ricombinare

Rifare, ricombinare, riciclare è originale? – Idee 49

L’ultimo lavoro di Steven Spielberg, Tintin, porta al cinema un fumetto belga apparso per la prima volta nel 1929. Transformers 3, quarto nella lista dei film con i maggiori incassi di sempre, viene da un cartone animato degli anni ’80. E Lady Gaga… esisterebbe senza Madonna?
Nel saggio Retromania il critico musicale Simon Reynolds osserva che in molte epoche si trae ispirazione da un passato remoto, reinventandolo (è quanto fanno il neoclassicismo scegliendosi modelli greco-romani, lo stile neogotico ottocentesco guardando al Medio Evo). Oggi, però lo sguardo creativo collettivo sembra accorciarsi tanto da comprendere solo il recente – e breve – passato pop. E Reynolds si chiede: «cosa succederà quando saremo a corto di passato?».
Bella domanda. È vero che la creatività consiste nel combinare, o ri-combinare, elementi che già esistono. Ed è vero che ciascun autore, ciascun ricercatore, ciascun inventore non può che partire dai traguardi di chi lo ha preceduto. Guardate, per esempio, la mappa di chi ha influenzato chi nella musica moderna.
Infine, è vero che saper copiare e imitare, ne abbiamo già parlato, è un aspetto fondamentale di ogni lavoro creativo. Sotto questo profilo, anche una moda che strizza l’occhio agli anni Sessanta ha un suo perché.
Però.
Però devo ammettere che mi sembra sempre più interessante il lavoro di chi fa almeno un passo, o un salto, in più. Per esempio, cambiando strumento espressivo: guardate che succede se si passa, per esempio, dalla pittura alla fotografia. Per esempio, mescolando e contaminando, magari con una buona dose di humour e un’attenzione speciale all’eccellente qualità formale del risultato, come avviene nei gustosi sabotaggi musicali de La Sora Cesira.

7 risposte

  1. “È vero che la creatività consiste nel combinare, o ri-combinare, elementi che già esistono. Ed è vero che ciascun autore, ciascun ricercatore, ciascun inventore non può che partire dai traguardi di chi lo ha preceduto” Signora Testa, a ragione dell’interessante lettura del suo libro vedo che lei è molto persuasa di un’epistomologia della creatività vista come bricolage (che poi è l’idea che va di moda da 40 anni a questa parte- i maligni sostengono la ragione che permetta a un sistema commercialmente bulimico di produrrre di più chiamando novità quello che novità non è – ma non divaghiamo). Vorrei tuttavia farle notare che da un punto di vista logico c’è qualche falla in questo modo di ragionare. Dato un numero n di elementi il fattoriale ne segue quindi le soluzioni sono finite. Ne consegue che la creatività è funzione inversa del tempo e quindi è destinata a diminuire, sebbene fortunaatmente nel lunghissimo periodo. Se invece sosteniamo che la creatività resti costante o addirittura aumenti dobbiamo abbandonare il modello bricoleur e dire che ci sono innovazioni che sono veri salti. Non ci sarebbe Lady Gaga se non ci fosse stata Madonna. Ma poiché la creatività Madonna non ha inventato proprio nulla che non ci fosse già dobbiamo dedurre che non ci sarebbe Lady Gaga se non ci fossero coloro che hanno bisogno di vedere creatività anche nella carta carbone. In fondo basta pensare alla genetica: l’ingenuo direbbe che poiché gli elementi sono dati e le regole di combinazione pure allora tutto funzioni per accumulazione. Invece no. La novità è rottura (mutazione) non necessariamente agglutinazione (conservazione + aggiunta). Ma la verità è che a giocare nell’innovazione è il caso. Se qualcuno volesse sostenere che Madonna ha inventato qualcosa è perché la sua fotocopiatrice sbavava l’inchiostro e chi leggeva vide altro. Ps Carino il Tube genealogico, ma totalmente inconsistente musicalmente. A ribadire che molte gravidanze come le creazioni si devono agli amanti (quindi elementi estraeni al sistema) più che ai mariti (elementi del sistema). Ma questo lo sapevamo già

  2. Gentile Anonimo1, bricolage forse è un termine riduttivo. Preferirei parlare, con Eco, di ars combinatoria. Per quanto riguarda la finitezza delle soluzioni che tanto la preoccupa: provi a prendere come modello il linguaggio che genera, a partire da un numero finito di parole, combinazioni infinite (Chomsky, e prima von Humboldt: “il linguaggio fa un uso infinito di mezzi finiti”). Ma anche De Mauro dice (ehi! Con parole diverse!) la stessa cosa. Se posso a questi autorevoli pareri aggiungere una piccola esperienza personale: non mi è mai successo di vedere, o di leggere, o di venire a conoscenza di una qualsiasi espressione creativa che si fosse sviluppata nel vuoto. E’ la nostra mente che non riesce a ragionare nel vuoto. Ci vuole sempre qualcosa da cui partire, fosse anche il granello di polvere attorno al quale, se il meteo è adatto, si forma il cristallo di neve. … ma forse lei ha in mente solo la “grande” creatività, quella che cambia un paradigma. Io preferisco (con Amabile, con Simonton) pensare alla creatività come a un continuum, che parte dal problem solving quotidiano per arrivare alle grandi scoperte. E in tutto ciò, le assicuro, il sistema commerciale non c’entra niente.

  3. Penso alle cose venute male.. Ai giri e ai tempi persi. E’ il brutto che genera la tensione verso il rifare?

  4. @Annamaria Graize della bella risposta. Rimane però un granello di sabbia a grippare la macchina lulliana: chi introduce il primo granello di sabbia? Non risponda che c’è già perché il dilemma continuerebbe sottoforma di quale neurone specchio si attivi per primo? Se c’è una struttura in grado di riflettere il mondo esterno fissandolo chimicamente in una molecola allora la creatività non è un ars combinatoria ma dipende dagli elementi esterni che vengono dati in pasto alla macchina combinatrice. E poi Eco è passé: parla dell’ars combinatoria perché giustifica la sua estetica del montaggio. Comunque sì: è creativo solo il cambio di paradigma. Altrimenti anche ogni pezzo di tanti milioni che viene serialmente prodotto da un amcchian è originale. basta guardarlo al microscopio e sarà comunque diverso dai suoi fratelli. 🙂

  5. @ Anonimo1/5 (con un qualsiasi nickname sarebbe più facile, eh), c’è anche chi giudica superato Kuhn, se è per questo. Il, per così dire, primo granello di sabbia è forse qualcosa di più di un granello di sabbia: è la discesa della laringe (biologia + casualità), che si porta dietro la capacità di articolare parole, il conseguente sviluppo della neocorteccia, la capacità di dare nomi a concetti astratti, il senso del tempo e della causalità, la capacità di trasmettere cultura… e anche la possibilità di discutere su NeU quello che voleva essere un post lieve, da weekend. (Per chi si è addentrato in questa discussione e ha sbattuto il naso nella “macchina lulliana”: la storia di Raimondo Lullo è interessante, e basta un clic) @ Franca: … il brutto, lo storto, lo stupido, l’impreciso, l’imperfetto, il consumato… una volta mi sono trovata a cena con un imprenditore italiano noto per la sua capacità di innovare. A un certo punto si è alzato nel bel mezzo del discorso che si stava facendo, ha attraversato il ristorante ed è andato a raddrizzare un quadro storto sulla parete che gli stava di fronte. Se ne è tornato tutto sorridente e sollevato, come se si fosse tolto un peso. L’ho trovato magnifico.

  6. Grazie, signora Testa. Io sono tra gli invisibili che non hanno mai giudicato superato Kuhn perché hanno sempre pensato che non fosse nemmeno da prendere a paradigma 🙂 Tutto quadra Grazie ancora hqr

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