Robot come noi

Robot come noi – Idee 53

robot come noi

Maurizio Crozza, in Italialand, sorride dello stile robotico del presidente del Consiglio. Ma su quanto i robot sanno fare c’è poco da ridere, molto da sorprendersi e un po’ da ragionare. Robot come noi, o quasi, si preparano a entrare nelle nostre case e nelle nostre vite.
Solo cinque anni fa Asimo, il robot bianco di Honda, ruzzolava giù dalle scale come un bambinone. Oggi corre a 9 km/h, salta e sa svitare il tappo di una bottiglia per versare da bere – con delicatezza – in un bicchiere di carta. Honda pensa di usarlo a Fukushima.
È giapponese un orso robot che aiuta il personale paramedico, ed è coreano un robot guardia carceraria. Sul blog Popsci trovate una gallery con altri progetti di robot utili. E se pensate ai robot come a pesanti accrocchi di metallo, ricredetevi. Guardate Markus Fischer far volare un leggerissimo gabbiano sopra l’incredulo pubblico di TED.
Ormai le macchine non solo sono in grado di replicare il complesso modo di muoversi degli esseri viventi, ma cominciano a usare il linguaggio umano. Insomma, come racconta Ernesto Assante su Repubblica, hanno imparato a parlare. Capiscono e rispondono a tono. E con un curioso sense of humour.
Tutto questo significa che, in un futuro non troppo lontano, spariranno molti lavori: a farli non saremo più noi, ma robot come noi. Non solo quelli elementari, ma anche quelli complessi che però possono essere codificati punto per punto: se si possono dettagliare, allora è possibile scrivere un software che faccia le stesse cose. Lo dice bene l’eccellente articolo di Federico Guerrini. Ibm, per esempio, sta adattando il supercomputer Watson, capace di consultare e capire centinaia di banche dati, al compito di fornire consulenze per diagnosi e terapie mediche. Restano robot-free i lavori creativi. Per ora, almeno.
Se non ne avete ancora abbastanza, sfogliate la classifica dei 40 migliori robot di sempre scelti da Paste magazine. 11 sono reali, gli altri 29 di finzione. La lista, probabilmente, andrà presto aggiornata.

5 risposte

  1. Grazie a Tucana per la segnalazione. E’ un bell’articolo, e spero che anche altri amici di NeU lo leggano. Nel giorno in cui le umanissime lacrime della ministra Fornero fanno, letteralmente, il giro del mondo, forse non è male ricordare un paio di fatti. Il primo: le emozioni, ce l’ha detto Damasio già una decina di anni fa, sono uno strumento fondamentale per decidere. In assenza di emozioni, è letteralmente impossibile scegliere tra un’opzione e l’altra. Quindi non solo non potremo affidare ai robot nessuna decisione finché questi non proveranno qualcosa di molto simile alle emozioni umane, ma dovremmo anche diffidare degli umani che decidono da robot. Cioè senza nessuna sfumatura emozionale. Il secondo: la robotica è una scienza bambina. Credo che oggi sia difficile perfino immaginarne gli sviluppi nel lungo termine. E’ possibile che qualche simulazione di retroazione emozionale venga ulteriormente sviluppata a breve, soprattutto per rendere più efficace il lavoro dei robot dedicati alla cura. Ma che cosa può succedere tra trent’anni? Tra cinquanta? Quando avremo un robot a cui “si stringono” i circuiti esattamente come a noi, ogni tanto, “si stringe” il cuore?

  2. Come Lacrime nella pioggia Ho avuto la gioia straziante di accompagnare i miei vecchi genitori nel loro declino fino alla morte, coccolandoli e sostenendoli in questo passaggio di stato, a casa loro, con anche il prezioso aiuto di uomini e donne di paesi lontani. E’ probabile che un androide di prossima generazione possa fare molto meglio, magari con più competenza, ma dovrebbe essere dotato della stessa sensibilità che esprime nei suoi ultimi attimi di vita il replicante Roy Batty, nel finale di Blade Runner, ma quell’attimo andrebbe per sempre perduto, o filmato e rivisto, ma per i superstiti non sarebbe la stessa cosa. walter

  3. Leggevo adesso il suo aggiornamento ed è incredibile come nel settore della robotica, a distanza di tempi relativamente brevi, vengano costantemente nuovi spunti di riflessione. Non parlo di questioni con le quali avremo a che fare fra dieci, quindici o vent’anni (e saranno molte, a giudicare dal ritmo delle trasformazioni sociali che la tecnologia nel bene e nel male ci sta ponendo) ma di quanto già oggi sta avvenendo. Una rivoluzione silenziosa relegata a qualche articolo distratto, qua e là, su riviste specialistiche, che si occupano di gadget e nuove tecnologie.
    Sono rimasto impressionato dal ritmo al quale il gruppo Softbank, leader nelle tlc in Giappone, sta riuscendo a vendere i primi robot umanoidi pensati per le famiglie. Mille al mese venduti al ritmo di un solo minuto (http://www.robotiko.it/robot-pepper/). E’ solo uno dei possibili infiniti spunti che la robotica oggi ci offre eppure sembra che in pochi se ne siano accorti.

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