetenza è la vera crisi. Il più grande svantaggio delle persone e delle nazioni è la pigrizia con la quale tentano di trovare le soluzioni dei loro problemi. Senza una crisi non c’è sfida. Senza sfide, la vita diventa una routine, una lenta agonia. Non c’è merito senza crisi.
È nella crisi che possiamo realmente mostrare il meglio di noi. Senza una crisi, qualsiasi pressione diventa un tocco leggero. Parlare di una crisi significa propiziarla. Non parlarne è esaltare il conformismo. Lavoriamo duro, invece. Facciamola finita una volta per sempre con l’aspetto davvero tragico della crisi: il non voler lottare per superarla.

Let’s not pretend that things will change if we keep doing the same things. A crisis can be a real blessing to any person, to any nation. For all crises bring progress. Creativity is born from anguish, just like the day is born from the dark night. It’s in crisis that inventiveness is born, as well as discoveries made and big strategies. He who overcomes crisis, overcomes himself, without getting overcome.
He who blames his failure to a crisis neglects his own talent and is more interested in problems than in solutions. Incompetence is the true crisis. The greatest inconvenience of people and nations is the laziness with which they attempt to find the solutions to their problems. There’s no challenge without a crisis. Without challenges, life becomes a routine, a slow agony. There’s no merit without crisis. It’s in the crisis where we can show the very best in us. Without a crisis, any wind becomes a tender touch. To speak about a crisis is to promote it. Not to speak about it is to exalt conformism. Let us work hard instead. Let us stop once and for all the menacing crisis that represents the tragedy of not being willing to overcome it.

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La creatività? Fare, rischiare, fallire e niente paura
Che cos’è la resilienza e a che cosa serve

 

8 risposte

  1. Non possiamo far finta che le cose cambieranno se continuiamo a fare le stesse cose.

    Partirei proprio da qui.
    Tutto, o quasi, è riassunto in questa frase.

    Purtroppo questo è uno dei tanti problemi di cui soffrono spesso coloro che, ormai da anni, svolgono lo stesso lavoro e le stesse mansioni.
    Lavoratori bravissimi a svolgere quella mansione in cui sono (e si sentono) davvero molto competenti ed esperti, lavoratori che allo stesso tempo si irrigidiscono davanti a cambiamenti o alle novità.
    “Ho sempre fatto così, è sempre andato bene, non vedo perché dovrei cambiare”.

    Cercherò di riassumer il mio pensiero con la metafora del bicchiere mezzo pieno – mezzo vuoto.

    La parte mezza piena contiene:
    – Esperienza,
    – Competenze,
    – Professionalità,
    – Motivazione,
    – Ecc.

    La parte mezza vuota contiene:
    – Tutto ciò che non conosciamo,
    – Tutto ciò che non sappiamo fare,
    – Le incognite del futuro,
    – Le nostre paure,
    – Il progresso (tecnologico, sociale, ecc).

    Dove sta il problema:
    Come ben sappiamo, col tempo, la parte piena del bicchiere tende ad evaporare, è una legge naturale.
    L’esperienza aumenta (nella mansione), ma il livello generale cala e la parte vuota aumenta …

    Questo aumento di vuoto porterà coloro che fanno sempre le stesse cose ad avere probabilmente maggiori problemi di ri-collocazione o di adattamento a fronte di un eventuale cambio di mansione/lavoro.

    Una possibile soluzione:
    Aggiungere acqua al nostro bicchiere, goccia dopo goccia, per mantenere il bicchiere sempre mezzo pieno.
    Riempire completamente il nostro bicchiere sarà impossibile, ma non sarà impossibile mantenerlo ad un livello medio (o anche più).

    Come fare? Come aggiungere gocce e dove trovarle?

    Non ci sono ricette, ciascuno di noi dovrà raccimolare gocce adatte al proprio bicchiere.
    Per trovare quelle gocce serviranno sicuramente:
    – Determinazione,
    – Apertura mentale,
    – Visione,
    – Passione,
    – Disponibilità ed apertura al confronto,
    – Sacrificio,
    – Voglia di rimettersi in gioco (indipendentemente da età o altre condizioni sociali),
    – Consapevolezza di poter sbagliare,
    – Volontà di apprendere anche dagli insuccessi.

    Oltre a questo serviranno anche grande curiosità e vogli di imparare (da tutti), guardando ciò che circonda con gli occhi di un bambino.

    In tempo di crisi c’è la tendenza di rinchiudersi nel proprio, un po’ come se con maschera e boccaglio ci nascondessimo nella parte piena del nostro bicchiere.

    Prima o poi non rimarrà più acqua e saremo, indifesi, allo scoperto.

    In tempo di crisi è proprio su noi stessi che dobbiamo investire, per avere nuove frecce da mettere al nostro arco.
    Non è semplice, non è economico, non è scontato.

    Torniamo ad essere curiosi, guardiamo ciò che ci circonda con gli occhi di un bambino, ricominciamo a pensare e ricominciamo a stupirci per davvero.

    Alziamo lo sguardo dal nostro smartphone per guardare un po’ più in là, nel nostro futuro.
    Io ci sto provando !

  2. Bello il commento precedente. Ha azzeccato il problema. Non è però il problema, bene analizzato, che è veramente oscuro. Anche la soluzione è stata ben tratteggiata dal post precedente ma penso che nemmeno la soluzione sia oscura. Premetto che c’è un problema basilare di allocazione delle risorse in Italia: chiarito che per realizzare bene e presto le cose ci vogliono le risorse, bisogna che queste risorse vadano alle persone giuste. Queste sono, come descritto nel post precedente, quelle che si sanno adattare meglio, anche reinventare, coloro insomma che investono nelle proprie competenze, per aggiornarsi. Queste persone ci sono, in Italia. Ce ne saranno sempre meno però. Molte stanno andando a prendersi le risorse altrove, perché altrove (giustamente!!) a loro vengono date mentre qui in Italia no. In Italia a volte succede che le risorse vadano a chi dice esattamente quello riportato nel post precedente: “Ho sempre fatto così, è sempre andato bene, non vedo perché dovrei cambiare”. Queste persone bruciano ricchezza al doppio della velocità: bruciano quella che non riescono a produrre (perché non si aggiornano) e bruciano quella che incamerano come stipendio per portare avanti attività obsolete. Perché il sistema economico della nostra Italia alloca a questi soggetti le risorse che invece dovrebbero andare a chi, aggiornandosi, le potrebbe mettere a profitto, è secondo me è la vera questione oscura. Ogni anno produciamo laureati aggiornatissimi a cui non vengono affidate risorse, non perché non ce ne siano, ma perché vanno ad altre persone.

  3. Mi sono organizzato per richiamare – dai miei contatti con un click – sia l’osservazione della grande Annamaria Testa sia quella, ampia ed interessantissima, di Alesatoredivirgole sia quella di Valerio.
    A tutti un profondo grazie.

  4. Condivido interamente ciò che ha detto Einstein, ogni crisi è in realtà una sfida e un’occasione anche. Mi rendo conto però che l’Italia, anzi il governo che la rappresenta non ha alcuna intenzione di uscire dalla crisi e accettare la sfida, si potrebbero fare tante cose e si fanno sempre e solo quelle sbagliat. Forse il nostro Paese in crisi è quel che i nostri governanti vogliono, (per far contenta la Germania?) d’altronde per loro non è mai crisi con i soldi e i privilegi che hanno…

  5. E’ un testo che viene citato da almeno quattro anni. Lo visto circolare su Facebook da altrettanto tempo. Diciamo che Einstein è lo scienziato più Pop del secolo, anche perché la sua icona si presta molto allo stereotipo dello scienziato pazzo e geniale. Un cliché molto sfruttato.

    Certo la sua analisi calza molto con i nostri tempi. Anche i filosofi hanno preannunciato questo tempo con molto anticipo. Penso ad esempio a Friedrich Nietzsche che ha anticipato di 150 anni il
    nichilismo, Dottrina che si caratterizza per la totale negazione dei valori e dei significati elaborati dai diversi sistemi filosofici. Molti scienziati e filosofi hanno avuto la capacità negli anni di anticipare i tempi in cui viviamo oggi. Quindi grazie a loro siamo più consapevoli dei tempi che stiamo vivendo e siamo capaci di leggerli con chiarezza.

  6. Tradurrei la prima frase “non possiamo illuderci che…” invece di “fare finta che”.
    L’inglese “pretend” contiene entrambi i significati italiani.

    Abbiamo un gran bisogno di discorsi così. Sembra che oggi lo scopo principale della vita sia non fare fatica. Come se l’obbiettivo del lavoro fosse… non lavorare. È un controsenso davvero angosciante!

  7. C’e’ un interessante documentario (in inglese) sulla vita di Albert Einstein, se non ricordo male realizzato da PBS (la TV pubblica americana, quella seria) in cui si mettono in evidenza alcune interessanti contraddizioni della sua vita. Quando si trasferisce negli USA Albert abbandona la moglie e il figlio seriamente handicappato dimenticandoli completamente. Studi recenti sembrano dare credibilità alla versione in cui la vera autrice della teoria della relatività sarebbe la moglie. infatti il primo articolo sarebbe stato pubblicato in russo da Albert e dalla sua fidanzata dell’epoca (poi moglie). Non ne so abbastanza per poter garantire queste due notizie come certe, ma se anche una sola delle due fosse vera dovremmo rivedere la sua posizione nell’olimpo dei grandi miti del XX secolo.

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