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Diversità culturale e creatività: due-tre cose da ricordare

Fonte di scambi, d’innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita. In tal senso, essa costituisce il patrimonio comune dell’Umanità e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni future.
In teoria ci sarebbe poco da aggiungere a quanto dichiara l’Unesco giusto all’inizio del nuovo millennio.

CITTÀ MULTICULTURALI. La diversità culturale è, insieme, la norma e la chiave del successo di molte delle città più dinamiche e influenti del mondo: circa un terzo degli abitanti di Londra è nato all’estero. Ed è nato all’estero il 40 per cento degli abitanti di Singapore e di Sydney, il 35 per cento circa degli abitanti di New York e Los Angeles. La metropoli più multiculturale del mondo è Toronto, con un 51 per cento di abitanti nati all’estero, in 230 differenti nazioni, secondo uno studio della BBC.

IMPRESE MULTICULTURALI. Lo scrive Forbes: gruppi dirigenti multiculturali possono produrre una grande, positiva differenza nei progetti e nei processi dell’innovazione. Aiutano a sviluppare programmi globali tenendo conto delle differenze locali. Interpretano conoscenze tacite e complesse. Anticipano e sanno gestire conflitti interculturali. Sono più flessibili e dispongono di molti schemi interpretativi diversi.  Tra l’altro, essere bilingui (cioè saper parlare bene due lingue, che è cosa assai diversa dall’infilare manciate di parole inglesi nei propri discorsi) migliora le capacità cognitive.
Ovviamente, organizzare e gestire gruppi multiculturali chiede un po’ più di attenzione: differenti culture hanno diverse sensibilità ai rapporti gerarchici e alle scadenze, quindi è necessario essere chiari e non dare mai nulla per ovvio o scontato. E poi: meglio usare un linguaggio neutro, e meglio ricordarsi che ogni cultura ha i suoi riti e le sue feste (il capodanno cinese è tanto importante quanto il nostro Natale, o il Thanksgiving negli Stati Uniti).

diversità culturale 1

GRUPPI CREATIVI MULTICULTURALI. Fast Company afferma che le persone con esperienze multiculturali e multidisciplinari sono più creative. Del resto, è dimostrato che la creatività cresce quando culture diverse sono messe a confronto. Ed è dimostrato che la creatività dei gruppi cresce quanto più i partecipanti sono diversi per provenienza, genere, etnia, età, formazione… certo, lavorare con gruppi omogenei può essere più semplice. Ma gruppi omogenei facilmente producono pensieri omogenei, e non riescono ad andare oltre.
Forbes offre nove suggerimenti validi e utili a gestire gruppi multiculturali. Il più importante, mi sembra, è non focalizzatevi sulla diversità ma sull’inclusione.

LA MOLTEPLICITÀ COME RISORSA. Oggi, in tempi di diffidenza e paura crescente per chi è diverso ed è nato altrove,  ricordare che la molteplicità culturale è una risorsa è, credo, ancora più importante. E la risorsa non è solo “immateriale”. Per esempio, gli immigrati migliorano i conti dell’INPS e contribuiscono al PIL.
Ignoriamo allegramente che fino ieri gli emigrati eravamo noi, e invece dovremmo ricordarcene. E dovremmo anche  ascoltare Sarah Jones, multietnica e straordinaria, quando dice per ogni parola che ci rende sordi gli uni agli altri, c’è una poesia che connette orecchie e cuori attraverso i continenti.

Le immagini sono di Rus Khasanov. Questo articolo è stato aggiornato ad agosto 2016.

13 risposte

  1. Sul fronte del multiculturalismo il governo si muove e la lega – che pochi anni fa avrebbe costurito un muro – approva il ponte sullo stretto di Messina. Andrea Bertotti

  2. Dovremmo parlare del rapporto tra creatività e diversità, giusto ? Non mi sembra il caso di imbarcarsi in una discussione sulle scelte di governo ; io poi sono del Centro e da qui la Lega è lontana le mille miglia. Gentile Annamaria, il tema è interessante. Ci sto pensando. Ci sentiamo in un prossimo post. Gabri

  3. Vero, creatività e diversità. Intanto, Gabri, però, ti informo che lì, da voi, al Centro, la Lega è al governo. E che le miglia sono molte meno di mille.

  4. Sì, Gabri, dovremmo proprio parlare del rapporto tra creatività e diversità: “unire elementi distanti in modo nuovo e utile”. Vale anche per le organizzazioni sociali, credo. Dovremmo parlarne perché la diversità è fertile, perché va valorizzata ma anche, come ho cercato di spiegare, gestita. E perché trovare un equilibrio non è semplice: ci vogliono idee e visione. Sarebbe bello parlarne distesamente: riuscire a confrontare in modo positivo le diverse prospettive di un gruppetto di persone che frequentano un sito sulla creatività e probabilmente hanno diverse cose in comune, e possono offrire prospettive interessanti. Conoscete delle best practice di integrazione da condividere? C’è qualcuno, da qualche parte. che affronta il tema in modo nuovo? A me, per esempio, viene in mente l’orchestra arabo israeliana.

  5. Poiché ” c’ è sempre una poesia che connette orecchi e cuore attraverso i continenti “, mando questi versi al signor Bertocchi : Viva semper quell patron che manten grass el terren, ch’ elsa spend in piantagion e in repar quell che conven, che l’ è giust cont i pajsan, che in del spend el va corriv, che ai fattor el liga i man, ch’ el sa viv e lassà viv! Carlo Porta Fijjo mio, quanno incontri un poverello fatte conto de véde Ggesucristo ; e cquanno un omo disce : ho ffame, tristo chi non je bbutta un tozzo ner cappello. Giuseppe Gioachino Belli Per abbattere i muri e costruire i ponti. Gabri

  6. SONO MORTO! Tra i tanti progetti affrontati dai miei studenti provenienti da ogni angolo del mondo, vi racconto quello di Paul, statunitense meticcio americano e cinese di Hong Kong. Il tema era un poster sul cibo per una festival gastronomico alla stazione Leopolda di Firenze. Paul ha scelto il cibo di strada, quello che ogni metropoli offre a seconda dei gusti e culture alimentari. L’ha intitolato “Street Food Expo”, ha fatto una foto di un chiosco che vende panini al lampredotto e trippa in varie salse (chiedo scusa ai deboli di stomaco e ai vegetariani) e poi ci ha ridisegnato sopra e inserito delle silhouette di clienti e fumetti con icone di bottiglie. Ha sporcato il fondo del poster con macchie di unto e schizzi vari, tipici della carta che avvolge i cibi da strada, e per finire ha inserito, piccolo piccolo in un angolo, un diavoletto con il pisello che esclama “Sono Morto!”, come sua firma, una tipica espressione italiana carpita chissà dove che lui ama molto. Hot dog newyorkesi e tipografia, noodles di Shanghai e illustrazioni vettoriali, Lampredotto fiorentino con carta di paglia hanno fatto di questo lavoro un meraviglioso esempio di contaminazione culturale. walter

  7. Che bella storia, Walter. Intanto, ieri ISMU ha presentato il suo Rapporto sulle migrazioni. Diminuiscono gli irregolari. Più inseriti i meglio istruiti e le donne. Integrati bene, dice La Repubblica, gli albanesi che solo pochi anni fa suscitavano tanto allarme. I processi sono più fluidi e i cambiamenti più veloci di quanto si percepisce comunemente. Intanto, parte su FB l’idea di uno sciopero degli immigrati. Lo faranno anche in Francia, il primo marzo. Da parte mia, so bene che, se oggi non potessi contare sull’aiuto di due-tre meravigliose persone che vengono da paesi lontani, la mia vita cambierebbe e domattina dovrei smettere di lavorare. Con questo, mettendo in crisi anche qualche altro reddito e qualche altro posto di lavoro squisitamente italiano.

  8. Gestire. Ecco, di tutto il topic, la parola che mi resta in mente, pulsante. Per questo argomento ma anche per molti altri di questi tristi tempi. La crisi economica, la disoccupazione giovanile e anche quella matura, i conflitti politici… elenco interminabile. E la maledetta voglia di risolvere tutto con le scorciatoie folli e stupide del “fare”. Gestire i processi, analizzare i trend, modificare in continuazione le nostre “certezze, giocare bene e non essere ossessionati dal risultato. Gestire, gestire, gestire. Graziano, su un altro pc, che non si ricorda la pwd…

  9. Campioni del mondo under 17 . 2 albanesi, 1 ghanese, 1 tunisino, 1 croato, 2 bosniaci, 1 serbo, 1 kosovaro, 1 congolese, 1 portoghese e l’ italiano Vecchi. Dodici su ventuno ragazzi della nazionale svizzera under 17 hanno il doppio passaporto. Giovanissimi talenti realizzatisi in terra elvetica grazie all’ immigrazione dei loro genitori. E in controtendenza con il recente referendum contro i minareti. Il quotidiano svizzero Le Temps commenta :” Deliziosamente multietnica, altamente qualificata, questa Svizzera respira solidarietà, condivisione, talento. E fa venir voglia di identificarsi. di andare fino in fondo “. Gabri

  10. Più che parlare del rapporto tra creatività e diversità, credo che potremmo considerare la creatività come l’incontro di due diversità. Due o più cose già esistenti e con una funzione o uno scopo ben preciso che insieme creano una cosa nuova o una nuova visione. Però fondamentale è non perdere mai il legame con la realtà, altrimenti rischiamo di finire nell’ambito della pura fantasia. E potremmo poi trovarci a discutere per stabilire se il pensiero laterale viene elaborato dall’emisfero “comunista” o da quello che qualunque cosa esplichi fa sempre bene per finire poi a scontrarci per stabilire a chi appartenga la creatività. Per prima cosa, forse, dovremmo focalizzare l’attenzione per stabilire che cosa intendiamo per diversità. Secondo me è la premessa della creatività; e, visto che nasciamo dall’incontro di due mondi a volte distanti e molto diversi, l’unione di un uomo e una donna, che può scatenare conflitti “tremendi”, non è già insito in noi il concetto di diversità? Creatività è anche sforzarci tutti affinché questo non avvenga – i conflitti tremendi, ovviamente -.

  11. Sono talmente d’ accordo con l’ ultima parte del discorso di Giuliano che debbo aggiungere qualcosa. A mio avviso bisognerebbe difendere la propria diversità, darle dignità e statura, acculturarla e fornirla di basi di ragione. Vestito di questa dignità, non sarà difficile riconoscere come ugualmente degna la divisa degli altri, incuriosirsi e accostarsene fino a conoscerla. Non è questo il tratto più propriamente umano ? Ma gli ” altri” ci fanno paura, essi sono l’ inferno, come disse Sartre. La paura è il motore dello scontro. Io ho paura di Andrea Bertotti ( e non Bertocchi ) ? Forse si, ma devo vincerla. Così, senza paura di far brutta figura, gli dico che mi farebbe piacere di ricevere un suo cenno di saluto. Gabri

  12. Perchè andrea e gabri non si registrano? Vietato rispondere cavoli nostri, naturalmente.

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