Un paese diverso

Immaginare un Paese diverso

Due settimane fa NeU ha pubblicato le domande poste da openDemocracy sulla situazione e le prospettive italiane: la spida è quella di immaginare un paese diverso, e dire come dovrebbe essere.
Mettere i pensieri in parole non è facile. Mettere in parole le emozioni, dando loro ordine e senso, è una bella impresa creativa. Restituisco a tutti gli amici di NeU una sintesi che non dà conto della ricchezza e della passione degli interventi ma identifica alcuni punti di convergenza. Su ciascuno dei quali si può ragionare. Se ci sembra interessante, facciamola circolare.

24 risposte

  1. Grazie Annamaria. Sei stata come sempre di parola. Il tuo lavoro non era facile e, del resto, non poteva esserlo visto che ognuno di noi si arrovella a scovare un bandolo nella nostra storia odierna, che ci possa far immaginare e realizzare un progetto di cambiamento e di rinnovamento radicale, ormai urgente e irrimandabile, per il nostro malandato paese. La tua sintesi raccoglie con equilibrio gli spunti e le varie sensibilità espresse dalla discussione. Ora, però, cosa facciamo? Cosa abbiamo prodotto? Cosa facciamo circolare? Un documento che somiglia a migliaia di altri documenti o possiamo trovare un terreno comune per poter mettere in moto almeno una piccola azione, semplice ma energica? Introduciamo una parola nuova, un neologismo e un nuovo segno sul quale far confluire l’adesione di un desiderio ormai maturo in molti. Non credo sia possibile fare di più ma la forza di un gesto contagioso, di una sintesi efficace, può essere moltiplicata dalla rete ed affiorare nella società come un iceberg. Penso semplice. Penso a una lapel badge di NU che possa essere appuntata con fiducia per farsi riconoscere. So che è una piccola cosa ma sarebbe un gesto ottimistico per dire che non ci arrendiamo. Io insisto sul fatto che una community come NU, più larga e più connessa di quanto appaia, non debba naturalmente schierarsi come un partito ma possa farsi carico di dare visibilità ad un progetto o – si sarebbe detto una volta – ad una parola d’ordine “creativa” che contribuisca, come un semplice mattone, a irrobustire e far crescere l’opposizione all’andazzo attuale e che possa aiutare a far dialogare persone e pezzi di società in ritirata. Come dice Annamaria, “mettere in parole le emozioni, dando loro ordine e senso è una bella impresa creativa”. E questo per iniziare. Un saluto a tutti. Antonio

  2. SINTESI E NUOVI DUBBI. Bella la sintesi: gran lavoro, che mette tutto in ordine e sembra quasi stabilire un punto di partenza. Il Partito (formula vetusta?) del Nuovo e Utile può anche nascere 😉 Però. Però leggendo De Mauro, mi viene da chiedermi “…ma dove ci avviamo senza saper né leggere, né scrivere?”. Un famoso blog letterario pubblica oggi un inedito di Pasolini: ” Viviamo in uno strano periodo, in cui l’urgenza dell’agire non esclude, anzi, richiede assolutamente l’urgenza del capire.”. E’ stato scritto nel 1955 ed interpretato, col senno di poi, come una preconizzazione del ’68: ma quanto si attaglia a quello che stiamo vivendo e alla situazione di analfabetismo e di conseguente inanità delineata da Tullio De Mauro. Se solo il 20% possiede gli strumenti per capire, significa che pù o meno solo la metà di esso sarà in grado di agire? Intanto, il rapporto Eurispes offre ulteriori spunti e punti di partenza per decodificare la realtà attuale e, magari, progettarne un’altra. Continuiamo… Eleonora

  3. L’URGENZA DEL CAPIRE @ eleonora. Grazie. Il tema delle competenze e del capire – credo che si veda anche in queste pagine – mi sta davvero a cuore. Senza comprensione non c’è progetto e non c’è azione efficace. Ci ho scritto, fra l’altro, un libro che si chiama Farsi capire: dice, in sostanza, che a chi parla tocca la responsabilità di rendersi comprensibile, e poi prova a spiegare che cosa significa essere comprensibili, e come si fa. Poi, ho cominciato di nuovo a lavorarci, questa dal punto di vista della creatività e dell’innovazione. Ci ho messo un paio d’anni, ma mi auguro di essere riuscita a costruire un discorso consistente e utile, che si conclude con una proposta. Il risultato si vedrà ai primi di maggio. Più che un partito del Nuovo e Utile sarebbe… utile (e forse anche nuovo) che si sviluppasse una mentalità. E la capacità diffusa di scegliere, appunto, sui parametri del nuovo e dell’utile… @ antonio (grazie!)… e continuo il discorso: un’altra cosa in cui credo è la circolazione e il contagio delle idee. Ci vuole pazienza e tenacia (due qualità creative, tra l’altro). Fornire elementi di giudizio, senza stancarsi. Ragionare, senza stancarsi. Diffondere un segno? Mah, parliamone. Tutti i contributi di pensiero sono benvenuti e importanti.

  4. Grazie, Annamaria, del lavoro che hai fatto per noi, dando un esempio di concretezza in un clima, quello della politica di oggi, di assoluta improvvisazione. Di concretezza abbiamo bisogno, ma permeata di spirito democratico, non il “fare” pulsionale e sconnesso del PDC. Sono totalmente d’accordo con Antonio: cosa facciamo, cosa produciamo? Per realismo modifico un po’ la proposta di Antonio. Secondo me dovremmo, qui sul tuo sito, magari continuando a commentare i tuoi articoli, studiare e capire per poi programmare e testare il MODO NUOVO E UTILE DI COMUNICARE LA POLITICA in tempi come questi, al di là del populismo ( e peggio) di Berlusconi -o anche di Bossi e Di Pietro, in verità- , al di là dell’afasia del centrosinistra e della sinistra, e al di là soprattutto della nostalgia dei metodi e delle regole della Prima Repubblica che abbiamo introiettato profondamente, ma che purtroppo ora sono improponibili (rimpiango le assemblee di base dei partiti, ma chi te le da’ più ?). Siamo in numero sufficiente, né troppi né pochi, abbastanza coesi nelle consapevolezze e nella buona volontà, desiderosi del nuovo e dunque forse in grado, con il tuo aiuto e con le nostre esperienze e storie diverse, di arrivare a qualche esito concreto. Senza grosse ambizioni, ma con la voglia di lavorare per un progetto nuovo. Se ci arriveremo, verrà da sé la scelta se usare o no le conoscenze eventualmente conquistate per uscire pubblicamente. Tutto questo tenendo conto dei valori in cui crediamo, delle potenzialità dei nuovi strumenti, delle visioni e delle aspettative di cui abbiamo parlato nel primo round. Un laboratorio in rete! Solo un sito creativo può osare di proporselo.

  5. IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI Ho ascoltato una citazione con non mi ricordo di chi, rifletteva sulla differenza tra ottimisti e pessimisti riguardo alla frase che ho messo nel titolo. Gli ottimisti dichiarano che questo è il migliore dei mondi possibili, i pessimisti dichiarano che, purtroppo, è proprio così… Un malessere diffuso taglia la societò verticalmente e orizzontalmente, chi stà male o perde il lavoro pensa che capiti solo a lui, che è l’eccezione rispetto alla crisi, che orami è passata dal non esserci all’essere già superata, e quindi come per magia, mai accaduta. Chi se la passa meglio è insofferente rispetto a questi lagnosi che non si danno da fare, che non colgono le occasioni, che non salgono sui treni delle nuove opportunità. I fanciulli possono ancora salvarci, la cultura, quel poco di scuola, le parole sussurrate, gli esempi personali discreti ma positivi, la resistenza all’oblio e alla mercificazione di tutto e di tutti. E naturalmente questo spazio rigenerante che è NU, dove tutti voi lottate con bollette, fatture, pannolini e, tra una mail e un bozzetto, trovate anche il tempo di leggere, riflettere, sperare e parlare con tutti gli altri. Secondo me c’è la possiamo fare, o almeno tentare! grazie walter

  6. Sono affogato di lavoro, pur non guadagnando un cazzonulla (ma perchè? boh!) e non ho tempo di intervenire. Ma ho copia e incollato la sintesi di Annamaria, che ringrazio per il lavoro. Ho letto velocemente e mi viene solo da dire: non abbandoniamo il ragionamento di tentare di fare qualcosa, Annamaria!

  7. Rientro, con un off topic, solo per chiarire un misunderstanding nel topic sulle domande di Annamaria. Ero tornato su quelle pagine per fare copia e incolla dei contributi e ho visto che Paolo Ghiazza si lamentava di un mio post dove definivo banale il post che mi precedeva. Nelle pagine on line ora il post che precedeva quello mio è di Paolo sui funghi porcini, per capirci. Ma quello a cui mi riferivo io, e in quel momento era quel post quello che mi precedeva, ma spesso il sw di questo blog cambia il timing, non era quello di Paolo bensì uno che diceva “solita storia, che noia l’antiberlusconismo”. A questo post io mi riferivo. Perchè non c’entrava un cazzonulla.

  8. Sui post che non nuocciono, anzi… A proposito di perdita della memoria, ricordate Fortebraccio ( alias Mario Melloni)? Il suo curriculum: cattolico, Resistenza bianca, direttore de Il Popolo dal ’46 al ’51, deputato DC nel ’48, esce dal suo partito nel ’55 contro l’entrata dell’Italia al Patto atlantico e si iscrive al gruppo misto per poi aderire al PCI. Notissimo per scrivere corsivi spiritosi e intelligenti, ogni giorno, sulla prima pagina dell’Unità, è considerato uno dei padri nobili della satira politica italiana; attualmente il giornalista che gli è più simile-quando è in vena- è Vittorio Zucconi. A casa mia raccoglievano i suoi corsivi, tanto era elegante e tagliente. In uno di questi narra come scattò la sua decisione, difficile per lui cattolico, di iscriversi al PCI. In un salotto bene romano, si discuteva animatamente di politica; di passaggio, una bella signora raffinata, si sofferma un po’ ad ascoltare, poi si allontana esclamando: Che noia, questi sindacati! Il giorno dopo Melloni cominciò la sua marcia di avvicinamento alla sinistra. Per dire, non tutti i post vengono a nuocere.

  9. MAH… “Tentare di fare qualcosa”, dice Graziano. “Comunicare la politica”, dice Gabri. “Un gesto contagioso”, dice Antonio. Comunicare la politica in modo nuovo è una mission impossible. Non sto scherzando. Avendoci provato a più riprese, nell’arco di oltre vent’anni, e con diversi interlocutori, parlo con (un po’ di) cognizione di causa. Credo che anche dar vita all’ennesimo gruppo di pressione – Facebook ne è pieno – serva a poco. Piuttosto. In tempi come questi provare a ragionare con calma, cercare motivi, presidiare la logica e preservare la propria identità di individui ragionanti, perfino leggere un libro, e leggere una storia a voce alta a un bambino, e ricordare che leggere è importante diventa un gesto rivoluzionario. Sono le parole sussurrate e gli esempi discreti ma positivi di cui parla Walter, credo. Insomma. Sto parlando di iniettare costantemente e senza stancarsi dosi omeopatiche di informazioni e di buonsenso nel sistema. Certo. E’ controintuitivo. Però, per esempio, chi è abituato a parlare in aula lo sa. Se vuoi farti ascoltare, non devi metterti a urlare. Meglio abbassare la voce (e… sì, possibilmente dire qualcosa di interessante).

  10. Hai ragione, Annamaria, comunicare la politica è una missione impossibile. Ma, riflettevo, nel secolo scorso è capitato almeno tre volte che dei demagoghi-venditori di spazzole-imbianchini incantassero le masse con un rapporto di comunicazione diretta, non mediata dalle istituzioni; e, superata la crisi, asciugate le lacrime, dopo, solo dopo, sono stati scritti degli ottimi libri di analisi sulla ” Psicologia di massa del fascismo”, in cui il modo di comunicare ha un ruolo importantissimo. Ma, dato che siamo homines sapientes, non potremmo cercare una difesa, un antidoto a questo tipo di avventure? Porci domande tipo: cosa è successo, cosa abbiamo sbagliato, che cosa non abbiamo fatto subito prima che la questione diventasse travolgente? Che cosa non abbiamo DETTO o abbiamo detto male? Come avremmo potuto comunicare e con quali strumenti? Per questo penso che controllare meglio la nostra comunicazione è necessario.Forse non è compito nostro occuparci di fenomeni così importanti, ma un problema di ritardo nel mondo politico secondo me esiste. E potrebbe essere capito meglio. Per quanto riguarda il continuare a ragionare e a iniettare dosi di buonsenso e di “fiducia” nella ragione e nella logica sono d’accordissimo.

  11. NU, AIUTO! Opinione pubblica e memoria credo siano alla base di questo nostro desiderio di costruire qualche cosa. Più esattamente lancio una specie di definizione che spero verrà migliorata o modificata da altri interventi. Cercare attraverso la formazione individuale e lo studio della memoria collettiva di costruire una base articolata e argomentata per un solido pensiero collettivamente condiviso e ragionare sulla possibilità di restituire all’”opinione pubblica” il ruolo di intervento politico. Mi piacerebbe che questo argomento venisse approfondito anche con le incredibili ricerche di NU. La forza delle piccole azioni quotidiane individualmente possibili non sarebbe moltiplicata se ne ragionassimo insieme in modo concreto? elisabetta

  12. Mi sono ritrovata poco fa a rispondere ad un a domanda: Qual è la forma più eclatante di cambiamento che state riscontrando nel vostro ambiente e settore di lavoro? La prima parola che mi ha attraversato la mente è stata “osare”. Non nella sfumatura di puro e cieco azzardo ma in quella di tentare, di ardire, di andare oltre. Sono d’accordo con Elisabetta quando si domanda se non sarebbe realmente incisivo costruire un pensiero collettivo in grado di moltiplicare le piccole azioni quotidiane, ma rendere sistemica questa pratica è impresa titanica. D’altra parte il nostro contributo qui è teso allo scambio, e al tentativo di comprendere e a costruire, credo, quella mentalità di cui parla Annamaria. Gutta lapidem cavat.

  13. @ Laura Mi sono spiegata male. Il concetto era proprio quello di comprendere e costruire scambiando riflessioni sulle piccole cose concrete quotidiane per trarne ciò che davvero può scavare la pietra. Esattamente ciò che hai fatto tu proponendoci quell’osare che mi piace tanto e sul quale vorrei farti mille domande. Andare oltre. A me sembra un bellissimo punto di partenza, se lo definiamo bene, se ne scopriamo le sfaccettature. Ci servirà quando leggeremo un racconto ad un bambino o durante una chiacchierata in treno. Un concetto costruito e condiviso. Per scavare la pietra. O forse vivo su un tappeto volante……

  14. Come sempre Annamaria ci richiama alla fatica della coerenza e all’esercizio quotidiano della ragione. Dosi omeopatiche di informazioni e buon senso. Io sottoscrivo queste attitudini di fondo che credo accomunino, almeno da quello che si scrive e si legge su NU, l’approccio quotidiano di tutti noi. Immagino che ognuno di noi, nel suo agire dentro contesti di gruppo, testimoni in ogni occasione la visione possibile di un paese diverso, di una comunità più moderna e civile, non gridando ma sussurrando per farsi ascoltare. Ma quello che sento nelle paese, nelle istituzioni, nell’informazione. è il fragore di cannonate sparate ad alzo zero sull’identità civile e sociale del nostro sistema. L’eco raggiunge tutti noi o no? Le macerie sono in mezzo a noi, su ogni strada, in ogni angolo e aumentano ogni giorno. In particolare tra i giovani, nella scuola e nelle università, nella pubblica amministrazione, nel sistema televisivo che tanta rilevanza ha nel costruire un sentimento nazionale comune e maggioritario. Il modello politico ed economico che si vuole affermare è il contrario di una società solidale, equa, libera ed efficiente. Neanche il più moderato pensiero liberale alberga più nelle intenzioni del potere attuale. Io fatico perfino ha rintracciare una sana logica capitalistica in molti contesti aziendali e commerciali privati che frequento, tanto invasiva è stata ed è la voracità di certa politica e tanto distorta e asservita è la carriera di certi manager. Ecco perché, secondo me, c’è bisogno di gesti contagiosi e visibili fuori dai partiti. Non isole felici ma arcipelaghi comunicanti, attivi, che confluiscono in gesti che abbiano significato visibile. Se cambiare il linguaggio della politica è una missione impossibile siamo fritti. Annamaria, ti prego, dimmi che è difficile, difficilissimo ma che vale la pena di insistere. Un saluto Antonio

  15. PER ESEMPIO… Su Repubblica di stamattina c’è scritto (pagina 35) che l’Italia, per tenore di vita, è ormai stata superata anche da Cipro. Nel 2014 ci precederanno anche Slovenia e Corea. Se non ricordo male, ancora verso il 1985 eravamo la quinta potenza industriale del mondo. Questo è un dato semplice e abbastanza incontrovertibile. Sarebbe bello andare in giro a chiedere alle persone “secondo te, come mai è successa questa cosa?”. Qual è il fattore endogeno che, da inizio anni Ottanta, ha avviato un processo di involuzione? Sono convinta che la qualità di buona parte dei messaggi televisivi c’entri molto: questi hanno restituito al paese, giorno dopo giorno, anno dopo anno, un’immagine falsa di sé, e modelli, sistemi di valori, miti e desideri che poco hanno a che fare con la modernità e lo sviluppo. Combattere questa situazione con le stesse armi è impossibile, per evidente sproporzione di mezzi. Combatterla con gli stessi metodi è, con ogni probabilità, poco efficace: ad oggi, non trovo alternative alla paziente pratica quotidiana di pensieri e discorsi differenti. La cultura cattolica ha una grande tradizione in questo senso. Quella laica, molto meno: si aspetta che la ragione vinca perché non può non vincere. Non è sempre vero. Il linguaggio della politica: cambierà, temo, solo per estinzione degli attuali parlanti. Se anche si va a dire ai professionisti della politica di fare altrimenti, e si spiega come fare, le buone pratiche durano solo lo spazio di un mattino. Un po’ come chiedere a una persona che spontaneamente assume una postura incurvata di stare dritta: ci resta per un minuto, e poi torna alla posizione precedente. Il problema è allenare le giovani generazioni addestrandole a parlare e a pensare in modo alternativo. Non è mica un problema da poco, e bisogna dedicarcisi da subito.

  16. Questo paese è da rifondare. Almeno, questo è il mio parere. La “colpa” principale di questa situazione è, sempre a mio parere, e come già scritto fino alla noia (mia e vostra…) della politica. A me sta bene tutto. Discutere, approfondire, stare in ascolto, partecipare ai blog, permeare, allenare le giovani generazioni, la paziente pratica quotidiana… e vattelapesca, come direbbe l’amico Holden Caulfield. Ma io vorrei cambiare le cose, per tutti. Per un paese migliore. Come fare non lo so. Ma questo resta il mio (velleitario, ovvio…) obiettivo. E questo, nel mio piccolo, perseguo. P.S. Sto rileggendo, per esempio, e ci sto ragionando tra un lavoro e l’altro, le cose che noi abbiamo scritto nelle risposte alle domande di openDemocracy. P.P.S. Sarò anche un romantico ma uno degli slogan che più mi piace e più mi motiva resta quello di Albert Camus: “sii realista, pretendi l’impossibile!”.

  17. …quindi, niente rivoluzione, mi sembra di capire. Va beh, vado a sotterrare di nuovo il tomahawk, va’… :O( @Graziano, mi viene da dire che se la colpa è della politica, allora è anche (o proprio) colpa nostra. Comunque, io ci sto a inoculare, a condividere velleità, a pretendere, ad osare, a scavare, a sussurrare idee nuove e utili. Mi fa molto piacere avervi incontrato. Eleonora

  18. ANCORA LINGUAGGIO DELLA POLITICA A proposito: Alessandro Rosina dell’Università Cattolica di Milano mi segnala che è online una serie di interviste video a under35 che si presentano alle prossime elezioni. Per andare a vedere come parlano e come pensano: guardate qui

  19. Per scherzare… Metto in palio un ovetto kinder-ferrero a chi riesce meglio a riscrivere in linguaggio parlato, o verbale, o mimico,o musicale,o grafico, o rock, o pop, o filmico o iconico o in qualsiasi altro modo comprensibile e contemporaneo I DUE CAPOVERSI DELL’ART. 3 DELLA COSTITUZIONE (peraltro comprensibilissimi).

  20. IL MEDIUM E’ IL DISASTRO Sono molto d’accordo con Annamaria per il decadimento celebrale assorbito giornalmente dalla televisione, dove gran parte delle persone spende le ore libere per venire brutalmente sedotta da imbonitori e guardoni seriali delle personali magagne esposte senza pudore di fronte a tutti. Le battute oscene e volgari dei nuovi comici, che girano sempre sui soli doppi sensi sessuali, i notiziari di maggior successo che trattano le notizie tra uno sghignazzo e un seno volante. Il servilismo palese e strisciante sibilato in continuazione dalla miriade di nani e ballerine avidi di briciole di potere e popolarità. Educazione, resistenza, e demolizione costruttiva all’accesso dei programmi televisivi fin dalla più tenera età, togliere un pò di ossigeno a questa fiamma irreale e asfissiante che viene sprigionata dalla maggior parte della televisione italiana. Scuotere un pò l’assopimento generale, comprendere la psicologia dei sedotti e cercare, per quel che è possibile, almeno di suscitare in loro i dubbi di questa fede cieca che vede in tutti noi il male assoluto.

  21. INTANTO… qualche giorno fa abbiamo inviato la sintesi delle posizioni espresse da NeU a OpenDemocracy. Qui sotto la risposta. Dopo le elezioni vorrei rilanciare l’argomento, in modo che tutti gli amici di NeU possano offrire il loro contributo. Thanks very much for letting me know. The debate was interesting. I think we need to hold another conference on visions for Italy in the post-Berlusconi era. would you be interested in collaborating? I think Francesco Grillo of Vision will be interested too. Best wishes Geoff http://www.geoffandrews.net for my latest articles, books and news

  22. OPEN DEMOCRACY Beh, Annamaria, questa è una notizia! Eccoci in gioco, dunque, è una pista interessante. Intanto mi scuso per non avere risposto in prima persona alle domande. Crisi sul lavoro mi hanno deconcentrato parecchio non riuscendo a postare quello che avrei voluto, mi organizzerò meglio per il futuro. In fondo sono alle prese con un cambiamento culturale della politica interna ad un’azienda. Non ci sono escort ma il divario tra mentalità, logiche commerciali di vecchio stampo e alcuni conflitti personali, rendono il praticare discorsi differenti piuttosto complicato, qui in NU e in particolare là… Buona domenica a tutti

  23. Anche stavolta mi sono persa il log… Sopra al 22 sono io. Ne approfitto per un saluto a Elisabetta alla Steve Job: Siate Affamati, siate folli! – discorso a Stantford del 2005. Anche per chi non ammira il personaggio la comunicazione è decisamente coinvolgente e d’impatto – Da vedere su youtube

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