doppio legame

L’ingiunzione “sii creativo” e il crampo da doppio legame – Metodo 44

Ieri è successo di nuovo.
La stessa identica cosa di tanti anni fa. Me ne ricordo perfettamente. Telefonata. Il cliente più importante dell’agenzia. Nuovo direttore generale, mai visto prima. Roma. Urge incontro.
… domani sera a cena, vi porto in un bel posto, eh.
Ma certo, dottore. Sarà un piacere.

Ci scaraventiamo in due, senza avere la più pallida idea del perché.
Ristorante lussuoso. Il tizio ha un doppiopetto gessato e parla in aziendalese stretto. Camerieri svolazzano agitando enormi menu. Appena dopo che abbiamo ordinato, e prima ancora che sul nostro tavolo appaia qualcos’altro oltre ai fiori e alla candela accesa d’ordinanza, il tizio fa un sorrisone e
… ragazzi, questa sarà una cena creativa. Dovete darmi idee che spaccano.

Altro sorrisone.
Istantaneo crampo allo stomaco. Paralisi. Per tutta la sera non tocco neanche un grissino per non vomitargli sulla cravatta, figuriamoci dire qualcosa di sensato.
… su, Annamaria, non le viene proprio niente?

Be’, sono passati quasi trent’anni e me la ricordo ancora, quella cena.
Tutta colpa della Dannata Ingiunzione Paradossale.

L’esempio classico di ingiunzione paradossale è “sii spontaneo”. Altri buoni esempi: “disubbidiscimi”. Oppure: “amami”.
Oppure, appunto, “sii creativo”.
Ne parla Gregory Bateson formulando la teoria del doppio legame. Si trova in una situazione di doppio legame chi riceve un messaggio che:
– contiene due ingiunzioni contrastanti (non ci si può “obbligare” a essere “spontanei”. Né ci si si può obbligare ad essere “creativi”, qualsiasi cosa ciò significhi),
– … il cui contenuto è espresso in modo tale da non poter essere discusso o negoziato,
– … all’interno di una situazione alla quale non ci si può sottrarre,
– … in un contesto di relazione in cui è previsto che le ingiunzioni vadano rispettate.
Ne parla anche Paul Watzlawick in quel magnifico libro che è Pragmatica della comunicazione umana.
Conseguenze di un’ingiunzione paradossale: c’è chi si paralizza e chi dà fuori di matto.
Io, per fortuna, se appena la situazione lo permette (cioè, se posso prendere il mio interlocutore per le orecchie senza pagare conseguenze estreme) do fuori di matto.
Altrimenti mi paralizzo.

Ieri è risuccesso esattamente alle 15.10. Crampo, paralisi.
I dettagli, fra trent’anni. Invece, allo sgradevole fatterello oggi dedico questo post. Un po’ perché metacomunicare sulla comunicazione (di nuovo Watzlawick) aiuta a prendere le distanze.
Un po’ perché, immagino, tutto ciò non capita solo a me.

18 risposte

  1. Situazione di “doppio legame” esperita la scorsa settimana:
    Richiesta fatta alla sottoscritta: Esigo una spiegazione riguardo ai fatti 1. e 2.
    Risposta della sottoscritta: Spiegazione 1. Spiegazione 2.
    Risposta alla risposta: Le spiegazioni 1. e 2. sono inaccettabili!
    Demoralizzante morale: il capo (o il cliente) ha sempre ragione.

  2. Quando oso nominare che si è verificata una comunicazione da doppio legame ,SEMPRE vengo apostrofata, come dire “ti pensavo intelligente ma forse mi sbagliavo”, con qualsiasi interlocutore. SEMPRE.
    Bateson perchè ti ho letto?

  3. Questa volta mi spiace, Annamaria, ma non intervengo. Volevo farlo, poi mi sono convinto del contrario. Perché credevo di essere un indeciso ma ora non ne sono più tanto certo.
    Beh, una volta mi è accaduto. “Scusatemi, devo aver sbagliato riunione, vi saluto, arrivederci” e sono andato. Il giorno successivo sono tornato e ne abbiamo parlato: “Non si può fare, non chiedetemelo”. C’è voluto un po’ ma, alla fine, hanno capito.

  4. @ Giacomo e @ Rodolfo.
    Giusto per chiarire: quanto dico non corrisponde a qualche strano reato di “lesa Annamaria”. D’altra parte (del resto questo post fa capo a un gruppo intitolato “questioni di metodo”) mi preme segnalare una dinamica deteriore e, ahimé, diffusa.

    Capita molte volte di trovarsi di fronte a richieste strane o complicate. Quello non è un problema, anzi: spesso è una bella sfida.

    Alcune volte invece – per fortuna non molte – capita di avere richieste in cui i livelli di comunicazione si intrecciano contraddicendosi tra loro: in realtà “sii creativo” somma i paradossi di “sii spontaneo” ai paradossi di “disubbidiscimi”, ed è un’ingiunzione particolarmente velenosa.

    Certo: se ne può uscire metacomunicando, come ha fatto Rodolfo (e gli è andata bene). Ma nel momento in cui si metacomunica il problema è già risolto e si stabilisce una nuova alleanza sull’obiettivo condiviso.

    Uscirne è impossibile, invece, nel momento in cui l’interlocutore NON accetta né di mettere in discussione la propria ingiunzione né di specificarla meglio.
    Nel caso che ho raccontato non è che non ci abbia provato, a negoziare (nel post l’ho fatta breve, ma la cena è durata tre ore).

    Altre volte, se una metacomunicazione pacata proprio non riesce, una veloce tirata d’orecchie sortisce effetti miracolosi perché resetta i livelli della relazione (non si discute l’ingiunzione in sé, ma il fatto che l’interlocutore sia titolato o meno a “ingiungere” quella roba lì, e che “ingiungere” serva a qualcosa).

  5. Il metamessaggio che sempre più spesso mi trovo a fronteggiare da parte dei clienti è:
    – Salve, non mi interessa un accidente di qualsiasi idea tu tiri fuori (tanto a me farà vomito) ma ho tanto bisogno di qualcuno a cui dare la colpa perché le cose vanno da schifo.
    Altre variabili:
    – Salve. Idea carina la tua. Ma non risolve il mio problema. Vendere? No, mica quello. Farla accettare dal mio staff, ma non bisogna dirlo…
    – La tua idea è pura merda. Tu sei pura merda. Perché ho chiesto il tuo parere se lo penso? Perché a te ti posso trattare per la merda che sei
    – No, guardi, ci vorrei anche un po’di questo e anche un po’ di quello e poi quella roba lì che dice lei non si capisce. Faccia COSI’ Non ci si capisce niente? Il messaggio è distorto? Mi faccio ridere dietro? Ah, allora, se lei è tanto bravo perché non fa lei? Tanto io le dico che non va bene
    – Le siamo tanto grati. La sua idea è meravigliosa e la useremo certamente senza cambiare una virgola. Ma non abbiamo un soldo. Non vorrà mica essere pagato? Per un’idea?

  6. Mi chiedo se non ci sia una terza via, una via di uscita, alla Dannata Ingiunzione Paradossale del “Sii creativo”. Divagare, discorrere d’altro, disorientare l’interlocutore. E poi spiegargli che queste sono mosse da “creativo”.

  7. Ad una DIP (Dannata Ingiunzione Paradossale) la mia testa si gonfia di aria pesante, probabilmente divento anche un po’ rosso, non riesco a pensare, o meglio, i passaggi mentali consistono nel pensare-scartare-pensare-scartare-pensare-scartare ogni cosa mi venga in mente. Poi arriva il carico da 11. “Sii spontaneo, non sei sotto interrogazione” e allora ripescare anche solo uno di quei pensieri scartati è impossibile, e sto zitto perché non ho, non posso dire, le parole che sento.
    La cosa peggiore è che più mi sento a mio agio nel mondo della comunicazione, più credo che tutto questo passerà, e invece quando accade reagisco esattamente come la prima volta.

    Ciao,
    Andrea.

  8. “Muoviti e stai fermo” lo diceva una mamma a un bambino che accarezzava la ringhiera lungo una passeggiata. C’è violenza nell’aria.
    Se avessi una vacca la chiamerei PIRE.

  9. Ho notato che le DIP funzionano di più quando siamo stanchi, non rispettiamo i nostri ritmi e soprattutto riconosciamo come superiore a noi il nostro interlocutore. E’ anche la vostra esperienza? 🙂

  10. Gesù stesso nel Vangelo usa diverse volte ad arte rapporti di doppio legame ad esempio nella guarigione dei 10 lebbrosi e nel saluto alle donne il mattino di Pasqua. “Salute a voi” era un saluto laico e romano, non religioso ed ebraico. L’aspetto traumatico del doppio vincolo sarebbe stato reale se tale saluto fosse stato rivolto ai soldati romani che lo crocifissero. Cfr. Ebook di Ravecca Massimo (Amazon): Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

  11. da batesoniano di lunga data le vorrei far notare che dal doppio legame, inizialmente formulato in contesto clinico, Bateson giunge poi a ipotizzare che esistono altre soluzioni oltre alla paralisi e alla reazione violenta (tipicamente clinica).
    Sto parlando della creatività e della sua teoria sui livelli logici dell’apprendimento. Da approfondire…

    1. Gentile Andarra,
      di sicuro – ne ho parlato più volte su NeU e altrove (per esempio ne La trama lucente) la creatività è uno straordinario strumento per cavarsi da situazioni di paralisi o di trauma. È, tra l’altro, lo strumento d’eccellenza, a mio avviso, per operare un fertile salto di livello logico.

      A partire dalla mia esperienza, però, devo dirle che l’operazione è particolarmente difficile quando l’ingiunzione paradossale riguarda proprio ed esattamente il fatto di “dover”, “liberamente”, compiere un gesto creativo. E il tema del post è proprio questo.

Lascia un commento

MENU
I post di NeU Risorse sulla creatività
Clicca per leggere le prime pagine 
TUTTO NEU
Creative Commons LicenseI materiali di NeU sono sotto licenza Creative Commons: puoi condividerli a scopi non commerciali, senza modificarli e riconoscendo la paternità dell'autore.
RICONOSCIMENTI
Donna è web 2012
Primo premio nella categoria "Buone prassi"
Primo premio nella categoria "Web"
Articoli di NeU sono stati scelti per le prove del 2009 e del 2019
creatività delle donne_CHIMICA

Creatività delle donne e patriarcato

Non possiamo smettere di parlarne. Dunque provo a raccontarvi come pregiudizi e stereotipi, sostenuti da oltre tre millenni di patriarcato, hanno impedito e tuttora ostacolano

Che succede con l’intelligenza artificiale?

“Non perfetta ma straordinariamente impressionante”.Così McKinsey, società internazionale di consulenza strategica, descrive in un recente articolo la prestazione di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale

Ops. Hai esaurito l'archivio di NEU.