Nuovo e utile

Breve viaggio tra le definizioni di creatività che si trovano online

Poiché la manutenzione del pensiero passa anche attraverso un uso consapevole delle parole, oggi vi propongo una breve gita tra alcune delle definizioni online di una parola, “creatività”, che a questo sito sta molto a cuore.
È solo un minuscolo campione, tratto dai primi risultati che si trovano digitando su Google “creatività definizioni”, “concetto di creatività”, significato di creatività”. Ho escluso a priori articoli di cronaca, raccolte di aforismi, siti personali o collettivi di psicologi, consulenti o persone che fanno lavori creativi, bricolage & idee balzane. Vi dico da subito che qualcosa di buono c’è, e che qualcos’altro potrebbe essere migliorato.

Sul sito della Treccani si trovano ben tre definizioni di “creatività”. La maggiore è lunga centosessantuno righe per diecimilaseicento e rotti caratteri.
In sintesi, dice che “creatività” si riferisce ai processi intellettuali che producono nuove soluzioni, consensualmente apprezzate, in campo scientifico, filosofico, artistico o tecnologico. Un prodotto creativo è qualcosa che prima non esisteva, e che costituisce una discontinuità rispetto all’esistente. Perfetto.
La definizione poi si ingarbuglia provando (ma perché mai?) a distinguere tra creatività e problem solving (in realtà, il problem solving rientrerebbe nell’assai più ampio ambito delle attività creative) e tra individui più o meno creativi  (oggi la posizione più condivisa considera la creatività come un continuum, dalla creatività quotidiana alla genialità) e nel discutere la non semplice relazione tra creatività e intelligenza.
Alla fine, dichiara che la creatività ha un carattere composito e non facilmente definibile – se non addirittura intrinsecamente sfuggente. Tre ulteriori ampi paragrafi trattano della storia del concetto, delle dinamiche mentali proprie della creatività e dell’attualità del tema. L’articolo è del 1992 e dimostra i suoi anni.
Anche il più sintetico e recente (2010) articolo sul Dizionario di medicina riprende gli stessi concetti. Tutto sommato, è assai meglio quello scritto da Piero Bianucci nel 2005 per l’Enciclopedia dei ragazzi: la creatività è una delle doti più misteriose e inafferrabili della personalità umana. La nostra stessa civiltà ne è il risultato. Seguono esempi famosi: Archimede e la corona d’oro, Einstein, Fleming…
Si conclude bene, citando Pasteur (il caso aiuta le persone preparate) e la serendipity.

La pagina italiana di Wikipedia dedicata alla creatività è, ahimé, men che modesta: un brodo cucinato da troppi cuochi. Errata l’affermazione che non sia stata provata la connessione tra creatività e fluidità di pensiero (e come la mettiamo, per esempio, con Torrance? O con Csikszentimihaly?). Fuorviante il fatto che quasi la metà del testo (tremila battute circa su seimilasettecento circa) sia dedicata agli aspetti psicopatologici della creatività.
Varrebbe la pena di buttar via tutto, o quasi, e di sostituirlo con una buona traduzione dell’ampia, eccellente voce inglese creativity (un consistente saggio di – se ho contato bene – circa settantacinquemila battute) che esordisce: Creativity is a phenomenon whereby something new and valuable is created (such as an idea, a joke, a literary work, a painting or musical composition, a solution, an invention etc.).

L’accoppiata “new and valuable” potrebbe ricordarvi la definizione di creatività come capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili evocata anche dal nome (Nuovo e utile) di questo sito. È mutuata da un testo del 1906, intitolato Scienza e metodo e scritto dal grande matermatico Henri Poincaré. Qui trovate il brano, e una breve discussione dei suoi contenuti. Resto convinta che questa sia una delle più ampie ed efficaci definizioni di creatività prodotte fino ad oggi. Una curiosità: la formula c=nu è frutto di una chiacchierata di una decina d’anni fa tra la sottoscritta e Piergiorgio Odifreddi, in quel di Sarzana.

Suggestiva la definizione di creatività che si trova su skuola.net, “il paradiso dello studente”: forte accento sulla curiosità e il gusto di scoprire, sul trovare soluzioni inattese (qui, anche senza citare l’autore, si fa cenno alle test delle associazioni remote – RAT, Remote Association Test – di Mednick), e sulla capacità di scoprire problemi nuovi. Ma qualcuno dovrebbe ricordare a questi ragazzi che la novità, da sola, non basta a definire “creativo” un prodotto.

Di creatività come ars combinatoria, cioè come capacità di associare elementi, parla un dotto saggio prodotto nel 2004 da Umberto Eco, il quale esordisce prendendosela con le definizioni business-oriented di creatività. Per inciso: Eco scrive di aver trovato, con Google, circa un milione e mezzo di occorrenze di “creativity”. A distanza di dieci anni sono oltre quarantuno milioni. E questo dato ci dice anche perché, nel moltiplicarsi delle parole, la manutenzione dei concetti si fa via via più difficile.

12 risposte

  1. La lingua italiana è stata creata ad hoc per questioni stlistiche, più che per esigenze di comunicazione. Dunque fonetica, anziché lessico. Mi sorprende che nel leggero articolo proposto non si faccia riferimento all’etimologia. Ricordi, dott.ssa Testa, che in quanto italiani siamo detentori di un patrimonio linguistico che non è solo frutto degli studi accurati e del labor limae dei letterati. Ma guarda con intensità al romanice loqui, al latino. Decidere, in mezza riga, che la miglior definizione sia data dall’anglosassone, mi pare triste. Oltretutto perché non fa altro che utilizzare una formula retorica definita: complemento dell’oggetto interno, che di certo lei conosce. Non cerchiamo soluzioni estere a parole nostre: un consiglio: la prossima volta usi il DELI.

    1. Gentile Enrico, temo che lei abbia equivocato.

      – dell’etimologia della parola creatività NeU dà ampio conto qui: https://nuovoeutile.it/creativita-cosa-vuol-dire-2/ E, mi scusi, non posso ripetere le medesime cose ad ogni pagina.

      – è evidente che in Italia dobbiamo, santa polenta, usare parole italiane. Ed è evidente che sia la parola italiana sia quella inglese derivano dal latino. Non di quello sto parlando. Sto parlando della miglior qualità della VOCE inglese (non della parola, santa polenta!) rispetto alla voce italiana di Wikipedia. In altri termini: gli inglesi, in inglese, su Wikipedia, spiegano la creatività meglio di quanto gli italiani facciano in italiano.

      -… e quando dico “voce” intendo: “lemma di un dizionario, di un’enciclopedia; la sua spiegazione e trattazione.”
      Cioè, non la parola, ma la trattazione della parola. Mi auguro che lei sappia capire la differenza tra le due cose.

      1. Il suo augurio va a buon fine, tuttavia, sempre, bisogna tener presente l’etimologia. Ad ogni modo la prossima volta, a scanso d’equivoci, potrebbe aggiungere il link all’articolo sull’etimologia.

        Sono un redattore (copywriter) anch’io, e nostro malgrado mi accorgo di una insana contaminazione che porta molti a non saper parlare e scrivere, ma recitare con supponenza e falsa competenza parole come business, brand, problem solving, sales manager.

        Certo sono a distanza siderale da lei, ma sono convinto che non ci sia potenza più grande di quella della nostra lingua.

        Con stima

        Enrico

  2. Sapevo questa di Munari:

    Fantasia
    Tutto ciò che prima non c’era
    anche se irrealizzabile.

    Invenzione
    Tutto ciò che prima non c’era ma
    esclusivamente pratico e senza problemi estetici.

    Creatività
    Tutto ciò che prima non c’era ma
    realizzabile in modo essenziale e globale.

    B. Munari, Fantasia.

  3. Ciao Annamaria, argomento molto appassionante. A questo proposito ti segnalo (lo sto leggendo con calma) l’ultimo di Stefano Bartezzaghi “Il falò delle novità”, ed. UTET 2013. Moltissime pagine dedicate, appunto, alla definizione di creatività.
    L

  4. Ci sono due definizioni che mi hanno sempre intrigato:

    “Creativity is the ability to modify self-imposed constraints” Ackoff & Vergara (1988)

    “C=fa(K,I,E) Creativity as a Function of open attitude, Knowledge, Imagination and Evaluation Skills (Ruth Noller)

  5. Trovo che la “manutenzione dei concetti” sia un lavoro a bassa creatività, che si svolge quando i concetti sono ormai cambiati e mentre qualcuno, da qualche parte, li sta già, creativamente, cambiando…

  6. Nel mio piccolo, ritengo sia estremamente complicato definire cosa è davvero la creatività.

    I commenti (a volte anche opposti gli uni agli altri ma tutti rispettabili) e le tante opinioni disponibili, mi portano a pensare che ciascuno di noi ha un concetto molto personale di creatività.

    Alcuni di noi “sentono” più vicine alcune definizioni, altri “sentono “ più vicine definizioni differenti o addirittura contrarie, ma questo, oltre che essere normale, credo dipenda anche da molti fattori personali (vissuto, percezione, ecc).

    Inoltre anche chi scrive sui dizionari (la persona ma anche il team), nel momento in cui sceglie la “definizione ufficiale”, non potrebbe essere condizionato da opinioni e punti di vista personali piuttosto che dal contesto sociale? Forse sì.

    Tutti noi, in qualche modo, disponiamo degli “strumenti” necessari per essere creativi: alcuni trovano le “chiavi” per utilizzarli al meglio… chi in modo volontario, chi in modo involontario … altri non trovano “chiavi” o ne trovano solo alcune.

    Trattati e pareri importanti confermano che non esiste una definizione sola e/o precisa di creatività, questa incedibile combinazione di abilità personali.
    Certamente oggi c’è un abuso di questo termine e, forse anche per questo, risulta estremamente complicato circoscriverne il significato.

    Annamaria, la spiegazione in inglese è forse più accattivante, corretta o precisa (non so), però non ti nascondo che ho questa egoistica speranza: a loro la bella spiegazione sulla carta, a noi i meriti e la pratica sul campo ! 🙂

  7. Anche io, come Raffaele Di Pietro, ho come riferimento il grande Munari.

    Aggiungo all’elenco Immaginazione.

    La fantasia l’invenzione la creatività pensano, l’immaginazione vede
    B. Munari, Fantasia.

  8. Mi domando perché, invece di cercare di capire quello che stanno leggendo, le persone che commentano spesso si esibiscono in uno sforzo interpretativo che produce il risultato di ripetere con altre parole quello che dice l’articolo.
    Oppure, al contrario, rendono noto a tutti di non aver capito quello che c’è scritto e ribattono, magari con furia e determinazione, a quello che l’articolo non dice.
    Io lo trovo curioso.

    1. Forse perché “criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria”, come sosteneva Henry James nelle sue Prefazioni.

  9. Creativo, tale e quale a Dio!
    Personalmente per quel che mi riguarda la creatività è tutto ciò che riesce a comunicare in modo nuovo, mai banale o scontato, a me basterebbe stare 10 passi dietro a Dio.

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