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Punteggiatura: la virgola, la sibilla, e un po’ di dritte – Idee 78

A causa di una virgola, la notte tra il 9 e il 10 ottobre del 2009, circa sei milioni di correntisti con Poste Italiane hanno visto i loro conti prosciugati di colpo. Una lezione estrema di grammatica: la più efficace della storia della lingua italiana per spiegare quanto l’uso improprio di un segno interpuntivo – in questo caso l’omissione – possa creare danni.

Se volete, potete leggere l’intera storia raccontata qui da Francesca Serafini, autrice di Questo è il punto (Laterza).

Riprendo il discorso sulla punteggiatura  incominciato qualche giorno fa ripetendo che, per scrivere testi in cui per il lettore è facile districarsi, che hanno senso e non rischiano di risultare sibillini, punti e virgole e virgolette, e puntini e trattini e tutto il resto vanno messi bene, al posto giusto: non c’è verso. Creatività e invenzione linguistica partono dalle regole: una pessima punteggiatura rende indecifrabile il migliore dei testi.

Se a questo punto vi è venuta voglia di un piccolo ripasso, non avete che l’imbarazzo della scelta: se preferite cavarvela in fretta, potete leggervi l’articolo che l’Accademia della Crusca pubblica sul tema. Se volete qualcosa di ancora più semplice, guardatevi gli esempi di questo prontuario. Se preferite un testo brillante, leggete le pagine da 9 a 14 di questo estratto da “L’italiano. Lezioni semiserie” di Beppe Severgnini. E, già che ci siete, date una scorsa anche a quello che c’è scritto prima: male non fa.

Se invece volete approfondire, oltre ai libri già citati tra questo e il post precedente (Serafini e della Valle/Patota) avete l’indimenticabile Virgole per caso (ma era meglio il titolo inglese Eats, shoots and leaves, riferito a un panda che, per un errore di punteggiatura, invece che “mangiare germogli e foglie” fa qualcosa di assurdo: “mangia, spara e se ne va”).

…ma sapevate che negli States prendono la punteggiatura così sul serio da dedicarle un Punctuation day? Lo racconta Luisa Carrada. E c’è anche un sito, con tanto di gare per le scuole, disegni buffi da scaricare cliccando sui segni di interpunzione in homepage e magliette, poster, cartoline e l’immancabile mug per il caffè americano.

Infine: guardatevi il titolo di questo post. Non c’è punto in fondo perché si tratta di un titolo che rimanda a un testo, non di un’headline che racconta una storia. Invece, notate che, senza l’ultima virgola, il po’ di dritte sarebbe apparso come riferito alla Sibilla. La quale, notoriamente, di dritte non ne dà.

15 risposte

  1. eppure non c’è giornalista di cronaca che non scriva: “…sposato con due figlie…” invece di ” sposato, con due figlie…”

  2. Articolo molto utile. Mestieri come quello del giornalista e/o dello scrittore richiedono una buona scrittura e, al contempo, la conoscenza della punteggiatura. E, a mio parere, il discorso vale anche in riferimento alla quotidianità!

  3. Bene, sempre utile puntualizzare sulla punteggiatura! Scusate il bisticcio di parole.

    Mi piace aggiungere una brevissima riflessione sulla spaziatura: NON mettiamo lo spazio prima dei segni di punteggiatura, ma dopo.

    Personalmente sono allergica agli spazi fuori posto e, quando vedo lo spazio prima dell’interpunzione, mi viene un attacco di orticaria (*_))

  4. se c’è una cosa che non sopporto, è lo spargimento scriteriato dei famigerati tre puntini. tu che stai leggendo sei lì che ti aspetti un crescendo di tensione, un seguito che accresca l’interessa del tutto, e invece il più delle volte chi li usa li considera solo una specie di status symbol linguistico.

  5. No, mi pare proprio che la virgola prima della congiunzione sia un errore blu. Dopo Sibilla non ci va. Cinque meno.

  6. Caro Marco, dare i voti è sempre un gran divertimento, no? Ma consideri le seguenti frasi.

    Pippo chiamò la madre, il padre, il fratello e i suoi figli.
    Pippo chiamò la madre, il padre, il fratello, e i suoi figli.
    Dei figli di chi stiamo parlando nel primo caso? E nel secondo?

  7. Proprio stamattina, davanti a me:
    – un furgoncino di prodotti surgelati;
    – sul retro una grande immagine di un bambino a mezzo busto con la bocca spalancata, le braccia alzate e le mani aperte all’altezza delle orecchie;
    – la meraviglia nei suoi occhi sgranati;
    – una scritta su due righe al suo fianco, proprio sotto al marchio aziendale: MAMMA CHE BONTA’.
    In quel momento ho ripensato a questo articolo e al significato che avrebbe assunto quella frase aggiungendo una semplice virgola: MAMMA, CHE BONTA’ …

  8. Spero di non essere troppo banale se dico che di questo articolo condivido proprio tutto, anche le virgole…
    Al di là dell’immagine già suggestiva e così cara a Raymond Carver del cuore trafitto da un punto maldestro, la reincarnazione del grande Isaak Babel’ nei panni del pensionato alle prese con un Postamat capriccioso alla cassa del supermercato meriterebbe di essere valorizzata in una narrazione compiuta in stile gogoliano, perché l’anima morta dello sventurato scrittore possa dispiegare tutta la sua forza evocativa nel faticoso tentativo di dare un senso alla persistente difficoltà della nostra economia globale e tecnicizzata di andare al punto. E di mettere razionalmente d’accordo gli zeri con le virgole.

  9. “finalmente si siede, aggiungendo a margine” Dal racconto di Francesca Serafini.

    Lo scrittore si siede mentre aggiunge?
    Il gerundio presente prevede contemporaneità, per cui, al suo posto, avrei messo: “finalmente si siede, per aggiungere a margine”

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